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lunedì, maggio 30, 2011
mercoledì, aprile 13, 2011

Così io avevo dei biglietti in mano per andare a fare una settimana di volontariato con l'arci a Lampedusa, e volevo raccontarvelo qui.
Poi è successa una cosa più grande. Anzi, due cose più grandi, ma qui parliamo solo della cosa grande del gatto signor siberia.
La cosa grande del gatto Signor Siberia è che quasi muore.
Lunedi notte aveva una vescica che era un palla medica e si lamentava troppo anche per essere un maschio.
E così l'abbiamo portato di corsa dal Veterinario Burbero che gli ha datto un'occhiata e ha commentato Ancora cinque ore ed era morto.
Così ci ha messo subito nella condizione psicologica giusta per osservare tutti i tentativi di sturameto - di cui tutti i primi assolutamente inutili - fino a quello definitivo, che ce l'ha salvato.
Salvato momentaneamente, come ci ha tenuto subito a sottolineare il Veterinario Burbero - che poi è anche il Mago della vescica - perchè bisogna anocra vedere se i reni hanno retto.
E così, riportato a casa il gatto signor siberia, addormentato, cataterizzato e con un collare che sembra La Voce del padrone ma con il cane dentro al grammofono, ho deciso che io non ci andavo, a Lampedusa.
E anche Quell'uomo non sapeva se andare, ma non aveva senso.
Intanto perchè andavamo tutti e due - tanto io, se c'è da farsi il culo in una situazione di merda sono felice come una cubista all'Hollywood - ma era soprattutto una cosa sua.
Poi perchè quello uomo è un 2G, come si dice.
Una seconda generazione. Nato qui da una famiglia tunisina, del primo tipo di emigrazione, l'emigrazione borghese di quarant'anni fa. Ma i 2G, sociologicamente, hanno questo. Un'empatia nei confronti del fenomeno migratorio, ben diversa da quelle delle Prime Generazioni. Quelle che, una volta stabilizzate, subito si fanno razziste. Come i calabresi leghisti, a Milano. Come i russi antipalestinesi, a Tel a viv. Come gli italiani che ce l'hanno con i cinesi, i russi, i sudamericani e i polacchi, a New York.
E allora, il mio 2G, che non solo è un seconda generazione, ma è il seconda generazione con il cuore più grande del mondo, da quando sono iniziati gli sbarchi, vuole andare giù a dare una mano.
Doveva essere una cosa che facevamo insieme.
E adesso che è appena partito, che non sarà neanche ancora sul Volabus, a quest'ora, ma, insomma,è partito.
Adesso che è partito a me dispiace tanto che non ci sono anche io, su quel Volabus, e non sarò a Lampedusa a scrivere questo blog da lì, a cercare di raccontarvi tutto quello che non ci dicono.
Mi dispiace ma penso che le Cose Grandi hanno la priorità, anche quando le Cose Grandi non ne parla il telegiornale.
Io, a casa, ho adesso delle Cose Grandi che non ne parla nessun telegiornale, ma io mi sento che ho da stare qui.
A salvare il signor siberia, intanto, che questa mattina alle 6, quando sono andata a vedere come stava, si è accoccolato sulle mie gambe, appoggiando solo la testa dentro all'imbuto e le zampe anteriori.
Ed è stato lì a tenermi stretta con le zampe.
Perchè lui, sul letto, nella notte, non c'era salito, anche se voleva le coccole, perchè in qualche modo lo sapeva che avrebbe fatto la pipì sul letto, e non ha voluto disturbarci.
Allora io mi dico che se un quadrupede di pelo può avere tutta questa attenzione, e se poi il quadrupede di pelo l'hai salvato due anni fa -nato il 25 aprile, trovato il 3 maggio. magro come un alpino tornato a piedi dalla russia - e lui ti ha scelto, se un quadrupede di pelo è una Cosa Grande di cui hai deciso di prendersi cura, rimanere qui era l'unica cosa che mi andava di fare.
E quell'uomo lì mi racconterà tutto al telefono, e io cercherò di scriverlo qui, a testimonianza indiretta.
E quindi, così, mi ritrovo a scrivere dopo tutto questo tempo, che volevo farlo parlandovi di pratiche di resistenza attiva, e mi trovo a parlarvi della pipì di gatto.
Però fidatevi, che ci sono delle volte in cui una bella testimonianza di Resistenza diventa prendersi cura di quelli che sono nati al 25 di aprile.
venerdì, dicembre 03, 2010

Ho pensato che era la serata giusta per fare un po' di breve e sana controinformazione politica.
Così vi lascio questi pochi dati laconici e depressivi che ho scoperto nel corso di una riunione altrettanto depressiva in cui si dichiarava che la crisi è più forte di noi.
Non si sono cazzi e non ci sono slogan.
Quando un'associazione sociale e culturale incontra una crisi mondiale, l'associazione sociale e culturale è un'associazione morta.
No, non morta.
Fate le corna.
Ma in grossa difficoltà si.
Così, in questa riunione in cui si evocavano i fantasmi dello stipendio di solidarietà e della riduzione delle ore, ho scoperto questi dati.
Nel 1996, Livia Turco ministro, il welfare nazionale aveva un finanziamento annuale di 4 miliardi di euro.
4 miliardi.
Nella finanziaria 2010 la spesa per il welfare è zero.
Zero.
E questa non è la crisi.
Non solo, almeno.
E' un progetto sociale.
E' la teoria del Ministro Sacconi, per il quale il wefare deve scomparire, riducendosi ad una serie di fondazioni ed enti che sostengano l'indigenza con i pasti caldi e i vestiti di seconda mano.
Un progetto alla Dickens.
Delle conseguenze non credo neanche che ci sia bisogno di dire.
Nel senso che può voler dire di tutto.
Vuol dire tagli all'handicap, all'infanzia, ai consultori, agli abusi, al servizio pubblico, agli asili, al sostegno ai migranti.
Nessuno escluso.
Non pensate che non vi riguardi.
Anche se non vi ho citato nell'elenco.
Se vostro figlio è in classe con un bambino con difficoltà comportamentali, pensate che il taglio agli insegnanti di sostegno, non riguardi anche voi?
Se i migranti non hanno sportelli dove andare ad informarsi sui loro diritti, e questo li rende clandestini e quindi precari e quindi ricattabili. Se questo vuol dire che lavoreranno per pochi spiccioli, pensate che non vi riguardi? Che non influenzi il mercato di lavoro?
Se i posti al nido non bastano, non vi riguarda?
Se chiudono i consultori, non vi riguarda? Sicuri, che non vi riguarderà mai?
Io ho parlato con degli insegnanti, ieri.
Che vivono nell'indigenza della scuola italiana e quando spieghi le cause, i tagli, le conseguenze, cascano dal pero.
Come se non li riguardasse.
Come se fossero solo affari degli altri.
Come se fosse una condanna, quella di lavorare di merda, come se fosse il destino dell'insegnante.
Io prima mi incazzo.
Poi provo a spiegare.
Poi me ne vado ribollendo.
E alla fine mi dico che, come al solito, a noi ci ha fottuti il Senso di colpa della Chiesa Cattolica.
Che viviamo di merda per colpa degli altri ma non riusciamo a capirlo perchè, in fondo in fondo, siamo sempre convinti che la colpa sia nostra.
domenica, novembre 14, 2010

Torno a scrivere, finalmente.
Casa da sola, freddo maiale, newsletter del circolo Luogo dell'anima scritta, gatti sfamati.
Torno a scrivere sull'onda delle fotografie del Popolo delle Primarie di Milano.
Le avete viste, le foto? Sono meravigliose.
Se una è cresciuta a pane, costituzione ed esercizio della democrazia, sono foto bellissime.
Io penso che le primarie siano l'unica cosa bella che abbia fatto il Pd.
E il fatto che sia una cosa bella, lo dimostra il fatto che tutte le volte che il Pd va alle Primarie, il candidato del Pd perde.
Non è nel destino del Pd, fare una cosa bella, rinvigorente e democratica.
Io scrivo, ma mica lo so se ha vinto Pisapia, a Milano.
Io ci spero, che Boeri è troppo bello e troppo architetto per essere un candidato di sinistra.
E poi è il candidato del Pd.
Se c'è una cosa che è riuscito a fare il Pd, è stato creare un immediato scetticismo negli elettori di sinistra: se è candidato uno del Pd, allora ci deve essere per forza qualcuno più a sinistra.
Segna il limite, il pd.
La linea è: si vota alla sua sinistra.
E' come una bottiglia d'acqua quando hai perso il misurino e devi fare una torta con la giusta quantità di latte.
Usi la bottiglia per misurare 250 cc, mica l'acqua che conteneva.
Il Pd è uguale.
Le primarie le può fare solo il Pd. Che nessun altro ha ancora una simile macchina organizzativa e una presenza capillare.
Il Pd organizza le primarie, noi ci andiamo e votiamo a sinistra del loro candidato.
Se la vedete da questa prospettiva, è divertente.
E' come farsi passare il compito di greco dal compagno secchione e prendere un voto più alto di lui.
Io spero che vinca Pisapia.
E che a quel punto non si giochi al pallone è mio e se l'attaccante è Pisapia, allora me lo porto via.
Io spero che Pisapia sia il candidato sindaco di tutto il centro sinistra.
E se a Letta non gli sta bene, che si impicchi.
Che fondi il partito del cilicio con la Binetti.
Che vada con Rutelli.
Il quale andrà con Casini.
Che a sua volta andrà con Fini.
Che Letta vada con Fini, ma che almeno non ci porti con sè.
Io con Fini non ci vado, e quelle persone dalla faccia veramente milanese, come la signora cinese tutta sorridente che si vedono nelle foto ai seggi di Milano, non ci vogliono andare neanche loro.
Sono lì a dimostrarlo.
Sono lì a dire che c'è bisogno di sinistra.
Io mi trovo a ringraziarlo, il Pd, per questa faccenda delle Primarie.
Anche se ci fanno pagare 2 € per ricordargli che siamo di sinistra.
Io li pago felice 2 € se serve a dare uno schiaffo morale a quel cretino di Letta.
E a tutti quelli che dicono che al centro si vince.
Ai nati vecchi.
A quelli che parlano come Napolitano ma hanno 40 anni.
A quelli del Pd che pensano che comunque gli zingari rubano.
A quelli del Pd che pensano che, comunque, il fine è la crescita economica e la produzione.
A quelli del Pd che si vergognano di essere stati comunisti. E che dicono che, insomma, i Cpt, se sono clandestini...
Se io fossi di Milano.
2 € al Pd per dire che il Pd è uno schifo, glieli davo tutti.
Cosa sono 2€ davanti all'ennesima conferma che il popolo è sempre, sempre più avanti della propria classe dirigente?
Anche se vincesse Boeri.
E io scommetto che non vince.
Ma anche se vincesse, il 45% degli elettori avrebbe dato 2€ al Pd per dichiarare di essere più a sinistra dei propri rappresentati.
Dopo è un po' dura continuare a sostenere che è al centro, che si vince.
venerdì, settembre 10, 2010

Che storia bruttissima, questa del sindaco di Pollica.
Ovviamente perchè l'hanno ammazzato.
Poi perchè l'hanno ammazzato senza preavvisi, senza minacce. Che a me ha ricordato la politica della desaparecìon. Perchè se si inizia a pensare che può bastare un no ad un albergo sulla costa, una tassa sui rifiuti, una lotta al pizzo per essere uccisi da un giorno all'altro, chi riesce più a muoversi, a fare qualcosa?
Poi, ancora, perchè nella gerarchia delle notizie è stata la seconda, la terza in ordine di importanza, dopo il discorso di Fini, le minacce di Bossi.
E per il titolo della Padania, che diceva Ucciso il sindaco "leghista". Io, pensare che mi ammazzano e la padania titola che hanno ucciso una leghista, mi dà più l'orticaria dell'idea di morire.
E la solitudine, che emerge fortissima da questa storia.
E le richieste banalmente democratiche che l'hanno portato a morire.
Ma soprattutto perchè quando poi finisci per parlarne a cena, succede che Quell'uomo mi dica E adesso, chi ce l'avrà più il coraggio di fare il sindaco nelle zone di camorra, se non è colluso e corrotto?
E a me è venuto da pensare che c'è sempre stata una generazione successiva di eroi - se di eroi vogliamo parlare, nonostante lo svuotamento del concetto che ne è stato fatto dai giornalisti e dai politici- a rimpiazzare quelli che erano stati ammazzati.
Nell'immaginaria trincea delle lotte, c'è sempre stato uno che dalle retrovie andava a coprire il posto, ben sapendo che le impronte in cui affondavano i piedi erano quelle di chi era appena morto.
La famosa questione della Battaglia di Stalingrado: un fucile ogni due soldati.
Però io non credo che il coraggio sia una cosa così, che basta pretenderla da sè stessi.
Io credo che dalle retrovie stiano guardando Pollica centinaia di uomini e donne ugualmente democratici, ugualmente ambientalisti e ugualmente critici e coraggiosi.ù
Ma come lo vediamo noi, anche loro vedono la solitudine, l'abbandono, la notizia che non merita neanche l'apertura, il titolo della padania, il presidente del consiglio che si guarda bene dall'aprire bocca sulla faccenda.
E queste sono cose che tolgono il coraggio.
E' per questo che dico che sembra la tecnica della desaparicìon. Che a fare l'oppositore in Cile, in Argentina poteva succedere che di colpo saresti scomparso e nessuno avrebbe più saputo nulla di te.
E su questa paura dell'abbandono, della solitudine, della mancanza di riconoscimento delle tue battaglie, della mancanza della possibilità di Un'ultima lettera del condannato a morte, che si è basata la lotta dei militari alle resistenze latinoamericane.
Perchè una trincea è comunque un posto pieno di gente. Gente in piedi di fianco a te, gente nelle retrovie, gente a cui scrivere nei momenti di pausa, lettere che arrivano da casa.
Adesso, in questo momento, la lotta alla camorra non è una trincea.
A me sembra una capanna su un albero in una palude.
Dove puoi vivere o morire senza che nessuno se ne interessi, senza che nulla cambi, senza che neppure nessuno lo sappia.
E così, mi veniva da dire a Quell'uomo che poneva una domanda così triste, è per questo che chissà se ce ne sarà un altro, di sindaco ambientalista. Mentre ci sono stati altri Gandhi, altri Martin Luther King, altri Falcone.
Perchè il coraggio è sempre una faccenda collettiva.
lunedì, agosto 30, 2010
giovedì, agosto 05, 2010
mercoledì, luglio 28, 2010

Non c'è niente come una casa nel delirio per farti sentire in colpa a scrivere il post della pausa pranzo.
Potrei usare i tre quarti d'ora che mancano all'equipe per fare un sacco di cose utili: fare scatole degli Oggetti del Paradiso, avere il coraggio di aprire il Baule dell'Ignoto, fare una prima selezione delle cose che navigano tra i ripiani della camera per permettere a Quell'uomo di fare la seconda, la Definitiva.
E invece mangio semola di cus cus unito all'avanzo delle seppie e piselli di ieri sera mentre i due gatti si scannano sulle sedie ai loro ultimi giorni di vita.
Le sedie, non i gatti.
Potrei usare i tre quarti d'ora che mancano all'equipe per fare un sacco di cose utili: fare scatole degli Oggetti del Paradiso, avere il coraggio di aprire il Baule dell'Ignoto, fare una prima selezione delle cose che navigano tra i ripiani della camera per permettere a Quell'uomo di fare la seconda, la Definitiva.
E invece mangio semola di cus cus unito all'avanzo delle seppie e piselli di ieri sera mentre i due gatti si scannano sulle sedie ai loro ultimi giorni di vita.
Le sedie, non i gatti.
Ci sarà un momento che guarderò il calendario e dirò Ma come abbiamo fatto ad arrivare a fine agosto con ancora tutte queste cose da fare?
E sarà in quel momento che mi ricorderete della semola di cus cus davanti al post di oggi.
E' un periodo che quando trovo il tempo di aprire la pagine bianche del post, penso che dovrei scrivere di sociale e di politica, ma poi non mi viene, dopo tutto questo narrare di pulci, scatoloni e sentimenti.
Però sappiate che rispondo alla carenza buttando ami con attaccati succulenti vermi politici ad ogni sconosciuto possibile. Vis à vis.
Ieri, per esempio, al baretto del parco di un luogo sconosciuto ai più sulla Salerno-Serravalle, uscita Busalla, sono riuscita a fare passare con la settantenne che mi stava scaldando il toast per pranzo che:
E' un periodo che quando trovo il tempo di aprire la pagine bianche del post, penso che dovrei scrivere di sociale e di politica, ma poi non mi viene, dopo tutto questo narrare di pulci, scatoloni e sentimenti.
Però sappiate che rispondo alla carenza buttando ami con attaccati succulenti vermi politici ad ogni sconosciuto possibile. Vis à vis.
Ieri, per esempio, al baretto del parco di un luogo sconosciuto ai più sulla Salerno-Serravalle, uscita Busalla, sono riuscita a fare passare con la settantenne che mi stava scaldando il toast per pranzo che:
- è facile lamentarsi dei politici, ma ha visto che buonauscita prende l'amministratore delegato della BP? E poi ci vengono a dire che il privato è meglio del pubblico.
- certo che è dura essere ancora dietro ad un bancone di un bar a settantanni, ma pensi agli operai della fiat, che adesso delocalizzano le fabbriche. Con tutte le sovvenzioni statali che ha sempre preso la Fiat. Hanno sempre fatto così, signora, sono nazionalisti solo quando fa comodo a loro.
- Mi dà una bottiglietta d'acqua gasata? Con tutto che di solito l'acqua me la porto, eh. Ma oggi non ho neanche il pranzo. Però certo che l'acqua è giusto che sia di tutti, no? Infatti ha visto la raccolta firme per il referendum? E' importante, il referendum.
Ecco, così.
Porta a porta.
Nel senso A.V., Avanti Vespa.
Porta a porta come quando si consegnava l'Unità.
Non sarà un lavoro di massa, ma funziona. Perchè poi la gente ragiona, eh. Che la gente sia stupida non è una tesi nostra, è una tesi loro. Bisogna ricordarselo.
Io ho delle categorie preferite con cui fare politica ad personam.
I tassisti e quelli che attaccano bottone per primi. E le commesse delle catene in franchising, se il negozio è vuoto.
Non sarà un gramsciano lavoro di massa, ma dovete provarci: è molto più divertente che parlare del tempo.
venerdì, luglio 09, 2010
lunedì, luglio 05, 2010

Io credo che mi arrendo.
Riepilogo: due disinfestazioni con lo zyklon b della bayer, con me stessa medesima generale delle forze armate.
Una pulizia generale ed etnica, Generale Cenerentola, con repellenti e alcool.
Due fumogeni - uno tirato dal Generale Mac Chrystal e uno dalla Memoria del 30 giugno.
Tre settimane senza un gatto nè un umano per sfamarsi.
E sono vive.
Vive, vegete e numerose.
Sono entrata con il mio vestito di scena, la tuta da imbianchino usa e getta, e sono stata come al solito ricoperta da questi adorabili esseri del Signore.
Costantino, l'Uomo delle Pulci, dice che a questo punto si arrende anche lui.
Io emigrerei anche subito, che tanto ormai non mi ricordo quasi più la strada di casa, ma la questione è Come portare via le mie cose?
Intanto Come portare via le mie cose e non le pulci?
Ma anche Come stare dentro casa senza essere divorata? Perchè la tuta da imbianchino rende visibile il nemico, ma non previene dai morsi.
E se qualcuno di voi ha fatto un trasloco a luglio, nella sua vita, sa che inscatolare libri con addosso tre strati di vestiti, guanti e cappello non è consigliato dalla bibbia di Gondrand.
Io di traslochi a luglio ne ho fatti parecchi.
Il più famoso, in questo periodo di 9 anni fa, ad una settimana dal G8.
Allora, mi dico, le pulci non possono essere peggio del luglio 2001.
Non c'è stato niente di peggio del luglio del 2001.
La vivo così.
Tipo come se avessi casa in zona rossa e non potessi tornarci.
Ho una tuta bianca, ho degli esseri merdosi che occupano casa mia, ho un padrone di casa ignavo, sono tutta piena di ponfi e graffi ( i graffi sono miei, ma guai a voi se dite che è come la storia della molotov).
Insomma, è come sempre una grande metafora.
Il Signore delle pulci mi ha detto che una soluzione potrebbe essere quella di innondare il pavimento con una sostanza bianca e velenosa.
C'è un attrezzo apposta, per farlo.
Non so, facciamo che ci penso.
Detto fra noi, mi ricorda decisamente troppo un estintore.
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la Casa n° Quattordici,
Radio Nessie
martedì, giugno 29, 2010
Cenerentola come il Generale McChrystal.
L'operazione Detersivo storm ha fallito su tutta la linea.
Le pulci sono vive.
Il Disinfestatore capo dice che a questo punto l'ipotesi più credibile è che ci sia un'infestazione dall'esterno.
Lo dicevano, i niomi, che dell'Esterno non ci si può fidare.
Io, ieri pomeriggio, ho azzardato una visita in casa mia per salvare almeno i vestiti che marcivano piano piano in lavatrice.
Per farlo, mi sono comprata una tuta usa e getta da imbianchino e mi sono coperta i piedi con due sacchetti di plastica.
La figlia di Grissom e dell'Omino Michelin.
Le pulci hanno iniziato a risalire le gambe che sembrava giochi senza frontiere del micromondo, ma mi sono salvata da morsi e punture grazie al doppio strato.
Io, come facciano gli entomologi ad amare gli insetti, è il quarto mistero della fede.
Ho fatto andare la lavatrice e intanto ho perlustrato casa.
Le pulci sono inequivocabilmente vive e dappertutto.
Potere del detersivo, Cenerentola capo delle forze armate, sto cazzo.
L'ho manlevata dall'incarico subito, senza neanche il tempo di un'intervista a Rolling Stones.
Attualmente, il capo dell'esercito è una borsa di plastica ermetica con scritto sopra La mia amico.
L'ho comprata dai cinesi, è la mia arma del trasloco quotidiano.
Oggi, alle quattro, tornano i disinfestatori e cercano l'origine dell'infestazione.
Io scommetto sul cavedio.
Ma scommetto dal pianerottolo.
Poi, quando loro ci capiscono qualcosa, vediamo che fare.
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Radio Nessie
mercoledì, giugno 16, 2010

ULTIMA RIMA PER I GRANDI.
SCONGIURO CONTRO IL NAZISMO FUTURO
Gli abbiamo detto che la rabbia non è bene
Bisogna vincerla, bisogna fare pace
Ma che essere cattivi poi conviene
Più si grida, più si offende e più si piace
Gli abbiamo detto che bisogna andare a scuola
E che la scuola com'è non serve a niente
Gli abbiamo detto che la legge è una sola
Ma che le scappatoie sono tante
Gli abbiamo detto che tutto è intorno a loro
La vita è adesso, basta allungar la mano
Gli abbiamo detto che non c'è più lavoro
E quella mano la allungheranno invano
Gli abbiamo detto che se hai un capo griffato
Puoi baciare maschi e femmine a piacere
Gli abbiamo detto che se non sei sposato
Ci son diritti di cui non puoi godere
Gli abbiamo detto che l'aria è avvelenata
Perché tutti vanno in macchina al lavoro
Ma che la società sarà salvata
Se compreranno macchine anche loro
Gli abbiamo detto tutto, hanno capito tutto
Che il nostro mondo è splendido
Che il loro mondo è brutto
Bene: non c’è bisogno di indovini
Per sapere che arriverà il futuro
Speriamo che la rabbia dei bambini
Non ci presenti un conto troppo duro
(Bruno Tognolini, rime di rabbia)
venerdì, giugno 04, 2010

C’è una vicenda che definire marginale, in un momento come questo in cui in medioriente vengono distrutti tutti i diritti civili e di diritto internazionale, è poco.
Ma che sto trovando particolarmente interessante sulla base di una serie di riflessioni che vengono da lontano.
La vicenda è lo scontro verbale tra Alessandro Dal Lago, da una parte, e Flores D’Arcais e Sofri dall’altra, sulla questione Saviano.
Ma che sto trovando particolarmente interessante sulla base di una serie di riflessioni che vengono da lontano.
La vicenda è lo scontro verbale tra Alessandro Dal Lago, da una parte, e Flores D’Arcais e Sofri dall’altra, sulla questione Saviano.
Riassunto: Dal Lago ha scritto un libricino in cui sosteneva il diritto di poter criticare Saviano su alcune sue posizioni politiche o sociali. Flores D’arcais e Sofri hanno risposto sdegnati.
Mi rendo perfettamente conto della pochezza del dibattito.
Ma al di là del merito, io credo che Alessandro Dal Lago abbia perfettamente ragione su una cosa.
La santificazione non è una cosa di sinistra.
O almeno, non dovrebbe esserlo.
La santificazione, gli scudi alzati, l’acriticità non sono cosa nostra.
Io Gomorra l’ho letto.
E mi è piaciuto.
Ho letto anche il libro dopo, di Saviano, quello con la raccolta dei suoi articoli.
E l’ho trovato interessante.
Ben scritto, soprattutto.
Saviano è un bravo giornalista, un uomo da reportage.
Francamente, per essere italiano, io lo trovo nettamente superiore alla media.
Ma che sia un fine politico.
O un fine sociologo.
O un fine politologo.
Io non direi.
Adesso, il livello becero di questo paese ormai non permette una posizione complessa.
Siamo tutti manichei.
Io su Saviano ho una posizione complessa.
Penso che se un uomo rischia la vita per quello che ha scritto, e ha scritto delle cose belle, sia dovere di tutti fare il massimo per assicurargli la sopravivenza.
E, oggettivamente, un livello d’attenzione mediatica alto è una delle cose che garantiscono la sopravvivenza.
Quindi non mi piace chi dice che Saviano se ne approfitta, della notorietà.
Che si piange addosso.
Io credo che se a trent’anni vivi con la scorta puoi anche permetterti di piangere addosso.
Chi siamo noi per giudicare.
Però penso anche che una cosa è quello che fa lui, un’altra è come reagiscono gli altri.
Le folle osannanti io non le sopporto.
Ma sempre di più le vedo, a sinistra, anche tra i cosiddetti intellettuali.
Santoro, Saviano, Luttazzi, la Guzzanti.
A me sembra che se uno va in tv e dice delle cose più o meno di sinistra, il passaggio verso la santificazione acritica sia sempre dietro l’angolo.
Che se uno alza il pugno su rai tre lo fanno santo della rivoluzione.
Ho visto scene di intollerabile standing ovation per queste persone, e per molte altre, che sono tutte persone intelligenti e che, più o meno, mi piacciono tutte.
Ma l’acriticità mi spaventa.
Le standing ovation per il personaggio – e non per il contenuto di quello che ha appena finito di dire – a me fanno paura.
C’è un uomo che secondo me ha detto una cosa intelligente, al riguardo e non solo.
Neanche a farlo apposta, questa persona è Nichi Vendola.
Nichi Vendola ha detto che possiamo combattere quanto vogliamo il berlusconismo se non ci rendiamo conto che, in vent’anni, la gente, anche di sinistra, si è berlusconizzata.
Se non ce e rendiamo conto, abbiamo perso comunque.
Io credo che la gente di sinistra, se perde la critica, la capacità di criticare, il coraggio di criticare, abbia perso comunque.
C’è sempre stata questa differenza, nella sinistra.
C'erano quelli acritici, quelli del leader, TogliattiLongoBerlinguer, e quelli critici, quelli che hanno avuto il coraggio di rompere, di dire le cose scomode.
Quelli acritici, quelli di TogliattiLongoBerlinguer, adesso votano lega. Non tutti. Ma un sacco. Se non votano lega, firmano le leggi di Berlusconi.
Quindi non so se la situazione è peggiorata.
Forse è rimasta uguale, non lo so, diciamo che adesso si vede un sacco.
Io credo questo.
Che la critica sia una cosa di sinistra.
E vada difesa sempre.
Io, intorno al diritto alla critica, ci metto le guardie del corpo.
E vada difesa sempre.
Io, intorno al diritto alla critica, ci metto le guardie del corpo.
venerdì, maggio 28, 2010

Non è un paese per giovani
Quelle dell'Istat le chiamano fotografie, e la fotografia di quest'anno è quella di un paese che annega, con l'unica consolazione che in una foto non si può vedere l'acqua crescere di livello. Quando l'acqua comincia a salire, dentro una nave, si cerca di montare su tutto quel che si trova, così ci si arrampica sopra le sedie, sopra i tavoli, si cerca l'uscita. Poi, quando arriva la disperazione si comincia a salire sulle spalle degli altri, spingerli sotto per restare su, pronti a difendersi da quelli che a loro volta si vorranno salvare.
Ecco: l'Italia di oggi annegando è montata sulle spalle delle nuove generazioni. È così che invano cerca di respirare ancora un paio di volte prima di sentirsi l'acqua salire oltre il petto. Loro, quelli che chiamano i giovani ma che in realtà arrivano fino ai trent'anni, se ne stanno fermi in posa dentro la foto, con involontaria ironia considerati campioni statistici, campioni in realtà soltanto nell'essere i primi a finire con la testa sott'acqua.
Li definiscono i Neet (Not in education, employment or training), sono più di 2 milioni, e sono inetti di fatto, persone finite in bonaccia ancor prima di prendere il vento, sospesi in una zona di mezzo tra la fine della formazione e il non inizio della vita lavorativa. Nella fotografia se ne stanno lì, immobili dentro le case dei padri, a testimoniare la fine farsesca del concetto di proletariato: se per i proletari i figli erano l'unica risorsa, ora sono i genitori l'unica risorsa dei figli. I figli se ne stanno lì, in casa fino oltre i trent'anni, aggrappati alle mammelle sfinite di madri che non ne possono più, di sentirli tirare. Gli hanno detto che lo stato è una cosa anacronistica, passata di moda, che l'unico modo per tutelarsi è rivolgersi a mamma e papà. Così li vedono uscire la mattina e tornare la sera con un pugno di mosche, invitati a formarsi da un paese che al tempo stesso però prende a picconate ogni giorno la scuola, butta tutto alle ortiche, trasforma in carta straccia i diplomi di formazione avvenuta.
Quello che allarma ancora di più, però, in questa foto di gruppo scattata dall'Istat, è che non sono solo i più giovani, ad annegare. Che i contratti precari sarebbero stati l'anticamera del licenziamento nei momenti di crisi, era una macabra ma facile previsione. Che però a perdere il lavoro sarebbero stati anche quelli delle generazioni dei padri, cassintegrati, licenziati o invitati ad andarsene prima del tempo, quello era uno spettro che non si voleva vedere. Adesso però li vediamo, ci hanno scattato la foto, e possiamo inserire anche questa dentro l'album di questi gloriosi anni zero. La foto è quella di un paese in cui i giovani sono sott'acqua, e però l'acqua continua a salire, giorno dopo giorno di qualche centimetro.
E nessuno dice niente, nessuno che alzi la voce, che chieda di riavere quel che gli era dovuto. Perché quando si annega il fiato è prezioso, e ciascuno è impegnato soltanto a salvarsi.
Le istruzioni sono chiare: montare sulle spalle di un altro, spingerlo sotto, ogni tanto controllare se dalla bocca dei figli, a mollo poco più sotto esce qualche bolla. E se non esce, non è tempo di piangersi addosso.
(Andrea Bajani, da Il Manifesto, 27-05-2010)
giovedì, maggio 27, 2010

L’anno scorso, al salone del libro di torino, Furio Colombo rispose molto intelligentemente a chi chiedeva come frenare il populismo di Brunetta.
Lui, uomo della fiat, rispose che se un lavoratore può fare il “fannullone” (termine da orticaria) la colpa è dei suoi dirigenti. E che colpire il lavoratore è inutile populismo, mentre uno stato o un’azienda dovrebbe controllare e incentivare i propri dirigenti, in una catena virtuosa.
Oggi, per la seconda volta in due settimane, mi sono trovata di fronte ad un incentivo al brunettismo, che sono riuscita a combattere solo con forza d’animo e la posizione del loto.
Prima, per l’ennesima volta, i bidelli della scuola dei dodici piccoli ariani, ci hanno impedito di portare i bimbi in una classe più grande perché loro “non possono pulire alle quattro e mezza un’aula grande. Quella si pulisce all’una”.
Poi, i guardiani delle sale del museo in cui stiamo portando – gratis – le classi di questa città, hanno interrotto il laboratorio urlando e distruggendo il materiale didattico, con i ragazzi presenti, urlando che “Il museo è come una chiesa e voi siete profani”.
Questi bidelli e questi guardiani hanno dei direttori.
Che, davanti alle loro richieste di lavorare sempre meno, sempre nello stesso modo, mettendo le loro esigenze lassiste e psichiatriche davanti al benessere dei bambini, hanno dei direttori che davanti a questo modo sempre autoreferenziale, i cui non si può aiutare un bambino che vomita in bagno perché “non è tra le mie mansioni a contratto”, davanti a tutto questo, hanno dei direttori che chinano la testa.
Che non sono capaci di affrontare una mediazione, un sano conflitto, o anche uno scontro.
Dei direttori che non dirigono ma, al massimo, coordinano.
Che, davanti alle loro richieste di lavorare sempre meno, sempre nello stesso modo, mettendo le loro esigenze lassiste e psichiatriche davanti al benessere dei bambini, hanno dei direttori che davanti a questo modo sempre autoreferenziale, i cui non si può aiutare un bambino che vomita in bagno perché “non è tra le mie mansioni a contratto”, davanti a tutto questo, hanno dei direttori che chinano la testa.
Che non sono capaci di affrontare una mediazione, un sano conflitto, o anche uno scontro.
Dei direttori che non dirigono ma, al massimo, coordinano.
Io credo che ognuno, ogni lavoratore, abbia il diritto di fare richieste sul posto di lavoro.
Questo è quello che mi distingue da brunetta, tra le varie cose. Credo sia un diritto poter richiedere qualsiasi cosa, anche che vorresti essere accompagnato a casa tutti i giorni da una limousine con autista.
Ma poi, sopra al lavoratore, c’è un altro lavoratore, più pagato di lui, proprio perché gli è richiesta una visione d’insieme. Una capacità di mediazione.
Un direttore che dica La limousine non abbiamo i soldi per dartela. Ma magari possiamo mettere a rimborso l’abbonamento dell’autobus. Oppure neanche quello. Mi dispiace, abbiamo i buoni pasto.
Un direttore che dica I bambini vomitano. Cosa facciamo, se vomitano? Li lasciamo da soli? Oppure troviamo qualcuno, tra i bidelli, a cui faccia meno schifo e ci affidiamo alla sua competenza? Non avere schifo per il vomito è una competenza. Se non si può riconoscerla economicamente, lo si può fare socialmente. Spesso basta e avanza.
Questo è quello che mi distingue da brunetta, tra le varie cose. Credo sia un diritto poter richiedere qualsiasi cosa, anche che vorresti essere accompagnato a casa tutti i giorni da una limousine con autista.
Ma poi, sopra al lavoratore, c’è un altro lavoratore, più pagato di lui, proprio perché gli è richiesta una visione d’insieme. Una capacità di mediazione.
Un direttore che dica La limousine non abbiamo i soldi per dartela. Ma magari possiamo mettere a rimborso l’abbonamento dell’autobus. Oppure neanche quello. Mi dispiace, abbiamo i buoni pasto.
Un direttore che dica I bambini vomitano. Cosa facciamo, se vomitano? Li lasciamo da soli? Oppure troviamo qualcuno, tra i bidelli, a cui faccia meno schifo e ci affidiamo alla sua competenza? Non avere schifo per il vomito è una competenza. Se non si può riconoscerla economicamente, lo si può fare socialmente. Spesso basta e avanza.
Ci vuole un direttore che sia abbastanza forte da far passare che la scuola non può privilegiare il benessere dei bidelli, se il loro benessere intacca quello dei bambini, che sono i destinatari del lavoro di tutti.
Un direttore che sia abbastanza lungimirante da dire che se i musei sono chiese, senza neppure promettere il paradiso, sono destinati alla morte nel giro di una generazione.
Direttori coraggiosi, riconosciuti, forti, accoglienti.
Non è questione di diritti sociali, sindacalisti, brunetta, privilegi o coglioni.
E’ questione che in questo paese si urla sempre contro l’impiegato delle poste e mai contro l’amministratore delegato.
E invece io trovo che non si possa pretendere da un bidello con la terza media, una vita di merda, uno stipendio da fame, un lavoro ripetitivo, un gruppo di colleghi disarmanti, non trovo che si possa pretendere da lui la comprensione del valore didattico di un’aula accogliente.
Ma pretendo che il suo responsabile, non solo lo capisca, ma lo difenda e trovi il modo migliore per equilibrare le esigenze di tutti.
martedì, maggio 25, 2010

ILLUMINANTE
- Buongiorno, siamo educatori del Comune. Stiamo passando da tutti i commercianti del quartiere per compilare un questionario sulla percezione di sicurezza. Possiamo rubarle un minuto?
(...)
- Domanda 3: "Ritiene che la presenza di migranti influisca sulla sicurezza del quartiere? a) influisce positivamente (mi sento più sicuro). b) non influisce. c) influisce negativamente (mi sento più insicuro)".
- Mmmm... allora... Io sono di destra. Quindi dovrei rispondere c. Però non è che sia cambiato niente, da quando ci sono gli stranieri, quindi dovrebbe essere b. Però sono di destra. Quindi rispondo c. Si, c.
lunedì, maggio 24, 2010

Pranzo a casa.
Ho una voglia di lavorare, in questo periodo, che mi sento un macellaio vegano.
Aspetto il ponte come neanche i mafiosi a Messina.
Sono tornata a casa a mezzogiorno e mezzo con un tale scorno da 40 ore immersa negli adolescenti, che avevo voglia soltanto di mangiare schifezze.
Un diavoletto sulla spalla, RonaldMacDonalds, mi sussurrava Pastazza unta, Kebab, Pizza con le patatine, Cocacola.
Ma sull'altra spalla è apparso l'angelo della dietologa, con tutta la sua forza d'animo.
Così ho appena finito di mangiare un piatto di fagioli al sugo.
RonaldMacDonalds è un peso piuma, nei combattimenti dell'anima.
Il gatto Signor Siberia si mangia con gusto il suo pollo e carote bio, gentilmente donato dall'Infiltrato all'AlmaNature.
Alla radio Caparezza canta Un vero uomo dovrebbe lavare i piatti, dovrebbe lavare i piatti, dovrebbe lavare i piatti. Che è la canzone della mia storia d'amore.
Stiamo facendo i conti per vedere se ci possiamo permettere Cuba a settembre.
Cuba a settembre è l'idea più bella dell'anno.
Intanto perchè secondo me a settembre non lo dicono ancora, che Fidel è morto e lo fanno sorridere con i fili appesi.
E quindi dovremmo ancora riuscire a scamparci la marea revisionista.
Poi perchè tutta la vita che voglio andare a Cuba.
E ho appena consegnato le mie impronte digitali allo Stato, pur di avere di nuovo un passaporto.
A questo punto, mi si impone l'uso: non sia mai che mi faccio schedare per niente.
E anche.
Che se qui va proprio di merda.
Che ci vendono i fiumi e l'arena di Verona alla Nike, grazie al federalismo.
Che la legge bavaglio ci dobbiamo tutti abbonare a Topolino, per avere qualcosa da leggere.
Che i tagli allo spettacolo, andremo tutti al bagaglino.
Che i tagli alla scuola non avrò più un lavoro, perchè quale progettazione didattica puoi fare se non hai nemmeno i soldi per la carta igienica?
E avanti così.
Se qui è così, Cuba diventa un'idea bellissima e importante.
Perchè posso andare là a raccontare come si vive in una dittatura democratica.
E magari ci danno due consigli.
Di nuovo.
(Companeros, esta vuelta prendes appunti, eh...)
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Achtung extraparlamentari,
la Casa n° Quattordici
giovedì, maggio 06, 2010

Riunione.
Tra le varie persone presenti, un raro caso di maestra attiva e presente.
Sessant'anni tutti.
Una vita nella scuola.
Qualche intervento sparso da cui si percepisce l'impegno, la costanza, l'attenzione.
Io penso Aveccene, di maestre così.
Poi finiscono le cose importanti da dirsi.
E parte la lamentela.
Ormai le riunioni del terzo settore sono così.
Si regge botta per tutto il tempo, si sorride, si parla di cose che funzionano, di progetti, di piccoli successi.
E poi, nell'ultimo quarto d'ora, si butta la maschera.
I soldi che non ci sono.
Il disagio sempre maggiore.
I genitori che non ce la fanno.
Il Comune inadeguato.
I servizi sociali che arrancano.
Questa era la volta de Le maestre sempre più ignoranti.
Che è vero.
E' drammaticamente vero, e non è tutta colpa loro.
Ma comunque.
La maestra presente alla riunione.
Quella intelligente.
Quella che Aveccene.
Dice Ah, io adesso dirò una cosa che non vi troverà d'accordo.
Ma la colpa di tutta questa ignoranza, tra le maestre, di tutta questa incapacità, è del '68.
Queste sono figlie del '68, per questo che sono così ignoranti, così incapaci.
E lo dico io che ero in piazza, eh.
La scuola allo sfascio è colpa del '68.
Così siamo usciti dalla riunione con almeno un quarto d'ora di ritardo.
Perchè abbiamo tirato su gli scudi e pezzetto dopo pezzetto, le abbiamo detto che era una cazzata.
Generazionale, innanzitutto.
Queste sono le maestre cresciute con Jovanotti e con Dallas, mica in corteo.
E poi perchè tutto si può dire, ma non che il '68 premiasse l'ignoranza.
E che poi queste maestre siano dell fricchettone, proprio non direi.
Non sono autorevoli.
Ma sono autoritarie.
Sono dittatoriali.
E incapaci.
Come si fa davvero a pensare che queste siano le conseguenze del '68?
E infatti, questa maestra, che poi è intelligente, anche se è stanca e scoglionata, poi ha ceduto.
Si, in effetti, sono nate nel '68, ma sono cresciute negli anni 80.
Appunto.
Sono le figlie del riflusso, queste. Reagan, Craxi.
Mica che sei figlio dell'anno in cui nasci, sei figlio del decennio in cui cresci.
Sembra che abbiamo abbastanza vinto, che l'abbiamo convinta.
Mi sa che adesso ci sta ripensando.
Ma anche io, ci sto ripensando.
E, sempre più spesso, mi trovo a dire Ma se persino le persone intelligenti pensano delle cazzate.
Delle enormi cazzate.
Che sono false, che sono una cosa a metà tra la leggenda metropolitana e lo sbaglio.
Se persino quelle intelligenti sono così.
Gli altri?
Come sono gli altri?
E mi viene da pensare che Bush ci ha vinto le prime elezioni con questa storia del '68 causa di tutti i mali, dall'economia alla scuola.
Poi ha fatto la guerra al terrorismo, così ha vinto anche le elezioni dopo.
E penso che ci serva un santino da portafoglio.
Un Santo Protettore che ci difenda dalla semplificazione, dalle leggende metropolitane, dal senso di colpa che fa sragionare questa inadeguatissima generazione di adulti.
Non so.
Santa Controinformazione?
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