mercoledì, marzo 31, 2010

...più delle idee che vanno a morire
senza farti un saluto
di una canzone popolare
che in una notte come questa
ti lascia muto...
è una notte in Italia, se la vedi...

domenica, marzo 28, 2010

venerdì, marzo 26, 2010

-signurì,scusi se glielo chiedo,ma la vedo lì che legge il manifesto. Ma la puntata di santoro di ieri su quale canale è che la davano? - credo solo su sky,sa. Perché la rai l'ha censurata. - già. Che disastro,che disastro,quest'italia. Ma sa cosa le dico,signurì, che se la prossima volta,invece del souvenir del duomo,ci tirano la madonnina,ma tutta intera,quella d'oro,io poi posso anche morire felice.

mercoledì, marzo 24, 2010


Dice gli svizzeri che Il Cisalpino l’è mea un treno svizzero.
Dice che è qualcosa in compartecipazione italiana, e si vede.
Ma per me, salire sul Cisalpino a Milano Centrale, è come il detective di Roger Rabbit quando entra a Cartoonia, come Dorothy che passa dal Kansas al Paese di Oz.

Milano Centrale io, questa volta, l’ennesima volta, ci sono arrivata su un regionale venticinque minuti di ritardo, con i sedili rotti e lo sporco da carbonio 14.
A Milano Centrale, questa volta, l’ennesima volta da quando hanno tolto le panchine perché così non ci dormono i barboni, tutta l’umanità era un piedi in attesa che il tabellone partorisse gli orari.
A me, l’umanità in piedi in attesa a Stazione Centrale, sempre mi ricorda la foto scattata a piazza Venezia il giorno dell’entrata in guerra.

A Milano Centrale c’erano dieci ragazze vestite di bianco che regalavano la cocacola light. E soltanto intorno a loro si potevano individuare dei rari sorrisi. Perché tutto il resto, invece, questa volta, l’ennesima volta, era solo nervoso, urla e telefonini.
Il caffè costa un euro e venti, il cappuccino due euro, l’edicola non dà informazioni. Al piano terra è sorto un centro commerciale, con gli stessi negozi della fiumara, con le stesse vetrine, con le stesse offerte.

Esco per cercare un bancomat.
Metto la testa nell’edicola.
Tra i giornali sono appoggiati tre passerotti.
L’edicolante alza lo sguardo da Libero, caccia via i passerotti, mi dice Uccelli di merda. Ma qui devono venire, a rompere i coglioni?
Poi mi indica il bancomat. Che ha cinque sportelli.

Quando torno in stazione il Cisalpino è sul binario.
Supero cinque ragazze tristi alte tre metri e venti, accompagnate da altrettanti cinquantenni firmati GianfrancoFerrè e salgo sul treno.
Dentro cambia il setting.
E’ come tuffare la testa sotto l’acqua mentre i vicini danno una festa.
Dentro al Cisalpino tutti parlano a voce bassa.
Anche gli italiani.
Anche quelli di Como, per dire. Quelli che magari prima avevo visto sbraitare al telefono mentre stringevano la borsa al passaggio di tre ragazze rom.
Però lì si adeguano al contesto.
Un contesto di gente che legge, che mette la vibrazione al telefono, che parla piano, che guarda fuori dal finestrino.

Allora io mi dico che il setting è tutto.
Il setting, in Italia, in questo momento, è inospitale, è brutto, è sporco, è depresso, è claustrofobico.
Capisco che il mio amore per la Svizzera ha tanto a che fare con la possibilità di pensarsi e collocarsi in uno spazio accogliente. Se vale per gli ospedali, per le classi, per gli asili, per gli uffici, per i centri commerciali. Se tutti lo dicono, che si sta meglio, si produce di più, in un posto bello. Se vale per i negozi, perché non dovrebbe valere per i paesi?

E così arrivo a Mendrisio.
E dico Ho fatto un viaggio meraviglioso, sul Cisalpino.
Ma va? - mi rispondono – pensa che il Cisalpino funziona così male che le ferrovie Svizzere hanno accostato un treno che fa la stessa tratta, da Chiasso a Zurigo. Ma pulito e in orario.

martedì, marzo 23, 2010

...e resto solo coi pensieri miei...


Vi dico cosa vorrei stasera.
Vorrei non aver lavorato undici ore.
Vorrei capire perchè il signor siberia non mangia.
Vorrei il teletrasporto.
Vorrei affacciarmi dalla finestra e vedere il trenino del monte generoso.
Vorrei essere tornata a casa trovando l'uomo della mia vita che mi ha cucinato una cena succulenta senza carboidrati.
Vorrei non avere mangiato un minestrone tiepido mentre vi invitavo agli eventi del week end al Circolo Luogo dell'anima.
Vorrei di nuovo essere ad accendere un camino per sedirmici davanti a leggere Paolo Nori.
Vorrei non avere lavorato un'ora di più per ascoltare uno sbirrio che si vantava dei suoi progetti di riqualifica urbana a pagamento.
Vorrei avere un buon film da vedere stasera.
Vorrei non essere seduta su un divano polveroso a fiori piazzato qui dal mio padrone di casa.
Vorrei che non mi facevano più paura i topi.
O almeno vorrei essere capace di fare come mi ha detto la mia amica ChiaraSvizzera, che arrivo all'imbocco del vicolo, faccio un urlo di battaglia, tiro la stellina di supermario e sono immune dalla fobia fino al mio portone.
Vorrei capire se davvero stanno avviando alla prostituzione una delle mie ragazzine, come ipotizzano i servizi sociali e vorrei capirlo in fretta.
Vorrei confondere più spesso CasorateSempione e ArsagoSeprio.
Vorrei comprare un sacco di vestiti primaverili.
Vorrei Sinistra e Libertà al 65% nazionale, settimana prossima.
Vorrei un antivirus prima che questo portatile esploda.
Vorrei dei grattini sulla testa, un massaggio alla schiena, un bagno caldo.

lunedì, marzo 22, 2010


Tornata dalla Svizzera.
Come al solito, ho seminato briciole di cuore tra il Canton Ticino e la Liguria, e adesso che sono tornata mi manca un pezzo.
C'è un filo che mi lega, fortissimo, e devo solo capire come ascoltarlo.
Domani ve ne parlo.

martedì, marzo 16, 2010


Elezioni regionali.
Scrivo adesso questo post, lunghissimo, così avete il tempo di rimuginarci, dire che non siete d'accordo, scatenare il dibattito e avere ancora il tempo di andare a votare.

Inizio col dire che meno male che non abito in Lombardia.
Se abitavo in Lombardia col cazzo che scrivevo questo post, perchè io Penati non lo votavo neanche se l'alternativa era Goebbels. E la prossima volta gli sgomberi dei campi rom li fa fare alla lega. Se ero in Lombardia mi toccava votare Agnoletto e Rifondazione Comunista. L'avrei fatto, ma sicuro non avrei scritto un post per convincervi.

Se abitate in Puglia, invece, beati voi. Non servo certo io a convincervi a votare.
Già vi vedo, sorridenti e radiosi in attesa che controllino il vostro documento per poter andare a votare Vendola. E non ci vorrà la settimana enigmistica per trovare le differenze con noi che voteremo Burlando, la Bonino, la Bresso...

Però adesso la smetto di fare l'invidiosa e vi racconto le cose sul serio.
Intanto vi racconto come funzionano, queste elezioni regionali, che se mi si elegge Commissario Politico, poi io i ruoli li rispetto.

Funziona che ci sono dei candidati presidente con dei partiti che li sostengono.
Si può votare solo il candidato presidente, il candidato presidente più un partito (anche disgiunto: un candidato di c.sinistra e un partito di c.destra, ma perchè mai dovreste farlo?), o ancora il candidato presidente, un partito e una preferenza, tra i nomi in lista. La preferenza e il partito non possono essere disgiunti.
Esempio.
Prendiamo il Lazio.
Potete votare la Bonino e basta.
Potete votare la Polverini e basta.
Potete votare la Bonino e i Verdi.
Potete votare la Bonino e la Lega.
Potete votare la Polverini e i Verdi.
Potete votare la Polverini e la Lega.
Potete votare la Bonino, i Verdi e Angelo Bonelli (sono andata a vedere, eh. Non è che so a memoria i capolista dei Verdi).
O ancora la Bonino, la Lega e Di Biagio Arianna.
E, infine, la Polverini, i Verdi e Angelo Bonelli.
La Polverini, la Lega e Di Biagio Arianna.
Questa è la teoria. Sono stata abbastanza neutra?

La pratica.

La pratica è che io sostengo fortemente Sinistra e Libertà, a queste elezioni.
Anche a quelle prima, a dire il vero.
Ma la degenerazione di Rifondazione, la volta scorsa, non era così evidente. Dopo i cartelloni con le scarpe fetish e gli uomini in mutande, invece, io veramente non concedo più nulla, a quel partito. Non la lungimiranza, non la proposta alternativa, non la difesa dei diritti. Non mi fido più. Mi dispiace, che è un pezzo della mia storia, ma mi sembra veramente che rifondazione sia cascata mani e piedi nella malattia infantile del comunismo, che è l'invidia.

Sinistra e Libertà, invece, più li conosco più mi sembra che siano persone che è tutta la vita che fanno politica, nei modi più diversi.
Quelli dei movimenti, quelli delle associazioni, quelli del volontariato, quelli dei movimenti ecologisti, il popolo viola, il popolo arcobaleno, l'acqua pubblica, ateiagnostici, no nucleare, coordinamento precari, ricercatori... Mi sembra che siano persone che hanno sempre fatto la politica dal basso e che adesso si rappresentano e autorappresentano in un partito. Che è il modo sano in cui nascono i partiti, secondo me.

Allora, in merito alle Regionali, ecco il mio pensiero.
Non è vero che tutti sono uguali.
Lo diceva anche De Gregori, che è solo un modo per convincerci a restare chiusi dentro casa quando viene la sera.
Dipende se tu guardi la persona o la coalizione.

Noi abbiamo un sistema che ci impone di guardare i leader. Burlando e Biasotti. Bonino e Polverini. Il candidato di destra del Piemonte che non so chi è e la Bresso.
Se la vedi così, e loro vogliono che noi la vediamo così, certo che le differenze sono minime.
Ma cosa pensiamo, che uno arriva a fare il candidato presidente in regione, a capo di una coalizione di partiti e partitini senza essere un uomo moderato e intrallazzone?
Tra Biasotti e Burlando la differenza non è poi molta.
Ma la coalizione è un'altra cosa.
Tra un assessore alla scuola della Lega e uno di Rifondazione, tra un assessore all'ambiente di Forza Italia e uno dei Verdi c'è comunque un abisso.
Perchè non è il leader che decide, alla fine.
Questo lo fanno credere perchè è più facile arrabbiarsi con una persona che con una coalizione. Così poi ti cambiano la persona e tu ti illudi che sono cambiate le cose.
Ma noi siamo persone intelligenti.
E secondo me è il momento che la smettiamo di pensare quello che vogliono farci pensare.

Questa è la mia linea politica (Lombardia esclusa):
alle regionali si vota, si vota il candidato di centro sinistra e - all'interno della coalizione - si vota a sinistra. Secondo me Sinistra e Libertà, ma se preferite anche Rifondazione.
Si dà una struttura forte e di sinistra alla giunta.
E poi si presidia, sempre.
Non che se li votiamo poi dobbiamo starcene.
Ma chi se l'è inventata questa cosa? Chi l'ha detto che se li votiamo gli diano carta bianca? Se lo dite ad un padre costituente gli viene un infarto.
E comuqnue sono sempre dell'idea che parlare con uno stupido assessore del Pd non sia comunque come parlare con un idiota della Lega.
Con tutto quello che penso del Pd.

Infine, per quello che riguarda la Liguria.
Sinistra e Libertà ha fatto una scelta, in Liguria.
Si chiama sostegno esterno.
Vuol dire che appoggia Burlando, ma nei contenuti.
No al nucleare, acqua pubblica, risorse alla scuola, salario minimo.
Se Burlando ad un certo punto decide che le cinque terre sono il posto ideale per una centrale nucleare, Sinistra e Libertà esce dalla giunta.
Io credo che questa sia una posizione politica non solo condivisibile, ma anche di grande forza.
E di coerenza. Io mi sento tranquilla a votare e a far votare Sinistra e Libertà, come si diceva una volta senza imbarazzarsi.

E così finisco il mio pippotto politico dicendo che questa è la mia opinione e il mio voto.
Ma che soprattutto la democrazia è una roba a cui stare dietro.
Come gli affetti, come le amicizie.
Non è facile. E' complicata, la democrazia.
Altrimenti non sarebbe così affascinante.

lunedì, marzo 15, 2010



Casa numero quattordici.
Ci sono.
Ho dormito ieri per la prima volta sul soppalco, con un uomo che mi ha fatto i grattini sulla testa fino all’ultimo granello di veglia, e poi se n’è andato, tirandosi dietro la porta sulla mia ricercata solitudine.
Oggi ho passato la domenica a svuotare i miei trenta scatoloni di vita. Mi mancano soltanto quelli della cucina.
Ho fatto la prima spesa al supermercato sotto casa.
Ho preso il primo caffè al bar.
Aspetto martedi per la presentazione ufficiale in edicola.
Ho una casa che tutto sommato, a 30 ore dal trasloco, è molto più vivibile di vico dolcezza negli ultimi due mesi.
Ho posto per tutto, e qualcosa ancora avanza.
Nei prossimi giorni devo mettere in ordine rigoroso i libri, che sono il piccolo spazio alla mia compulsività ossessiva. Per genere, per autore, per formato.
Stamattina, prima del supermercato, avevo il frigorifero di uno yuppie: torte salate cucinate dalla mamma vino bianco e spumante. Adesso ho il latte, le uova, i sapori, l’insalata e un avanzo di brie lasciato dall’uomo dei grattini, che oggi è tornato a cucinarmi un pranzo da Famiglia Italiana, mentre io svuotavo scatole e piantavo chiodi, alla faccia delle differenze di genere.
Adesso che è mezzanotte di domenica, ho la colonna di pulp fiction bassa bassa, un silenzio meraviglioso, nessuno che torna, nessuno che si sveglia per andare in bagno e mi passa dietro la schiena strofinandosi gli occhi e bofonchiando Ancora sveglia?
Quando sono andata a vivere da sola per la prima volta, sei anni fa, ho passato le prime notti guardando film fino alle 6 del mattino.
Ho visto Novecento di Bertolucci, tutto, tra mezzanotte e le sei di un giovedi notte.
Avevo ventidue anni, vivevo con dei coinquilini orribili – La Seppia, Il Marines e La Camionista – e guardare i film fino alle sei del mattino senza che nessuno mi chiedesse nulla mi sembrava la più grande delle sperimentazioni di libertà. Ero una studentessa universitaria sotto tesi. Potevo permettermi di spegnere il telefono per non accettare le supplenze che mi facevano pagare l’affitto, se avevo guardato tutti i film con Gian Maria Volontè fino all’alba.
Potevo non sentirmi in colpa ad alzarmi alle tre, cucinarmi un purè con la carne macinata e mettermi a scrivere di Scuole e Partigiani.
Adesso che ho sei anni di più è solo mezzanotte ma è il momento di spegnere il computer, salvare il post che pubblicherò domani e andare a dormire, che domani ho le mie ragazzine.
Ma vado a dormire con questa splendida sensazione di solitudine avvolgente. Una sensazione che si impara ad apprezzare soltanto ad un certo punto, dopo le Seppie, i Marines, le Camioniste, le Mogli e le Ragazze fuori Moda.

mercoledì, marzo 10, 2010


V.M.18


- Cioè e quindi ce l'ho detto che, porcattroia, mica che mi poteva trattare così, la stronza, la rottinculo. Ce l'ho detto Oh prof, cazzo vuoi, cosa pensi che non c'ho i cazzi miei più importanti da pensare che stare dietro alla tua merda di lezione del cazzo?
-oh, minchia, cioè, che coraggio. Io mi cago nelle mutande, a parlare ai prof. Che poi, boh, magari è perchè sono una femmina, cioè, non so, però proprio cioè mi trovo con le mutande sporche di mmmerda a parlare coi prof.
-No, minchia, cazzo dici? Devi averci coraggio, devi averci. Io prima o poi ce lo dico. Ci dico Prof, se non la pianti te lo infilo nel culo finchè non c'hai un'altra spina dorsale.
- Ah ah ah minchia Gian, sei troppo fico. Cioè, veramente che ce lo andresti a dire alla prof?
- Oh, cazzo, porcodddio, certo che ce lo andrei a dire. Cazzo mene?
- No, infatti, cioè, basta con sta cosa che ti caghi nelle mutande davanti ai prof. Cioè, sono dei rotti in culo sfigati di merda. Non si meritano altro che sprangate nei denti.

(4 adolescenti tra i 13 e i 15 anni sul 18 barrato).

martedì, marzo 09, 2010

...ho lavorato 11 ore...

domenica, marzo 07, 2010



Ho un'ora di solitudine casalinga prima di dover raccogliere ogni forza residua e andare a lavorare.
Ho quindici scatole pronte per il trasloco.
Ho un metro quadrato di pluriball sul pavimento, con cui gioca il gatto Signor Siberia, dimostrando che il pluriball è irresistibile per ogni essere vivente.
Ho un congresso alle spalle dove sono stata eletta nel comitato provinciale, con mia grande sorpresa.
Ho un uomo con cui è bello svegliarsi la mattina.
Ho Petra Magoni che canta Colour cafè nel computer.
Sei giorni di distanza dal mio bilocale.
L'acqua per la pasta sul fuoco.
Un inverno che non passa, fuori dalla finestra.
Un presidente della repubblica che ha fatto l'ennesima porcata, dopo il sostegno all'invasione dell'ungheria, e la TurcoNapolitano.
Il Manifesto della domenica dimenticato in ufficio cinque minuti dopo averlo comprato.
Un appuntamento per chiarire chili di dinamiche improbabili.
Un letto da smontare, un credenzina da riparare, un permesso ztl da chiedere ai vigili, un gatto che in questo momento mi cammina sulla tastiera.
Una voglia di scrivere che ha prodotto questo inutile post.
Una previsione di viaggi che mi porterà, in un mese, in Svizzera, a Roma, a Montaretto, ai seggi elettorali.
Un post in cantiere per spiegare a chi volesse un po' di quelle cose delle elezioni che non si sanno mai, tipo le preferenze e le soglie di sbarramento.
Una lavatrice da fare, una domenica che vorrei abitare sull'oceano per andarlo a vedere grigio e gigantesco, con il cielo che c'è oggi. Un mare come quello tra San Sebastian e Santander.
Un'offerta di viaggio in barca a vela.
Una gatta che mi odia, un gatto che mi coccola.
Un calcolo veloce della mia vita accumulata, in trentacinque scatoloni.

giovedì, marzo 04, 2010



Quando un'associazione va a congresso, tutti i suoi dirigenti sono perdonati per assenze e latitanze grazie alla formula magica "Scusatemi, è che siamo a congresso".

Ho un sacco di ragione per essere latitante da questo blog.
Ma, invece che produrmi in spiegazioni vi dirò soltanto Scusatemi, è che sabato c'è il congresso.
(salacabula megicabula bum!)

Ci vediamo lunedi.

lunedì, marzo 01, 2010

1 marzo 2010
Sciopero degli stranieri