sabato, giugno 16, 2007


VITE PARALLELE

Ieri, a Ramallah, il mio ulivo palestinese ha dato l'ultimo esame per espatriare nella perfida Albione a partire dal primo di ottobre.
L'espatrio con borsa di studio avrebbe tutta una serie di benefiche ricadute sulla sottoscritta e sulla vita di coppia, con una distanza di soli 1300 km tra Genova e Londra, ma soprattutto un invidiabile collegamento quotidiano loucost.

Così ieri mattina il mio ulivo palestinese ha percorso in taxi le due ore di strada tra Betlemme e Ramallah ed è arrivato all'Università.
Mentre l'intervista molto british decideva del nostro futuro, i miliziani di Hamas occupavano il Ministero della Pubblica Istruzione, a Ramallah.
Io, nel frattempo, facevo la coda all'INPS.

Mentre il mio ulivo palestinese usciva dall'Università e cercava un panino con i falafel nel caldo palestinese, nella strada si fronteggiavano i miliziani di Hamas e i sostenitori di Al Fatah.
Io, nel frattempo, consegnavo le pagelle di fine anno.

Il mio ulivo palestinese non si scompone e chiama il taxi per tornare a Betlemme.
Io, invece, concluse le pagelle, decido di permettermi una telefonata dal phone center. Dieci minuti di telefonata costano come un'ora di internet point. Ma i taxi in Palestina, strano a dirsi, non sono dotati di internet uaifai e ieri era la Giornata Decisiva.

Entro nel phone center più vicino che non è il mio phone center solito, quello pakistano dove ormai è tutto uno sconto perchè sono una cliente che ce ne fossero.
E' un altro phone center, di quelli sporchi e unti, quelli veri, mica quelli da Erasmus con malinconia.

Mi immergo nella cabina claustrofobica e faccio tutto questo lungo numero di quattordici cifre.
E lo sbaglio.
Metto giù e riprovo.
Ci prendo, e sul monitor appare "Israel mobile".

Mi risponde, l'ulivo palestinese, con il suo Proonto strascicato e ironico di quando sa che sono io, e ci concediamo dieci minuti di chiacchere del Cosa ti hanno chiesto? Come ti sembra che sia andata? Quando sono i risultati? Lo sai, si sparavano addosso, di fronte all'Università.
Poi metto giù e vado a pagare.

Il proprietario del phone center mi guarda strano e mi dice: treeuroequaranta.
Io dico Cazzo, nel mio phone center solito sono dueeuroecinquanta.
Ma prendo il portafoglio senza battere ciglio.
Il proprietario mi guarda e mi dice: hai chiamato in Israele, no?
No - rispondo distratta - veramente ho chiamato in Palestina.
Ah, allora sono dueeuroecinquanta.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Beh, il sovrapprezzo è il minimo. Potevano chiederti 13 euri.

O 300...

Oppure il contrario: "sono 3,40€. Ha chiamato Israele?"
"No, palestina".
"Allora sono spiacente per lei, ma la dobbiamo rivendere alla pula, se no ci chiudono"...

lanessie ha detto...

eddai, se fa un sovrapprezzo di un euro è un compagno. Se lo fa di 297 è un antisemita!