giovedì, agosto 27, 2009


Io vorrei che tra i miei lettori, che tanto ne spuntano sempre fuori di nuovi, di sconosciuti, di improbabili, ce ne fosse uno che ieri sera era alla festa dell'umidità (mai come quest'anno, dell'umidità) quando c'era Fini.
Vorrei che ci fosse qualcuno del pd, tra i miei lettori, per potergli chiedere e per farmi spiegare.
Perchè io, ora come ora, ho il disgusto, il vomito, l'attacco di bile e l'herpes da stress, dopo aver visto il video di Fini.

Vorrei che tra i miei lettori ce ne fosse uno che c'era, ieri, perchè vorrei tanto che mi dicesse cosa l'ha trattenuto da alzarsi dalla sedia urlando, quando una minoranza - perchè era una minoranza - del pubblico ha applaudito Fini che sputava per l'ennesima volta sul g8, e lo faceva a Genova.
Perchè la questione è questa.
Non quelli che hanno applaudito.
Quelli che sono stati in silenzio, seduti sulle sedie.
Cosa eravate, sostenitori del Pd?
Imbarazzati?
Intimoriti?
Rispettosi delle istituzioni?
In silenziosa approvazione?
Cosa vi ha impedito dal fischiare, alzarvi ed andarvene?
Siete d'accordo con Fini?
Placcanica, poveretto?
Pensate anche voi che, alla fin fine, è stata legittima difesa?
Che l'uomo che adesso fa il presidente della camera fosse nella caserma di Bolzaneto per caso, nel luglio 2001?
Cosa pensate, veramente, del G8 che vi ha violentato la città otto anni fa?

Io mi ricordo una festa di quando questo partito si chiamava ancora Ds, una festa che ancora ci si poteva andare a mangiare le focaccette di Crevari coi fichi senza vergognarsi.
Mi ricordo una sera che c'era un dibattito con un altro presidente della Camera, Luciano Violante.
Lui, quello che disse che i ragazzi di Salò, poverini e che i carabinieri a Genova, poverini anche loro, dovevano ben farlo rispettare l'ordine pubblico.
Violante, s'intende è del Pd.
Allora io mi ricordo, quella sera, che avevo in mano una cassatina siciliana e passavo davanti al palco per caso, mica ero lì a vedere Violante.
Ma Violante disse in quel momento che i carabinieri a Genova, poverini, in fondo.
Scoppiò un casino.
Gente che urlava, fischi, urla.
Non tutti eh. Ma diciamo una grande minoranza, più o meno la stessa quantità di gente che ieri applaudiva Fini. Moltissimi zitti e fermi. Molti a fischiare.

Allora, lettore del Pd, se ci sei, io vorrei che tu mi spiegassi questo.
Vorrei sapere se ad un comizio si riconoscono quelli del Pd perchè sono quelli, in ogni caso, zitti e fermi.
Zitti e fermi se noi fischiamo Violante, zitti e fermi se quelli di An applaudono Fini.
Oppure vorrei sapere se invece, adesso, se sei del Pd comunque applaudi.
Come nei quiz televisivi, come nei funerali, che da cinque anni a questa parte tutti applaudono al passaggio della bara, mica si è mai fatta questa cosa.
E' questo che fa, l'elettore del Pd? Applaude?
Oppure, ancora, vorrei sapere se siete d'accordo.
Se nel pd è rimasto solo chi nel 2001 era al mare.
Perchè di diessini al g8 ce n'erano. Ce n'erano tanti, sotto mentite spoglie, con i baffi di Groucho Marx, ma c'erano.
Sono tutti dispersi, loro?
Hanno lasciato le focaccette con i fichi, i babà e lo stand dei funghi in mano a quelli che nel 2001 erano al mare e che adesso annuiscono davanti a Fini, per niente imbarazzati dall'essere seduti di fianco ad una sostenitrice di AN?

Io vorrei veramente, anonimo lettore, che tu mi spiegassi.
Perchè sui vertici, del pd, io ci ho messo una pietra sopra da tempo.
Ci avrei messo un masso di quelli da willy coyote, non ce l'avevo, ci ho messo una pietra.
Ma la base.
I vecchietti.
Quelli dello spi.
I portuali.
Gli operai di Cornigliano, quelli vecchi.
Mi dispiaceva.
Dicevo Lo fanno per abitudine, che si vota il Partito, anche se poi magari non sono d'accordo.
Invece mi sa che è finita anche la base.
Fagocitata dai ritmi e dai tempi televisivi, dal leaderismo, dall'applauso all'uscita della bara.

Sono depressa e incazzata.
Perchè già è il marcio pensare che 5 italiani su 10 siano di destra.
Ma se dei rimanenti, 3 su 5 applaudono Fini.
Altro che la muffa.
Rimaniamo in 2.
A ballare l'alligalli.

mercoledì, agosto 26, 2009



SOGNO

Vincevo mille milioni all'enalotto.
Chiamavo l'Anonima Sequestri sarda e dicevo che davo tutti i soldi di cui avevano bisogno per comprare tutti i terreni in Sardegna, in cambio della garanzia che non li avrebbero inquinati.
L'Anonima Sequestri comprava i terreni.
Io andavo in televisione e dicevo "Tiè - proprio così: tiè - non solo ho usato i soldi per una cosa carina, ma adesso non ho neanche più paura che mi rapiscano, perchè non ne hanno bisogno".


...Attività Onirica Awards 2009.

lunedì, agosto 24, 2009



Se avessi scritto stamattina, sarebbe stato un post tutto miele e felicità, dopo un mese di cuore buttato oltre l'ostacolo, di quattromila chilometri di viaggio, di una settimana di gioia casalinga, che per due come me e l'omm della tempesta vuol dire tanto, è il nostro corso di sopravvivenza.
Modulo uno: lo sopporterai alla grigliata di varesotti?
Modulo due: vi sopporterete, stanchi, al giovedi sera?
Modulo tre: ti sopporterà che non cucini se non hai le cipolle?
Due come noi, la routine quotidiana li terrorizza che neanche le sanguisughe nel letto.


E invece tutto bene, tanto che se avessi scritto stamattina mi avreste odiata, sareste rimasti appiccicati alla tastiera per il fiume di melassa e dolcezza, sarei stata l'ameliamonti dei blog.
Per fortuna c'è stata la pausa pranzo, così che tutto sia potuto tornare nell'insopportabile routine d'insofferenza e io adesso possa scrivere con l'adeguato nervoso da rientro e la giusta percentuale di recriminazione.
Così che io possa rendere pepato questo post, alzandone l'audience.
Sono tornata a casa dopo praticamente un mese, eccezion fatta per un veloce salto abbronzato durato meno di tre ore.
Ci sono delle volte che tornare a casa è veramente la cosa più bella del mondo, io oggi era così, perchè sapevo che la casa era vuota, pulita, silenziosa. Con la mia doccia, la mia maschera per i capelli, le mie creme, i miei vestiti puliti, quelli che non vedevo da più di un mese, i Vestiti Scartati, i Vestiti Oliver Twist.
Risalivo il vicolo senza neanche il fiatone da zaino, pregustando il riso pilaf che mi aspettava sulla mensola, ma soprattutto la doccia.


Adesso lo so che, visti i toni, vi aspettate il Grande Disastro. Tipo, non so, io che entro in vico dolcezza e trovo scarafaggi, topi, cavallette, frigo sbrinato, fogne esplose.
No, niente di tutto questo, spiacente per l'audience.
Però ho trovato la sabbia del gatto sparsa ovunque (e il gatto è in vacanza).
Lo yogurth marcio in frigo
Il ribes semovente
Il formaggio verde
Queste non sono cose che uno arriva e dice A-mehaie, ben tornata a casa.
Queste sono cose che una le viene in mente che non è trent'anni l'età per il conquilinaggio.
Che c'è un'età dove sopporti a malapena le tue imperfezioni, ben poco quelle di un compagno, per niente quelle altrui.
Queste sono cose che per cinque minuti ho pensato a vendette tipo Paolino Paperino e Anacleto Mitraglia.
Poi ho fatto un respiro profondo, una doccia calda, una maschera ai capelli.
Poi mi sono pesata e, nonostante un mese di vita debosciata, ho scoperto che non avevo ripreso un grammo.
I gelati spagnoli, evidentemente, non ingrassano.
Poi ho mangiato il mio riso pilaf leggendo Q.
Allora lì, la vita ha ricominciato a sorridermi.
A- mehaie, ben tornata a casa.
Nonostante i chilometri che separano la tua vita dalla sua versione ideale.


Ma a chiudere in bellezza, la ciliegina sulla torta dell'insofferenza, non poteva mancare una telefonata con l'omm della tempesta in versione Isaia, in versione rana nel pozzo (problema: una rana passa un mese a risalire passettino per passettino nel pozzo delle difficoltà. Appena termina il mese, ecco che tutto torna come prima e la rana ripiomba nell'acqua gelida dell'inconcludenza. Quanto tempo impiegherà la rana a capire di averne i coglioni pieni del pozzo, delle difficoltà e anche dei passettini?).
Così sono tornata in arci.
A-mehaie, ben tornata al lavoro.
Per il resto c'è da aspettare il pozzo.
E il pendolo.






giovedì, agosto 20, 2009


Il corpo e le regole

BERLINO - Sì, ha la voce da uomo. Sì, corre da uomo. Sì, è piatta, e i capelli hanno un taglio militare.
Sì, più boy che girl. Sì, il sorriso le si illumina solo quando parla del pallone, il suo gioco preferito. Si, è un po' confusa, e timida, quando parla. Ma Caster Semenya, diciottenne sudafricana ha il diritto di essere quello che lei sceglie.

Viene da una famiglia povera, "siamo 5 o 6 fratelli", nessuno la conosceva, si è segnalata con un ottimo tempo in uno dei meeting meno importanti, alle Mauritius, e i suoi cromosomi non danno certezza sull'identità sessuale. Non è la prima volta che capita nello sport. E non è uno scandalo.
Anche le Olimpiadi si sono aperte al transgender, purché vivano in paesi che ammettano il cambio di identità sessuale e che risulti sul documento d'identità. Si può scegliere cosa essere, se la natura non è stata troppo chiara. Non è questione di sembrare uomo o donna, ma di cosa ci si sente.
Quello che è brutto è il voyeurismo, sono le battute grevi, i sottintesi veramente da stadio. E anche il fatto che la federazione internazionale non abbia affrontato il caso prima, come nel caso delle protesi artificiali di Oscar Pistorius si lascia che il tempo consumi dubbi e incertezze (è un uomo o un robot?) invece di andare a una verifica e dare una risposta. Caster Semenya ha corso la finale degli 800 e l'ha vinta.

Ma Caster non si è improvvisamente operata, né ha scoperto solo a Berlino di essere la persona che è.

Anche in Sudafrica i suoi cromosomi erano gli stessi. La Iaaf ha paura di eventuali vertenze legali e aspetta altri esami prima di dare il suo verdetto. Quindi ha lasciato correre, in tutti i sensi. Magari a Natale sapremo che Caster sarà squalificata. E che la gara vista ieri è falsata. E' troppo chiedere a chi organizza il mondiale e a chi porta l'atleta di scegliere prima? E di fare le opportune verifiche con discrezione, senza fare di una ragazza/o una freak da circo?
L'importante è che non si ritorni al '36 quando Dora Ratjen, saltatrice in alto tedesca partecipò ai Giochi (senza vincere), due anni dopo si scoprì che aveva genitali maschili. Venne bandita, dopo la guerra diventò Hermann Ratjen, sostenendo di esser stata costretta dal partito nazista a fingersi donna.
Tocca a Caster correre con chi si sente e alla Iaaf di dire in tempo se è lecito.
Ma non agli altri di giudicare che è una brutta donna.
(Emanuela Audisio sul giornale borghese di oggi. Quando ce vo', ce vo'!)

mercoledì, agosto 19, 2009

Sono in trasferta.
Vi scrivo da Boscolandia, ancora abbronzata dal mio viaggio in Croazia che poi era la Galizia, che poi erano le Asturie, ma anche i Paesi Baschi e quelli Catari.
Ho un sacco di cose da raccontarvi, io e l'omm della tempesta abbiamo fotografato tutti i cieli macinati in quattomila chilometri, e sono cieli che rendono l'idea del viaggio.
Se riesco, già che sono in trasferta, li uso per un diario onlain e poi ve lo linco.

C'è, a dir la verità, che questa settimana io dovrei scrivere uno spettacolo teatrale per bambini, altro che diario on lain.
Io e la mia agenda bislacca, i miei impegni assurdi.
Ogni tanto penso che magari anche Walt Disney aveva una moleskine con scritto "entro dopodomani inventa Pippo".
Questo pensiero mi rincuora un po', anche se si, si, Walt Disney era un porco maccartista.
E sicuramente, a differenza di me, non lasciava la sua agenda sul 34/, dannazione.

Io, comunque, ho tre giorni per scrivere questo spettacolo teatrale, che è già in preprogramma come se esistesse già, come se Ooooh, quante volte l'abbiamo già provato, questo spettacolo.
Invece no, ho scritto 40 righe, e neanche mi piacciono troppo. Ho tre giorni per dare coerenza ad una storia di tre bambini che vanno sulla Luna.
E invece sono qui che scrivo il blog per tentare di disincastrarmi il crampo dello scrittore, di sciogliere il blocco della fantasia.
Entro venerdi inventa Paperoga.

L'omm della tempesta, all'altra scrivania, ha finito di lavorare e sta rimettendo le sue cacche secche di tasso nelle apposite scatoline.
Ci attende il caldo umido di Boscolandia, fuori da questa aria condizionata.
La buona notizia è che fa troppo caldo per le zanzare.
La seconda buona notizia è che questa è la terza settimana che stiamo insieme venticinque ore al giorno e ci amiamo ancora.
La terza buona notizia è che qui si sente RadioPopolare.
Adesso andiamo ad inventarci una cena.
E magari domani le cacche di tasso saranno la mia ispirazione.

mercoledì, agosto 05, 2009



Macineremo chilometri come la peppina con i chicchi di caffè.
La mèta è, neanche a dirlo, Finisterre. Per il nome, per il posto, perchè vuoi non arrivarci, a finisterre?
Quanti chilometri sono non ve lo dico neppure.
Se volete, guardate su gugolmeps, che io ogni volta penso Osantodio, non ce la faremo mai.
Nel bagagliaio mettiamo tutto il manuale delle giovani marmotte.
Ci sono cose che io, prima di conoscere l'omm della tempesta, neanche sapevo che esistessero.
Tipo la doccia solare.
Che non è come il lettino abbronzante dell'estetista ma in piedi. Quello lo conoscevo.
La doccia solare che dice l'omm della tempesta è una sacca nera che l'appendi ad un albero e ti fai la doccia più o meno calda, perchè la sacca nera ha scaldato l'acqua al sole.
Tu pensa.
Voglio comprare anche un'amaca. Ne ho vista una rossarancione da dechatlon che mi dice Comprami Comprami Mangiami Mangiami e poi Appendimi a due alberi per svaccare la sera con un libro, lasciando i chilometri macinati a mezzo metro da terra.
L'omm della tempesta, poi, deve comprare una pompa elettrica per gonfiare il materassino che salverà le nostre schiene dalla morte certa. La puoi usare anche come phon, mi ha detto per convincermi.

Abbiamo le borracce, abbiamo le torce a manovella, abbiamo i sacchiapelo che si uniscono e diventano matrimoniali, abbiamo una twingo che bisogna convincerla con dolcezza a portarci fino a Finisterre, abbiamo una decina di cartine stradali, le mappe dei campeggi.
Abbiamo una voglia di partire che la metà basta.
Abbiamo un appuntamento volante da qualche parte tra Santander e Pau con Paolino e la Pacefortissima che fanno più o meno lo stesso giro Lombardia-Atlantico-Lombardia.
Ho un libro a metà che devo tentare di finire prima della partenza, per non portarmi dietro il peso inutile di 400 pagine, di cui 250 già lette.
Ho un quadernino meraviglioso che si riempirà di tracce di viaggio.
Abbiamo delle compilation deficienti che si chiamano Che sturia, l'Asturia.
Abbiamo una macchina fotografica nuova, che a questo servono i compleanni ad agosto.
Abbiamo i pirenei, l'atlantico, i minatori, le rivolte, il sidro, i fiumi e le plazas de toros tutte lì per noi.
Abbiamo ottocento euro in due, tutto compreso.
Abbiamo la guida spirituale di Guido Arpaia, perchè ogni viaggio ha il suo libro, ed ogni libro il suo viaggio.
Abbiamo, finalmente, due favolose settimane di ferie.

lunedì, agosto 03, 2009



E il week end prima della partenza abbiamo deciso che la Croazia non faceva per noi.
30 km di coda fuori Trieste, una marea di amici e conoscenti con biglietti per Spalato, Zara, Zagabria, i giornali che dicono Croazia: la meta dell'anno.

No, non andrò a litigare per una piazzola per la tenda con una famiglia di Ancona, non sgomiterò al supermercato con una coppia di Quartoggiaro, non rimarrò abbracciata sul lungomare di Zara mentre dietro di me cantano Ollelle Ollallà faccela vedè faccela toccà.

Ho usato tutto il mio lunedi pomeriggio per cercare un'alternativa che rispondesse a non pochi requisiti: che ci si potesse andare senza passaporto ( il mio me l'hanno rubato a Barcellona), che non fosse calda (io e l'omm della tempesta facciamo 60 di pressione massima in due ), che non fosse cara (lui gli scade il contratto, io non l'ho mai firmato), che ci si potesse andare e tornare in 12 giorni (non uno di più), che non fosse in italia (ollellè ollallà).

Qualsiasi ipotesi vi stia venendo in mente ora, leggendo, noi l'abbiamo scartata.
Costi, chilometri, folla, afa.
Poi, finalmente, ci siamo ricordati che c'è un viaggio che tutti e due vogliamo fare da una vita.
Galizia e Asturie.
Che c'è l'atlantico, che salva la nostra pressione bassa.
Che i chilometri sono tanti, ma utrecht era peggio.
Che, soprattutto, nelle Asturie ci hanno fatto la rivoluzione delle Asturie e io è tutta la vita che voglio andarle a vedere, queste Asturie dei minatori.
Molto di più non so.
No, so che ci abita Sepulveda.
Che c'è Santiago de Compostela, e noi non ci andremo.
E che nelle Asturie d'inverno fa freddissimo.
Ma lasciatemi ancora due ore di lavoro e poi scappo da feltrinelli a vedere quali meraviglie ci offrono di compagni minatori, per questo agosto che sembra bruco e invece è meravigliosamente farfalla.