martedì, settembre 28, 2010



Ci sono delle serate che sono così stanca, che la fatica della testa si trasferisce tra il collo e l'ombelico, con quello che mi viene da definire un dolore al petto, se non sapessi che poi mi trovo tutti i commenti paranoici che dicono Angina? Sistole? Extrasistole? Fischio ai polmoni?
E allora non dico che è dolore al petto, però è come se la fatica della concentrazione, dell'ansia di parlare in un tavolo con i più infidi massoni e i più sgamati politici e i più intrallazzoni cooperanti, pesando ogni parola, assaggiando in un angolo ogni pensero, per non dire la cosa sbagliata, per non esporsi, per evitare gli sgambetti e gli errori, come se tutta questa fatica, che è tutta mentale, avesse bisogno di diventare fisica per contare qualcosa.
E allora questa fatica mentale, questa attenzione da primi tempi, questa concentrazione da insicurezza, dopo le 8 di sera si mette a schiacciare all'altezza dei polmoni, con un peso costante ma morbido, come se tutti i gatti di questo mondo si fossero accoccolati tra il mio collo e il mio ombelico per farmi riconoscere che sono serate in cui ho bisogno soltanto di coccole.

venerdì, settembre 24, 2010



Mentre invece l'altra coppia - Trippa e il Signor Siberia - non convivono bene per niente.
Loro si che sono il mostro nell'armadio l'uno per l'altra.
Loro si che hanno problemi relazionali, infelicità di coppia, cattiva manutenzione dei rapporti.
Così oggi ho portato il più leggero dei due nel trasportino fin dalla veterinaria.
Il più leggero è Siberia, per ora, se smette di mangiare come un'adolescente depressa.
E la veterinaria ha fatto una diagnosi comportamentale.
Parole sue.
Il risultato è che siamo nella merda.

C'è da dire che lo sapevo già.
Perchè avevo fatto il test dello stress del gatto su internet.
E mi era venuto fuori, come risultato: MADRE DEGENERE.
Il test era così.
Il tuo gatto convive con un altro gatto? si
Si conoscono fin da cuccioli? no
Ognuno ha la sua sabbietta? no, non ci stanno in casa, due lettiere.
Ognuno ha la sua ciotola per la pappa? Si! ( e una! )
Ognuno ha la sua ciotola per l'acqua? No. Pensavo ne bastasse una grande.
Il gatto può uscire dall'appartamento? No. Non possiamo neanche stendere fuori.
Giochi spesso col tuo gatto? Si. Però, in realtà, cosa intendono questi con "spesso"?
Hai fatto un trasloco, recentemente? UN trasloco...?
Avete lavori in casa? Ho ancora lo smalto giallo della porta tra le unghie...

Insomma, veniva fuori che sono una madre degenere.
Che il mio gatto è stressato.
E consigliavano i ferormoni.
Abbiamo comprato i ferormoni.
E ci siamo riempiti di paranoie: Ecco, vedi come siamo...non sappiamo rendere felici i nostri gatti e li nebulizziamo di psicofarmaci!
Poi abbiamo scoperto che i ferormoni sono 100% naturali e ci siamo tranquillizzati solo un po'.

Comunque.
Dalla diagnosi comportamentale è venuto fuori.
Che il mio gatto è stressato.
Ma Trippa di più.
Ah, bene.

Quindi?
Quindi partiamo con tutto un tentativo contenitivo dello stress felino, sperando che basti, sperando di salvare il divano, il letto, i nervi e i gatti.
Perchè altrimenti c'è un'unica soluzione.
Un trasloco.
Io, a Quell'Uomo, non ho neppure il coraggio di dirglielo.

giovedì, settembre 23, 2010



La convivenza non è una faccenda difficile.
Io me la immaginavo tipo mostro nell'armadio.
Che non avrebbe funzionato niente, che tutto sarebbe stato noioso e complicato, la mia vita sarebbe stata distrutta e stritolata dalle esigenze di un uomo viziato, cresciuto in una casa pulita e ordinata.
Che lui sarebbe andato a letto ciondolante sempre prima di me, che l'avrei sentito russare dall'altra stanza e l'avrei visto conquistare centimetri di materasso e fette di piumone.
Che avrebbe lasciato a me la gestione delle bollette, la spesa, i piatti da lavare e la lavatrice da stendere.
Che sarebbe stato un uomo pieno di insopportabili paranoie, di orrende compulsioni: avrebbe avuto i dischi in ordine alfabetico, e mi avrebbe ucciso per la mia costante dimenticanza della custodia nei posti più improbabili.
Che mi avrebbe fatto conoscere e frequentare i suoi orrendi amici.
E che mi avrebbe obbligato alla pastasciutta serale, con tutti i suoi orrendi e controproducenti carboidrati.
Che avrei dovuto trovare gli spazi per le mie cose, litigando con le sue.
Che avrei dovuto sorbirmi sua madre.
Che avrei dovuto scegliere in quale casa passare il natale.
Che avrei dovuto trovare delle mediazioni.
Orrore.
Delle mediazioni!

E invece è tutto estremamente facile.
Intanto, cosa fondamentale, sua madre sono quattro mesi che è in Tunisia.
E suo padre sembra il figlio di Jacques Tati e di Ben Alì.
E la sua famiglia non festeggia il natale.
Non molto, insomma.
Lava i piatti soprattutto lui.
I pavimenti li lavo soprattutto io.
Che mi piace.
Ci piace la stessa musica.
Stendiamo insieme, quasi sempre.
Quando è quasi, vuol dire che stende lui.
Legge le bollette. E le paghiamo quando riusciamo.
Va alle riunioni di condominio.
Lui ci va.
Io invece vado alle mie, di riunioni.
E quando torno dalle mie riunioni mi fa trovare le cose buone senza carboidrati.
Va a dormire sempre dopo di me.
E non si addormenta sul divano.
Solitamente non si addormenta punto.
Fa un caffè buonissimo.
E si autoriscalda, quindi la coperta rimane tutta a me.
Della cucina di sua madre mi sembra non rimpianga nulla.
E neppure della gestione della casa.
Sant'immigrazione.
Abbiamo mischiati i miei romanzi e i suoi tra gli scaffali.
Abbiamo mischiato i gatti.
E mi prepara il pranzo buono nella schiscetta.

Litighiamo.
Certo che litighiamo.
Ma abbiamo questa quotidianità così facile, ma così facile.
Che uno dall'amore si aspetta sempre un milione di aggettivi romantici.
Ma la facilità è una cosa così innaspettata e allo stesso tempo così meravigliosa.

E per chiudere questo post sull'amore non posso non dirvi una cosa che mi hanno raccontato.
C'è questa cosa, di Vianello e della Mondaini.
Che io sempre li ho odiati. Borghesi e populisti. E poi, Sbirulino non lo si può perdonare.
Però c'è questa storia bellissima.
Che ad un certo punto fanno 40 anni di matrimonio.
E Vianello si presenta con una rosa.
E un bigliettino.
La Mondaini apre il bigliettino della rosa per i quarant'anni di matrimonio.
E dentro c'è scritto.
Con simpatia, Raimondo.

Questa è la mia storia preferita sull'amore, in questo momento.

lunedì, settembre 20, 2010



E mentre tutt'intorno era lunedi 20 settembre, qui era venerdi 17.

E' stato un giorno così allucinante che per domani ho preso ferie.
Secondo me l'elenco non rende giustizia, soprattutto perchè devo censurare parti che riguardano potenziali lettori e che creerebbero un'irrimediabile atomica professionale.
Però posso dirvi che non ho chiuso occhio.
Che ho il torcicollo.
Che le scatole si moltiplicano.
Che il gatto signor siberia ha fatto di nuovo la pipì sul divano.
E che l'ho salvato dai miei istinti omicidi in uno sforzo di concentrazione buddista.
Che mi sono appoggiata alla porta appena smaltata.
Ma questa sono io, tipica tipicissima, non la sfiga.
Che i ferormoni da spruzzare in casa per evitare che il gatto signor siberia faccia nuovamente il coglione maschio alfa territoriale costano una fucilata.
Quanto fanno i ferormoni al grammo?
Che per togliere lo smalto dalle mani ho usato l'acquaragia, e l'acquaragia sui graffi dei morsi del gatto brucia tantissimo.
Che **** ***** ****** ****
(questa è la parte censurata. Senza soluzione a pag. 46).

Siamo così scoglionati e così stanchi e così che palle questo cazzo di periodo che non finisce più, vogliamo una vita normale, uscire, sederci su un divano pulito, sapere dove sono i bicchieri, che siamo senza parole.
Io e lui.
Senza parole.
Chi ci conosce può capire la gravità del momento.



sabato, settembre 18, 2010



Sono tornata a casa dal mio venerdi sera da single con una nausea micidiale.
Quell'uomo è ancora fuori. Io volevo fare quella che tornava dopo di lui, Ah si, figurati se ti aspetto a casa, e invece i due fragolini all'aperitivo mi hanno distrutto.
Ho resistito fino all'una e poi mi sono arresa al fatto che non ho più lo stomaco di una volta.
E poi il venerdi sera nei vicoli l'ho sempre trovato a cavallo tra la noia e la chiacchiera giusta. Se hai nausea, il crollo verso la noia è a un passo.
Allora sono a casa che mi faccio le sopracciglia e quando gli occhi mi lacrimano troppo scrivo queste due righe sceme e notturne.

Finirà quest'emorragia del trasloco, tornerò a scrivere con più regolarità.
Attualmente sfogo la mia grafomania in complicati biglietti della mattina.
Del tipo Amore, i gatti sono acciugati.
E di seguito righe e righe di inutili messaggi dell'alba.
Potrei pubblicarli, ma sarebbero poco divertenti.
Sono quelle cose lì dell'amore, che hanno senso solo in due.

Abbiamo montato un mobile pieno di specchi e la camera adesso ha un suo senso.
Tutti quelli che entrano nel nostro casino chiamato Casa della Convivenza fanno l'occhiolino.
E tutti questi specchi?
Eh?
Occhiolino.
Non ve ne bastava uno solo?
Eh?
Occhiolino.

Adesso, voi potrete non crederci, ma siamo riusciti a montare un mobile a specchio lungo tre metri, a lato del letto in una camera 4x2, nell'unica posizione in cui gli specchi non riflettono il letto.
Siamo riusciti ad avere un mobile per cui tutti ci prendono per il culo, senza poterlo usare per nessuno scopo vagamente erotico.
E' come, non so, avere una bambola gonfiabile e usarla come appendiabiti in ingresso.

Quell'uomo, nell'armadio, tiene una maglietta di batman, tra le altre centinaia della sua collezione maschile di magliette.
Per la sua maglietta di batman un bambino nostro vicino lo chiama superman.
Per quei passaggi mentali meravigliosi dei bambini.
L'ultima volta che ci siamo incontrati, con questo bambino, eravamo al concerto di De Gregori e della nonna di Dalla.
La nonna di Dalla, quella che canta Lì dove il mare luscica e tira forsce il vento, un ottava sotto e con la dentiera che si impasta, mentre De gregori si prende la rivincita, che trent'anni fa lui era lo sfigato vicino a Dalla e adesso è l'unico dei due ancora in grado di cantare e io mi immagino che questa tournèè l'abbia organizzata De Gregori, per ripicca, per rivincita.
Come se a Max Pezzali viene un ictus, lo chiama l'altro degli 883, lo sfigato, e gli dice Ritorniamo a cantare insieme?

Il bambino, al concerto di De Gregori e della nonna di Dalla, ha chiamato Quell'uomo: Superman!
Noi siamo andati a salutarlo, e Quell'uomo gli ha detto Sai, adesso che non ci sono più le cabine telefoniche, per noi supereroi è una vita dura.
E il bambino gli ha chiesto
Cos'è una cabina telefonica?

martedì, settembre 14, 2010



Ho un piatto cotoletta e insalata in bilico sull'angolo del mobile del computer.
Non c'è come un fidanzato che cucina divinamente per farti apprezzare una cotoletta malcotta una sera a casa da sola.
Ho due gatti che mangiano anche loro il solito nasello senza testa.
Ho mezzo metro di scatole da affrontare, come il Mostro di Supermario.
Poi abbiamo finito.
Nel senso che abbiamo solanto le cose piacevoli, tipo le porte da dipingere, i lampadari da scegliere, le travi da colorare.

Ho letto una bellissima intervista a De Mauro oggi, sul solito e mai troppo affrontato tema dell'analfabetismo degli italiani.
I numeri dicono che soltanto il 20% capisce il significato di un testo scritto.
Leggevo l'intervista a De Mauro e nel frattempo passavo davanti ad una scritta sull'asfalto.
Piccola, regalami ancora un pezzetto di teh.
Se avevo il numero di telefono di De Mauro gli mandavo un mms.
Così, senza congiuntivo. Apposta.

L'insalata sta cadendo per terra.
La raccoglierò, ma adoro queste cene in cui scrivo nelle pause della masticazione.

Gennaro Cosmo Parlato canta Polvere.
Ho amici che partono portandosi dietro quel magone da dispiacere comprensivo che è il peggiore.
E quadri da appendere.
Il circolo luogo dell'anima che riapre.
E chi non ci viene non è figlio di maria e non è figlio di gesù.
Ho talmente tanti progetti che devo fare l'elenco sul foglio per ricordarmeli tutti in equipe.
C'è una mostra di Doisneau a Milano.
Le scale da pagare.
E la pissipissibaucologa che torna, davvero, domani.

Così.
Nonostante il caldo mortale.
All'improvviso è autunno.

venerdì, settembre 10, 2010



Che storia bruttissima, questa del sindaco di Pollica.

Ovviamente perchè l'hanno ammazzato.

Poi perchè l'hanno ammazzato senza preavvisi, senza minacce. Che a me ha ricordato la politica della desaparecìon. Perchè se si inizia a pensare che può bastare un no ad un albergo sulla costa, una tassa sui rifiuti, una lotta al pizzo per essere uccisi da un giorno all'altro, chi riesce più a muoversi, a fare qualcosa?

Poi, ancora, perchè nella gerarchia delle notizie è stata la seconda, la terza in ordine di importanza, dopo il discorso di Fini, le minacce di Bossi.

E per il titolo della Padania, che diceva Ucciso il sindaco "leghista". Io, pensare che mi ammazzano e la padania titola che hanno ucciso una leghista, mi dà più l'orticaria dell'idea di morire.

E la solitudine, che emerge fortissima da questa storia.

E le richieste banalmente democratiche che l'hanno portato a morire.

Ma soprattutto perchè quando poi finisci per parlarne a cena, succede che Quell'uomo mi dica E adesso, chi ce l'avrà più il coraggio di fare il sindaco nelle zone di camorra, se non è colluso e corrotto?
E a me è venuto da pensare che c'è sempre stata una generazione successiva di eroi - se di eroi vogliamo parlare, nonostante lo svuotamento del concetto che ne è stato fatto dai giornalisti e dai politici- a rimpiazzare quelli che erano stati ammazzati.
Nell'immaginaria trincea delle lotte, c'è sempre stato uno che dalle retrovie andava a coprire il posto, ben sapendo che le impronte in cui affondavano i piedi erano quelle di chi era appena morto.
La famosa questione della Battaglia di Stalingrado: un fucile ogni due soldati.

Però io non credo che il coraggio sia una cosa così, che basta pretenderla da sè stessi.
Io credo che dalle retrovie stiano guardando Pollica centinaia di uomini e donne ugualmente democratici, ugualmente ambientalisti e ugualmente critici e coraggiosi.ù

Ma come lo vediamo noi, anche loro vedono la solitudine, l'abbandono, la notizia che non merita neanche l'apertura, il titolo della padania, il presidente del consiglio che si guarda bene dall'aprire bocca sulla faccenda.
E queste sono cose che tolgono il coraggio.
E' per questo che dico che sembra la tecnica della desaparicìon. Che a fare l'oppositore in Cile, in Argentina poteva succedere che di colpo saresti scomparso e nessuno avrebbe più saputo nulla di te.
E su questa paura dell'abbandono, della solitudine, della mancanza di riconoscimento delle tue battaglie, della mancanza della possibilità di Un'ultima lettera del condannato a morte, che si è basata la lotta dei militari alle resistenze latinoamericane.

Perchè una trincea è comunque un posto pieno di gente. Gente in piedi di fianco a te, gente nelle retrovie, gente a cui scrivere nei momenti di pausa, lettere che arrivano da casa.
Adesso, in questo momento, la lotta alla camorra non è una trincea.
A me sembra una capanna su un albero in una palude.
Dove puoi vivere o morire senza che nessuno se ne interessi, senza che nulla cambi, senza che neppure nessuno lo sappia.

E così, mi veniva da dire a Quell'uomo che poneva una domanda così triste, è per questo che chissà se ce ne sarà un altro, di sindaco ambientalista. Mentre ci sono stati altri Gandhi, altri Martin Luther King, altri Falcone.
Perchè il coraggio è sempre una faccenda collettiva.

martedì, settembre 07, 2010



State evitando per un pelo un altro urlo di disperazione pedagogico.
Oggi sono stata due ore ad una riunione con preside, vicaria e assessore per scoprire che 4 dei miei sette piccoli ariani, che nel frattempo sono diventati 20, non potranno partecipare al nostro percorso creativo pomeridiano perchè i bidelli si rifiutano di pulire un'aula in più due volte a settimana.
I bidelli saranno la causa della fine del mondo.

Ma eviterò il mio solito pippotto sul Mondo Perfetto a prospettiva ranocchio.
Eviterò.
Parlando di cazzate.
Io vorrei sapere da qualcuno perchè sono tre notti che sogno acqua.
Questo qualcuno potrebbe anche essere la pissipissibaucologa, che torna domani da due mesi di interminabili ferie.
Ma le 5 di domani sono lontane.
E io stanotte mi sono di nuovo svegliata da un sogno che sembrava new orleans dopo l'uragano Kathrina.
E no, non dovevo fare la pipì.

L'altro ieri notte era proprio un incubo.
C'era questo fiume, e in questo fiume stava morendo di freddo, nuotando ostinatamente controcorrente, con addosso una muta e un berretto di lana, l'omm della tempesta.
E questa è la parte che farà più ridere voi lettori.
Tranne lui. Mi dispiace.
L'omm della tempesta era ridicolissimo e blu dal freddo, e io so che dicevo che bisognava salvarlo ma poi mica lo so se lo salvavamo.
Perchè poi di colpo c'era un fiume impetuoso che sembrava un mare.
E io dovevo arrivare dall'altra parte.
E avevo il signor siberia, in braccio, e saltavo.
E visto che la mia agilità è identica, nella vita e nel sogno, finivo in acqua.
E il signor siberia andava a fondo e io cercavo di prenderlo, e lo prendevo, ma lo tiravo su che era affogato.
E io, di questo, nel sogno ero disperata.
Che non è che non sarei disperata, se il mio gatto affogasse.
Ma la disperazione nel sogno era così tanta, e così insopportabile, che mi sono svegliata che mi sentivo morta.

E quando poi mi sono riaddormentata, so che ho continuato a sognare acqua.
Ma senza particolari, che ancora la mattina, la morte del signor siberia e l'omm della tempesta in muta e berretto di lana erano gli unici ricordi rimasti.

Qualcuno vuole esercitarsi a fare il signor freud?

lunedì, settembre 06, 2010



Berlino.
Berlino è una città fantastica.
E' LA città fantastica.
E' Parigi all'esposizione universale.
E' Roma alla dolce vita, senza romani.
E' Firenze dei Medici.
Ogni epoca ha la sua città perfetta, e Berlino è la città perfetta del 2000.

Vedere Berlino in quattro giorni, neanche Philip Fogg.
Abbiamo lasciato indietro le altalene del Mauer Park, il Pergamon, la colazione crucca a nord, lo zoo, la porta di Brandeburgo e soprattutto chissà quanti, quanti cortili, quante gallerie d'arte, quanti negozietti, quanti artigiani, quanti artisti, quante case occupate, quanti negozi di zuppe, quanti negozi di dolci, quanti concerti, quanti spettacoli.
Abbiamo vissuto tutte le ore possibili, in tutti i luoghi dove i chilometri di asfalto ci permettevano di arrivare.
Berlino è una città faticosa.
E' una città che la sera ti puzzano i piedi, uno questo lo deve sapere.
Berlino è una città che non ha centro, ma una rete di metropolitana così perfetta da illudere il turista di poter arrivare ovunque.
Il che è vero, avendo un anno sabbatico di tempo.

Berlino ha meno macchine in circolazione di Cinisello Balsamo e più alberi del Parco Nazionale dell'Abruzzo.
Berlino ha una pista ciclabile di un milione di chilometri, che ti verrebbe da chiamarla Fausto Coppi Strasse.
Berlino ha rielaborato la propria storia che sembra avere fatto un corso di formazione con Nelson Mandela.
Berlino ha una pulizia non maniacale, che è la mia preferita, e dei momenti di umano cattivo gusto, come le decalcomanie della porta di brandeburgo sui finestrini della metropolitana.
Berlino ha un centro culturale occupato che si chiama Cafè Zapata, che è un posto meraviglioso, pieno di vita, di artisti, di musicisti, di musica, di spazi liberi. Che se uno è di Genova particolarmente gli viene da ridere, e un po' di invidia.

Berlino una casa in centro sono 400 euro di affitto.
E intorno c'è Berlino.
E la birra sono 4 euro al litro, il che è pericolosissimo.
Però non è vero che tutti i tedeschi parlano l'inglese perfetto.
Questa è una leggenda metropolitana.
E il currywurst fa schifo.
Ma il cosciotto di agnello è buonissimo.
E i falafell da habibi sono buoni come quelli del deserto del neghev, che mi sa che non molti lettori sapranno di cosa parlo, ma fidatevi, che sono buonissimi entrambi, e quelli di Habibi a Berlino hanno anche il pregio di non essere colonialisti.

Il museo ebraico è una cosa meravigliosa.
Il museo della ddr è divertentissimo.
Dentro al museo della ddr c'era un vecchietto che si è guardato tutto il tg del '75 seduto sul divano nella ricostruzione della casa tipica della Germania democratica, poi è finito il tg e si è visto una puntata di Derrick.

I berlinesi girano con un carrellino attaccato alla bicicletta con dentro uno, due o tre bambini.
E sembrano avere un sacco di tempo libero.
A Berlino ero così di buon umore, che nel centro culturale zapata ho anche visto un topo e non ho neppure fatto un saltino sul posto.
A Berlino abbiamo trovato una festa rastafari dietro alla east side gallery e abbiamo mangiato un piatto ghanese dietro il murales di Brežnev ed Honecker che si baciano.

Berlino.
Try at home.