Visualizzazione post con etichetta recensioni ovvero volevo nascere Natalia Aspesi. Mostra tutti i post
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mercoledì, dicembre 23, 2009


L'ultima cosa che faccio oggi, prima di andare in ferie ufficialmente, è la recensione del film dei fratelli Cohen.
E la scrivo senza leggere quella dell'amica E. così non mi faccio influenzare.
Quindi, ripensandoci, questa è la penultima cosa che faccio.
L'ultima sarà la lettura del blog dell'amica E.

Dunque, non è facile.
Dal film dei fratelli Cohen ho avuto la stessa sensazione del libro che sto leggendo, che si chiama Quasi un'estate ed è un libro di Lia Levi.
Un libro dove non succede assolutamente nulla ma è bellissimo lo stesso. Un libro, tra l'altro, che ho lasciato in tre posti diversi nell'ultimo mese e che quindi non finisco mai.

Ecco, A Serious Man è come il libro di Lia Levi. Non succede assolutamente nulla, nè nel film nè ne l libro.
Ma in entrambi i casi, anche se dimentichi il libro da qualche parte, anche se esci a prenderti i pop corn schiacciando il tasto pausa e poi torni indietro dopo tre giorni, torni indietro senza esserti dimenticata nè i personaggi nè la storia.
Una cosa del tipo Garcia Marquez che può chiamare tutti i suoi personaggi Aureliano Buendìa, e tu, comunque, sai di quale Aureliano Buendìa sta parlando.

Quale sia il senso del film, poi, non saprei bene.
Mi viene da dire una cosa del tipo Una grande metafora dell'ebraismo, ma poi non sono troppo pronta a sostenere questa tesi.
Io so che c'erano un sacco di cose della mia infanzia, in quel film: le canzoni, le feste ebraiche nel tempio, i 33 giri con la Torah, che io quelli non li avevo ma li aveva mio nonno.
E poi c'erano un sacco di cose che non ho sperimentato direttamente, ma che ho ritrovato in mille romanzi e in mille storielle, che gli ebrei hanno questo vizio di essere grafomani e di parlare continuamente di queste loro cose: le mamme, i rabbini, l'autoanalisi.

Ora come ora mi viene in mente che forse era tutto un film su dio e contro dio, come usano fare gli ebrei.
Che gli ebrei hanno questo modo di rapportarsi, che con Dio parlano e pensano sempre che Dio abbia un minuto libero per loro, e che se gli succede qualcosa sia Dio che si è svegliato e ha detto Sai cosa faccio, oggi? Faccio uno sgarbo a Moishele, perchè mi va così. E allora Moishele si incazza, alza gli occhia al cielo e dice Signore, perchè io?
Ecco, a me sembra che il protagonista del film sia uno così, che è stato scelto da Dio per fargli succedere un sacco di piccole e grandi e fastidiose sfighe.

Però, essendo un ebreo americano, non ci pensa neppure che forse dio l'ha scelto.
E chiede in giro Perchè io? Lo chiede a tutti tranne che alla Persona giusta.
Ma i fratelli Cohen lo sanno.
Dio l'ha scelto e sta giocando con lui.
E il film io penso possa essere questo. Dio che gioca con l'americano medio.
E si diverte un sacco.

Ma questo lo dico solo perchè penso che due geni completamente pazzi come i fratelli Cohen, in quanto ebrei possano aver architettato un film come questo.
Perchè uno l'ebraismo da qualche parte lo deve piazzare, è come le lettere dei fidanzati passati.
Puoi fare trenta film e in nessuno di questi far vedere le tue radici ebraiche, se non nei titoli di testa.
Ma prima o poi ti spunta fuori, l'ebraismo.
Io credo che questo film sia un condensato di ebraismo.
Qualcosa del tipo Tutto quello che non avete mai osato chiedere.
E penso che sia un capolavoro narrativo, come Lia Levi che non ti racconta niente ma ti racconta tutto. Come i Buddenbrock.
Detto questo, credo che forse potrebbe capirlo veramente una persona sola.
Un rabbino.

martedì, dicembre 22, 2009

Sono stata rapita dal Circolo Luogo dell'anima.
Niente recensione dei fratelli cohen. Anzi, dirò di più, non riesco neppure a leggere quella dell'amica E.
Recupero domani.
Saluti Yiddish.

lunedì, dicembre 21, 2009

Mentre scrivevo Lo sfogo della pedagogista, Zit ha lasciato un commento.
Chiede lumi sull'ultimo film dei Fratelli Cohen.
Così, proporrei un post a tema, trasversale tra tutti i lettoriscrittori che abbiano visto il film.
Diventate entro domani Natalia Aspesi e scrivete la vostra recensione sul blog?
Poi la lincate qui.
E vediamo se, mettendo insieme tutti i cervelli, riusciamo a capirici qualcosa...

lunedì, giugno 16, 2008


Tutto quello che ho imparato da Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo

In caso di guerra atomica chiudetevi in un frigorifero e poi lavatevi con grandi spazzoloni.
Se attaccati dalle termiti assassine, chiudete la bocca.
Stalin, in verità, voleva fare il pranoterapeuta.
Il Kgb può tutto, tranne che contro gli extraterrestri.
Le civiltà precolombiane sono state create da E.T.
A Berlino si faceva il doppiogioco.
Un teddyboy sa sempre riconoscere un innocuo serpente mangiaratti.
Il Kgb ha una pessima mira.
Non importa quanto male ti faccia un uomo, se si chiama Indiana Jones lo perdonerai al primo sguardo.
Gli extraterrestri che hanno fondato le civiltà precolombiane erano stati disegnati da Tim Burton.
Le trabant militari del Kgb non affondano nelle cascate.
Il Che ha rubato la Poderosa al figlio segreto di Indiana Jones .
La Stele di Rosetta è stata una perdita di tempo: Spielberg l'avrebbe tradotta in due o tre secondi.
Il Kgb monta sempre un campo in amazzonia, dotato di sedia da dentista dove legare i suoi nemici.
In Unione Sovietica avevano i migliori parrucchieri del globo emerso .
Nelle sabbie mobili stai fermo, e non ti macchierai i pantaloni.
I russi danzano il ballo della steppa anche nella foresta amazzonica.
Gli scorpioni grandi fottitene, quelli piccoli muori.
Per salvarti dalla guerra fredda, impara a tirare di scherma, non abbandonare gli studi e comprati un frigorifero molto capiente.

martedì, novembre 20, 2007



GELIDA GILDA

Possiamo tranquillamente affermare, per esperienza diretta e ripetuta, che Vico Dolcezza non si scalda con il riscaldamento della sera.
Bisognerebbe attaccarlo dal mattino, per riuscire a stare fermi senza una piuma sul cappello e una grolla di grappa dopo il tramonto.
Il che spiega, tra l'altro, la bolletta da centoquaranta euro calcolata sui consumi 2006 della nonna Minni.

Ieri.
Serata d'inverno, stanchezza primordiale, solitudine casalinga, film in bianco e nero.
Gilda, il film.
Caloriferi caldi e piedi freddi.
Un sacco a pelo, un maglione rosso che sembra la vestaglia da camera dell'ispettore cluseau, un ulteriore coperta e il the.
Ogni volta che accumulavo abbastanza calore umano, tra i vari strati lanosi e piumosi, ecco che Matusalemme, il computer dell'età del ferro, decideva che la memoria virtuale non bastava, a farmi vedere il film, e bloccava tutto con un gemito rassegnato. Che vuoi farci, è la vecchiaia.
Così, ogni quarto d'ora, un piede poi l'altro piede, appoggiando la tazza in bilico, scostando la coperta e il sacco a pelo, emergevo per far fronte all'ingiustizia tecnologica.
Freddo, freddissimo.
E il the, alla fine, ormai gelato.
Così, è ovvio, il film non mi è piaciuto.
Strano, perchè era in bianco e nero, era del 46, era relativamente lento, c'erano dei vestiti bellissimi e una vaghissima trama noir. E un paio di guanti neri di seta che uuuh.
Forse è che ruotava tutto intorno al monopolio del tuncsteno, che non so nemmeno come si scriva.
Forse è anche che ho capito tardissimo che la ragione per cui Lui odiava Lei era perchè Lei era una gran libertina, che addirittura saliva nella macchina di un accompagnatore ricco, bello e ambasciatore in argentina.
E' mi è sembrata una ragione scema per odiare Rita Hayworth che non ci si crede ad un uomo che resiste a quei capelli, a quelle gambe, a quel sorriso e a quei guanti neri di seta. Nel '46, poi. Dove in Argentina erano tutti nazisti in fuga e Rita Hayworth.
E metteteci anche una punta di invidia, va', immersa dentro il vestito dell'ispettore cluseau.

Ho messo a nanna Matusalemme con la punta acida di quando hai selezionato il film sbagliato nella serata giusta. Come quando lasci un libro a metà e ti dispiace, anche se sai che è Supremo Diritto del Lettore.
Ma poi, a scaldare la mezzanotte invernale, è arrivata mia moglie, mia moglie e la sua meravigliosa incoerenza, mia moglie che scappa dalla coppia ma poi la porta a casa a dormire. Mia moglie nel migliore dei suoi periodi libertini, e proprio per questo così adorabile.

venerdì, settembre 28, 2007

IO QUESTO SIGNORE QUI CHE DECOMPONE LE FOTOGRAFIE SUI COLTELLI LO TROVO UN GENIO SENZA FINE.

... e le altre opere le trovate su http://www.aeroplastics.net/Carlos_Aires/LOVE_knives.html







lunedì, agosto 27, 2007



IL GRANDE SONNO
Se vi guardate intorno, i cinemi sono affollati di mea culpa dei mericani illuminati.
Di mericani che si sono guardati allo specchio e hanno deciso di farci sopra un film.

Fast Food Nation - dispiace dirlo dopo aver sbrodolato davanti ad un Bruce Willis a cui gli anni coronano gli occhi di meravigliose fossette - è un terribile prodotto di quest'epifania mericana.
L'intero film è riassumibile in quattro o cinque concetti, tra cui Gli ambientalisti non sono dei criminali terroristi, Fidatevi, vi giuro che per fare il vostro hamburger si ammazzano delle mucche, il '68 non è la causa di tutti i vostri mali, I macelli non sono cliniche pediatriche, Gli immigrati - dì ggiuro! - sono esseri umani, anche se non parlano inglese.
Una stellina che vomita, a Fast Food Nation. Ma fa innegabilmente parte di questa corrente cinematografica della Psicanalisi Sociale.
In ogni caso rimparmiatevelo, se mai vi venisse in mente di andarlo a vedere per tentare di digerire una bistecca di tofu.

Sicko, invece, che poi è l'ultimo documentario di Michael Moore - che senza barba si allontana ancor più da Bruce Willis di quanto non fosse già umanamente possibile - porta con sè l'innegabile pregio di farci apprezzare l'Europa.
Amerete i colpi di genio - come il viaggio a Cuba per far curare gli eroi dell' 11/9 senza assicurazione sanitaria - e tenterete la fuga davanti alle molte volte in cui Michael Moore dimostra di continuare ad essere fondamentalmente un uomo del Michigan - "a Guantanamo curano PERSINO i pericolosissimi terroristi nemici dell'America!" - ma uscirete tremendamente soddisfatti della vostra qualità della vita.
Niente come Sicko vi farà apprezzare di essere nati da questa parte dell'Oceano.

Particolarmente meravigliose sono le espressioni sinceramente stupite di Michael Moore a contatto con il welfare state europeo. E il meraviglioso imbarazzo degli americani accolti dai pericolosissimi pompieri castristi in pompa magna e retorica. O ancora lo stupore nello scoprire che il cattivo è cattivo solo perchè la CIA l'ha disegnato così.
In Sicko si specchia una Merica con grande necessità di lifting.

Non soltanto per il vergognoso sistema della sanità privata, che mette i brividi. Ma per lo sgomento tremendamente sincero dei protagonisti davanti a tutto ciò che noi riteniamo alla base della nostra vita: il buon cibo come il rispetto per la vita, il vino francese come la scuola pubblica, il giuramento di ippocrate come le coccole ai figli.
Sicko sono i mericani che si guardano allo specchio e scoprono che improvvisamente non ci stanno più, che strabordano ai lati.
Che ci sono repubblicani che rispettano la vita degli altri, in Canada, e socialisti che hanno pianto per i morti delle Twin Towers, a Cuba, e bambini che vengono curati gratis, in Francia.
E ti sembra di doverlo prendere sulle ginocchia , uno di quei mericani, e dirgli Va bene, ricominciamo da capo, dall'ABC della democrazia.

Se veramente di risveglio mericano si tratta, è un risveglio lento e un po' rincoglionito, di qualcuno che ha appena recuperato decine di ore di sonno accumulato.
Fanno una pessima figura, questi Mericani. Come gli italiani nel Padrino. Come gli indiani d'america in Ombre Rosse. Come i nazisti nella Grande Fuga.
Fanno una figura peggiore che in Sacco e Vanzetti.
Ed è così divertente vederli, questi Mericani alle prese con la democrazia, con il pensiero autonomo, con la scoperta dell'altro. E' divertente come quando vedi un documentario sulle giraffe appena nate che tentano di stare in piedi, e irrimediabilmente cadono, per colpa della dannata legge di gravità comunista.
Sono così divertenti che, se non ci pensassero già da soli, bisognerebbe farci un film.

mercoledì, agosto 08, 2007



A PROPOSITO DELLA SINDROME DEPRESSIVA CHE VI HO SCARICATO ADDOSSO IERI...


...non posso che citare il Poeta:

"Scrivi le tue preoccupazioni
e poi deprimi i tuoi amici leggendole ad alta voce"


(da "Isaia, il piccolo libro della Tristezza")


giovedì, giugno 28, 2007



IL MATRIMONIO DI TUYA

In realtà non avevo voglia di fare nessuna recensione di film, stasera.
Avevo voglie delle chiacchere dolci su skype.
Ma gl'israeliani c'hanno tagliato l'elettricità, all'ulivo palestinese, più o meno tra Il quanto mi manchi oh quanto mi manchi e il No manchi di più a me.
E allora adesso sono qui che vedo se era solo una prova di forza degl'israeliani e l'elettricità torna oppure no è proprio che hanno bombardato il generatore, e allora me ne vado a casa.

E già che ci sono, allora faccio la recensione del Matrimonio di Tuya.
E vi dico No, lo ammetto, questo mio di stasera non è un ottimo modo per passare il mio tempo, che è un po' noioso stare qui ad aspettare e sperare nella benevolenza energetica del mossad.

Però, ecco, se pensate di passare una serata molto migliore e molto più divertente andando al cinema a vedere Il matrimonio di Tuya, vi sbagliate.
Perchè, noia a parte, tutto il resto sono cammelli pelosi, mariti mongoli e donne con la pashmina in pandant con il camion.

lunedì, giugno 25, 2007


MA A TIRARMI SU CI PENSA TERRY PRATCHET

"Idea insopportabile quella della collisione con un asteroide, vero?" disse Azraphel, scuro in volto.

"Tutte le forme di vita più evolute falciate in un attimo"

"Terribile..."

"Nient'altro che polvere e fondamentalisti."


( Da T. Pratchett, N. Gaiman - Buona Apocalisse a tutti! - Mondadori)

giovedì, maggio 03, 2007


IO PENSO CHE PERDERE LA MEMORIA E' DA STUPIDI, MA RICORDARE TUTTO E' DA SBIRRI" (A. CELESTINI)

Ascanio Celestini io me lo immagino sempre in una di quelle cucine della case antiche in Ciociaria. Muri di pietra, caminetto in camera e cucina enorme, che le famiglie sono numerose.
E lo immagino con il grembiule, dietro ad un enorme tavolo di legno grezzo. E sul tavolo, dappertutto, ciotole, vasi di terracotta, piatti, piattini, terrine in cui annusare, prendere un pizzico, assaporare con la lingua o versare a pugni o lasciando scorrere, come la farina quando passa attraverso le dita.
Io, quando a teatro vedo Ascanio Celestini, me lo immagino mischiare con apparente noncuranza un pizzico di dialetto con una manciata di contemporaneità, un soffio di marxismo e un'annusata di Brecht, una briciola di urla da cortile e un pugno di realismo.
Lo vedo, Ascanio Celestini, mentre assapora la nuova ricetta e poi butta via tutto, da bravo perfezionista. E ricomincia tutto da capo, che basta un pizzico di noce moscata per cambiare il sapore.
Lo vedo sul palco, e intanto lo immagino mentre tira fuori dal forno un soufflè di storie operaie, una crostata di storie dal manicomio, un arrosto di ricordi di guerra e un contorno di fiabe popolari.
E la ricerca della perfezione, che è sempre tonda, lo porta a creare ricette che sempre tornano al punto di partenza, ma cambiate, lievitate dalla storia che nel frattempo va avanti.
Io, quando a teatro vedo Ascanio Celestini, mi viene un'invidia, un'invidia per questa sua capacità di levigare le parole e fonderle insieme. E per questo suo giocare con la lingua come fosse una palla di stracci.




martedì, aprile 10, 2007



CINEMATERAPIA

C'è quelli che quando vogliono rilassarsi vanno al cinema a vedere i film sulle macchine che corrono velocissime.
C'è quelli che quando vogliono rilassarsi vanno al cinema a vedere i film con tantissimo sangue e poi mi dicono Era così esagerato che non avrebbe fatto impressione neppure a te. Eppure lo sanno che io Seven l'ho visto attraverso le mie palpebre e il maglione di mio fratello.
C'è poi quelli che quando vogliono rilassarsi non vanno al cinema e accendono la tv.

Io, quando voglio rilassarmi, vado a vedere i film manichei.
Quelli dove i buoni sono BBBuoni. Senza una pecca. Senza una ruga. Senza un'incertezza.
Quelli dove i cattivi sono cattivi, ma così cattivi che si vede che al casting hanno scelto solo attori senza un occhio e con un'enorme cicatrice sul labbro.
I film dove i personaggi sul filo di lana della cattiveria hanno tutti gli ultimi dieci minuti per dimostrare al pubblico che semplicemente si erano sbagliati, si erano distratti. E saltano la barricata verso la bontà prima dei titoli di coda.

Io, sabato sera, sono andata a vedere Il colore della libertà.
Che è stato alla mia psiche come una cioccolata calda all'inverno.

venerdì, marzo 30, 2007


A CHI DICE CHE SONO SNOB...

Antonius Moonen
nel suo "Manuale dello snob"
così scrive:
"...snob non si nasce, si diventa.
Per entrare nella cerchia ristretta di questa categoria occorrono:
anticonformismo, creatività, sense of humor, intelligenza, gusto della libertà"

Poteva andarmi peggio...


martedì, marzo 27, 2007



RECENSIONI: GUERRE STELLARI


L'ho visto! L''ho visto!

Adesso, per diventare un essere umano come gli altri, una vera figlia degli anni '80, mi mancano solo: ET, Staschi e ach, gig robò d'acciaio e lupèn.

Però, intanto, ho visto guerre stellari. Che mai capivo le citazioni di quelli che invece l'avevano visto 500 volte, a rallenty, fotogramma per fotogramma.


E mi sono annoiata. Da morire.


Però vi dico lo stesso cosa ho capito della storia.La storia è questa: ci sono due robot che si muovono come l'omino di latta del mago di oz, uno, e come un'aspirapolvere, l'altro.L'omino di latta non mi ricordo come si chiama. L'altro si chiama tipo R6K8.R6K8 dice qualcosa tipo"shwiing", con voce da aspirapolvere. E l'omino di latta traduce "Il mio amico ha detto, nel caso non ti disturbi troppo, signor liuk, se per favore puoi spostare il piede da dove l'hai posato perchè gli stai schiacchiando tutti i chip. Grazie". Miracoli della sintesi. Notare che il robot parla come Mami di via col vento.


Questi due robot scappano da una nave su cui viaggia la principessa peggio vestita della storia. Con i capelli biondo cenere. Che erano passati di moda nel '41, ma evidentemente nel 5000, in una galassia lontana, molto lontana, facevano trendi.
I due robot incontrano i sette nani che li rapiscono, mi pare, non so. Ero occupata a vedere se erano sette veramente. E lo erano. E li portano da liuk scaiuolcher. Che è biondo. Ma biondo. Ma scemo. Ma scemo. Che sembra un bambino scemo biondo. E lo dimostra innamorandosi di un ologramma che viene proiettato da R6K8.

Così, per salvare un ologramma, liuk scaiuolcher incontra per fortuna l'unico personaggio riuscito del film che è AlecGuinnes che è un cavaliere jedi e si chiama con un nome che non mi ricordo tipo Obi-qualcosa che fa rima con-Obi. E quindi lo chiamerò alecguinnes.
In ogni caso alecguinnes non si capisce perchè debba fidarsi di questo babbanetto biondo. Ma invece si fida. E infatti più avanti, dopo un duello con le spade laser che regalava topolino, alecguinnes muore, ucciso da un asmatico con una maschera da carnevale. Che non ha fatto paura neanche a me. A me, che ancora mi sogno il giudice di roger rabbit di notte.


Poi, va beh, è tutta una roba di rivoluzione in mano ad un gruppo di ingegneri. Le avanguardie proletarie dal colletto bianco. Fate voi.

Ma non c'è limite al peggio. Perchè appare anche l'insopportabile arrisonford.
Che, a fronte del sorriso più bianco della storia del cinema, si comporta come quei bulli che tutti abbiamo avuto in classe e che avremmo voluto prendere a sprangate proprio lì, sugli incisivi.
E per fare colpo sulla principessa leila se ne esce con memorabili battute. Tipo quando stanno per essere schiacciati da un tritarifiuti e lui dice: "quello che è certo che diventeremo tutti più magri". Che è quella classica battuta che se uno la dice ad una cena cala il silenzio e tutti pensano Ma questo, chi l'ha invitato?

In tutto questo, i cattivi hanno un'astronave che può fare fuori un pianeta lontano milioni di anni luce, ma quando devono distruggere quello dove risiedono i nostri eroi, si devono avvicinare con una lentezza degna di una Trabant, e - indivinate un po' - liuk scaiuolker riesce a centrare con un missile il tallone d'achille dell'astronave proprio proprio quando stavano per far partire il laser mortale.

Finisce ovviamente che si salvano tutti, anche i personaggi minori come il Tappeto Gigante con gli Incisivi Rotti, i Robot, errisonford e il biondo insopportabile. Muore solo alecguinnes, che probabilmente aveva reciso il contratto. Persino l'asmatico non muore perchè così poi possono fare altri sei film. E la principessa leila premia tutti con una medaglia e tutti che applaudono.


E ora, vorrei concludere questo post con una frase memorabile.
Ma purtroppo i dialoghi me li scrive George Lucas.

martedì, febbraio 13, 2007


CON QUELL'INCHIOSTRO CHE ODORA D'ALIGHIERI5 - OVVERO LE RECENSIONI

In fondo alla palude - Joe Lansdale


Io penso che me li leggo tutti i Lansdale. Tutti. Quelli che pubblica Einaudi, che l'amicaE dice che sono i più belli. Ma anche quelli che pubblica Fanucci, che l'amicaE dice che sono i più brutti.
Ma d'estate, me li leggo.
Tutti, tra giugno e settembre.
Perchè stanotte non ho chiuso occhio.
E sentivo l'Uomo-capra in ingresso, e il suo piede fesso risuonava contro le mie persiane.
E ho dormito con mezzo cervello, come i delfini, pronta a prendere il mio fucile, sotto il letto, nella veranda della mia casa del Texas orientale.
E questo non me lo posso permettere quando il giorno dopo ho tre ore di educazione motoria con i bambini. No no no.
Ma sicuro me lo posso permettere tra giugno e settembre.
Che poi, le estati a me piacciono quasi solo per questo.
E le estati me le ricordo per le saghe.
C'è stata l'estate- Pennac (1999) - in Israele con La Fata Carabina e La Prosivendola.
L'estate Garcia-Marquez (2000) - Maturità e Nessuno Scrive al Colonnello
E, prima, l'incantevole l'estate Steinbeck (1997) - Furore, La Battaglia e le prime notti d'amore
E poi, ovviamente, l'estate-rileggi-tutti-gli-erripotter (2005) - Estate d'attese, com'è evidente.
E ancora l'estate Zola (2003) - Erasmus e Germinal

Quindi questa sarà l'estate Lansdale.
Anche se avevo capito chi era l'assassino.