venerdì, giugno 29, 2007



OH, UNA COSA DI SINISTRA

C'è una notizia bellissima, di quelle che ti fanno venire voglia di incazzarti e di lottare, almeno un po', che le cose a volte cambiano.

E' stata approvata una legge regionale che, con una semplice mossa di applicazione dell'autonomia regionale in materia scolastica, annulla quel paradosso per la richiesta delle insegnanti di sostegno di cui avevo parlato ad aprile, e che adesso velocemente riassumo per i distratti, per i ritardatari, per quelli che non gliene fregava niente già ad aprile e che men che meno adesso.

Succedeva, anzi succede ancora ovunque ma non qui, che per Simpatico Decreto Moratti, dall'anno prossimo i genitori che volevano far affiancare il proprio figlio da un'insegnante di sostegno dovevano far certificare al bambino un handicap grave.
No handicap grave, no sostegno.

Le conseguenze sono facilmente intuibili: genitori che - a torto o a ragione -si rifiutano di far certificare il bambino come handicappato (che diversamente abile, vi assicuro, non lo dice e non lo pensa nessuno), per paura di conseguenze, per vergogna, per ignoranza, per supponenza, e per questo lasciavano il figlio senza maestra.
Evidentemente ci andava di mezzo il bambino, certo, ma anche la classe che si trovava a dover gestire un alunno con "specificità diverse" (questo si dice davvero, quando vogliamo fare le persone carine in assemblea plenaria) senza alcun aiuto esterno.

Adesso la giunta rosa pallidissimo del Presidente dislessico della Liguria, forse per immedesimazione, annulla questo allucinante provvedimento della Moratti e concede l'insegnante di sostegno con i criteri invariati. Nulla cambia perchè tutto cambi.

Io, per le prossime 24 ore, se incontro per strada il Presidente dislessico della Liguria, che l'ho votato con i guanti di lattice e la molletta sul naso, per le prossime 24 ore, se lo incontro, giuro, gli sorrido.

giovedì, giugno 28, 2007



IL MATRIMONIO DI TUYA

In realtà non avevo voglia di fare nessuna recensione di film, stasera.
Avevo voglie delle chiacchere dolci su skype.
Ma gl'israeliani c'hanno tagliato l'elettricità, all'ulivo palestinese, più o meno tra Il quanto mi manchi oh quanto mi manchi e il No manchi di più a me.
E allora adesso sono qui che vedo se era solo una prova di forza degl'israeliani e l'elettricità torna oppure no è proprio che hanno bombardato il generatore, e allora me ne vado a casa.

E già che ci sono, allora faccio la recensione del Matrimonio di Tuya.
E vi dico No, lo ammetto, questo mio di stasera non è un ottimo modo per passare il mio tempo, che è un po' noioso stare qui ad aspettare e sperare nella benevolenza energetica del mossad.

Però, ecco, se pensate di passare una serata molto migliore e molto più divertente andando al cinema a vedere Il matrimonio di Tuya, vi sbagliate.
Perchè, noia a parte, tutto il resto sono cammelli pelosi, mariti mongoli e donne con la pashmina in pandant con il camion.

mercoledì, giugno 27, 2007




GOOOOOGLE ANCH'IO

Mi tocca tristemente di accettare la sconfitta a tavolino con il puntoggi. Le sue chiavi di ricerca sono meravigliosamente superiori alla media della perversione, e le mie foto bred pitt culo e cazzo nonchè immagini piccanti di preti e suore e anche la chicca telecamere nascosti in bagno (chi, nascosti? loro? o i telecameri?), nulla possono nell'ardua battaglia contro indiane che si fanno scopare dai cavalli e anche cicciolina.

Però però, io ho due categorie in cui tentare la scalata vincente.
Intanto la categoria degli sfinteri. Non vi regalerò qui i tanti meravigliosi dubbi sulla cacca che attanagliano i navigatori che finiscono accidentalmente sul mio blog. Accontentatevi di cacca addosso al compagno di scuola, che da sola rende l'idea dell'intera categoria.

Vi regalerò invece i picchi di incomprensibile sintassi, altra categoria meravigliosa: c'è un jacopi autobus mare che mi fa pensare all'apartheid: un autobus speciale per i neri e un altro per quelli che si chiamano jacopo. E che vadano in una spiaggia isolata, per dio!

Abbiamo poi, ceretta araba ricetta palla, di cui dovrò chiedere lumi all'ulivo palestinese, e, sempre più verso l'incomprensione, call call noi ardeatina, di cui non saprei spiegare una parola, per quanto possa ricordare il motivetto centrale di una canzone disco degli anni '90.
Cucine illegali istrice chiude poi l'elenco surreale, lasciandomi interdetta... sarà illegale la cucina, l'istrice o il cucinare un'istrice in cucina? (comunque, nel caso, si risparmia sugli stuzzicadenti...ma secondo me ci vuole un guanto da forno bello spesso).

martedì, giugno 26, 2007



UNA TONALITA' DI ROSA

Lanciato il sasso, adesso mi tocca mantenere fede alla parola data: inauguro la nuova rubrica "UNA TONALITA' DI ROSA - OVVERO LE COSE DI SINISTRA DI UN GOVERNO VOTATO DA NOI DI SINISTRA".
La rubrica, arrampicandosi su scivolosissimi specchi di derive populiste, cercherà di fronteggiare l'avanzata dei So' tutti uguali, scartabellando tra le notizie piccine solitamente a pagina 8 (del manifesto a pagina 8. Della Repubblica a pagina 167).
Sottotitolo della rubrica: l'abbonamento al Manifesto io ce l'ho, perchè non rendervi partecipi?

E così ce l'ho, ce l'ho il primo tassello della rubrica, ma niente emozioni: è ancora una proposta di legge. Deve passare tra le grinfie del senato, per intenderci. Però, ecco, è proprio una bella propostucola.

Ma prima ci vuole la premessa: io nel 2001 ho avuto anche un'amica con i piercing che ha lavorato da mecodonald. Mi sembra tre settimane, ha lavorato da mecdonald. E noi ci siamo accorti che aveva iniziato a lavorare da mecdonald, nonostante lei si guardasse bene dal dirlo, perchè quando entrava alla lezione di Psicologia Sociale in aula magna, tutti si giravano per capire chi era lo stronzo che si stava abbuffando di patatinefritteunte.
L'odore di mecdonald è una sorta di rancido ripulito, e su questo siamo d'accordo, ma i contratti di mecdonald sono peggio.
La mia amica con i piercing il giorno dell'assunzione, insieme al contratto firma anche un foglio bianco.
Non tutto bianco. Sul foglio c'è scritto IO SOTTOSCRITTA......CHIEDO ALL'AZIENDA.....DI ACCETTARE LE MIE DIMISSIONI.
FIRMA. Data niente. La data, quella, era bianca.
La mia amica con i piercing firma, mentre l'uomocinquestelledimecdonald le dice Sa, rimanesse mai incinta...


Ed ecco qui dunque il primo tassellino "una tonalità di rosa".
E' una proposta di legge che dice che in caso di richiesta di dimissioni e tutto questo genere di cose, si deve richiedere un foglio numerato all'ufficio apposito. E l'ufficio apposito manda il foglio. Non è che si può fare domanda su un foglio qualsiasi, solo su questo qui che ti dà l'ufficio, tutto leccato e numerato.
E questo foglio numerato vale 15 giorni. Dopo, basta. Dopo bisogna farne un altro.
Così, ecco, nessun uomocinquestelledimecdonald potrà più farti firmare un foglio bianco al momento dell'assunzione perchè, a meno di non essere colpite da uno spermatozoo sulla porta d'uscita, dopo quindici giorni tu non sarai incinta e quel foglio non varrà più. E ci potrai schiacciare sopra i polpastrelli unti per vedere se si vede dall'altra parte.

Io la voto come tassello numero uno, questa proposta di legge. A me è un'idea che mi piace, che è bella perchè è semplice, perchè è un modo per tutelare le donne e le maternità e per fare cippirimerlo agli uomini di mecdonald.


P.S. Certo che, direte voi che vi piace sputare sul piatto dove avete votato, ed è anche facile e soddisfacente, aggiungerei io, Direte voi Se una c'ha il contratto cocoproaproggetto alla maternità mica c'ha diritto. E quindi il signor cinquestelledimecdonald mica c'ha più bisogno del foglio. Ecco, si, dirò io, è vero.
Ma un passettino alla volta, eh?? Che se no la rubrica mi tocca di chiuderla subito.
SEGNALI EVIDENTI

Il mondo sta finendo.

Alle dieci di stamattina 50 delegati CISL ballavano in piazza de ferrari, avvolti nelle bandiere bianche e verdi.

Ballavano No Woman No Cry.



lunedì, giugno 25, 2007


MA A TIRARMI SU CI PENSA TERRY PRATCHET

"Idea insopportabile quella della collisione con un asteroide, vero?" disse Azraphel, scuro in volto.

"Tutte le forme di vita più evolute falciate in un attimo"

"Terribile..."

"Nient'altro che polvere e fondamentalisti."


( Da T. Pratchett, N. Gaiman - Buona Apocalisse a tutti! - Mondadori)


ORIENTAMENTO AL SUICIDIO


Per richiedere il sussidio di disoccupazione mi mandano a fare un colloquio di orientamento per disoccupati.
Con curriculum da disoccupata, aria da disoccupata, appuntamento da disoccupata.
Chiamano il mio nome e mi sottopongo alla verifica dell'impiegata quarantenne non un filo di trucco, anello con piccolo brillante camicia rossa collana etnica.

Mi dice Capitano raramente curricula come il suo.

Grazie, dico, molto gentile.

Quindi, dice l'orientatrice, mi spieghi: lei cosa vorrebbe fare?

Didattica museale.

Ah, la maestra.

No, ecco, si tratta di lavorare con i bambini nell'extrascolastico. In particolare nei musei.

Ah, musei tipo...?

Tipo tutti i musei. Il problema è - dico io che dovrei essere l'orientata - che non ci sono i fondi.

Ah - dice lei che dovrebbe essere l'orientatrice - veramente? Non è che ne sappia molto di didattica e musei.

Pausa.

Lei sa che mi aspetto qualcosa da lei. Del resto, è il suo lavoro.

Brilla una fiammella nel suo occhio sinistro: Perchè non prova con la diocesi? Lì soldi ce n'è.

Ecco, dico io, non sono neppure battezzata. Non credo che...

No, annuisce lei, decisamente no.

Mmmmm.

Pensieri cupi.

Poi una seconda fiammella.

Sguardo indagatore.

La quarantenne si sporge sulla scrivania. Abbassa lievemente la voce. Mi guarda fisso.

E mi dice:

Ma senta, ma lei è convinta VERAMENTE di poter trovare lavoro a Genova?!?

venerdì, giugno 22, 2007

Chaser - 9/11 Quiz

E vai così, Zio Sam!
Le domande del giornalista sono:
1) in quale anno, mese e giorno si è svolto l'attacco dell' 11/9?
2) a quale religione appartenevano i terroristi?
3) quanti morti ci sono stati? 3000, 30.0000, 3 milioni?
4) Dove sono stati compiuti gli attacchi?

Le risposte sono meravigliosamente americane.


Ieri, aspettando di vedere il dvd dei Monty Phyton nella casa natìa, è apparsa Rai 1.

Questa settimana, dovete sapere, c'è un piccolo contendere con mia moglie, sulla casa nuova: televisione con antenna o senz'antenna?
Perchè la televisione in Vico Dolcezza c'è. Ce la lasciano insieme alla lavatrice. Io ho provato a dire No grazie, ma mia moglie è pur sempre cresciuta negli anniottanta, e talvolta fatica ad accettare questa vita lontana dal tubo catodico.
Quindi ha detto Teniamola, la tv, che al massimo ci vediamo solo i divuddì.
E io ho ceduto, che sono facile alle concessioni, ultimamente.

Ieri, poi, mentre io e mia moglie prendevamo le misure con lo spago per l'eventuale lavastoviglie in eredità, ci siamo domandate Antenna si o antenna no?
Io: Non so, vediamo, direi di no, poi magari siamo sempre in tempo a riattaccarla se ci dicono che stanno tirando giù le tuintauers.
Mia moglie: Ma, però, è comoda, già ce l'abbiamo, vediamo, si comunque l'importante è i divuddì.

A questo punto, però, dopo aver visto ieri cinqueminuticinque di quiz estivo, credo che cederò all'antenna solo se qualcuno mi garantisce che può captare esclusivamente Telecapodistria.

giovedì, giugno 21, 2007



LA MALEDIZIONE DEL VENERDI


Non è che parta spesso, io, per il week end.
Un po' per soldi un po' per denaro, il week end è fatto di lunghe dormite, di pomeriggi molli, di serate tarde, di messa a posto del casino accumulato.

Giusto quando mi gira qualche fidanzato per casa mi viene voglia di una sortita extragenovese o di un pomeriggio a farsi del male all'ikea. Ma più spesso mi alzo a fare colazione e non so perchè sono le cinque.

Poi invece quest'anno avevo qualche soldino di più, che la maestra paga più del tirocinio. E così il mese scorso dico Vado al Festival di Teatro Europeo di Torino. Venerdisabatodomenica di pura goduria teatrale Ah quante idee quanta invidia.
E invece, la simpatica setta degli Adoratori di Coltrane, neanche il tempo di decidere se avrei dato la priorità agli spettacoli rumeni o a quelli bulgari (tanto per darmi delle arie, s'intende...), mi piazza una riunione inutile alle 6 di venerdi pomeriggio. In riviera. Sotto la grandine, tra l'altro.
Niente week end, niente teatro, niente Torino, niente bulgari, niente rumeni.
Ma me l'hanno raccontato, eh. Hanno detto che era bellissimo. In particolare, hanno detto, erano bellissimi i bulgari e i rumeni.

Passa un mese.

E scopro che tra domani e sabato si alternano sul palco di un qualche paese della riviera che io mai mi ricordo i nomi e poi sono tutti uguali questi paesini della riviera, che fondamentalmente c'è una cosa: c'è il mare. Ma in questo paese qui specifico invece questo week end non c'è solo il mare, no no, c'è Dario Fo e c'è Ascanio Celestini e c'è Roberto Vecchioni e c'è la musica e c'è uno spettacolo su Izzo.
E ci sono anche un sacco di amicici miei con la macchina, anzi le macchine, che non vedono l'ora di andarci in questo posto sulla riviera, chi per Dario Fo, chi per Izzo, tutti per Celestini. E anche chi per la riviera evvabbè.

Mentre tento di organizzare macchine e partenze e zaini e biglietti insieme alla Pace Fortissima con Fortissima necessità di relax, mi chiamano quelli del Museo della Didattica Bella.
E mi dicono Verresti mica qui a parlare del tuo futuro?
Certo, dico io, quando?
Venerdi. Alle 1830.

IL CICLO DELLA VITA

I miei sandali preferiti sono morti.

Avevano già due piccoli buchi nelle suole, perfettamente simmetrici, la destra con la sinistra.
Due buchi che a metterli vicini, i miei sandali preferiti facevano una faccia buffissima con queste fessure di luce su una faccia un po' squadrata: due sandali cinesi di shangai.

Prima, i miei sandali erano dei bellissimi francescani inespressivi. Niente buchi, solo una sottile suola di cuoio morbido.
Hanno passato due estati, i francescani, a lavorare nelle materne estive, poi in Svizzera e di nuovo le materne estive e poi nei paesi baschi.
Grazie al tanto viaggiare, avevano maturato questa aria da vecchio cinese con le rughe e gli occhi luccicanti.

Poi ieri ho attraversato un mercoledi che era una maratona di niuiork, ero all'inps alle 9 e sono tornata a casa all'una di notte. Ho fatto le mille e le mille cose, salvata sull'orlo del crollo giusto da un passaggio per il ritorno in via glutei sodi.
All'una e mezza di notte, al momento di lavarmi i piedi con l'acqua fredda, la mia pianta dei piedi sembrava la mappa cinquecentesca di un'isola nell'oceano...il vuoto con una macchia rotonda a nord-ovest.

Ho guardato i miei sandali e il cinese di shangai era morto. Al suo posto un teschio di cuoio con due enormi orbite vuote ed inespressive. Nessuna speranza di sopravvivenza, nessun organo donabile.

Ho seppellito il cinese di shangai nel bidone della spazzatura alle due, coperto da una decina di fiori di zucchina.

Sono sempre i migliori che se ne vanno, e al momento sbagliato: mancano ancora quindici giorni ai saldi.

mercoledì, giugno 20, 2007



SCUSATE IL RITARDO...

Per sfuggire alla canicola, ieri, mi sono rifugiata in biblioteca.
E ho scoperto Sartre.

martedì, giugno 19, 2007

VOGLIO UN FREEZER GRANDISSIMO, TUTTO PER ME!

Mia moglie oggi andava al mare.
Peggio, mia moglie stamattina si è svegliata con un sorriso da orecchio a orecchio, con addosso ancora il pigiama verdarancio di cotone manichelungheelasticoallacaviglia, e da dietro alla caffettiera ha detto Ah, è estate!
Io nel frattempo ciondolavo già sudata schifosazza nella mia camicia da notte azzurrina di cotone inesistente, senza maniche. Mi ero appena sollevata da un letto trincea, in cui le tracce di un combattimento notturno anti lenzuola potevano essere facilmente rilevate senza particolari prodigi della tecnica storica.
Il cuscino per terra, la forma precisa precisa del mio corpo sudato sul lenzuolo con gli angoli, l'aria depressa di chi deve ammettere che è giugno.
Una prugna secca in camicia da notte.
Credo di avere grugnito, in risposta a mia moglie.
Poi ho spalancato ogni finestra, ho fatto una doccia fredda fredda e sono andata in banca.
Perchè non solo fa un caldo che vorrei morire ed essere ibernata di fianco a Walt disney e, per favore, se mi volete scongelare fatelo in pieno inverno.
Ma anche sono in arretrato di quattro affitti.
Così, sudando e sbuffando, ho percorso via glueti sodi incredibilmente in discesa, per andare a prelevare unmilioneseicentomilalire che lo dico in lire che fa più impressione, ma comunque fa impressione anche in euro, a vederli appoggiare lì con nonchalance dalla bancaria inamidata.
E sorridente.
Primo perchè i soldi non erano suoi.
Secondo perchè in banca c'hanno l'aria condizionata.
Poi ho risalito tutta via glutei sodi e sono arrivata a casa con il malloppo.
E mi sono cambiata la canottiera, che era già tutta sudata.
Tempo di indossamento: 15 minuti.
Io, d'estate, mi cambio più volte di una valletta di sanremo.

lunedì, giugno 18, 2007

SA, SIGNOR PRIEBKE...

Una donna si avvicina e chiede a qualcuno di leggerle i cartelli sui quali è scritto fittasi e vendesi. La donna è analfabeta. Qualcuno gli risponde che "al giorno d'oggi voi siete una rarità, ma durante la guerra c'era tanta gente che non sapeva leggere. E tanti andavano al cinema Iris di Porta Pia da mio nonno Giulio per farsi leggere i proclami dei tedeschi sui giornali ".
Il 25 marzo del '44 se ne fanno leggere uno che annuncia la morte di 320 persone: è l'eccidio delle Fosse Ardeatine. "Questa dell'Ardeatine è una storia che uno potrebbe raccontarla in un minuto o in una settimana". È una storia che comincia alla fine dell'ottocento, quando Roma diventa capitale e continua negli anni in cui si costruiscono le borgate, continua con la guerra in Africa e in Spagna, con le leggi razziste del '38, con la seconda guerra, fino al bombardamento di San Lorenzo, fino all'8 settembre. È la storia dell'occupazione che non finisce con la liberazione di Roma. È la storia degli uomini sepolti da tonnellate di terra in una cava sull'Ardeatina e delle donne che li vanno a cercare, delle mogli che lavorano negli anni '50 e dei figli e dei nipoti che quella storia ancora la raccontano. (Ascanio Celestini, Radio Clandestina)
SA, SIGNOR PRIEBKE, MENTRE LEI VA A LAVORARE IN MOTORINO, NOI QUI CONTINUIAMO A RACCONTARE...

LA SFIGA, LEI SI CHE CI VEDE BENISSIMO
Da sabato notte convivo con un orzaiolo da vento nell'occhio sinistro: tipico prodotto ligure e anche per questo particolarmente fastidioso.
Ho versato più lacrime che davanti ai Ponti di Madison County in sindrome premestruale.

sabato, giugno 16, 2007


VITE PARALLELE

Ieri, a Ramallah, il mio ulivo palestinese ha dato l'ultimo esame per espatriare nella perfida Albione a partire dal primo di ottobre.
L'espatrio con borsa di studio avrebbe tutta una serie di benefiche ricadute sulla sottoscritta e sulla vita di coppia, con una distanza di soli 1300 km tra Genova e Londra, ma soprattutto un invidiabile collegamento quotidiano loucost.

Così ieri mattina il mio ulivo palestinese ha percorso in taxi le due ore di strada tra Betlemme e Ramallah ed è arrivato all'Università.
Mentre l'intervista molto british decideva del nostro futuro, i miliziani di Hamas occupavano il Ministero della Pubblica Istruzione, a Ramallah.
Io, nel frattempo, facevo la coda all'INPS.

Mentre il mio ulivo palestinese usciva dall'Università e cercava un panino con i falafel nel caldo palestinese, nella strada si fronteggiavano i miliziani di Hamas e i sostenitori di Al Fatah.
Io, nel frattempo, consegnavo le pagelle di fine anno.

Il mio ulivo palestinese non si scompone e chiama il taxi per tornare a Betlemme.
Io, invece, concluse le pagelle, decido di permettermi una telefonata dal phone center. Dieci minuti di telefonata costano come un'ora di internet point. Ma i taxi in Palestina, strano a dirsi, non sono dotati di internet uaifai e ieri era la Giornata Decisiva.

Entro nel phone center più vicino che non è il mio phone center solito, quello pakistano dove ormai è tutto uno sconto perchè sono una cliente che ce ne fossero.
E' un altro phone center, di quelli sporchi e unti, quelli veri, mica quelli da Erasmus con malinconia.

Mi immergo nella cabina claustrofobica e faccio tutto questo lungo numero di quattordici cifre.
E lo sbaglio.
Metto giù e riprovo.
Ci prendo, e sul monitor appare "Israel mobile".

Mi risponde, l'ulivo palestinese, con il suo Proonto strascicato e ironico di quando sa che sono io, e ci concediamo dieci minuti di chiacchere del Cosa ti hanno chiesto? Come ti sembra che sia andata? Quando sono i risultati? Lo sai, si sparavano addosso, di fronte all'Università.
Poi metto giù e vado a pagare.

Il proprietario del phone center mi guarda strano e mi dice: treeuroequaranta.
Io dico Cazzo, nel mio phone center solito sono dueeuroecinquanta.
Ma prendo il portafoglio senza battere ciglio.
Il proprietario mi guarda e mi dice: hai chiamato in Israele, no?
No - rispondo distratta - veramente ho chiamato in Palestina.
Ah, allora sono dueeuroecinquanta.

venerdì, giugno 15, 2007



CON QUELLA FACCIA UN PO' COSì QUELL'ESPRESSIONE UN PO' COSI'... IL SABATO DEL G8


E' finita che, dopo essere scappati per due chilometri a piedi il più lontani possibile dalla polizia che stava caricando lo spezzone di Emergency in corso sardegna, siamo finiti a casa della mia amica zapatista.
E abbiamo stappato sei bottiglie di fragolino.
Così, per quegli scherzi strani che fanno la memoria e l'istinto di sopravvivenza, io adesso il sabato del G8 me lo ricordo con quel profumo lì, di vino casalingo.
Sotto il nostro appartamento
camminavano stanchi ed impauriti tutti quelli che erano riusciti a superare la curva di Corso Italia prima della carica, che erano riemersi dalla galleria di Brignole dopo la carica, e che avevano pensato come noi che non fosse una grande idea rimanere lì, incastrati tra i black block e la polizia.
E come noi avevano iniziato una biblica risalita del monte, senza avere nessuna vaga idea di destinazioni possibili e vie di scampo, mentre in piazza martinez, ai piedi del monte, era tutto un focolaio di cassonetti e caroselli della polizia.


Così abbiamo iniziato a fare su e giù da casa a strada da strada a casa, portando acqua e mappe di genova per spiegare ai tedeschi, agli inglesi, ai napoletani, ai romani e anche ai genovesi dove passare per tornare al Campo Carlini, a riposarsi, possibilmente integri.

Mi ricordo vagamente di coppie col cane, di sudori mischiati, di crolli nervosi e di facce sgomente.
Benissimo mi ricordo di una ragazza con la canottiera bianca tutta insanguinata: le avevano strappato il piercing all'ombelico e il volontario del Social Forum aveva finito l'acqua ossigenata.
Mentre l'amica zapatista correva a prenderla al piano di sopra, io ho chiesto alla ragazza Dove dormi? Alla Diaz, mi ha risposto. E io, mappa in mano, le ho spiegato come arrivarci. Perchè la conoscevo benissimo, la Diaz: era la mia scuola superiore.

Piano piano la gente ha cominciato a diminuire e noi ci siamo rintanati in casa a discutere di stato di polizia dietro alle bottiglie di fragolino, con questa idea che comunque fosse finita. Un morto e centinaia di feriti era quello che avevamo pagato, ma era finita.
Era buio quando i genitori diessini dell'amica zapatista ci hanno caricati in macchina per portarci a casa. Il togliattiano al volante decisamente brillo, così come noi, stretti nei sedili posteriori. Un telefonino in tre, quello del Fidanzato, che continuava a squillare: Tutto bene, dove siete, ci siete tutti?

Genova, la sera di sabato 21 luglio 2001 era come un cassetto dimenticato durante un trasloco.
Non ricordo di aver incorciato nessuna macchina, nessuna. Nessuno a piedi. Nessuno alle finestre. Ma in strada scricchiolavano le bottiglie di plastica e i volantini, qualche cassonetto ancora bruciava. E poi cumuli e cumuli di vetri. E le scritte sui muri, rosse, nuove, ancora gocciolanti.

La macchina scivola, la notte di sabato 21 lugliom, tra le strade morte e attraversa due quartieri. Poi imbocca la rotonda di piazza Tommaseo e supera due curve. Siamo quasi a casa, ormai.
Il fragolino influisce sulla guida del togliattiano, che invade pericolosamente la corsia opposta. Ma tanto non c'è nessuno da investire.
E poi, la curva. E dietro la curva, improvvisamente, decine di camionette e poliziotti e scudi e manganelli, tutti sulla strada.
La moglie del togliattiano urla, noi ammutoliamo, il Fidanzato afferra il telefonino. Quasi investiamo un finanziere, e la moglie del togliattiano strepita: Ci manca solo questa!
Il togliattiano rallenta. Cinque coppie di occhi che guardano dritti per non guardare ai lati, per non incrociare lo guardo di chi ci dirà: Scendete dalla macchina.
Invece passiamo. Tra due ali di polizia che guardano da un'altra parte.
Guardano la scuola Diaz, che si nasconde dietro la curva.

Arriviamo a casa e neanche il tempo dei baci, è il tempo delle telefonate.
Qualcuno urla E' un colpo di stato.
Mia madre dice Andiamo via
Andiamo via dove?
Andiamo via, se è un colpo di stato andiamo via.
Telefonate, urla, cosa sta succedendo?
Sempre un solo telefonino disponibile, avvisi di chiamata, Cosa cazzo sta succedendo?
Non era un colpo di stato, alla fine.
Era una mattanza cilena. Era una Macelleria Messicana. Era la polizia italiana. Era Fini in Caserma a dare gli ordini.

Due mesi dopo, sui caloriferi della mia scuola c'era ancora il sangue rappreso.

giovedì, giugno 14, 2007


REPRISE


C'è una sola cosa che può far sorridere una donna, dopo cinqueorecinque di coda infernale e burocratica.
Dopo cinqueorecinque di Questo è lo sportello sbagliato.
Dopo cinqueorecinque di Manca il modulo C65, il Cud, la busta paga e un fegato sano da piazzare sul mercato nero, entro domani.
Dopo cinqueorecinque inutili, perchè devo tornare tra domani e lunedi. E a quel punto vediamo, forse, si, chissà, il sussidio di disoccupazione.
Un'unica cosa per far sparire il broncio, il malditesta e la voglia di scappare in svezia.
Rifugiarsi nel negozio carino con le cosine carine, provare un paio di pantaloni taglia 44 e scoprirli larghi.
L'unica cosa che può far sorridere una donna devastata dalla burocrazia, sono un paio di pantaloni taglia 42.







WEBER, IMPICCATI!



Io, oggi, sto cercando di farmi dare il sussidio di disoccupazione dall'INPS.

Io, e altri duecentomilioni di persone.

Nella stessa fila.




mercoledì, giugno 13, 2007



11 GIUGNO 1997 - 12 GIUGNO 2007


Dieci anni cambiano un sacco di cose. Quasi tutto cambiano. A volte anche in meglio, al di là dello stereotipo.
Cambiano la taglia, il colore dei capelli, il gusto nel vestirsi, le parole che usi.
Quell'occhio alla vita da adulto, il bere il caffè la mattina, la porta di casa.
Le cose di cui parli, la musica che ascolti, i libri che scegli.
Gli amici, cambiano, e i progetti che ormai sono la contemporaneità.
Cambiano i dolori e la capacità di restare svegli. Il saper cucinare, i mezzi di trasporto.
Le rughine intorno agli occhi, i capelli bianchi, le smagliature.
La capacità di riderci sopra, il modo in cui sorridi.


Ma in dieci anni c'è anche tutto quello che rimane uguale.
Il modo in cui si dorme, il respiro, il lato del letto, il profumo e lo sguardo.
Il disegno delle mani, il non detto.
Il modo di dire buonanotte e quello strascicato di dire buongiorno.
La battuta che capiamo solo noi.
Quel modo di guardarti, quell'aspettarti, quel raccontarti.
In dieci anni le cose cambiano, e l'occhio razionale sa che ne sono cambiate troppe per fare finta di niente.
Troppa play station, troppa distanza.
Non sono più gli anni novanta, e non c'è da esserne troppo tristi. Va bene così. Il futuro, attualmente, è un ulivo palestinese.

Ma scoprire nel cuscino alla tua destra che dieci anni non riescono a scalfire le cose importanti, quelle a cui tieni veramente, è una sorpresa che fa miracoli contro le rughe.

martedì, giugno 12, 2007


RESPIRA PROFONDO, BIANCANEVE

In questa comunicazione precaria italia-palestina, i cinque sensi non riescono mai ad esprimersi contemporaneamente. Ieri notte io lo sentivo parlare e non lo vedevo, lui mi leggeva sulla chat e intanto mi mandava dei fotogrammi dalla web cam.
A volte invece io lo sento e lui mi vede, oppure io lo vedo e lui mi sente. Altre volte io gli mando un messaggio e lui mi chiama, e spesso cade la linea. Altre volte ancora io provo a chiamarlo e mi risponde la signorina Telecom Palestina.

Stiamo lavorando sui profumi, che presto gli manderò un pacco con tutta una serie di cosine di casa mia, di incensi che abbiamo acceso mentre era qui.
Al tatto abbiamo rinunciato, in attesa di agosto.

In questa notte di sensi parziali, ieri, mentre lui sussurrava nel mio auricolare e a me sembrava di averlo proprio lì, accoccolato tra il timpano e il martelletto, il mio albero palestinese mi ha detto una di quelle cose che ti ricordano che la globalizzazione non è mica una cosa vera, è una vicinanza fasulla.

Mi ha detto Sai ho parlato con la mia migliore amica di questa cosa che tu hai i parenti in Israele. Ed era meglio se non glielo dicevo. Perchè, sai, un conto è se vieni qui tu, hannunti mio papavero, che sei europea e bianca e non ti tocca nessuno neanche se tua nonna era Golda Meier perchè scoppia un casino internazionale e ce ne fucilano al muro uno ogni dieci.
Ma io, io è diverso. Ed è meglio se non lo dico troppo in giro, di questa tua cosa dei bisnonni fondatori dello stato di israele.
Perchè se poi la gente pensa che io me la faccio con le spie..

Così, di colpo, accoccolata tra il mio timpano e il mio martelletto, c'era tutta una trama da spy story, tutto un Munich, uno 007 in Medioriente, un Syriana.
Innaspettato, perchè io sono la Biancaneve della politica.

Ma poi è scivolato via tutto, tra programmi di agosto e biglietti aerei, e di nuovo sembravamo due innamorati occidentali, preoccupati per i soldi che non ci sono e per l'incrocio delle date.
Emozionati per il bambino appena nato, figlio di Is., l'altissimo tecnico luci. E la foto che il mio albero palestinese gli ha fatto a 3 ore di vita, apposta per mandarla a me.

E così quando era notte qui, ed era ancora più notte a Betlemme, ci siamo salutati. Sussurrando, lui, battendo piano sulla tastiera, io.

Nessuno l'ha interrogato stanotte, SatunTi, che adesso è al campo profughi di D. a insegnare teatro agli adolescenti, mentre io dovrei lavorare sulla conferenza stampa del jazz.
E mi convinco, Biancaneve fino alla fine, che nessuno lo interrogherà, e perchè dovrebbero farlo? Perchè si dovrebbe sapere? Mica ci sono i cartelli con il mio albero genealogico, a Betlemme.
A Betlemme non succede mai niente, che c'è di mezzo il vaticano.
Betlemme sono i parioli della Palestina. Basta stare lontani dal muro.
Lasciamo Ian Feleming agli adolescenti degli anni '60, che la realtà non è fatta di vetri finti e intercettazioni.
E poi, da che mondo e mondo, sono più di 2000 anni che a Betlemme si nasce, mica si muore.

venerdì, giugno 08, 2007

PRESENTI ANCHE QUANDO ASSENTI



(cliccare per ingrandire)

giovedì, giugno 07, 2007



Signori, siamo al dilemma morale.
Io domani alle ore 1306 sono ufficialmente disoccupata.

L'estate la passo, in qualche modo, tra ferie non godute, progetti extra e l'accumulo dell'autunno, euro dopo euro, a mangiare solo zucchine e riso.
Poi, però, arriverà settembre.

Un progetto è già lì. data di partenza: primo ottobre. E' un progetto bello, che ci tengo, che ci spero, che mi piace. Che mi pagano 470 euro al mese.
Ho bisogno di altri 400 euri al mese, per sopravvivere a me stessa.

E da qui, il dilemma morale.
Lavorando io fino alle 3, con il progetto bello che ci tengo che ci spero che mi piace, ho bisogno di un altro lavoro tra le 4 e le 8. A partire da settembre.
E quale lavoro si fa dalle 4 alle 8? La baby sitter.

Io, la prima volta che ho fatto la babysitter avevo 18 anni. Poi, l'ho fatta a 19, a 20, a 21, a 22.
A 23 sono diventata adulta e mi sono messa a fare lavori da adulta.
Adesso, ecco, praticamente a 26 anni, a pensare di tornare a fare la baby sitter mi cascano le braccia e anche un po' le palle.
Ma ieri sera, la mia amica ecuadoriano-bergamasca mi ha detto Non è che invece fare il call center sia poi questa vittoria morale.

Giustissimo.
Non lo è.
E non lo è la cameriera. O la corretrice di bozze. O, peggio, l'educatrice con affido.

Però, non so, non vorrei confondere.
La baby sitter sta nello stesso cassettino mentale dell'inter rail, dell'erasmus, dell'università, delle serate alcoliche, dei fidanzatini. Ci si passa tutti ma poi dopo basta, dopo cresci.
Il call center, la cameriera, l'eucatrice stanno nell'altro cassettino. Il cassettino Lavori sfigati per pagare un affitto.
Però ci sto pensando, eh.
Perchè, per altro, la baby sitter viene pagata ben di più che una sfigatissima operatrice di call center. E indicativamente preferisco il Memory e i giardini con lo scivolo, rispetto ad un contratto da piazzare.

Ma sarà che tutto questo andare avanti come la rana nel pozzo, tutti questi scivolamenti indietro ogni volta che si prova a fare un passettino di più, alla lunga stancano, stancano fottutamente.
E poi inevitabilmente finisce che non ti ricordi neanche più perchè cazzo stavi cercando di uscirne, da quel pozzo.




mercoledì, giugno 06, 2007


ADOLESCENZA E POSTILLA AMARA, 15 ANNI DOPO

Il papà del mio adorato bambino E. di lavoro fa il camorrista.
Sulla carta d'identità c'è scritto istruttore di arti marziali, ma s'intende, quella è una facciata.
Il mio adorato bambino E. è quello che nella foto di classe è il più bello di tutti.
Tutto biondo, tutto sorridente. Adolescente da un pezzo, il mio adorato bambino E. ha smesso in terza elementare di giocare con le figurine, è fidanzato con la compagna di classe M. - figlia di una cubista divorziata - e viene a scuola di skateboard.

E. non studia mai. Tranne quando va a lui. E quando gli va, è un genio.
Le domande più intelligenti, più acute, le domande del Mamma mia, e adesso cosa rispondo? sono tutte sue.

Sull'autobus, al ritorno dalla gita, il mio adorato bambino E. mi si è addormentato sulla gamba, e
io distrattamente mi sono messa ad accarezzargli la testa, che nessuno lo fa mai.
Perchè il mio adorato bambino E. è abbandonato a sè stesso.
Nessuno a prendere la pagella, nessuno ai colloqui, nessuno a riprenderlo all'autobus al ritorno dalla gita.


Il mio adorato bambino E. è la copia precisa del mio adorato compagno di classe A.T., quello che si è andato ad ammazzare in motorino una volta presa la patente.
Sarà per quello che a me, il bambino E., mi mette una tremenda tristezza, con tutta questa sua allegria a perdere.

Stamattina alle 10 noi delle quinte avevamo il saggio di karatè.
Alle diecimenodieci i genitori, in fila ordinata, si sono tolti le scarpe e si sono seduti sulle sedie di plastica nera. Ogni occhio di mamma dietro ad una telecamera, ogni occhio di papà dietro una macchina fotorafica.
La mamma di E. è arrivata alle dieciemezza. Alle diecietrentuno le è suonato il telefonino ed è rimasta nell'ingresso a parlare al cellulare fino alla consegna dei diplomi, saluto al maestro, Rey, grazie.
Il papà non si è visto.

Il papà era a scuola, cercando con lungimiranza la palestra di karatè all'interno dell'edificio scolastico.
Io l'ho visto, ritornando con le mie paperelle di Lorenz in fila ordinata dietro di me, vestito con un doppiopetto gessato e fazzoletto blu nel taschino. 30 chili di sovrappeso mafioso, pacchetto di Marlboro rosse.
Aveva il vestito da festa, immagino; era una grande occasione la cintura arancione del figlio, per lui che almeno qualche volta arti marziali deve averle insegnate davvero.
Ma non ha trovato la palestra, e non ha chiamato l'ex moglie, non ha chiamato noi. Ha aspettato il ritorno del bambino sulla porta della classe. E quando l'ha visto gli ha fatto il culo: E allora? Non potevi spiegarmelo meglio dove cazzo era questa palestra? E io che sono venuto apposta!

Il mio adorato bambino E. ha abbassato gli occhi e poi è tornato in classe. Il mafioso karateka è andato via ed E. non ha battuto ciglio, sbocconcellando la focaccia.
Io ho detto qualcosa di carino, e lui ha sorriso, di quel sorriso triste che fa impressione sui bimbi belli.

Io, domani, lo vedrò protagonista della recita. E poi venerdi, ultimo giorno di scuola.
Sabato mattina, appena sveglia, credo che contatterò l'Anonima Sequestri, e me lo porterò via, il mio adorato bambino E.
Una casetta sperduta in sardegna, io e lui, lontani dal padre, dalle vendette camorriste e dai motorini.

martedì, giugno 05, 2007


IBERNANDO SOTTO LA PIOGGIA

Bloccata dal diluvio universale e da un fiume d'acqua rosso mattone che cresceva inquietante ai miei piedi trascinando con sè sacchetti di spazzatura, pensionate e ombrelli rotti.
Rintanata sotto al tenda della farmacia dei tossici, abbandonata a metà strada da un autista di autobus reso folle dal cambiamento climatico.
Con la suola delle scarpe estive che si trasformava rapidamente nella bocca spalancata di un caimano della Louisiana.
Con il sacchetto di carta pieno di oggetti di carta fasciati in fogli di carta coperti dal Manifesto.
Rabbrividendo al freddo clima di giugno.
Con le folate di vento che alzavano la gonna, stile marylin monroe in mezzo all'uragano kathrina.
Consolandomi di frasi fatte con le vicine di ombrello.
Raccogliendo i chicchi di grandine per sentirne il peso, come nei film sui grandi disastri ambientali.
Attraverso il muro d'acqua che nascondeva la vista a mezzo metro.
...aspettavo rassegnata l'assalto dei vietcong.

lunedì, giugno 04, 2007


CONCLUSIONI...

C'è un vecchio insegnante che si chiama Domenico Starnone e che negli anni ottanta scriveva dei libri bellissimi di vicende scolastiche e affini.
Erano libri di quando sulla scuola era bello riderci, e si rideva con quelle pagine profumate di Feltrinelli Economica.
Adesso è diventato serio pure lui, e ci sarà un perchè. E domenica ha scritto un articolo sul manifesto che io qui vi linko ma non vi copio, che è lungo.

Un articolo serio serio, lungo lungo ma facilmente riassumibile in: stanno trasformando la scuola pubblica in un filtro per l'eccellenza. Stanno costruendo un sistema basato non sull'educazione ma su Piccoli industriali crescono. Hanno perso di vista il valore della collettività e si preoccupano solo di far emergere chi già ha le pinne per stare a galla.
E dice un'altra cosa, il vecchio insegnante Domenico Starnone, dice La vogliamo finire con la vecchia menata dell' Ah, la scuola degli anni '80, quella si che funzionava?!
La scuola italiana è sempre stata alla mercè di singoli insegnanti volenterosi, stakanovisti, idealisti e autolesionisti. Ma mai ha supportato o determinato un vero cambiamento, una vero ribaltamento del punto di vista educativo.

I capaci e meritevoli, dice il vecchio insegnante Domenico Starnone, ne sono usciti bene o meno bene a seconda dellla predisposizione personale, della famiglia e della fortuna di trovare o meno un buon maestro.
I Franti di Cuore, invece, sono sempre stati lasciati ai margini della scuola, a galleggiare tra un istituto tecnico e una bocciatura. L'interrogazione stessa, gli esami, vanno esclusivamente nella direzione di una selezione della società.

Questo dice, il vecchio insegnante Domenico Starnone, e mentre lo dice, io concludo il mio anno da maestra.
E, al di là della mia passione per tutti i Franti di questo mondo, che me ne faccio carico fin dalle elementari di tutti questi bambini sfigati e sul filo della depressione, bulli per mascherare la sofferenza, dalla lacrima facile nascosti nel bagno, dall'insufficenza dietro l'angolo, dalla parolaccia avventata...al di là di questa mia passione, e dei miei registri che evidenziano un'impennata di voti per tutti i Franti delle mie classi, e al di là anche delle litigate con le colleghe quando mi oppongo alla sufficienza e ottengo un "buono" sulla pagella di fine anno, ciononostante io quest'anno sono stata perfettamente inserita in questa logica da confindustria, in questa logica da selezione.
Perchè le mie verifiche, così sudate, così aggiustate nel tempo libero a casa per renderle comprensibili ai dislessici, agli sfigati, agli stranieri, ai pigri...le mie interrogazioni con gli aiuti da casa...le mie ore di compresenza passate ad ascoltare i dolori adolescenziali e le litigate per il limite del banco...tutto questo comunque si inserisce in un contesto in cui i miei Franti, il mio bambino S. la mia ragazzina St. il mio bimbo E. che ha una faccia da cronaca giudiziaria, il mio bambino R. con tre operazioni al cervello, tutti e quattro saranno bocciati l'anno prossimo.
Busta chiusa dal notaio, potrei giurarci.

Non è una società per i Franti, questa, ma per tutte le Selene, le Annine, le Marievittorie, gli
Angeli gli Jacopi e i Filippi che progrediranno, in una linea di banale mediocrità, dritti dritti fino alla confindustria.

sabato, giugno 02, 2007



VIAGGI & RIPICCHE


La cosa migliore del mio mese in Merica nel 1995 è stato il viaggio.

La signora che faceva l’uncinetto, il film con Brad pitt con i capelli lunghi e mentre tutte le altre donne del mondo discutevano E’ meglio con i capelli corti alla Thelma e Louise o con i capelli lunghi alla Vento di Passioni, io era la prima volta che lo vedevo, Brad Pitt, e mi piaceva di più
Antony Hopkins.

Poi c’erano tutte queste cosine da mangiare e le cuffie con la musica e lo spazio per le gambe...per chi ha delle gambe da stendere intendo, mica io.
E poi, vuoi mettere, da sola con i miei 13 anni e lo zaino nuovo nuovo nel bagagliaio.

Poi però il viaggio è finito e mi sono trovata alla Merica.
Nell’aeroporto internazionale JFK subito mi ci sono persa. No, in realtà è l’alitalia che ha perso il mio bagaglio e io, di conseguenza, mi sono persa cercando il posto della denuncia. Era il mio zaino nuovo, insomma, ci tenevo. Ma non è facile spiegarla, questa cosa, quando il tuo vocabolario si ferma a the cat is on the table, where is the cat? it is on the table.


Quando il mio bagaglio è stato scovato sul nastro trasportatore di Taipei, sono stata trasportata in Niu Gersi sotto effetto Jet Leg.
Il Niu Gersi, dal finestrino della jeap, a pensarci a posteriori, sembrava il reparto giardinaggio di Castorama.
Io, a voler fare un elenco delle cose che mi ricordo del Niu Gersi, il primo flash è quello di tutta una folla che fa giogghing alle 8 del mattino con 40 gradi. Poi ci sono i procioni che rovistavano nella spazzatura, la televisione con i mille e mille canali, i biscotti con in mezzo la crema di noccioline, i bruchi nel filtro della piscina, il negozio dei gelati con i gelati pagati al chilo, il centro commerciale, lo sciopping, il 4 luglio con i fuochi d’artificio e l’inno cantato con la mano sul cuore, e questa lingua masticata come un bigbabol panna e fragola.

Dei due pomeriggi a niu iork invece mi ricordo le tuin tauers, che c’era tutto un controllo all’ingresso per vedere se avevi bombe nello zaino e poi un lunghissimo parapetto anti suicidi all’ultimo piano, che a pensarci adesso fa un po’ ridere.
Poi, dopo le tuin touers, Titti e Silvestro che saltano su un marciapiede, circondati da turisti che fanno foto, e niuorchesi infastiditi che cercano di driblare Warner Bross e giapponesi per correre da una parte all'altra come palline di mercurio.
Poi mi ricordo Tiffany, sulla 5th strada, e non faceva venire voglia neanche un po’ di fermarsi a fare colazione.
Del Sentralparc invece mi ricordo una signora che portava a passeggio un’iguana con il guinzaglio e tutto un gruppo che faceva tai chi. Leeenti. Quelli qualcuno si fermava a guardarli, che erano un'attrazione: l'unica cosa lenta in tutta niu iorc.


Comunque niu iork almeno era niu iork, e i due pomeriggi che ci sono andata avrei voluto restarci, che in niu giersi stavo lievitando a furia di noia e biscotti alla crema di noccioline.
Ho visto anche l’unico film horror della mia vita, in Merica. Una robaccia in bianco e nero con un pezzo di carne che ad un certo punto marciva sul tavolo e il protagonista che andava in bagno a vomitare e gli si staccava la faccia nel lavandino.
Se io vedo un film horror in mericano un pomeriggio alla televisione vuol dire che proprio sto agonizzando nella noia.

Così ho fatto cambiare il biglietto e sono tornata indietro prima del previsto.
E la Merica è rimasta lì, come un cinto d’ernia che sembrava la fondina per la pistola.

Così, quando il mio albero d’ulivo mi ha detto che cambia il suo biglietto aereo per il Vermont d’agosto e viene a Genova ad aiutarmi nel trasloco in Vico Dolcezza e a stare qui, che sei meglio della Merica, hannuntee, mio papavero, ha detto il mio albero d’ulivo, io ho pensato che adesso siamo pari, Merica. Uno a uno palla al centro.

Anche se devo ancora perdere il sovrappeso accumulato con le banana split.

Georg Busc, a La Stampa: "Ricordo cosa avvenne a Genova, fu dura"

Eh, Giorg, bisogna farci l'abitudine...la prossima volta ricordati i limoni...!

venerdì, giugno 01, 2007

INTERESSANTI RICERCHE ON-LINE2


Maggio mi ha regalato grandi cose.

Sono diventata il punto di riferimento di google per tutto quello che riguarda schifezze mediche & affini. Una specie di Elio e le storie tese dei blogger.
Shynistat infatti segnala, come chiavi di ricerca:
agli scout si fa la cacca addosso, dormitori dalle suore a Torino (che è persino peggio degli scout senza controllo degli sfinteri), cacca addosso a scuola, immagini muscoli lisci, herpes psicosomatico, perchè vengono le mestruazioni due volte al mese, perchè a 10 anni si fa ancora la cacca addosso, jeans bucati in culo, quando mi arriva l'altra mestruazione, spiegazione apparato riproduttivo, un meraviglioso vomito in sottoveste.

E, per rimanere in tema di schifezze puzzolenti, inno di forza italia video.

MIA MOGLIE CENERENTOLA


Mia moglie ieri è tornata mentre mi facevo la ceretta in corridoio.
Che poi è l'unico luogo della casa dove il faretto illumina la ricrescita.
Chiavi nella porta. Io penso Speriamo che sia da sola.
Anche perchè avevo addosso le mutande rosse, orribili.
E poi non c'è niente di così poco estetico come la ceretta mezza gamba in un corridoio freddo.
La moglie entra. Ed è da sola.
Mi guarda con occhio critico.
Mezzo sorriso.
E poi, laconica - E in casa nuova te lo sogni, eh! Che lì, per terra, c'è il parquet!