Visualizzazione post con etichetta Radio Nessie. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Radio Nessie. Mostra tutti i post

mercoledì, aprile 13, 2011




Per ricominiciare a scrivere, dopo mesi di latitanza, ci vuole una grande ragione, o una ragione grande.
Così io avevo dei biglietti in mano per andare a fare una settimana di volontariato con l'arci a Lampedusa, e volevo raccontarvelo qui.

Poi è successa una cosa più grande. Anzi, due cose più grandi, ma qui parliamo solo della cosa grande del gatto signor siberia.
La cosa grande del gatto Signor Siberia è che quasi muore.
Lunedi notte aveva una vescica che era un palla medica e si lamentava troppo anche per essere un maschio.
E così l'abbiamo portato di corsa dal Veterinario Burbero che gli ha datto un'occhiata e ha commentato Ancora cinque ore ed era morto.
Così ci ha messo subito nella condizione psicologica giusta per osservare tutti i tentativi di sturameto - di cui tutti i primi assolutamente inutili - fino a quello definitivo, che ce l'ha salvato.

Salvato momentaneamente, come ci ha tenuto subito a sottolineare il Veterinario Burbero - che poi è anche il Mago della vescica - perchè bisogna anocra vedere se i reni hanno retto.

E così, riportato a casa il gatto signor siberia, addormentato, cataterizzato e con un collare che sembra La Voce del padrone ma con il cane dentro al grammofono, ho deciso che io non ci andavo, a Lampedusa.
E anche Quell'uomo non sapeva se andare, ma non aveva senso.

Intanto perchè andavamo tutti e due - tanto io, se c'è da farsi il culo in una situazione di merda sono felice come una cubista all'Hollywood - ma era soprattutto una cosa sua.

Poi perchè quello uomo è un 2G, come si dice.
Una seconda generazione. Nato qui da una famiglia tunisina, del primo tipo di emigrazione, l'emigrazione borghese di quarant'anni fa. Ma i 2G, sociologicamente, hanno questo. Un'empatia nei confronti del fenomeno migratorio, ben diversa da quelle delle Prime Generazioni. Quelle che, una volta stabilizzate, subito si fanno razziste. Come i calabresi leghisti, a Milano. Come i russi antipalestinesi, a Tel a viv. Come gli italiani che ce l'hanno con i cinesi, i russi, i sudamericani e i polacchi, a New York.

E allora, il mio 2G, che non solo è un seconda generazione, ma è il seconda generazione con il cuore più grande del mondo, da quando sono iniziati gli sbarchi, vuole andare giù a dare una mano.

Doveva essere una cosa che facevamo insieme.
E adesso che è appena partito, che non sarà neanche ancora sul Volabus, a quest'ora, ma, insomma,è partito.
Adesso che è partito a me dispiace tanto che non ci sono anche io, su quel Volabus, e non sarò a Lampedusa a scrivere questo blog da lì, a cercare di raccontarvi tutto quello che non ci dicono.
Mi dispiace ma penso che le Cose Grandi hanno la priorità, anche quando le Cose Grandi non ne parla il telegiornale.
Io, a casa, ho adesso delle Cose Grandi che non ne parla nessun telegiornale, ma io mi sento che ho da stare qui.

A salvare il signor siberia, intanto, che questa mattina alle 6, quando sono andata a vedere come stava, si è accoccolato sulle mie gambe, appoggiando solo la testa dentro all'imbuto e le zampe anteriori.
Ed è stato lì a tenermi stretta con le zampe.
Perchè lui, sul letto, nella notte, non c'era salito, anche se voleva le coccole, perchè in qualche modo lo sapeva che avrebbe fatto la pipì sul letto, e non ha voluto disturbarci.

Allora io mi dico che se un quadrupede di pelo può avere tutta questa attenzione, e se poi il quadrupede di pelo l'hai salvato due anni fa -nato il 25 aprile, trovato il 3 maggio. magro come un alpino tornato a piedi dalla russia - e lui ti ha scelto, se un quadrupede di pelo è una Cosa Grande di cui hai deciso di prendersi cura, rimanere qui era l'unica cosa che mi andava di fare.

E quell'uomo lì mi racconterà tutto al telefono, e io cercherò di scriverlo qui, a testimonianza indiretta.

E quindi, così, mi ritrovo a scrivere dopo tutto questo tempo, che volevo farlo parlandovi di pratiche di resistenza attiva, e mi trovo a parlarvi della pipì di gatto.
Però fidatevi, che ci sono delle volte in cui una bella testimonianza di Resistenza diventa prendersi cura di quelli che sono nati al 25 di aprile.

giovedì, novembre 25, 2010



Progetti a lungo termine ogni coppia fa quel che può.
Noi, per ora, abbiamo pensato che ci compriamo un' R4.
Un'R4 con l'apostrofo, che lo sanno tutti che le Renault 4 sono femmine.

Ci sono mille ragioni per questa scelta.
Intanto perchè l'idea ci piace da impazzire.
Poi perchè io ho tutta una storia di R4 e lui anche.
Perchè è la macchina che c'entra di più con noi.
Stramba.
Indistruttibile.
Fuori moda.
Fuori commercio.
Francese.
Inequivocabilmente di una generazione precedente.
E così in tono con i vicoli di genova.

Ci serve qualcuno che ce la regali perchè vuole comprarsi una macchina vera, che noi paghiamo il passaggio di proprietà.
Ovviamente la vorremmo rossa.
Ma va bene di qualsiasi colore.
Perchè tanto, la cosa più bella di tutta questa storia, è che compriamo un' R4 soltanto perchè abbiamo un gruppo di amici bellissimi che adora cacciare le mani nel motore unto e bisunto e ripararci il pezzo introvabile.
E, anche, che ci aiuterà a verniciarla di rosso, l'r4, se anche la troviamo bianca.
E poi ci metteremo l'autoradio.
Come avevo fatto io nella mia, di r4, con tutto un sistema di listelle di ferro che neanche il meccano, per reggere un'autoradio di quelle con la maniglia e le cassette.
E poi ce ne andremo in giro con la nostra r4 senza riscaldamento, senza aria condizionata e senza finestrini elettrici. Con un sacco di spazio nel bagagliaio e il cambio alto.
Con un sacco di simbolismi e di ricordi e di significati.
Con un modo che c'entra tutto con noi, con la nostra vita e con le nostre scelte.
L'r4 rossa.
Ci feremeranno tutti i carabinieri del mondo.

domenica, novembre 21, 2010



E poi arrivano delle domeniche che ci siamo scoperti innamorati.
Ma non innamorati semplici.
Innamorati pazzi.
Arrivano delle domeniche che fuori è inverno.
Ma dentro è tutto un amore che non ci si può credere.

Perchè non è semplice vivere con noi.
Lui per le sue ragioni.
Che sono tante e che si riassumono nella frase della E.S. che disse "Va beh, e cosa pensa, di essere Un uomo semplice?".
Io perchè vivere con me è un lavoro.
Mi dimentico le cose.
Lavoro 150 ore al giorno.
Ho sempre una cosa da fare che mi ero dimenticata di dirgli.
Quando non lavoro, ho turno al circolo luogo dell'anima.
E non mi piace nè il cavolo nè lo stoccafisso.
Odio lavare i piatti.
E sviscerare il pesce all'alba per i gatti, anche se poi lo faccio lo stesso.
I piatti, invece, non li lavo quasi mai.
C'è sempre una cosa in cui inciampo, un bicchere che rompo, una cosa che non mi ricordo dove l'avevo messa.
E faccio delle scene isteriche se vedo i topi, come quella volta che è dovuto venirmi a prendere sotto casa.
Ci sono domande che faccio mille volte e mi dimentico sempre la risposta.
Continuo a non capire come si chiude la finestra della camera.
Non mi piace la sua felpa verde, e non mi va che giri con uno zaino microscopico sulla sua schiena larga.
Sono una terrificante rompicoglioni.
Devo stare attenta alla curva glicemica.
E non riesco a memorizzare la sua data di nascita.
L'anno si, ma non il giorno.
Quindi sappiamo già tutti e due che sbaglierò con gli auguri.
Quando non lavoro e non ho il turno, ho il coro.
E quando non lavoro, non ho il turno e non ho il coro, ho le riunioni con l'associazione ranocchia.
Lascio immancabilmente il pranzo che lui mi ha cucinato con amore nel frigo, la mattina, e mi compro una pizzetta alle 2.
Nove volte su dieci, quando mi chiama, bisbiglio al telefono Scusa sono in riunione, ti richiamo.
E poi torno a casa e mi faccio dei pianti lacrimosi sulle mie responsabilità da dirigente.

Quindi, capirete bene che non è banale.
Scoprirsi una domenica così innamorati.
Io non ci avrei scommesso una lira. Perchè sono un'inguaribile ottimista sempre.
Tranne che sull'amore.
L'amore per me è un bicchiere mezzo vuoto.
E invece è successo.
Dopo un pranzo dai suoceri, tra l'altro.
Che dovrebbe essere una di quelle cose che uccidono l'amore e gli ormoni con un preciso colpo alla nuca.
Invece niente.
Dopo i suoceri c'è stata una luce invernale al porto antico che valeva la pena di vivere, e poi la mostra di Costantini, e tornati a casa eravamo così innamorati.
Così innamorati che poi lui è andato al Circolo Luogo dell'anima, che era il suo turno in cucina.
E io sono rimasta a scrivere la newsletter e adesso il blog, invece che cambiare le lenzuola e piegare i vestiti asciutti.
Così innamorati che lui tornerà e scoprirà che ho snobbato la sua cena in frigo e mi sono fatta un'insalata.
E che il mio gatto ha di nuovo pisciato sul copridivano.
Lui tornerà, e avrà una felpa verde.
Ma nonostante tutto, e per tutto questo, saremo ancora innamorati.

mercoledì, ottobre 27, 2010



Oggi sono andata a presentare il budget 2011.
Visto che era il budget del lavoro più bello del mondo, l'ho preparato con le caselle di 10 colori diversi.
Poi però l'ho stampato con la stampante in bianco e nero.
Perchè il lavoro più bello del mondo ha scarsità di mezzi, ovviamente.
E allora ho ritagliato i bordi e ho incollato i 7 fogli in una composizione artistica con la pritt.
Il mio amministratore sembra aver apprezzato.

I 7 fogli colorati del budget sono la cosa con i numeri che mi sia costata più fatica al mondo.
Io, che mi esentavo dalle lezioni di matematica.
Io, che all'esame di maturità ho dichiarato che io, matematica, non avevo neanche comprato il libro.
Io, adesso, devo presentare i budget annuali.
Dannatissimo Dante Alighieri e il suo merdoso contrappasso.

I 7 fogli colorati del budget sono, insieme ad altre mille ragioni, la causa della mia latitanza.
Devo visite a decine di amici, caffè ad altrettanti, devo favori in giro come uno spacciatore di periferia, devo ancora fare il cambio degli armadi.

Ma del resto, quando non preparo i fogli colorati del buget, vivo al circolo luogo dell'anima.
Ma cosa posso farci se facciamo un sacco di cose fichissime?
Lunedi ero lì a cantare nel coro della resistenza (titolo provvisorio "Coro partime - Se cinque ore vi sembran poche...").
Sabato c'è stato lo chez guevara.
Venerdi lo swap party.
E giovedi i Giochi senza Frontiera.
Poi è ovvio che uno finisce per viverci dentro.

Quell'uomo ha provato ad organizzarmi una cena romantica sabato questo, per il mio compleanno.
Io invece sono in turno al circolo.
E non gliel'avevo detto.
Lui l'ha presa con aplomb.
Ci andiamo venerdi, al ristorante.
Però.
Stasera è uscito con i suoi amici.
Una serata da maschi, mi ha detto.
Io ne sono ben contenta, che venerdi inizia il festival della scienza e avevo un sacco di cose da fare e da chiudere, stasera.
Però, insomma.
Una serata da maschi.
Con poco preavviso.
Mmmm, e va bene, lo capisco persino io.
E' un segnale.
Ma finchè non si mette a pisciare anche lui sul divano come il gatto signor siberia, va bene tutto.

domenica, ottobre 17, 2010



Che poi una si riduce agli aggiornamenti.
E le dispiace.

Ma sono qui a mangiare con le mani le polpette dell'amore - metà zucca e maggiorana, l'altra metà melanzane e menta, cucinate nella prima sera di vuoto istituzionale da impegni - dopo aver passato due ore a scrivere la newsletter del Circolo Luogo dell'Anima, mentre un gatto affamato di polpette dell'amore, continua a tentare l'arrampicata verso il piatto e mi distrugge le gambe.
Quell'uomo è a pranzo dalla mamma, io per fortuna ho già pulito casa ieri, tra una riunione ranocchia e una visita ad una sorella che per un periodo ha inquietato tutti minacciando di diventare una matematica, ma che è pienamente rientrata nella normalità umanista, con personale sollievo.

Come molti, ho passato la settimana a sperare che Roma venisse invasa dalle tute blu, che gli italiani la smettessero di trasformarsi nei voyeur di una famiglia travolta dalla solitudine e dall'indigenza culturale, a gioire per i minatori e ad inorridire per il paragone tra la loro salvezza e l'uscita dei concorrenti dalla casa del grande fratello.

Come me stessa, invece, ho passato la settimana a fare lavatrici di copridivani su cui il Gatto Signor Siberia continua a pisciare con regolarità, ad andare a Roma due giorni senza tuta blu ma con due riunoni nazionali, a fare il turno al Circolo luogo dell'anima, ad andare al cinema a vedere Giù al sud, a progettare le compilation per la musica al circolo.
Giù al sud, tra parentesi, è il primo caso che io conosca di Format cinematografico. Non è il remake di Su al nord, come pensavamo io e quell'uomo. E' un format. Le stesse battute, la stessa trama, praticamente le stesse inquadrature. E' come il Grande Fratello. O come Chi vuol essere milionario. O come MacDonald's.
Se ti fermi a pensarci fa un po' impressione.

Ho fatto 8 ore di treno in due giorni, sull'eurostar, con un vicino all'andata e uno al ritorno, costantemente al telefono, da Pisa a Roma, o da Roma a Pisa.
Pronto? Non si sente bene. Sono sul treno. Dimmi. Per quella bolla. Eh, si. Scusa, non ho capito. Pronto? Pronto? Cazzo... (...) Pronto? Ecco si, ti sento. Quindi, dicevamo, per quella bolla. Si, quella di Rossi, quella che gestiva...pronto? cazzo di telefono...dicevo, quella di Rossi, la bolla. Spiegami bene. No, non ho capito. Ripeti. Eh, sto tornando da...pronto? Si, ti dicevo, sono sull'Eurostar , non prende un cazzo, ma tu dimmi. Al massimo ti richiamo.
Ho fatto 8 ore di treno in due giorni sognando un Cisaplino.

Abbiamo inaugurato la Casa della Convivenza, abbiamo finito di dipingere e di aggiustare, manca soltanto che aggiustiamo gli infissi, ma con calma.
In realtà, non troppo con calma: oggi ci sono 9° e alla Casa della Convivenza manca una cosa fondamentale.
Non l'amore.
Non il benessere.
Non lo spazio vitale, il letto coerente con il fen shui.
O altre menate fricchettone.
Manca il riscaldamento.

venerdì, ottobre 08, 2010



RAZIONALE POPULISMO DA AUTOBUS

"...Eh belin, che poi ci credo che si è alluvionato tutto.
E' perchè gli spazzini, nei tombini, ci buttano di tutto: cartacce, foglie, sterei, televisioni...!"


sabato, settembre 18, 2010



Sono tornata a casa dal mio venerdi sera da single con una nausea micidiale.
Quell'uomo è ancora fuori. Io volevo fare quella che tornava dopo di lui, Ah si, figurati se ti aspetto a casa, e invece i due fragolini all'aperitivo mi hanno distrutto.
Ho resistito fino all'una e poi mi sono arresa al fatto che non ho più lo stomaco di una volta.
E poi il venerdi sera nei vicoli l'ho sempre trovato a cavallo tra la noia e la chiacchiera giusta. Se hai nausea, il crollo verso la noia è a un passo.
Allora sono a casa che mi faccio le sopracciglia e quando gli occhi mi lacrimano troppo scrivo queste due righe sceme e notturne.

Finirà quest'emorragia del trasloco, tornerò a scrivere con più regolarità.
Attualmente sfogo la mia grafomania in complicati biglietti della mattina.
Del tipo Amore, i gatti sono acciugati.
E di seguito righe e righe di inutili messaggi dell'alba.
Potrei pubblicarli, ma sarebbero poco divertenti.
Sono quelle cose lì dell'amore, che hanno senso solo in due.

Abbiamo montato un mobile pieno di specchi e la camera adesso ha un suo senso.
Tutti quelli che entrano nel nostro casino chiamato Casa della Convivenza fanno l'occhiolino.
E tutti questi specchi?
Eh?
Occhiolino.
Non ve ne bastava uno solo?
Eh?
Occhiolino.

Adesso, voi potrete non crederci, ma siamo riusciti a montare un mobile a specchio lungo tre metri, a lato del letto in una camera 4x2, nell'unica posizione in cui gli specchi non riflettono il letto.
Siamo riusciti ad avere un mobile per cui tutti ci prendono per il culo, senza poterlo usare per nessuno scopo vagamente erotico.
E' come, non so, avere una bambola gonfiabile e usarla come appendiabiti in ingresso.

Quell'uomo, nell'armadio, tiene una maglietta di batman, tra le altre centinaia della sua collezione maschile di magliette.
Per la sua maglietta di batman un bambino nostro vicino lo chiama superman.
Per quei passaggi mentali meravigliosi dei bambini.
L'ultima volta che ci siamo incontrati, con questo bambino, eravamo al concerto di De Gregori e della nonna di Dalla.
La nonna di Dalla, quella che canta Lì dove il mare luscica e tira forsce il vento, un ottava sotto e con la dentiera che si impasta, mentre De gregori si prende la rivincita, che trent'anni fa lui era lo sfigato vicino a Dalla e adesso è l'unico dei due ancora in grado di cantare e io mi immagino che questa tournèè l'abbia organizzata De Gregori, per ripicca, per rivincita.
Come se a Max Pezzali viene un ictus, lo chiama l'altro degli 883, lo sfigato, e gli dice Ritorniamo a cantare insieme?

Il bambino, al concerto di De Gregori e della nonna di Dalla, ha chiamato Quell'uomo: Superman!
Noi siamo andati a salutarlo, e Quell'uomo gli ha detto Sai, adesso che non ci sono più le cabine telefoniche, per noi supereroi è una vita dura.
E il bambino gli ha chiesto
Cos'è una cabina telefonica?

lunedì, settembre 06, 2010



Berlino.
Berlino è una città fantastica.
E' LA città fantastica.
E' Parigi all'esposizione universale.
E' Roma alla dolce vita, senza romani.
E' Firenze dei Medici.
Ogni epoca ha la sua città perfetta, e Berlino è la città perfetta del 2000.

Vedere Berlino in quattro giorni, neanche Philip Fogg.
Abbiamo lasciato indietro le altalene del Mauer Park, il Pergamon, la colazione crucca a nord, lo zoo, la porta di Brandeburgo e soprattutto chissà quanti, quanti cortili, quante gallerie d'arte, quanti negozietti, quanti artigiani, quanti artisti, quante case occupate, quanti negozi di zuppe, quanti negozi di dolci, quanti concerti, quanti spettacoli.
Abbiamo vissuto tutte le ore possibili, in tutti i luoghi dove i chilometri di asfalto ci permettevano di arrivare.
Berlino è una città faticosa.
E' una città che la sera ti puzzano i piedi, uno questo lo deve sapere.
Berlino è una città che non ha centro, ma una rete di metropolitana così perfetta da illudere il turista di poter arrivare ovunque.
Il che è vero, avendo un anno sabbatico di tempo.

Berlino ha meno macchine in circolazione di Cinisello Balsamo e più alberi del Parco Nazionale dell'Abruzzo.
Berlino ha una pista ciclabile di un milione di chilometri, che ti verrebbe da chiamarla Fausto Coppi Strasse.
Berlino ha rielaborato la propria storia che sembra avere fatto un corso di formazione con Nelson Mandela.
Berlino ha una pulizia non maniacale, che è la mia preferita, e dei momenti di umano cattivo gusto, come le decalcomanie della porta di brandeburgo sui finestrini della metropolitana.
Berlino ha un centro culturale occupato che si chiama Cafè Zapata, che è un posto meraviglioso, pieno di vita, di artisti, di musicisti, di musica, di spazi liberi. Che se uno è di Genova particolarmente gli viene da ridere, e un po' di invidia.

Berlino una casa in centro sono 400 euro di affitto.
E intorno c'è Berlino.
E la birra sono 4 euro al litro, il che è pericolosissimo.
Però non è vero che tutti i tedeschi parlano l'inglese perfetto.
Questa è una leggenda metropolitana.
E il currywurst fa schifo.
Ma il cosciotto di agnello è buonissimo.
E i falafell da habibi sono buoni come quelli del deserto del neghev, che mi sa che non molti lettori sapranno di cosa parlo, ma fidatevi, che sono buonissimi entrambi, e quelli di Habibi a Berlino hanno anche il pregio di non essere colonialisti.

Il museo ebraico è una cosa meravigliosa.
Il museo della ddr è divertentissimo.
Dentro al museo della ddr c'era un vecchietto che si è guardato tutto il tg del '75 seduto sul divano nella ricostruzione della casa tipica della Germania democratica, poi è finito il tg e si è visto una puntata di Derrick.

I berlinesi girano con un carrellino attaccato alla bicicletta con dentro uno, due o tre bambini.
E sembrano avere un sacco di tempo libero.
A Berlino ero così di buon umore, che nel centro culturale zapata ho anche visto un topo e non ho neppure fatto un saltino sul posto.
A Berlino abbiamo trovato una festa rastafari dietro alla east side gallery e abbiamo mangiato un piatto ghanese dietro il murales di Brežnev ed Honecker che si baciano.

Berlino.
Try at home.

lunedì, agosto 16, 2010

Sono in un albergo svizzero, fuori diluvia e io ho una tastiera con le lettere spostate.
Qwertzu.
Fuori diluvia, fa freddo e abbiamo completamente sbagliato la valigia.
Non che io avessi molte chances, che fuori dagli scatoloni avevo soltanto canottiere e un golfino di cotone di saldo.
E' la settimana della ripresa dalle dodici fatiche di ercole, di un anno fatiocoso, tre traslochi, tre case, una convivenza i muri da dipingere eccetra eccetra che ne ho già parlato abbastana.
Sono in un albergo con una tastiera qwertzu ma anche un massaggio per la riattivazione linfatica da prenotare nel pomeriggio. Quindi la valutazione non puo' che essere positiva.

Sto dormendo tantissimo.
Tipo 12 ore al giorno.
Faccio la vita del neonato: oltre ai bisogni primari gioco soltanto a canasta dopoil caffè del dopo cena.
Mi sento come quelle che le mandavano nei sanatori di lusso dopo le operazioni difficili, o dopo la tisi o il vaiolo o la scarlattina da adulte.

La mia vacanza di coppia sembra che non ce la faremo, a farla.
Istambul sfuma nuovamente all'orizzonte. Non ci sono i soldi e soprattutto non c'è il tempo, che tra noi e il ritorno definitivo al lavoro c'è ancora l'ikea, il montaggio dell'ikea, gli zoccoli neri, le porte smaltate, la finestra della camera da riparare, il mobile della stanza, le scatole da portare e da svuotare.
Io che nella coppia gioco a fare l'irrazionale, e mi riesce benissimo, dico Figurarsi se Istambul non ci sta.
Lui che gioca a fare il razionale, e questo ci salva la vita, dice Secondo me sei un po' scema.
E' vero che, oltretutto, c'è da pensare alla riapertura del Circolo Luogo dell'Anima, che ha un sacco di buone speranze all'orizzonte, come il riscaldamento, la cucina, i frighi nuovi, gli aperitivi, la musica al piano di sopra.
E non è che le cose succedono da sole, se uno è a istambul. Se vogliamo riaprire in tempo per la notte bianca, io mi sa che c'ho da esserci, la prima settimana di settembre.
E attenzione che questa volta la razionale la sto facendo da sola.
Che brava.
Insomma, mi sa che rinuncio alla mia vacanza di coppia, e la scelta mi pesa come se avessi ingoiato un'anguria con la buccia.
Pero' ho una parete arancione, mi dico.
E sapremo trovare delle valide alternative alla vacnza, tra il cielo e la stanza.
Ci vuole ben altro ben deprimere la nessie.

mercoledì, luglio 28, 2010



Non c'è niente come una casa nel delirio per farti sentire in colpa a scrivere il post della pausa pranzo.
Potrei usare i tre quarti d'ora che mancano all'equipe per fare un sacco di cose utili: fare scatole degli Oggetti del Paradiso, avere il coraggio di aprire il Baule dell'Ignoto, fare una prima selezione delle cose che navigano tra i ripiani della camera per permettere a Quell'uomo di fare la seconda, la Definitiva.
E invece mangio semola di cus cus unito all'avanzo delle seppie e piselli di ieri sera mentre i due gatti si scannano sulle sedie ai loro ultimi giorni di vita.
Le sedie, non i gatti.
Ci sarà un momento che guarderò il calendario e dirò Ma come abbiamo fatto ad arrivare a fine agosto con ancora tutte queste cose da fare?
E sarà in quel momento che mi ricorderete della semola di cus cus davanti al post di oggi.

E' un periodo che quando trovo il tempo di aprire la pagine bianche del post, penso che dovrei scrivere di sociale e di politica, ma poi non mi viene, dopo tutto questo narrare di pulci, scatoloni e sentimenti.
Però sappiate che rispondo alla carenza buttando ami con attaccati succulenti vermi politici ad ogni sconosciuto possibile. Vis à vis.
Ieri, per esempio, al baretto del parco di un luogo sconosciuto ai più sulla Salerno-Serravalle, uscita Busalla, sono riuscita a fare passare con la settantenne che mi stava scaldando il toast per pranzo che:
- è facile lamentarsi dei politici, ma ha visto che buonauscita prende l'amministratore delegato della BP? E poi ci vengono a dire che il privato è meglio del pubblico.

- certo che è dura essere ancora dietro ad un bancone di un bar a settantanni, ma pensi agli operai della fiat, che adesso delocalizzano le fabbriche. Con tutte le sovvenzioni statali che ha sempre preso la Fiat. Hanno sempre fatto così, signora, sono nazionalisti solo quando fa comodo a loro.

- Mi dà una bottiglietta d'acqua gasata? Con tutto che di solito l'acqua me la porto, eh. Ma oggi non ho neanche il pranzo. Però certo che l'acqua è giusto che sia di tutti, no? Infatti ha visto la raccolta firme per il referendum? E' importante, il referendum.

Ecco, così.
Porta a porta.
Nel senso A.V., Avanti Vespa.
Porta a porta come quando si consegnava l'Unità.
Non sarà un lavoro di massa, ma funziona. Perchè poi la gente ragiona, eh. Che la gente sia stupida non è una tesi nostra, è una tesi loro. Bisogna ricordarselo.
Io ho delle categorie preferite con cui fare politica ad personam.
I tassisti e quelli che attaccano bottone per primi. E le commesse delle catene in franchising, se il negozio è vuoto.
Non sarà un gramsciano lavoro di massa, ma dovete provarci: è molto più divertente che parlare del tempo.

lunedì, luglio 26, 2010



L'errore è che non sto tenendo il conto dei sacchi di spazzatura XXl condominio che stiamo buttando via.
Credo che siamo al decimo o all'undicesimo.
E la casa, in tutto, è 45mq.
Cosa, un maschio varie volte single di 42 anni non riesca ad accumulare in un appartamento, potrebbe essere materia d'indagine.

Io vi dico solo che la mia top3 prevede:
Terzoposto: una maschera a gas
Secondoposto: "La vera guerra", R. Nixon, ed. Corno
Primoposto: una tazza con disegnato un camion, con il vetro oscurato tipo argentato, che quando la tazza si riempie, dal vetro oscurato emerge un signore con un paio di occhiali da sole degli anni '80 e una pubblicità tipo Tamoil.

No, la tazza e Nixon non li abbiamo tenuti.
La maschera a gas si, è fichissima.
E i trasferelli degli anni '70 categoria "I beduini", li abbiamo tenuti.
E una gabbia da uccellini uscita dritta dritta dalle Mille e una notte.
E anche il corano in miniatura, metti mai. Lo piazziamo vicino alla tazza di Lady D. Che non è quella della foto, ma insomma, diciamo che il design è simile.

Lo ammetto, mi sto divertendo come una pazza, in questo repulisti dove ho il suo benestare nel scegliere (quasi) tutto quello da tenere e quello da buttare.
Ogni tanto interviene, lui.
Ha salvato Buzzati, il deserto dei tartari, che a me fa schifo schifissimo e mi sembrava non si meritasse il paradiso insieme agli Ignacio Taibo II, ai Pennac, agli Erri de Luca, ai Simenon, agli Izzo.
E invece Quell'uomo l'ha ripescato dall'Inferno dentro cui era piombato insieme a Baricco, Nixon, Brizzi. Insieme a Cucina con fantasia, La Cucina creativa e Antipasti. Insieme al Grande Camelino di peluche, al delfino di vetro, ai quaderni dei conti dell'azienda datati 1993.
Buzzati si è salvato.
Ma il resto non sta passando, attraverso il setaccio della sopravvivenza, in attesa dell'arrivo dei mobili nuovi e delle scatole e scatole dei miei, di libri, che Quell'uomo secondo me non ha mica capito ancora cosa lo aspetta.

In tutto ciò, tra sacco XXL e l'altro, sono ancora chiusa fuori casa, sto ancora aspettando l'ok della disinfestazione per poter fare le scatole e abbandonare definitivamente la Casa numero 14.
In tutto ciò, tra una scatola e l'altra, ho ancora i centri estivi, ho ancora gli adolescemi, ho ancora il riordino dell'ufficio e la progettazione in vista dell'autunno.
Però tutto si tiene magnificamente insieme.
Abbiamo il Quaderno della Convivenza, ci regaliamo i concerti, le canzoni notturne, gli spettacoli teatrali. Scandagliamo tutto quello che di gratuito offre questa città, incredibilmente e meravigliosamente attiva quest'estate, e ci precipitiamo a destra e a manca con un motorino che chiede pietà e restauro.
Lavoriamo 8 ore e ci sembra sempre che quella sia una piccola parentesi, il lavoro, perchè è nelle altre 16 ore che facciamo cose, prepariamo la convivenza, impariamo a sopportarci e a prenderci in giro.
Siamo due insopportabili maschi alfa, ma stupidamente e reciprocamente innamorati.

giovedì, luglio 22, 2010



Se vi consola, non faccio in tempo neanche a leggere le mail.
Giro per centri estivi così tanto che sono molto, molto più abbronzata di quando ho fatto tre giorni sul mar rosso e quei 15 giorni in sardegna nel 2003.
Mi dicono che la giusta definizione l'ha data Monica Vitti negli anni '70.
Tette biscottate.
Ecco.
Si, poco fine, va bene.
Ma mi sembrava rendesse l'idea.
Ma poi torno, eh, torno.
E man mano che perderò l'abbronzatura, scriverò.
E ne sarò ben felice.
Che, ora come ora, ho un tale segno del costume che mi sento bionda.

venerdì, luglio 16, 2010


"...io, le uniche classi sociali che sopporto, sono il popolo e l'aristocrazia. "

(Sentita oggi al tavolino di un bar sotto la Casa della Convivenza)

giovedì, luglio 15, 2010



I concerti estivi sono una cosa bellissima perchè li puoi sentire anche senza pagare il biglietto.
Ieri, noi coppia immersa nella crisi economica e con una previsione di spesa all'ikea, ci siamo piazzati fuori dai cancelli dell'Arena del mare a sentire Diana Krall.
Era noiosa, un po'.
Brava, eh, e bravini i musicini, però un po' noiosa.
Per fortuna che andare a vedere i concerti ai tempi della crisi vuol dire anche arrivare in ritardo e potersene andare prima dei bis.

C'era un bel po' di gente, che si ascoltava Diana Krall fuori dai cancelli, ieri.
A me è una scena che mi è piaciuta tanto.
Perchè l'arena del mare non è che ci passi davanti per caso, senti la musica pensi Oh, è Diana Krall, mi fermo un po' ad ascoltare.
All'Arena del mare ci devi andare proprio apposta.
E simbolicamente era una scena bellissima, perchè gli organizzatori hanno tirato su una fila di container che sembra la zona rossa, e le transenne in fondo, e poi delle altre transenne più avanti, così che proprio nessuno potesse scavalcare e rubare trenta euro di bigletto.
Ma tanto si sentiva lo stesso.
Era una scena bellissima, perchè mi sembrava proprio il concetto del pubblico che vince sul privato.
Che puoi tirare su le transenne e pagare quelli con la maglietta con scritto Staff per essere proprio sicuro che io non entrerò senza biglietto, ma noi, seduti lì fuori, la musica la sentivamo nè più nè meno di quelli dentro.
E con un sacco di libertà in più. Le chiacchiere, lo svacco, i commenti ad alta voce.
Così mi sono divertita molto.
Che se invece avessi pagato trenta euro, che li pagherò per Bollani, perchè abbiamo estratto un concerto dell'estate che ci paghiamo e ha vinto Stefano Bollani, ma se avessi pagato trenta euro per Diana Krall adesso avrei scritto tutto un post dicendo Brava eh, ma troppo jazz, troppo free.
E invece così posso meravigliosamente dirvi Diana Krall? Un po' noiosa, ma così divertente...!

mercoledì, luglio 14, 2010



Tornata stanotte dal meeting antirazzista di Cecina.
Ho trentacinque mail di lavoro a cui rispondere, e scrivo il blog, che tanto i corridoi sono deserti e afosi, io sto sudando sette camicie e un vestito color cartazzucchero, e ricominciare a lavorare non è mai cosa semplice.
Mentre ero via sono successe delle cose bellissime.
Intanto ho ricevuto una mail piena di cose carine da un amico lontano, e devo soltanto trovare il tempo per rispondere.
Ma soprattutto.
Indovinate un po'.
Rullo di tamburi.
Trombe e fanfare.
Trepidazione.
Le pulci sono morte.
Kaputt.
Distrutte.
Arrese.
Sterminate.

Come sempre, uno fa un mese di battaglia, e poi al momento della vittoria non c'è.
Assenza giustificata al 24 di aprile.
Che fossero morte, me l'ha detto Quell'uomo, che è entrato nella casa numero 14 insieme a Colui che tutto può con il suo spruzzino velenoso, e ha certificato la morte definitiva delle bestie.
Il coroner delle Piaghe d'Egitto.
Colui che tutto può con il suo spruzzino velenoso, mi ha mandato a dire di non pulire il pavimento, non ancora, che metti che ne risorge una, una sola, subito affoga nel ddt di ultima generazione.

Ma io non ho nessuna intenzione di pulire.
Io adesso faccio su scatole e scatole e me ne vado.
Il Polpo Paul, l'oroscopo di Breznev su Internazionale, i saldi dell'Ikea e altri inequivocabili e scientifici segnali mi dicono che è decisamente il momento del gran salto.
Casa numero 15: La Convivenza.

Tornare da Cecina, ieri, e sentirsi a casa, non ha prezzo.

venerdì, luglio 09, 2010



Il suono Blog non è mai stato così onomatopeico.
Mi sto sciogliendo, e ve lo scrivo qui, sicura di trovare condivisione e comprensione
Sono puzzolente e sudata come un grasso bluesman della Luisiana, pace all'anima sua.
Sua della Luisiana, non del bluesman.

Ieri sono morta.
Sono tornata dal centro estivo e sono svenuta sul divano.
Morta lì e risorta tipo oggi.
In tempo per l'ennesima disinfestazione dalle pulci.
Pensavate mica che avessi cambiato argomento?

Io mi sono fatta l'idea che la Scienza delle Disinfestazioni sia qualcosa di simile alle Leggende Metropolitane.
Ho un liquido che se lo dai dopo tre giorni le pulci muoiono.
Ho un cugino che gli è bastato l'olio essenziale dell'erboristeria.
Io una volta ho visto una pulce che sembrava il coccodrillo delle fogne di new york.
E tutti a dire che quello prima ti ha raccontato una boiata, lo sanno tutti che quel sistema non funziona.
Prova questo, invece.
Questo funziona sicuro.

E così abbiamo superato la boa del mese di convivenza, disinfestazione dopo disinfestazione.
Ne parlavamo ieri.
Galeotte furono le pulci.
Due decostruzionisti della coppia come noi, non avrebbero mai accettato di dirsi Ok, da adesso si vive insieme.
Avremmo accampato scuse e ritardi e rimandi e Non posso.
Così invece ci siamo trovati.
Volenti o nolenti, un piano b non c'era, non c'erano scuse.
E funziona.
Funziona magnificamente bene.
Belli, stravolti e felici.
Un po' tesi, nel primo periodo, ma sempre meno, sempre meno, sempre meno...

Siano benedette le piaghe d'egitto, se portano alle Tavole della Legge di una relazione felice ma - Signore ti avviso - io non sono così tanto ebrea, e lui non è così tanto arabo: siamo pronti a sopportare insieme soltanto fino alla Moria del Bestiame.

lunedì, luglio 05, 2010



Io credo che mi arrendo.
Riepilogo: due disinfestazioni con lo zyklon b della bayer, con me stessa medesima generale delle forze armate.
Una pulizia generale ed etnica, Generale Cenerentola, con repellenti e alcool.
Due fumogeni - uno tirato dal Generale Mac Chrystal e uno dalla Memoria del 30 giugno.
Tre settimane senza un gatto nè un umano per sfamarsi.

E sono vive.

Vive, vegete e numerose.
Sono entrata con il mio vestito di scena, la tuta da imbianchino usa e getta, e sono stata come al solito ricoperta da questi adorabili esseri del Signore.
Costantino, l'Uomo delle Pulci, dice che a questo punto si arrende anche lui.

Io emigrerei anche subito, che tanto ormai non mi ricordo quasi più la strada di casa, ma la questione è Come portare via le mie cose?
Intanto Come portare via le mie cose e non le pulci?
Ma anche Come stare dentro casa senza essere divorata? Perchè la tuta da imbianchino rende visibile il nemico, ma non previene dai morsi.
E se qualcuno di voi ha fatto un trasloco a luglio, nella sua vita, sa che inscatolare libri con addosso tre strati di vestiti, guanti e cappello non è consigliato dalla bibbia di Gondrand.

Io di traslochi a luglio ne ho fatti parecchi.
Il più famoso, in questo periodo di 9 anni fa, ad una settimana dal G8.
Allora, mi dico, le pulci non possono essere peggio del luglio 2001.
Non c'è stato niente di peggio del luglio del 2001.

La vivo così.
Tipo come se avessi casa in zona rossa e non potessi tornarci.
Ho una tuta bianca, ho degli esseri merdosi che occupano casa mia, ho un padrone di casa ignavo, sono tutta piena di ponfi e graffi ( i graffi sono miei, ma guai a voi se dite che è come la storia della molotov).

Insomma, è come sempre una grande metafora.

Il Signore delle pulci mi ha detto che una soluzione potrebbe essere quella di innondare il pavimento con una sostanza bianca e velenosa.
C'è un attrezzo apposta, per farlo.
Non so, facciamo che ci penso.
Detto fra noi, mi ricorda decisamente troppo un estintore.

sabato, luglio 03, 2010

E' in corso l'ennesima disinfestazione.
Il responso Lunedi.
Nel frattempo...


"...Gli anni '80 hanno cambiato tutto. Se Lama fosse stato segretario durante il riflusso, gli avrebbero fatto cambiare il nome in Gilette".
(Quell'uomo, a tarda notte, aspettando lo sciopero generale)

martedì, giugno 29, 2010



Cenerentola come il Generale McChrystal.
L'operazione Detersivo storm ha fallito su tutta la linea.
Le pulci sono vive.

Il Disinfestatore capo dice che a questo punto l'ipotesi più credibile è che ci sia un'infestazione dall'esterno.
Lo dicevano, i niomi, che dell'Esterno non ci si può fidare.

Io, ieri pomeriggio, ho azzardato una visita in casa mia per salvare almeno i vestiti che marcivano piano piano in lavatrice.
Per farlo, mi sono comprata una tuta usa e getta da imbianchino e mi sono coperta i piedi con due sacchetti di plastica.
La figlia di Grissom e dell'Omino Michelin.
Le pulci hanno iniziato a risalire le gambe che sembrava giochi senza frontiere del micromondo, ma mi sono salvata da morsi e punture grazie al doppio strato.
Io, come facciano gli entomologi ad amare gli insetti, è il quarto mistero della fede.

Ho fatto andare la lavatrice e intanto ho perlustrato casa.
Le pulci sono inequivocabilmente vive e dappertutto.
Potere del detersivo, Cenerentola capo delle forze armate, sto cazzo.
L'ho manlevata dall'incarico subito, senza neanche il tempo di un'intervista a Rolling Stones.
Attualmente, il capo dell'esercito è una borsa di plastica ermetica con scritto sopra La mia amico.
L'ho comprata dai cinesi, è la mia arma del trasloco quotidiano.

Oggi, alle quattro, tornano i disinfestatori e cercano l'origine dell'infestazione.
Io scommetto sul cavedio.
Ma scommetto dal pianerottolo.
Poi, quando loro ci capiscono qualcosa, vediamo che fare.

martedì, giugno 22, 2010



Sono giorni da farsi il segno della croce con i gomiti.
Giorni che il concetto di sfiga globale assume nuovi, inquietanti significati.
Iniziamo col dire che le pulci non sono morte.
Mai morte.
Vive, vegete e saltellanti, ne vedo una nuova ogni volta che oso mettere piede in casa per recuperare qualcosa di utile alla mia sopravvivenza.
Perchè nel frattempo, ovviamente, sono emigrata.
Mi sono accampata a casa di Quell'uomo con due borse di vestiti, un libro, l'agenda, il ricarica batterie, un nervoso che sembro un pitbull da combattimenti clandestini.
Ogni tanto mi viene in mente che mi serve qualcosa, allora attraverso i vicoli, entro in casa mia come un marines nelle risaie dell'indocina, trovo quello che mi serve e scappo di nuovo.
Ciononostante sono coperta di bolle.
Non di morsi, di bolle.
Qualche morso di pulce tra le dita dei piedi e le caviglie, 47 bolle sparse nel resto del corpo.
Una trentina solo tra le ginocchia e la schiena.
Sembro un videogame degli anni '80.
E non capisco cosa cazzo sia.
Allergia, credo.

Le bolle prudono così tanto, ma così tanto, che stanotte alle cinque e mezzo ero ancora sveglia e lamentosa, così stamattina mi sono messa in malattia e, almeno, ho dormito.
Perchè le bolle, la mattina, prudono meno.

Oggi pomeriggio il disinfestatore mi dovrebbe portare il Veleno Definitivo e domani ho appuntamento con la dermatologa.
Non può piovere per sempre, e anche le pulci si arrenderanno, prima o poi.
E tornero' ad avere un'estetica quasi normale.
La speranza la regalano un tanto al chilo, in periodi come questo.

C'è che uno prima o poi dovrebbe smetterla di pensare di poter disegnare il suo mondo lasciando fuori dalla porta le variabili.
Non era così che mi ero immaginata i primi giorni di una convivenza, non è così che avrei disegnato l'inizio - seppur momentaneo, per ora - di una vita di coppia.
Io che non dormo per il prurito, lui che mi mette la crema al cortisone alle tre e mezzo di notte, appena tornato dall'aver interpretato Quasimodo in Notre dame de paris, a Chiavari.
Io con le mie cose nei sacchetti.
Il mio nervoso da pitbull.
La piacevolezza estetica di un varano di Komodo.
Lui sorridente nello stress.
Insofferente di nascosto.
Non era così che l'avevo immaginata.

Ma non può piovere per sempre, quindi finiranno i pruriti, moriranno le pulci, tornerò in casa mia e ad un'estetica umana.
Prima o poi.

Nel frattempo, però, Trippa e il Gatto Signor Siberia si amano.
Di quell'amore aggressivo da gatto supponente.
Si soffiano, e poi si cercano.
Si coccolano e poi si graffiano.
Gatto Comune di Razza Metaforica.