mercoledì, giugno 06, 2007


ADOLESCENZA E POSTILLA AMARA, 15 ANNI DOPO

Il papà del mio adorato bambino E. di lavoro fa il camorrista.
Sulla carta d'identità c'è scritto istruttore di arti marziali, ma s'intende, quella è una facciata.
Il mio adorato bambino E. è quello che nella foto di classe è il più bello di tutti.
Tutto biondo, tutto sorridente. Adolescente da un pezzo, il mio adorato bambino E. ha smesso in terza elementare di giocare con le figurine, è fidanzato con la compagna di classe M. - figlia di una cubista divorziata - e viene a scuola di skateboard.

E. non studia mai. Tranne quando va a lui. E quando gli va, è un genio.
Le domande più intelligenti, più acute, le domande del Mamma mia, e adesso cosa rispondo? sono tutte sue.

Sull'autobus, al ritorno dalla gita, il mio adorato bambino E. mi si è addormentato sulla gamba, e
io distrattamente mi sono messa ad accarezzargli la testa, che nessuno lo fa mai.
Perchè il mio adorato bambino E. è abbandonato a sè stesso.
Nessuno a prendere la pagella, nessuno ai colloqui, nessuno a riprenderlo all'autobus al ritorno dalla gita.


Il mio adorato bambino E. è la copia precisa del mio adorato compagno di classe A.T., quello che si è andato ad ammazzare in motorino una volta presa la patente.
Sarà per quello che a me, il bambino E., mi mette una tremenda tristezza, con tutta questa sua allegria a perdere.

Stamattina alle 10 noi delle quinte avevamo il saggio di karatè.
Alle diecimenodieci i genitori, in fila ordinata, si sono tolti le scarpe e si sono seduti sulle sedie di plastica nera. Ogni occhio di mamma dietro ad una telecamera, ogni occhio di papà dietro una macchina fotorafica.
La mamma di E. è arrivata alle dieciemezza. Alle diecietrentuno le è suonato il telefonino ed è rimasta nell'ingresso a parlare al cellulare fino alla consegna dei diplomi, saluto al maestro, Rey, grazie.
Il papà non si è visto.

Il papà era a scuola, cercando con lungimiranza la palestra di karatè all'interno dell'edificio scolastico.
Io l'ho visto, ritornando con le mie paperelle di Lorenz in fila ordinata dietro di me, vestito con un doppiopetto gessato e fazzoletto blu nel taschino. 30 chili di sovrappeso mafioso, pacchetto di Marlboro rosse.
Aveva il vestito da festa, immagino; era una grande occasione la cintura arancione del figlio, per lui che almeno qualche volta arti marziali deve averle insegnate davvero.
Ma non ha trovato la palestra, e non ha chiamato l'ex moglie, non ha chiamato noi. Ha aspettato il ritorno del bambino sulla porta della classe. E quando l'ha visto gli ha fatto il culo: E allora? Non potevi spiegarmelo meglio dove cazzo era questa palestra? E io che sono venuto apposta!

Il mio adorato bambino E. ha abbassato gli occhi e poi è tornato in classe. Il mafioso karateka è andato via ed E. non ha battuto ciglio, sbocconcellando la focaccia.
Io ho detto qualcosa di carino, e lui ha sorriso, di quel sorriso triste che fa impressione sui bimbi belli.

Io, domani, lo vedrò protagonista della recita. E poi venerdi, ultimo giorno di scuola.
Sabato mattina, appena sveglia, credo che contatterò l'Anonima Sequestri, e me lo porterò via, il mio adorato bambino E.
Una casetta sperduta in sardegna, io e lui, lontani dal padre, dalle vendette camorriste e dai motorini.

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