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mercoledì, aprile 13, 2011




Per ricominiciare a scrivere, dopo mesi di latitanza, ci vuole una grande ragione, o una ragione grande.
Così io avevo dei biglietti in mano per andare a fare una settimana di volontariato con l'arci a Lampedusa, e volevo raccontarvelo qui.

Poi è successa una cosa più grande. Anzi, due cose più grandi, ma qui parliamo solo della cosa grande del gatto signor siberia.
La cosa grande del gatto Signor Siberia è che quasi muore.
Lunedi notte aveva una vescica che era un palla medica e si lamentava troppo anche per essere un maschio.
E così l'abbiamo portato di corsa dal Veterinario Burbero che gli ha datto un'occhiata e ha commentato Ancora cinque ore ed era morto.
Così ci ha messo subito nella condizione psicologica giusta per osservare tutti i tentativi di sturameto - di cui tutti i primi assolutamente inutili - fino a quello definitivo, che ce l'ha salvato.

Salvato momentaneamente, come ci ha tenuto subito a sottolineare il Veterinario Burbero - che poi è anche il Mago della vescica - perchè bisogna anocra vedere se i reni hanno retto.

E così, riportato a casa il gatto signor siberia, addormentato, cataterizzato e con un collare che sembra La Voce del padrone ma con il cane dentro al grammofono, ho deciso che io non ci andavo, a Lampedusa.
E anche Quell'uomo non sapeva se andare, ma non aveva senso.

Intanto perchè andavamo tutti e due - tanto io, se c'è da farsi il culo in una situazione di merda sono felice come una cubista all'Hollywood - ma era soprattutto una cosa sua.

Poi perchè quello uomo è un 2G, come si dice.
Una seconda generazione. Nato qui da una famiglia tunisina, del primo tipo di emigrazione, l'emigrazione borghese di quarant'anni fa. Ma i 2G, sociologicamente, hanno questo. Un'empatia nei confronti del fenomeno migratorio, ben diversa da quelle delle Prime Generazioni. Quelle che, una volta stabilizzate, subito si fanno razziste. Come i calabresi leghisti, a Milano. Come i russi antipalestinesi, a Tel a viv. Come gli italiani che ce l'hanno con i cinesi, i russi, i sudamericani e i polacchi, a New York.

E allora, il mio 2G, che non solo è un seconda generazione, ma è il seconda generazione con il cuore più grande del mondo, da quando sono iniziati gli sbarchi, vuole andare giù a dare una mano.

Doveva essere una cosa che facevamo insieme.
E adesso che è appena partito, che non sarà neanche ancora sul Volabus, a quest'ora, ma, insomma,è partito.
Adesso che è partito a me dispiace tanto che non ci sono anche io, su quel Volabus, e non sarò a Lampedusa a scrivere questo blog da lì, a cercare di raccontarvi tutto quello che non ci dicono.
Mi dispiace ma penso che le Cose Grandi hanno la priorità, anche quando le Cose Grandi non ne parla il telegiornale.
Io, a casa, ho adesso delle Cose Grandi che non ne parla nessun telegiornale, ma io mi sento che ho da stare qui.

A salvare il signor siberia, intanto, che questa mattina alle 6, quando sono andata a vedere come stava, si è accoccolato sulle mie gambe, appoggiando solo la testa dentro all'imbuto e le zampe anteriori.
Ed è stato lì a tenermi stretta con le zampe.
Perchè lui, sul letto, nella notte, non c'era salito, anche se voleva le coccole, perchè in qualche modo lo sapeva che avrebbe fatto la pipì sul letto, e non ha voluto disturbarci.

Allora io mi dico che se un quadrupede di pelo può avere tutta questa attenzione, e se poi il quadrupede di pelo l'hai salvato due anni fa -nato il 25 aprile, trovato il 3 maggio. magro come un alpino tornato a piedi dalla russia - e lui ti ha scelto, se un quadrupede di pelo è una Cosa Grande di cui hai deciso di prendersi cura, rimanere qui era l'unica cosa che mi andava di fare.

E quell'uomo lì mi racconterà tutto al telefono, e io cercherò di scriverlo qui, a testimonianza indiretta.

E quindi, così, mi ritrovo a scrivere dopo tutto questo tempo, che volevo farlo parlandovi di pratiche di resistenza attiva, e mi trovo a parlarvi della pipì di gatto.
Però fidatevi, che ci sono delle volte in cui una bella testimonianza di Resistenza diventa prendersi cura di quelli che sono nati al 25 di aprile.

giovedì, aprile 23, 2009



C'è un mio acuto senso di colpa costante nell'aver smesso di scrivere di politica.
Vado a vedere, e l'ultimo post politico è datato 12 marzo, e non è neppure un granchè.
Ma c'è di peggio, c'è che io adesso compro il Manifesto e leggo le pagine di politica solo se ho finito tutte le altre, compresa l'economia.
Che, voglio dire, allora potrei abbonarmi a Gente.
Perchè non ce la faccio.
Il privato si fa strada a gomitate, ogni volta che mi metto davanti al computer.
C'è anche che quest'anno il mio è un privato ingombrante. Elefantesco. E ingestibile.
Ma c'è anche che, da una parte, non posso negare un mio triste declino nell'insofferenza.
E dall'altra faccio i conti con una felice scelta lavorativa che mi porta a fare politica tutti i giorni, veramente, sul territorio, così il mio dna politico va a rovesciarsi lì, e lascia spazio al privato, nel privato.
Non come prima che mi si confondevano i piani continuamente.

C'è però che vorrei parlarvene ogni tanto, del mio lavoro politico, non solo nelle sue parti divertenti, ma non è facile perchè è un lavoro dei piccoli risultati, è un lavoro da sette passi da formica, quattro passi da gambero.
Ottenere un dialogo tra una ragazzina tamil e un'ecuadoriana, vederle confrontarsi sulla loro cultura, per me è un lavoro politico, è un grande risultato.
Ma poi racontarvelo, quello è difficile.

Perchè, e questo mi sembra il punto, anche noi ci siamo abituati a questa legge dei grandi numeri, ai risultati Ponte sullo stretto di messina, ai risultati Tav, ai Concerti di capodanno, a Quanti eravamo in corteo? seimmmmilioni.
Visibilità, dicono tutti.
Un progetto invisibile non interessa più a nessuno.

Ma io è un mese che mi tengo sul gozzo questa cosa della CGIL che ci ha fatto partire con i pullman mezzi vuoti al corteo di Roma.
Questo è quello che ci succede ad accettare la legge della visibilità: che siamo pochissimi compagni in tantissimi pullman vuoti.
Invece io avrei preferito 30.000 persone che ascoltano un discorso profondo, piuttosto che due milioni ad ascoltarne uno inconcludente.

Allora, adesso che è il 25 aprile, io scrivo questo post di politica e cerco di buttare lì un che fare, anche come risposta all'amica E, anche come incentivo alla Streganocciola che la deve smettere di intristirsi anche per il mondo, se già lo fa per sè stessa.

Io penso che la nostra rivoluzione, adesso, è trovarci i nostri percorsi antifascisti invisibili.
Nel personale, sicuramente, perchè io credo che il trucco di Teresa Noce fosse quello di sentirsi preziosa dentro, preziosa per sè e per la rivoluzione.
E nel politico, poi, che adesso è importantissimo.

Io credo che nessuno di noi dovrebbe passare una settimana senza aver fatto qualcosa di incisivo, seppur microscopico.
L'antifascismo è invisibile agli occhi.
Ognuno deve far passare una settimana, secondo me, arrivare alla domenica, ripensarsi e poi chiedersi Ho fatto qualcosa, questa settimana, per evitare di lasciare questo paese nelle mani di La Russa?
Se si risponde di no, credo dovrebbe sentirsi un po' in colpa.
Se si risponde di si, ha fatto qualcosa di grande.

Vi racconto questa storia, prima di chiudere, anche se ho il dubbio di avervela già raccontata.
Ma magari ve la siete dimenticati.
Ho intervistato un partigiano, l'anno scorso, che mi ha detto Subito dopo l'8 settembre, io sono venuto a sapere di una riunione segreta di antifascisti. Così la sera mi sono alzato e di nascosto da tutta la mia famiglia sono andato là. E quando sono entrato, su una sedia c'era seduto mio padre, in un'altra mio fratello.
Non c'eravamo messi d'accordo, non sapevo neppure che loro fossero antifascisti militanti. Ma ci siamo trovati là.

Ecco, adesso faccio la morale.
La morale è che in quella famiglia, come nella società, era passato un antifascismo invisibile e costante, tutt'altro che sbandierato, tutto il contrario delle adunate in piazza venezia.
Ed è quello che ha vinto.

Quindi, finchè l'ovra non c'è, se non c'è, parliamone.
Ma soprattutto muoviamoci, anche silenziosamente, in bicicletta, se non riempiamo i pullman.
Prima o poi li riempiremo.
Buon 25 aprile.

giovedì, marzo 12, 2009

E' UNA STRADA IN SALITA, COMPAGNI



Con giorni di ritardo abbocco all'amo della Strega Nocciola.
Parlo di politica.
Vorrei dirvi di Top Girl che ha pubblicato l'articolo Quanto sono trendy in militanti di forzanuova.
Ma ho appena parlato con uno Stakanov infuriato sull'argomento e so che il post lo farà lui.
Allora vi parlo della situazione di merda che vedo qui intorno.


Perchè il lavoro più bello del mondo, qui, è un piede nella politica cittadina e l'altro no.
Noi siamo del gruppo che no.
Però quello che succede lo vediamo.

E la realtà è che la sinistra - pd compreso e in testa, qualsiasi cosa esso sia - in questo momento, è sul lettino dell'analista. No, anzi, la sinistra è andata due o tre volte dall'analista, ha capito di non averne la costanza e si è data agli psicofarmaci.
Sbagliando le dosi, per altro.


Signori, siamo nella merda proprio.
Non esiste un punto di riferimento, non esiste un partito, neanche un partito di centro come di fatto è il pd.
Si stanno uccidendo con le lotte intestine, non dite che non ve l'ho detto, il giorno che crollerà la giunta.
E l'unica vera verità è che siamo in questa situazione perchè manca un progetto, manca una mèta, manca qualcosa da proporre al popolo bambino.
Perchè Celestini ha ragione quando dice che il PCI ha venduto il sogno della rivoluzione al popolo bambino per quarant'anni.
Ma è vero pure che anche il partito è un bambino, che nella rivoluzione ci credeva anche lui.
Adesso che non c'è più niente, proprio come i bambini quando si annoiano, non fanno altro che litigare.
E mentre loro, dentro, litigano, fuori aprono le centrali nucleari, costruiscono palazzine nei boschi, legalizzano la caccia indiscriminata e rendono trendy i militanti di forzanuova.


Sono pessimista.
Ma quando parlo con Stakanov al telefono scopro che si può essere più pessimisti di me, basta vivere a Varese.
Allora provo a raccontarvi cosa cerco di fare per conservare un po' di ottimismo.


Io faccio il lavoro più bello del mondo con il preciso scopo di salvare e supportare quelle reti sociali che, da sempre, sono state la speranza del futuro, anche nei momenti di merda, anche nel 1935.
Che sempre tutti si ricordano della fatica dell'inverno del '43, ma il '35 per gli antifascisti è stato peggio, immersi nel consenso dell'Impero.
E' in momenti come quello, come questo, che pensi che non ci siano speranze: almeno, nel 1943, c'era il CLN.

Nel 1935, però, c'erano le reti sociali.
C'erano le società di mutuo soccorso.
C'erano le cooperative, che ufficialmente erano del fascio, ma poi dentro ci capitavano tutti quelli come noi.
C'era l'Unità clandestina.
E, in extremis, c'era la Francia.
Tutto intorno, tutto intorno era consenso, libro e moschetto, ma sopravvivevano delle piccole oasi di antifascismo.

E' lavorando su tutto questo, nei discorsi in fabbrica, nei gruppi universitari, nei campi, che poi sono arrivate le brigate della guerra di spagna.
Ed è lì che siamo tornati a vincere, pur perdendo.
E' così che si fa, si lavora alla base, quando il vertice è fottuto.


Così, anche nei nostri blog, in questo momento, è successo questo.
Niente più grandi discorsi, niente megaprogetti da vertice, perchè il vertice non c'è.
Discorsi piccoli, piccole lotte quotidiane, piccole vittorie.
Ma soprattutto il mantenimento della rete, la nostra.
Io credo che se fuori ci è scappato via tutto di mano, dobbiamo stare attenti a non perdere nessuno dentro alle nostre oasi.
Come la carica dei 101 quando Pongo e Peggy contano tutti, e contrallano che neanche uno dei cagnolini si sia perso nella bufera di neve.
Serrare i cordoni intorno alle nostre reti: neanche uno deve perdersi nella bufera del fascismo di ritorno.


Siamo 101 su 60 milioni, forse.
Non possiamo permetterci di perdere nessuno.

martedì, dicembre 02, 2008



Non è che potessi dire che non me l'aspettavo per niente.
Non era da Partigiano di Riferimento sparire così, per mesi.
Sempre che ci siamo scritti e telefonati Pronto, sono Angelo. Con la voce tremante, inconfondibile. Quel suo darmi del lei i primi tempi: Dottoressa, sono Angelo. E io: Professore, come sta?
Fino a quando, davanti a uno spitz non mi ha detto Se lei non si offende, potremmo anche darci del tu.
E così è stato, e il tu cambia un sacco di cose, apre nuovi canali. La trasformazione dagli aggiornamenti lavorativi ai racconti privati.
Fino ai suoi venirmi a prendere in Stazione Centrale, mettersi a braccetto per un sostegno galante, e portarmi a pranzo fuori - Offro io, non si discute, e se non prendi il dolce mi offendo.

Era già quasi caldo, che ci siamo visti l'ultima volta, e ho fatto tardi all'appuntamento con Stakanov.
E quando Stakanov è venuto lui da me, perchè io e il partigiano eravamo a metà delle chiacchere, uno accanto all'altro facevano ridere. Angelo in piedi, a stringere la mano a Stakanov, Stakanov un po' in imbarazzo, come sempre lui.
Davide e Golia che si danno del lei, rigorosamente galanti.

Stakanov è l'unico ad avere incontrato il mio partigiano di riferimento.
Perchè tutti voi, invece, lo conoscevate solo dai miei racconti.
A quanti l'ho detto, di quando ha rinunciato all'ospitalità svizzera per tornare alla Resistenza, di quando poi è andato a spalare le macerie la domenica dopo una settimana di lezioni, di quando ha resistito allo sgombero della polizia, di quando sono entrati a cercargli i fucili sotto la cattedra. E del suo astio contro Togliatti.
A quanti l'ho detto, della depressione nel vedere la sua milano sfiorita, del suo maggiolino in garage con cui aveva promesso - a me e a Stakanov - di portarci sul lago di Lugano.
Un uomo che a sentirlo parlare, uno si immagina spalle larghe afflosciate dagli anni, mentre il mio partigiano di riferimento era un uomo elegantemente magro, con le mani lunghe, da professore, con il fisico asciutto, da camminatore.
E con l'intelligenza acuta, la passione per Tolstoj, le citazioni a fior di labbra tremolanti.

Ci siamo visti l'ultima volta che non faceva ancora caldo, e ai primi caldi è morto.
Ma io, che ho rimandato la telefonata, mese dopo mese, perchè prima ci sarebbe stato da dirgli che Stakanov mi aveva lasciata - al di là della sua pessima premonizione da bar, con occhiolino, in cui mi aveva detto Vanessa, si vede che siete felici - e poi tutte le difficoltà del riavvio del lavoro, e poi il Festival della scienza, e poi soprattutto la notizia della StregaNocciola, insomma, rinviavo. Perchè io sono pessima, nel dare le cattive notizie.
E poi perchè le telefonate col mio partigiano di riferimento andavano fatte al momento giusto, con la calma giusta, la giusta capacità d'ascolto.

Così ho rimandato fino a quando non ho composto il suo numero, e l'ho trovato disabilitato.
E ho scritto al suo migliore amico, ma già lo sapevo.
L'alternativa era che fosse malato, lontano da casa sua. Ma francamente non so se il mio partigiano di riferimento l'avrebbe preferito.
Se è morto ai primi caldi, è morto prima di stare male.
Non so, insomma.
Meglio così, per un uomo che non ha smesso fino all'ultimo di pescare pratiche di vita dal fondo di uno zaino perso sul confine nell'inverno del 1944.

martedì, settembre 30, 2008

BUONE NOTIZIE
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Il gruppo di autoaiuto al manifesto va avanti.
Hanno pubblicato oggi la nostra lettera in cui facciamo outing e diciamo: vi diamo una mano a sopravvivere.
E poi mi hanno scritto, dalla redazione.
Hanno detto, grazie mille, diteci cosa fate, di cosa avete bisogno, grazie. Firmato Il Manifesto.

Io mi sento un pezzettino più utile, oggi, mi sento bene.
Mi sento che faccio qualcosa veramente, non come quelli che poi tutti avevano il fratello partigiano, salito sui monti il 24 aprile.
E, tempo o non tempo, stanchezza o non stanchezza, ho voglia di buttarmi a pesce nell'organizzazione di queste serate di supporto alla libertà di stampa, al diritto del Manifesto a sopravvivere, al nostro diritto ad essere informati.

Perchè oggi, su repubblica.it non c'è una riga sull'assedio razzista a Pianura, ieri.
Però, in compenso, c'è la notizia della birra servita al cavallo in un pub di Jarrow.
Ieri quasi linciano 200 burkinabè a Napoli, l'ultra destra prende il 30% in austria, e Repubblica parla di I love shopping.
Vogliamo mica morire così, tra la padella Berlusconi e la brace Ezio Mauro?

Io mi sento bene, a dire che facciamo qualcosa, e che facendo qualcosa creiamo una rete, allarghiamo la Comune-ty.
Se rispondessero anche soltanto altre cinque persone, al nostro appello sul Manifesto, se dicessero Vi diamo una mano ad organizzare la giornata di finanziamento, sarebbe già una vittoria, sarebbe che siamo in controtendenza rispetto alla società.
Cinque persone, a genova, di solito ci metti sei anni a conoscerle.


A me piacerebbe che si capisse, che dietro alla mobilitazione in favore del Manifesto c'è la nostra piccola Resistenza.
Che non è soltanto il Manifesto, la questione, ma è il trovarsi, l'affezionarsi ad un obiettivo, ottenere una vittoria importante ma anche visibile. Non è la rivoluzione, ma è una battaglia.
Sono le barricate.

E poi, signori, oggi sul manif c'erano le lettere di sostegno di adriano celentano e di gad lerner.
Non possiamo mica correre il rischio di essere superati a sinistra dal molleggiato!

lunedì, settembre 08, 2008



Vi dico soltanto che siamo andati a Perugia, per il Festival scientifico, nel week end sbagliato.
Qualcuno lo sapeva e ha detto Andiamo lo stesso.
Gli altri, e io tra questi, non lo sapevano per niente.
Io l'ho scoperto là: Nessie, ma perchè sei qui adesso? Il festival inizia giovedi prossimo.
Ah.
Ecco.
Vabbè, sarà bellissimo lo stesso.

Infatti è stato.
Meno male che siamo andati, altrimenti come avremmo fatto a perderci al ritorno, guidati da un ironico Gps?
Otto ingenui amici affidati al Mark Twain dei Gps, al Groucho Marx delle macchine, al Woody Allen dei satellitari.
E' stato bellissimo.
E' stato faticosissimo.
E' stato lunghissimo.
E soprattutto è stato funzionale alla scoperta della topografia toscana: attraversa via 25 aprile, circumnaviga piazza Resistenza, svolta in Via Costituzione, prosegui in Via Fratelli Cervi, svolta in via 2 giugno.
Come gli offlaga disco pax.
Socialismo tascabile.

Ma il week end sbagliato, ha dato il meglio di sè grazie ad un incontro casuale.
Nel laboratorio sulle bolle di sapone - anteprima del festival - entra una bambina.
Molto nordica, molto bionda, molto faccia da topino.
Entra accompagnata da due signore.
La bambina ha una maglietta rossa.
Davanti c'è scritto il suo nome - Johanna.
Dietro, invece, un scritta: I LOVE MY MUMS.

In una frase, la semplicità dell'integrazione.

giovedì, giugno 26, 2008

giovedì, giugno 19, 2008

LA CACCIA AL TESORO

Ieri ho intervistato altri due partigiani.
Finchè ci sono, godiamoci le loro memorie traballanti...

Dicono che sono un po' depressi, che la precarietà li spaventa, che lo squadrismo lo riconoscono, che si aspettavano che le cose sarebbero andate diversamente, che un po' forse era meglio morire dieci anni fa.
Poi però dicono anche che hanno la tessera del Pd.
Io mi sono fatta l'idea che il Pd conserva i suoi voti grazie soltanto a quelli che Pd gli suona come PCI, quando hanno l'apparecchio acustico scarico.

Tendono spesso alla glorificazione, i vecchi partigiani, ma io non vado mai ad ascoltarli per invidiare le loro azioni grandiose, a volte non troppo vere, se non del tutto ricostruite da una memoria vecchia di aneddoti.
A me brillano gli occhi quando posso fissare su una telecamera un racconto come questo:

"Noi si era antifascisti: mio padre era stato uno dei fondatori del Partito con Gramsci, a Livorno, nel '21. Ma poi di politica a casa non se ne parlava mai.
Una sera, subito dopo l'8 settembre, mi dicono che c'è una riunione organizzativa. Allora ci vado, e seduto su una sedia ci trovo mio padre. Lui mi guarda, alza un sopracciglio e mi dice "anche tu qui?" e si rimette a parlare con gli altri. Poi entra mio fratello maggiore. E per ultimo quello piccolo, che poi l'hanno fucilato. Eravamo tutti lì, ma mica ci eravamo messi d'accordo".


Loro si dicono senza molte speranze, ma è grazie a questi racconti, invece, che io mi tiro su di morale.
Perchè mi dico che allora forse qualcosa passa, nonostante una dittatura culturale.
Se i figli del signor I., che non parlava di politica, si sono trovati, tre su tre, dopo vent'anni di dittatura, di sabati fascisti, di scuola del fascio, di Ovra, se si sono trovati tutti lì, a fare politica, allora - mi dico - c'è qualcosa che passa sottopelle.
Un dubbio, una critica, un esempio, una domanda che passa, e poi cresce, nonostante tutta la polizia, tutto l'esercito del mondo.

Se chiedi ad un partigiano: Come sei diventato antifascista? non avrai mai, mai la stessa risposta.
Ci sono gli scarponi che il maestro gli ha requisito perchè il padre non aveva la tessera, ci sono le file con la tessera annonaria, c'è un fratello morto in russia, c'è un libro passato di mano in mano, un professore che parla, una lattaia che si lamenta, uno sciopero sotto casa, un treno piombato che passa, le mani che si sporgono.
C'è sempre qualcosa, in ogni racconto, un piccolo elemento che li ha fatti risvegliare dal torpore della dittaura.

Io registro i racconti, li ascolto, e cerco questo elemento, per piccolo che sia.
E' la caccia al tesoro dell'antifascismo.
Capire cosa ha fatto svegliare loro, per poterci svegliare noi.

MARIO RIGONI STERN
"Sergent Magiùr, g'ariverem a baita?"

giovedì, maggio 15, 2008

IO NON SONO RAZZISTA PERO'...
C'è stato un giorno in cui mi sono accorta che la sinistra era razzista.
Era un seggio elettorale vuoto, di quei corridoi senza storia che sono le scuole durante i referendum.
Forse era il referendum costituzionale, quello in cui abbiamo vinto.
Tre scrutinatrici, tutte donne, tutte di sinistra. Io e il Presidente E. lo scopriamo entro il sabato pomeriggio se dovremo passare i successivi due giorni con dei fascisti.
Per ora non ci è mai successo.
Stronzi tanti, ma di sinistra.


In quella scuola dai corridoi vuoti avevamo una scrutinatrice cinquantenne.
Vestita da professoressa, anche se credo lavorasse all'enel. O alle poste. Qualcosa così.
Preoccupatissima, veramente preoccupatissima per l'eventuale ritorno di berlusconi.
Un'elettrice del PD prima del PD. PD ante literram.
Era quando al governo c'eravamo noi. Vi ricordate?

Il 30% dei votanti, un sacco di tempo per parlare.
Ed è così che, verso sera, la professoressa delle poste dice: “Io non sono razzista, eh, ma gli zingari li odio”.
Con naturalezza. Come se fosse normale.
Io e il Presidente E. con i capelli dritti, i respiri profondi per non saltarle alla gola subito e finire sulle prime pagine dei giornali “Presidente e segretaria azzannano alla giugulare scrutinatrice imbecille”.
Così le parliamo.
Il Presidente E. più calma, io più incazzata. Al solito.
E le diciamo Ma perchè? Cosa ti hanno fatto?
Mi hanno rubato la borsa. Tre volte. Per questo li odio. Non li posso vedere. Li vorrei vedere sbattere tutti fuori. Io non sono razzista, eh. Ma loro sono fatti così. Rubano e non si lavano. Li odio.

Mi ricordo tutta una litigata in cui le dicevo Hanno fatto così anche con gli ebrei!
Non ti permettere, sai?!? Mi stai dando della nazista?
Si, lo sto facendo!
Non ti permettere!
Ma come puoi pensare che un portafoglio valga di più del rispetto verso un popolo?!
Lo dici perché non l'hanno rubato a te!

E via così...

Poi abbiamo scrutinato.
I conti tornavano.
E non ne abbiamo parlato più.
Perchè non c'era niente da dire. Perchè non c'era modo di farla ragionare.
Io non sono razzista però.

E adesso i pogrom. Finchè non ci scapperà il morto.
Pogrom in difesa del portafoglio, dell'argenteria nella villetta.

Io vorrei un Re di Svezia, in Italia.
Che il giorno in cui i nazisti hanno provato ad applicare le leggi razziali anche nel suo paese è uscito di casa con la stella gialla cucita al cappotto.
E il giorno dopo tutti gli svedesi avevano una stella gialla cucita al cappotto.
La Svezia è l'unico paese dove le leggi razziali non hanno funzionato.

Vorrei un Re di Svezia.
O un milione di liste di Schindler.
60 milioni di Irena Sendler.
Non vorrei dover vedere passare nessun treno piombato, anche se fossero autobus, aerei dell'alitalia, camionette della polizia. Neanche se invece di uno sterminio fosse un rimpatrio.
Rimpatrio dove? E con quale diritto?
Vorrei un Re di Svezia col cappotto.
Vorrei che evitassimo di stare zitti finchè non ci scappa il morto.

martedì, maggio 06, 2008


OGGI, 6 MAGGIO 1922

Tutti stupiti a dire Ma come, la comunità ebraica di Roma ha votato compatta Alemanno?
Ma come, ma come?
Io dico che gli ebrei, categoria di cui faccio parte per un evidente cinquanta per cento, possono essere famosi per l'ironia, e la diversità, e la musica e l'intelligenza e i premi nobel. Ma bisognerebbe ricordarseli anche per un'altra caratteristica fondante: la miopia.

Perchè gli ebrei italiani, nel ventennio, erano fascisti. Mica tutti, eh. Gli ebrei borghesi. Così come tutti gli altri borghesi d'italia, per altro.
Poi, ops, ecco le leggi razziali. E la comunità ebraica che dice Ma come? Tempo di chiederselo, ed ecco il diluvio dello sterminio, la palude dell'olocausto che non guarda in faccia nessuno, fascista o non fascista.

Gli ebrei che sono rimasti, quelli che si sono salvati, alcune cose le hanno conservate, altre le hanno perse. Tra quelle che hanno perso, c'è lo lo yiddish, una volta fondato israele, perchè lingua d'esilio, lingua contaminata. Lingua da ospiti e non da cittadini.
Hanno guadagnato la terra promessa, hanno perso un'identità poliedrica, la forza della diversità.
Alla fine dei conti, hanno perso e hanno guadagnato.

Tra le cose che hanno perso non c'è la miopia.
E adesso che, ebrei e non ebrei, siamo tutti quanti borghesi, loro, gli ebrei di roma, sono tornati al fascismo.
Quello del '22, mica quello del '38.
Ma tutto torna, perchè, in effetti, siamo nel '22.
Mica abbiamo le leggi razziali, mica abbiamo veramente una dittatura.
Abbiamo la paura dell'insicurezza (leggi biennio rosso)
Abbiamo il crollo economico (leggi svalutazione)
Abbiamo la disoccupazione (leggi disoccupazione)
Abbiamo una borghesia forte (eccome)
Abbiamo gli squadrsti (cani sciolti, così come erano cani sciolti gli squadristi del '22)
Abbiamo una sinistra inesistente e spaccata.
Abbiamo paura.
E' il '22.

E loro, gli ebrei borghesi, sono tornati ad essere fascisti.
Si fanno coccolare da Fini, si fanno difendere da Alemanno, sono convinti che sarà la loro ricchezza a salvarli dalle conseguenze del fascismo.
Io, che sono ebrea per un pezzo, non mi stupisco.
Ma mi stupisco dello stupore altrui.
Il revisionismo storico è una marea che colpisce tutti, la memoria non è conservata nel ghetto di Roma come non lo è da nessuna parte, in Italia.
Si sono semplicemente dimenticati anche loro, di nuovo.
E, come noi miopi che da lontano vediamo sfocato, gli ebrei di Roma cercano di mettere a fuoco Alemanno alle Fosse Ardeatine e vedono la loro sopravvivenza.
Forse questa volta hanno ragione, forse il loro voto li mette veramente al riparo, diversamente da come avvenne nel ventennio.

Ma non credo che sia molto importante, in ogni caso.
Perchè c'è qualcosa che sicuramente non stanno vedendo, dal punto d'osservazione del ghetto ebraico.
Ed è che il razzismo, il fascismo, lo sterminio di un popolo, l'omicidio del diverso non è meno razzismo, non è meno fascismo, nè meno sterminio, nè meno omicidio nè meno Shoah, anche se non capita a loro.

lunedì, maggio 05, 2008


RITORNI TRAUMATICI

Vi racconto come l'ho saputo, del ragazzo di Verona massacrato dai pit bull fascisti.
Ero tutta abbronzata di montagna, sembravo heidi.
Avevo visto tre macchine in cinque giorni.
Avevo camminato in montagna, e quasi muoio. Ma questa è un'altra storia. Quasi muoio davvero, eh, mica per dire. Ma è un'altra storia comunque.
Ero stata la vicina di casa di due bambine meravigliose e della loro sabbiera all'aria aperta.
Avevo costruito mandala sui prati e iguane di creta.
Avevo liberato il quinto chakra.
Avevo raccontato storie e ascoltato racconti intorno al fuoco.
Ero piena di idee, di soddisfazioni,di ossigeno.
Ero ghandiana dentro, ero martinlutherkingiana fuori.
Ero una donna zen.
Ma ho fatto l'errore di affondare nella sedia di stakanov e incuriosirmi davanti a repubblikit.
E così l'ho scoperto, solo ieri.
Non ne sapevo niente e ho dovuto ricostruire.
Ero in ritardo sulla notizia. Ma in anticipo con le analisi.
Perchè mercoledi avevo visto il mio Partigiano di riferimento, che mi aveva raccontato: "sai, io per due volte sono scappato in svizzera: nel '43 e nel '44. E per due volte gli svizzeri mi hanno curato, mi hanno riscaldato, mi hanno dato da mangiare. Mi davano un etto di cioccolata ogni sabato. Ma io per due volte ho passato il confine e sono tornato a combattere per liberare questo paese dal fascismo...Ma se mi avessero detto che sarebbe finita così, Nessie, io sinceramente, mi sarei tenuto l'etto di cioccolata".

Nel mio piccolo, anch'io.


giovedì, aprile 24, 2008


"...e dopo la Liberazione, io finalmente ho potuto lasciare la fabbrica, dove mi davano un piatto di minestra che portavo a casa camminando per due chilometri per dividerlo con mia madre. E a maggio ho potuto finalmente andare a scuola.
E a scuola i nostri professori ci parlavano, e io scoprivo che la Luna era un satellite. A me mica nessuno mai mi aveva detto che la Luna era un satellite. E mi ricordo che un mattino di giugno del 1945, con il sole che filtrava dalle finestre della nostra aula piena di ex partigiani e figli di partigiani che ascoltavano incantati le lezioni, io mi sono detta Se questo è lo studio, io non lo lascio mai più..."

(Enrica F., partigiana di Varese, intervista del novembre 2004)



BUON 25 APRILE, DI LIBERAZIONE, DI LOTTA, DI PENSIERO, DI FESTA.




venerdì, aprile 11, 2008

ELEZIONI




                                                       

mercoledì, aprile 09, 2008

SE PROPRIO DOBBIAMO STARE ATTENTI AI SIGNIFICATI DELLE COSE...


Non negherò di aver vissuto male parecchie elezioni.
Di averci messo su il cuore un milione di volte.
Saltellavo per la stanza anche quando hanno eletto Marini al Senato. Questo per dire come sia facile trascinarmi emotivamente anche con la più sordida politica parlamentare.
Ma questa volta.
Mi stanno venendo i capelli bianchi, il mal di stomaco, l'ulcera e la peste bubbonica.
E' una paura fisica, come Will Coyote quando gli manca il terreno sotto i piedi e dice "Oh-Oh".
Come quando supero i tir in autostrada.
Come nei sogni in cui precipiti, precipiti, precipiti...


Ho parlato con il mio Partigiano di Riferimento, giovedi scorso. 82 anni di lucidità.
Ci sente, ci vede, mangia primo, secondo, contorno, dolce e vino, a pranzo.
E pesa come me a 8 anni.
Cammina un po' lento, perchè è caduto dal marciapiede. Ma giusto un po'.


Il mio partigiano di riferimento mica era un estremista, da adulto.
Votava PCI, quelli del '68 non gli piacevano mica tanto, perchè non avevano voglia di studiare.
Faceva il Preside a Sanremo, non il metalmeccanico al Lingotto.
E' stato uno di quelli che il giorno dopo l'attentato a Togliatti è andato a convincere il suo Commissario Politico a scendere dal tetto e metter giù il fucile.
Un rosa pallido, diremmo noi.


Gli ho chiesto Che fai tu, lo voti, il PD?
Sei impazzita? - mi ha risposto - c'è una sola persona che ha messo i padroni e i lavoratori sullo stesso piano, prima di Veltroni. Si chiamava Benito Mussolini.


Chiuso.

mercoledì, aprile 02, 2008

SEMPRE L'IGNORANZA FA PAURA...


Oggi in realtà è venerdi.
Finisco di lavorare alle cinque e vado a casa a fare le valigie.
Mi trasformo in Nessie Elfo del Bosco, e domani sera sono in Svizzera ad un corso di didattica ambientale
Dove probabilmente morirò.

Mi faranno segnare i sentieri sulla corteccia, bere l'acqua dalla borraccia, camminare tra i rovi, gettare briciole per ricordarmi la strada, camminare in salita, accendere un fuoco, uccidere un cinghiale a mani nude per sfamarmi.
E' molto probabile che morirò.

Gli altri saranno tutti svizzeri, svizzeri crucchi, svizzeri abituati alla montagna, al bosco, alle intemperie, alle vipere e ai draghi volanti che sicuramente si nascondono tra i rami.
E quando non sono svizzeri, lo conosco. E so per certo che è abituato alla montagna, al bosco, alle intemperie, alle vipere e ai draghi volanti.
Io no.
E' sicuro che morirò.

Ma oggi non mi preoccupo, perchè per adesso è ancora venerdi.
E mi è successa una cosa incredibile.
Ho avuto a che fare con l'ufficio comunicazione di Roma.
E mi sono scritta con la referente.
La referente è Silvia Baraldini.
Quella Silvia Baraldini.
Quella che la cantavamo ai concerti di Guccini, che avevamo la maglietta con scritto "Sempre l'ignoranza fa paura ed il silenzio è uguale a morte".
Che siamo andati alle fiaccolate, per lei, e abbiamo firmato le petizioni. Migliaia, di petizioni.
La Silvia Baraldini che abbiamo festeggiato quando Diliberto ha ottenuto la sua scarcerazione.
Silvia Baraldini io avevo le sue foto sul diario.
Silvia Baraldini sta alla mia generazione come Ho Chi Min a quella del '68.
E io lavoro con lei, in qualche modo.

Se non vi è mai capitato di provare un'emozione politica, sappiate che è questo.
E' la stesso tipo di emozione di quando sali sulla collina dietro al Circo Massimo, a Roma, e vedi bandiere rosse a perdita d'occhio. O di quando ti incontri con i pullman delle altre regioni in un autogrill toscano alle otto del mattino. O ancora quando senti raccontare un partigiano.
E' un tipo di emozione diversa, l'emozione politca. E oggi io ne sono completamente immersa.
Dovete provarla, per capirmi. Io non ve la riesco a spiegare.

E la conclusione di questo post bipolare è questa
Che. a questo punto, se il prossimo week end io dovessi morire nei boschi sbranata da un tasso, mi sentirei completamente imbecille.

mercoledì, marzo 12, 2008

GIUSEPPE CIARRAPICO
UNO DI QUEI FASCISTI CHE TI PIACEREBBE VEDER MORIRE
SBRANATO DALLE LUMACHE

martedì, marzo 11, 2008


VOGLIO ANDARE A VIVERE IN TOSCANA (AH AH, AH AH)
Questo è un post complicato. 
Politico. E complicato.
Il senso è questo: il voto utile non esiste. O quasi. Dipende da dove leggete questo blog.  
In gran parte d'Italia, il voto utile è il Babbo Natale delle elezioni di aprile.  
Provo a spiegarmi. E già che ci sono, anche a capirmi. 

La Camera è persa: vincono loro. 
Sicuro che vincono loro, a meno che non ci autotassiamo per mandare siciliani, lombardi e veneti in vacanza premio ai Caraibi tra il 13 e il 15 aprile (lo slogan potrebbe essere "Sei un coglione? Sei un fascista? Sei un ladro? Dai, che il week end te lo regaliamo noi, con i nostri stipendi precari, con la forza del nostro antifascismo!")

Perchè la Camera ha il premio di maggioranza.  
Il premio di maggioranza non mi dilungo. 
Fidatevi, vincono loro. 
A questo punto, alla Camera, credo siamo tutti d'accordo che abbia senso votare la Sinistrarcobaleno, per tutte quelle ragioni spiegate dal Signor VIP dell'altro ieri e dai suoi Compagni Village People.
Il Senato. 
Qui c'è la fregatura.
Il Senato ha il premio di maggioranza regionale. 
Ve lo ricordate Andreotti che fa stare su il Governo Prodi, no? Ecco, quello. 
Si vince in bilico, al Senato. 
Ed ecco qui che girava la leggenda metropolitana del Voto Utile: se al Senato si vince in bilico, allora ha senso votare PD perchè meno vince il Berlusca, più il senato è in bilico, prima il berlusca cade. 
Ma in moltissime regioni questa storia è il coccodrillo delle fogne di niu iorc.
Perchè la legge elettorale l'ha scritta Calderoli. 
E secondo voi Calderoli può avere fatto una cosa che si capisce? Certo che no, avete presente il vuoto assoluto di un cervello della Lega?  
Poi la chiamano Legge Porcata per qualcosa, eh.


LEGGI QUESTO PARAGRAFO SE VIVI IN EMILIA-ROMAGNA, UMBRIA, TOSCANA, MARCHE, BASILICATA. OPPURE MOLISE, TRENTINO E VAL D'AOSTA (CHE NON HANNO PREMIO DI MAGGIORANZA). O ANCORA SICILIA, LOMBARDIA, VENETO, PUGLIA.

Per voi che vivete in una di queste regioni l'inganno del voto utile è questo: Noi ancora pensiamo che la democrazia sia una cosa che vince chi prende più voti. 
Tipo una partita di calcio: chi fa più goal vince. 
Naaaaa.
Figurarsi.
Per eleggere i Senatori ci sono delle regole complicatissime.  
Dipende da dove sono i voti, in quali collegi, dalle maggioranze assolute, relative, cazzi, mazzi e complicazioni.
In ogni caso la parte importante è questa ( e non lo dico io, eh, che ci ho messo tre giorni a capirlo. Lo dice il sole 24 ore).
Il risultato finale al Senato non dipende solo da quanti seggi si vincono ma anche da come si perde nelle regioni in cui vincono gli altri.  
Questo perchè, con questa legge, si governa stabilmente al Senato solo se si accede ai "seggi premio". Altrimenti si è in bilico.
Per calcoli matematici, che incredibilmente ho capito ma non vi ripropongo, se non su esplicita richiesta, Berlusconi riuscirà ad accedere a questo seggi premio solo se nessuno si metterà fra i suoi piedi e quelli di Uolter.
Ogni senatore vinto dalla Sinistra o da Casini, è un "premio" in meno a chi vince. Cioè il Berlusca.
Quindi, lettori di queste fortunate o sfigate regioni, avete vinto il premio di poter votare la sinistra (o casini. Ma facciamo la sinistra, va') non solo perchè Uolter vi fa schifo, ma soprattutto perchè Berlusconi vi fa schifo doppio. Sono proprio i vostri voti alla sinistra che ci aiuteranno a rendere instabile il senato berlusconoide.

Questo però solo per le regioni del titolo. Che sono "sicuramente rosse", "senza premio di maggioranza" oppure "stronzamente a destra".

DA QUI IN POI TORNA AD ESSERE PER TUTTI
(in particolare per quelli scartati prima: liguri, calabri, abruzzesi, campani, laziali, piemontesi, sardi)

Noi che stiamo nelle regioni in bilico, invece, tutto questo discorso non ci tocca. 
Perchè la conclusione, demoralizzante per la sottoscritta, è che in Liguria, ad esempio, ha un senso votare Pd, al Senato, per impedire al PdL il premio di maggioranza regionale. 
Perchè ce la giochiamo. E vincere o perdere qui è importante.  


Ma qualcosa mi trattiene comunque dal votare Uolter, qui nella regione dall'equilibrio instabile.
Ed è questa.
Chiunque vinca, al Senato, vincerà di poco. E questo vuol dire accordi tra Pd e Pdl.  
Un accordo significa una maggioranza praticamente assoluta, se non assoluta. 
Vuol dire che se Uolter e Silvio si accordano, possono fare delle riforme, anche costituzionali, senza neanche un referendum confermativo. 
Vuol dire che possono fare quello che vogliono.
Vogliono scrivere: Articolo 1, l'Italia è una repubblica fondata sulle banane? Possono. 

Questo è un rischio enorme. 
E' pericolosissimo.  
Al di là dei giochini politici, quindi, c'è una cosa che mi trattiene dal votare Uolter. 
Ed è che la democrazia si basa anche su qualcuno che dica di no.
Altrimenti si chiama dittatura.

lunedì, marzo 10, 2008

Inauguro una nuova categoria. Vivrà da oggi al 13 aprile, saltuariamente.
Si chiama Guida intergalattica per non morire democristiani.
Per l'inaugurazione, come nei centri commerciali, ho invitato un VIP.


Perchè non votare PD?
...stralci dal Forum con Fausto Bertinotti pubblicato ieri sul Manif.
(si, è lungo. Ma è anche così che ci si oppone alla youtubizzazione della politica. eh)



E' stata una disgrazia o una fortuna che sia caduto Prodi?

Formula antipatica. E' una fortuna se tutti coloro che si sentono di sinistra prendono atto che quella storia lì, cioè la possibilità di costruire una politica riformatrice prevalentemente dal governo con un'alleanza tra forze diverse, è finita. Perché sia una fortuna dobbiamo cambiare il gioco e dire che il centro del nostro interesse è costruire una sinistra. Non più trovare una risposta qui e ora al tema dell'efficacia attraverso alleanze e governo ma di ritrovarla più avanti nel tempo costruendo un nuovo soggetto politico di sinistra.



Ma in campagna elettorale questa proposta non rischia di essere poco credibile?

No, perché se facciamo la campagna elettorale dando l'idea che la Sinistra arcobaleno è un cartello elettorale non rispondiamo al tema dell'efficacia. E' invece un investimento a redditività differita, facciamo una cosa oggi aspettando un risultato domani. Chiedo di votarci in primo luogo per aiutarci a fare una sinistra di alternativa. Non tanto e non solo per come stiamo in questa competizione elettorale ma per costruire la vera novità: un soggetto unitario e plurale della sinistra che oggi in Italia non c'è e domani ci deve essere.



Sessant'anni fa, nel '48 e sempre in aprile, ci fu una sconfitta pesante del Pci e del Psi. Però si ripresero. Ove ci fosse una sconfitta, cosa che speriamo di evitare, secondo te ci sono le forze per reagire?

Credo sarebbe molto dura. Sono convintissimo che la Sinistra arcobaleno debba nascere come una necessità. Però temo anche il rischio - che c'è in tutta Europa - della scomparsa della sinistra politica dalla panorama politico e culturale. Non che questo cancellerebbe i movimenti, le tensioni critiche, l'anticapitalismo, ma che non siano più presenti sulla scena della politica. Una sconfitta temporanea rischia di portarci a una devastazione di lungo periodo. E' questa la mia risposta a chi parla di voto utile. Da un lato costruire questa sinistra dentro e oltre le elezioni è una necessità storica. Dall'altro è l'unico modo per condizionare il Pd a una relazione con la sinistra. Il voto per noi è doppiamente utile.


Hai detto che la sinistra si deve porre il tema dell'uguaglianza. Fai quattro proposte secche per stabilirla (...). Qualcosa che vi distingua dagli altri partiti.

La prima è l'aumento dei salari, degli stipendi e delle pensioni. Cosa a cui va attribuita un'importanza grandissima. Uno più importante di me diceva: contro i padroni aumento dei salari. Io dico: contro la recessione aumento dei salari. Salari, stipendi e pensioni sono così bassi che il loro aumento determinerebbe una possibilità di spesa immediata e in qualche modo questo risponde insieme ad un criterio di giustizia e a un criterio di domanda.
Secondo: in alternativa alle grandi opere, che rischiano di suggestionarci anche dal punto di vista dell'occupazione, proponiamo un grande programma di opere pubbliche costruite al contrario: mettere a sistema la difesa idrogeologica del paese, costruire le case popolari. Un intervento di civiltà, di valorizzazione ambientale e di beni comuni come il patrimonio artistico-culturale. Cioè non un'operazione di devastazione ma di arricchimento di risorse che sono anch'esse un argine contro l'impoverimento, dall'acqua fino agli asili nido.
Terzo, l'energia: al contrario del nucleare e del carbone, vogliamo accompagnare quello che sta già accadendo nel paese. A Milano si costruisce un nuovo Politecnico tutto in funzione dell'energia solare. Quanti progetti come quello possono essere avviati in Italia?
Quarto, il salario sociale: l'idea di una dotazione in denaro e in servizi per i giovani che entrano nel marcato del lavoro, siano essi disoccupati o precari, che li accompagni nel mercato del lavoro.



Tremonti e la Lega affrontano la crisi della globalizzazione con una chiusura nazionalistica. Da 120 anni la sinistra ha una visione opposta. Oggi?

Schematizzo al massimo. Della destra tutto si può dire tranne che non sia dotata di realismo. Siccome la crisi c'è e deve difendere interessi reali risponde brutalmente con una nuova combinazione di liberismo e populismo che è il protezionismo (...)
Ma il Pd a sua volta fa un'operazione di sistema. Dallo scioglimento del Pci a ieri c'è stata una controriforma graduale e non dichiarata ma sempre collocata a sinistra. Oggi invece è indicativo che la parola «sinistra» venga cancellata anche nel nome. Non è maquillage, quella di Veltroni è un'operazione che va presa sul serio. Sempre quando la sinistra è in difficoltà diventa aristocratica e sottovaluta i problemi. L'abbiamo fatto con Berlusconi ora rischiamo di ripeterlo con Veltroni. Quello del Pd è un riposizionamento vero: è la richiesta di cancellazione del conflitto. Sia sul terreno della lotta di classe che in quello del lavoro. Il conflitto viene cancellato come se fosse un fraintendimento dei vari portatori di interessi. Dunque lo schema di destra è comunitario-protezionistico, quello di centrosinistra è la dissoluzione delle fisionomie sociali e dei diritti. Di fronte a queste due ipotesi di «sistema» la sinistra è alternativa alla prima e critica con la seconda.



Di cultura si parla poco in questa campagna elettorale. La Rai, la televisione, è il veicolo attraverso il quale si è formata anche una cultura, disastrosa, dell'Italia. Oggi l'unica cosa a cui si pensa è sganciarla dai partiti e privatizzarla. Voi a quale tv, a quale Rai, pensate?

Questo campo pone una questione davvero cruciale: il problema della costruzione di un senso comune, che possiamo anche chiamare la questione dell'egemonia. Su questo abbiamo accumulato molti ritardi. E una delle ragioni è la scomparsa di luoghi di ricerca comune e di formazione sui grandi temi di fondo della società. La politique d'abord ci ha massacrati. Bisognerebbe creare una scuola, un diavolo di luogo dove si possa organizzare e pensare sistematicamente, perché scuola, radio e televisione, nuovi strumenti di comunicazione, nuove produzioni di arti e di cultura, obbligano a ripensarci organicamente. (...)
Per la Rai bisogna aprire una discussione sulla sua missione, marcandone sia nel contenuto che nel contenitore il carattere di spazio pubblico. E in questo caso continuo a pensare che la forma migliore sia il più vicino possibile all'autogoverno. (...)





sabato, marzo 08, 2008



AMFRI BOGART E L'ANTIFASCISMO DI PASSAGGIO


Loro.
Meno gente che ad un'assemblea di condominio.
Megafoni centomilamilioni di volt.
Nella piazza piccola per sembrare di più.
Simpatici tutori dell'ordine in tenuta G8 a difenderli.
Storace sul palco.


Noi.
Antifascisti di passaggio.
Chi parla? Storace.
Mi fermo anch'io.

Qualche slogan. La polizia avanza. Noi arretriamo.
Qualche slogan. La polizia avanza. Noi arretriamo.
Passa qualche signora con la spesa. Che succede?
Eh, signora, ci sono i fascisti. Le tocca allungare la strada per andare a casa.
Storace parla. Noi non è che sentiamo bene. Se captiamo qualcosa partono i fischi
"...Perchè le donne..."
"Ma fatti i cazzi tuoi, belinaaaaaa!".

Poi dal megafono parte l'inno d'Italia.
Noi, in risposta, Bella Ciao.
La gara a chi cantava più forte.
Come in Casablanca.

Era tutta la vita che sognavo di farlo.