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martedì, dicembre 30, 2008



Caro piccolo anno nuovo,
qualche mese fa avrei scritto una lista lunga chilometri di desideri per il 2009.
Tutta un'intricata ferrovia di desideri a partire da gennaio per arrivare a dicembre.
Ma poi è successo che invece del futuro ci si è sgretolato un po' di presente.
E questo mio mondo intorno - quello piccolo, il mondo delle mura domestiche - ha bisogno di un treno merci di sostegno.
Allora, caro piccolo anno nuovo, facciamo che chiedo una sola cosa per il 2009.
E non la scrivo neanche, tanto lo sai cos'è.
Tu semplicemente comportarti meglio del tuo predecessore.
Che tanto, peggio è praticamente impossibile.

domenica, novembre 30, 2008



Pastore Tedesco,
io credo di dare meno peso alle cose che dici tu che alle chiacchere con la mia edicolante la mattina.
Però questa volta.
Questa volta mi vai a fare lo storico incompetente, e allora.

Pio XII non ha fatto nessun gesto eroico, nell'andare a Roma dopo il bombardamento di San Lorenzo nel luglio 1943.
Anzi, ha fatto un danno, se non due.

Primo perchè tutta la rete di aiuto popolare, che scavava tra le macerie alla ricerca di sopravvissuti, si interruppe all'arrivo di Pacelli.
Perchè tutti volevano una benedizione, un sorriso, un gesto. E tra le macerie non scavava più nessuno.
Bel risultato.

Secondo, perchè, quello che adesso passa come un sostegno al popolo di Roma fu, di fatto, un sostegno indiretto al fascismo e a Mussolini.

Pastore Tedesco, complimenti per la trovata.
Per risollevare Pacelli dalla miseria umana e storica nella quale si era seppellito da solo sostenendo le leggi razziali e appoggiando la fuga di fascisti e tedeschi in america latina nel 1945, non potevi tirare fuori dal cappello nessun coniglio più inutile e controproducente.

mercoledì, giugno 11, 2008

ELEVO IL BELLISSIMO COMMENTO DI MANUELA A POST, COSì VE LO LEGGETE TUTTI

"Vivo nel profondo Nordest, in una cittadina di 20.000 abitanti, in montagna.
Il mio quartiere si sta "slavizzando" a una velocità impressionante. C'è un piccolo parco giochi, nel mio quartiere. Con i giochi in legno, immerso in un prato.
Il mio quartiere si è svegliato in queste prime serate quasi estive. E si è scoperto slavo per i bambini i grandi i vecchi che ora girano per le vie. Che organizzano partite di calcio al parco giochi. gli uomini a giocare.
Le donne a chiacchierare e mangiare pop corn. a offrire pop corn e larghi sorrisi a noi (poche) autoctone che decidiamo di uscire anche noi la sera, col bambino.
Vivono il quartiere, se ne appropriano, lo indossano come un guanto. il quartiere ridiventa barrio.i bambini vanno a fare la spesa per la mamma, a piedi, la mattina, da soli.come se questa fosse ancora la cosa normale che IN REALTA' E'!!!
Vengono da fuori per dirci, in silenzio, che rischiamo di tirare su i nostri figli come dei deficienti. quelli che la play station. e quelli che lo sport a tutti i costi. in egual misura forse.
Vengono a dirci, senza dircelo, che può anche non essere così."

mercoledì, maggio 07, 2008

POLPETTE DI PSICHE

Le istruzioni per l'uso di me, avrei forse dovuto dartele subito.
Se solo le avessi avute, intendo.
Ma immagino che tu mi abbia trovata nell'angolo occasioni, senza brugole, senza sacchettino delle viti, senza istruzioni.
C'è che a questo punto ti tocca imparare piano piano, Stakanov, e un sacco di volte sbagli gli incastri e non funziona più niente.
Traballo, barcollo, avanza un pezzo, cigola la psiche, esplode il nervoso, si rompe l'asse portante della mia sopravvivenza mentale.
Così ti tocca svitare tutto, pezzo a pezzo, e riprovarci di nuovo.
E risbagli.
Ma non è mica colpa tua, sai?
Cioè, anche: noi sei il migliore degli ingegneri. Ma io non mi sarei fatta portare via da nessun ingegnere, Stakanov, e tu questo lo sai bene. Lo sai perfettamente che adoro i tuoi errori.
Ma soprattutto impazzisco per la tua immancabile fiducia nell'ennesimo tentativo di incastro.

La mia psiche di truciolato è stata creata da un sadico architetto d'interni svedese. C'è la sua foto sorridente da qualche parte, credo. Immagino si chiami  Olaf. O Wolfung.
Ma una volta ricomposta.
Ah, un volta ricomposta, mi hanno detto che la mia psiche diventerà la più accogliente delle piscine di palline.
Ma è anche per quello che è difficile costruirmi: sono perfettamente tonda.
Difficile trovare gli incastri.




venerdì, marzo 21, 2008

FAVOLA DI PASQUA

Il tempo vuoto delle vacanze è bello usarlo per raccontare delle storie.
Questa è la storia di Julian.

Julian è un italo berlinese. Altissimo e magrissimo. Forse due metri, forse tre.
E' nato il mio stesso giorno, il mio stesso anno, in Germania.
Ci siamo conosciuti ad un concerto durante il social forum di Parigi. Era un qualche giorno del novembre 2003. 
Io, reduce dall'erasmus, tornavo in francia a ritrovare i miei compagni lionesi del Clag: la rivoluzione francese.
Appuntamento a Lione, treno, formaggi e bandiere rosse. 
Il mio francese già arrugginito. 
La palestra fuori Parigi dove dormire a centinaia. I turni in cucina, le riunioni fiume, lo scontro con i no global veneti all'apice del loro provincialismo suicida, la carica della polizia francese davanti alla sede dell'Air France.
E la sera, i concerti e le canne sui prati, avvolta nel poncho di lana.

Lì conosco Julian.
Julian parla l'italiano delle sturmtruppen. 
Com'è che parli italiano?
La mia nonna è italiana. Mi ha inzegnato da pampino.
E' emigrata per lavoro, tua nonna?
No, il mio nonno era zoldato italiano fazista. Era venuto in Germania volontario. Poi però è tornato in Italia e mia nonna non l'ha più visto. Mio nonno era da Genova.

Ecco. Tra un tiro e l'altro, Julian mi racconta del nonno fascista di Genova. Mi dice il cognome. Io gli prometto di cercarlo. 
Ma dopo tre giorni insieme, tra una carica della polizia e l'altra, io il nome me lo dimentico. 
Ritorniamo tutti a casa. E dopo poco mi dimentico anche di Julian.

Nell'estate del 2005 Julian mi scrive una mail.
"Sto partendo per un viaggio nell'Italia. Passo anche da Genova e cerco mio nonno. Ci vediamo?".
Certamente. Via Glutei Sodi era piena solo della mia solitudine. Mia moglie partita, una storia appena finita con il vicino di casa.
Julian arriva. Sempre altissimo, sempre alla ricerca del nonno. Mi dice che nel frattempo sua mamma è morta e gli ha chiesto di scoprire se suo padre fosse ancora vivo.
Mi dice che vuole chiedergli Perchè sei stato fascista? con il candore dell'innocenza tedesca, con il buonismo di una società che ha fatto finta di niente e che si sta mettendo in dubbio soltanto adesso.
Mi dice che non sa se essere più arrabbiato con lui per aver abbandonato la nonna o per essere stato un volontario di Hitler.
Un romanzo d'appendice.
Julian si sveglia la mattina e esce da via glutei sodi alla ricerca del nonno.
Ma è agosto: gli archivi sono chiusi, anche l'anagrafe, nelle caserme non vogliono aiutarlo, trova aperto solo l'archivio di stato ma non scopre nulla.
Julian capisce che agosto in Italia non è il mese della ricerca e riparte di nuovo per Berlino.

Passano altri tre anni.
La settimana scorsa mi arriva un'email.
Dice così:

Ciao, come va?  

ti volevo mandare tanti saluti di berlino/germania

e dirti che proprio oggi la ricerca per il mio nonno ha avuto una fine stupendo!!!Pensavo tutto il tempo che viene da genova...

(percio sono stato al archivio di stato di genova due anni fa, ti ricordi sicuramente?!) invece oggi ho scoperto nel vecchio archivio di berlino che viene nella provincia di salerno (sessa cilento)!!!! 

così purtroppo non devo venire più a genova per cercarlo... 

Communque, sono superfelice che finalmente l'ho trovato!!! 

Stammi bene e tanti saluti, 

Julian di Berlino


Gli ho risposto chiedendogli E quindi? Perchè è tornato indietro, tuo nonno? Perchè ha lasciato tua nonna a Berlino? Ha combattuto? E con chi? E' rimasto fascista? Ha fatto finta di non esserlo mai stato? E' ancora vivo, a Sessa Cilento? Ha una famiglia? L'hai incontrato? 

Ma Julian non mi ha risposto.
Credo non mi risponderà. Perchè la storia è sua. 
Forse ha un blog in tedesco dove l'ha raccontata ai suoi crucchi lettori. Forse neanche. 
Forse rimarrà soltanto la storia di un autunno rivoluzionario e di una stagione tedesca.

lunedì, gennaio 28, 2008


ANCHE CHATWIN SBAGLIA. E IO DI PIU'.

Mi ricordo soltanto che ero innamorata da togliere il fiato.
Ma anche a rileggere le lettere, adesso, non è facile ricordarsi il come e il perchè.
Cosa mi toglieva il fiato, di lui? Erano gli occhi neri, i capelli lunghi, il modo in cui suonava il basso, la scelta dei fiori da regalarmi, la musica che ascoltava, il portarmi in giro per zone di Genova di cui non sapevo il nome?
E lui, perchè innamorarsi di me, che dovevo ancora tornare a casa a mezzanotte? Che mi sono venute le coliche alla prima notte in albergo, che volevo andare allo Zapata dove lui si annoiava a morte. E anch'io mi annoiavo, e ci volevo andare lo stesso?
Cos'era successo? Perchè fidarsi l'uno dell'altra? Perchè aspettarmi fuori dai cancelli della scuola mentre io okkupo? Perchè sedermi su una moquette intrisa di umido e muffa soltanto per sentirlo suonare?
Chi eravamo, quando ci siamo innamorati? E cosa eravamo quando lo siamo rimasti per sei anni, e forse qualcosa di più?
Io non ho neanche una mezza stupida risposta.
Non sapevo perchè lo amavo. Ma lo amavo così tanto, così tanto da non avere una risposta e da dimenticarmi anche la domanda.

Ma adesso che non sono più innamorata, e le domande sono riaffiorate, è arrivata una delle risposte.
E' arrivata in una sua mail notturna, una mail bukowski.
Dice Lo sai, vero, che hai scritto delle cazzate?
Si, lo so,
Dice Lo sai che non è che sempre hai le risposte per tutti, che le cose le sai meglio tu degli altri?
Si, lo dovrei sapere.
Dice Ogni tanto anche Chatwin ha torto.
Si?
Dice Lo sai che potevi anche evitare di sputtanarmi agli occhi del mondo?
Si.
Non dice ma si capisce: Lo sai che era la volta buona per non sapere più niente l'uno dell'altra, come si perde di vista un compagno di scuola?
Si, e non sapevo come fare a evitarlo.
Dice E lo sai che non ti odio, per questo? 
Pensavo di si.
Dice No, non ti odio.

Allora io dico che un pezzetto di risposta ce l'ho.
La risposta è che ci siamo tenuti a galla per sei anni uno con l'altra.
Nei nostri casini, nelle nostre insicurezze, nelle nostre vite che erano così distanti da incontrarsi. In tutte le cazzate che abbiamo fatto, continuamente. E anche nei dolori, che sono stati così tanti, anche se facciamo sempre finta di no. Io, faccio sempre finta di no.

Ci siamo costruiti un mondo tutto nostro e visto che era un'idea bellissima, ce ne siamo affezionati.
Ogni tanto Chatwin ha torto.
Io molto più spesso.
Ma se mi hai scritto dopo un'alba che era il poster di un ristorante cinese da asporto, innanzitutto vuol dire che avevamo costruito un mondo così bello che non riesce a distruggerlo neanche la più grossa delle cazzate.
E le cazzate sono un'arma di distruzione di massa.

E poi vuol dire che ci sei.
Hai detto niente, in un momento così.
Grazie

mercoledì, gennaio 16, 2008



LETTERA APERTA

C'è che ad accumulare fidanzati come soprammobili svaroschi poi capita che ti tocca fronteggiare impensabili emersioni di ricordi. Sempre nei momenti meno indicati. E comunque sempre tutti insieme, per quella legge fisica dell'esponenziale negativo. Che poi è l'unica legge fisica che capisco, insieme alla Legge di Giordano Bruno, quella che allontana i papi dalle università con semplici equazioni democratiche.

Così tra l'altro ieri e oggi ne sono emersi ben tre, di ex fidanzati, via messaggio grazieadio, come i fantasmi dei natali passati, presenti e futuri.
Avrei preferito che no.
Innanzitutto perchè ci si lascia quando non si ha più niente da dirsi, solitamente.
Quindi, caro ex fidanzato, figurati se ho tenuto qualcosa in disparte da raccontarti via messaggio due, tre, quattro anni dopo.
Tre anni in 160 caratteri. E' ancora meno che dieci anni in poche frasi.
Caro ex, pensi forse di essere stato fidanzato con Indro Montanelli?

Poi anche perchè a volte il passato è così bello che passi.
E guardando in faccia i ricordi dei miei ex fidanzati non solo è bello, che passi, ma direi che è istinto di sopravvivenza. La mia, di sopravvivenza.

Ho risposto al primo, di messaggio.
Mi sono stupita al secondo.
Al terzo mi sono detta che forse si erano messi d'accordo.
Qualcosa come il club delle prime mogli.

Forse invece è l'anno nuovo che spinge alla rimembranza.
Io scrivo al mio partigiano di riferimento e loro scrivono a me.
Ma io, scusatemi, non ho proprio niente da dire.

E se invece sono messaggi da secondo fine, della serie caffè, chiacchere, collezione di farfalle e finiamo a letto, a maggior ragione no grazie.

Cari ex fidanzati, ho già i miei bei casini con il presente. E altri mica da ridere con il passato recente. Vi sembra che sia il momento della collezione di farfalle?
Mi sto aggiustando la vita, e mi piacerebbe sapere che lo state facendo anche voi.
Perchè con qualcuno più che creare un rapporto abbiamo veramente corso la gara delle insicurezze.
Ma questo era difficile dirvelo in 160 caratteri, e allora ve lo dico qui.

Cari ex fidanzati, voi non lo sapete e forse non ve lo aspettavate, quindi è giusto essere chiari.
Lanessie Scrooge è un anno che ha deciso di smettere di sentirsi Tiny Tim con la polio ad una gamba e la sfiga all'altra.
Lanessie si sta costruendo piano piano dei luminosi natali futuri.
Ha già ottenuto un piacevole natale presente.
E, soprattutto, non ha nessuna intenzione di ricadere nei fantasmi dei natali passati.

venerdì, gennaio 11, 2008

...E GLI OCCHI GUARDAVANO COSE MAI VISTE...


Mi ha chiamato.

Sto benissimo e sono così contento di aver ricevuto una tua lettera. E' una delle lettere più belle di tutta la mia vita, ha detto.
E tu come stai?, ha aggiunto
Insomma...
Perchè insomma?
Tante cose.
E la nuova casa, sempre con il fidanzato?
Non c'è nessun fidanzato, Partigiano di Riferimento.
Ah, vivi sola?
Con un'amica.
Non sarai mica passata all'altra sponda.
No - dico ridendo - è per dividere i costi dell'indipendenza.
E l'amore? - chiede il mio Partigiano di Riferimento
...
...
Sai, dice lui, una volta ho scritto un libro con una professoressa di italiano delle superiori. Una bella donna, single.
Perchè non ti sei mai sposata, le ho chiesto.
Perchè aspettavo il mio Dante Alighieri, mi ha detto, e non l'ho trovato.

Nessie, oggettivamente non ce n'è di Danti Alighieri in giro - mi ha detto il mio Partigiano di Riferimento - ma non è per questo che ti può permettere di rinunciare alla tua felicità.
...
...

...E poi disse al vecchio con voce sognante, mi piaccion le fiabe, raccontane altre....

martedì, gennaio 08, 2008


CARO PARTIGIANO DI RIFERIMENTO...

Scusate se non parlo di Harry Potter.
Ho cancellato cinque o sei post senza pubblicarli. Forse devo ancora elaborare il lutto.


All'ultima seduta dell'anno con la pissipissibaucologa avevo detto di volere un 2008 con poche cose, ma belle. Non sei miliardi di cose impazzite come mosche nella bottiglia della mia vita incasinata.
E invece è il nono giorno dell'anno e ho già fatto più cose che una casalinga di Liverpool in 25 anni di matrimonio.
Così ieri sera, mentre aspettavo la fine della lavatrice delle vacanze, mi sono seduta, mi sono fatta un the e ho scritto al mio Partigiano di riferimento.
Mi sembrava che fosse un buon modo per non farmi sempre scappare tutto di mano, una volta che le cose finiscono. Avevo bisogno di riallacciare con pezzettini di passato.

E' più di un anno che non ci sentiamo, e chissà come sta, il mio Partigiano di Riferimento.
La penultima volta eravamo passati dal Lei al Tu, con una certa difficoltà da parte mia, perchè è come entrare in confidenza con la storia. Ci vuole del tempo.
Ed infatti io, l'ultima volta che ci siamo parlati, confondevo i pronomi, e lo sentivo sorridere da dietro il suo leggero balbettio.
Il mio Partigiano di Riferimento è un vecchio signore magro che abita a Milano e se ne lamenta con classe, che mi offre l'amaro di rabarbaro quando riusciamo a vederci e che mi riempie di complimenti galanti.
Ha fatto la storia d'Italia, ha costruito le barricate e si è fatto sei mesi di campo di concentramento per comunisti in Svizzera dopo che si è ritirato dalla Val d'Ossola. Ma soprattutto ha inventato un nuovo modo di pensare e vivere la scuola e l'insegnamento.
E' lo spirito santo della mia trinità pedagogica.


E' un anno che non ci sentiamo, forse due da quando ci siamo visti l'ultima volta.
Era rimasto che dovevo fare l'esame di dottorato. E pensava che abitassi con il mio fidanzato. Non so bene quale. Era un'idea che si era fatto lui, che io vivessi con un fidanzato, e non so perchè non l'ho mai smentita. Forse perchè trovavo così tenero che un novantenne potesse augurarti la felicità nella convivenza, che non me la sono mai sentita di dirgli Non c'è nessun fidanzato.
Ieri gli ho scritto che non ha funzionato, la strada del dottorato di ricerca, ma che ho trovato il mio fiore del partigiano e sono così contenta.
Gli ho scritto anche che spero di riuscire ad andare presto a trovarlo a Milano per berci insieme uno Spitz, come lo chiama lui.
Gli ho scritto che spero che stiano bene, lui e sua moglie che l'ultima volta stava combattendo una dolorosissima artrosi. E che mi dispiace tanto non essermi più fatta sentire.

Oggi spedisco la lettera, e spero che stia bene veramente, il mio Partigiano di Riferimento.
Perchè un anno, a novantanni, è come per i cani. Conta sette.

lunedì, dicembre 10, 2007


LETTERA

Non pensavo che leggessi il mio blog.
Tutti mi dicevano Ma figurati se non lo legge, e io invece pensavo che no.
Ma quel post l'avrei scritto comunque, s'intende, perchè io credo che il blog sia un luogo dove rovesci fuori le idee come albus silente quando le tira fuori dall'orecchio con la bacchetta.
E' il posto delle idee quando nella testa non ci stanno più.
E non si può avere paura delle proprie idee, anche o soprattutto quando sono sbagliate.
Sono contenta se mi dici che no, non ho capito niente della tua scelta dei ravioli.

Continuo a non pensare che tu abbia fatto una scelta lungimirante. Ma non per questo mi sento superiore a te, e mi dispiace se dal post poteva sembrarlo.
Penso che tu sia a volte o spesso un bambino alto un metro e settantacinque. Lo sai che lo penso. Ci siamo lasciati per questo. Se non era per questo io ti sposavo così com'eri, così come sei. Con i fiori d'arancio e gli anelli ti sposavo, sia chiaro. E lo sai perfettamente, questo, perchè rimani l'unica persona di cui io sia stata fottutissimamente innamorata, innamorata da non crederci, innamorata con la voce che si spezza e questa idea fissa della fortuna di averti incontrato.
Ti conosco e conosco il tuo corpo e il tuo profumo da quasi undici anni. E di alcune cose di te non mi sono mai stancata o annoiata.
E questo perchè tu sei e rimani una persona meravigliosa, a tempo indeterminato.

Ma è sulle scelte della vita che non funzionavamo, ed è per questo che adesso non capisco e non condivido la tua scelta.
L'ho scritto perchè era una mia idea, e più che un'idea era una rielaborazione del lutto, e più che una rielaborazione del lutto era ricordarmi perchè ci siamo lasciati andare nonostante io ancora trattenga il fiato quando ti vedo o ti sento.

I ravioli e il post mi hanno permesso di chiarirmi che ci siamo lasciati andare perchè il tuo concetto di libertà e il mio non sono gli stessi, ed è nella libertà che si convive.
L'abbiamo detto più di una volta, che siamo cresciuti insieme ma siamo cresciuti diversi.
Le mie scelte non sono mai state migliori delle tue. Ma le tue faccio fatica a capirle.

Io ti immagino, a guidare alle quattro del mattino. E lo so che sei felice di questo. Lo so che la scelta dei ravioli è una scelta più coerente del negozio figo del centro, con la persona che sei.
Lo so anche che la tua Libertà - con la elle maiuscola, molto più della D di dio - è una libertà solitaria, da quattro del mattino, da moto in corsa e vento in faccia, da solitudine e disobbedienza.
E io, questa tua Libertà, prima l'ho amata e adesso la rispetto.
L'ho amata senza capirla, e adesso senza capirla la rispetto.

Non sono certo io quella che non apprezza le scelte, le decisioni dei bambini.
Trovo siano sempre decisioni affascinanti, e piene di ragioni profondamente sentite e invocate. Non sono certo io quella che dice ai bambini di non sognare perchè poi, fuori, c'è un mondo schifoso ed è meglio imparare da subito a dire Si signore.
Però io credo anche che, per fortuna, le scelte dei bambini non siano lungimiranti, che si fermino tra la narice e la punta del naso: è questo che le rende bellissime: la mancanza di paura.

Non ho mai pensato a te come una persona lugimirante, e questo credo ne sia una conferma. Per chi come me pensa sempre a cosa succederà dopo, questo tuo bruciare la candela dai due lati è inconcepibile.
Ma non ho ragione io, è soltanto il mio piccolo punto di vista.

Così, ti immagino guidare il furgoncino alle quattro del mattino e ti immagino felice, ti immagino più rilassato, meno stanco, più sorridente, più colorato. Tu lo sai che tutto questo mi fa sorridere di riflesso.
E sappi che c'è una cosa, in questa stupida storia, che mi renderà veramente felice: il momento in cui si dimostrerà che, come spesso è successo, avevi ragione tu.

mercoledì, maggio 16, 2007

UN'ANNATA NEGATIVA...

prot. n° 2953/bis

OGGETTO: stipendi di maggio e giugno insegnanti a tempo determinato


Purtroppo, per ragioni più volte ribadite sia a scuola che nei (sic) vari MassMedia, non siamo in grado di pagare gli stipendi di maggio e giugno salvo un imprevisto e quanto mai auspicato arrivo di capitali. Sia ben chiaro che non succederà che rimarrete senza stipendio, i soldi li avrete non appena possibile, ma non siamo in grado di dire quando.
Sia il D.S.G.A. che io siamo molto dispiaciuti, ma questa è un'annata decisamente negativa dal punto di vista economico.

IL DIRIGENTE SCOLASTICO

mercoledì, maggio 09, 2007



E MENO MALE CHE C'E' IL MANIF....


Caro Rav Di Segni,
finalmente un rabbino che si occupa di cose importanti! Non se ne poteva più di rabbini vecchio stile smidollati che si limitavano a matrimoni, funerali e a celebrare le festività comandate.
Sono completamente d'accordo con lei: l'omosessualità è moralmente inaccettabile e un rabbino ha il dovere di moralizzare e intervenire per impedire che lo Stato permetta quel che il Talmud impedisce. E che dire di quell'altra orrenda pratica narrata nella Torà in cui Onan, per non mettere incinta la cognata, disperdeva il suo seme?
Caro Rav Di Segni, lei neppure immagina quanti onanisti - ebrei e non - ci sono in questo paese!
Mi permetto infine di segnalarle un fatto che mi ha lasciato sconcertato: c'è un bar sotto casa mia che serve un panino fatto con due fette di pan carrè quadrato e in mezzo una fetta di formaggio e una di prosciutto cotto. Fatico ad immaginare una cosa più contraria alla Kasherut, la nostra amata dieta ebraica, specificata nei 613 precetti.
La prego, lei che è così influente e vicino ai palazzi del potere, faccia qualcosa per far smettere questa vile provocazione!

Stefano Sarfati Nahmad


(da Il manifesto, mercoledi 9 maggio 2007)

giovedì, aprile 19, 2007



LETTERE...

Egr. Sig. Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia
grazie
per aver liberato l'Italia il 25 aprile
e non
il 16 novembre, il 7 giugno o il 15 febbraio
cosicchè
io possa fare un luuunghissimo ponte
dal 25 aprile al 2 maggio compresi
e recuperare alcune delle forze
che mi permetteranno
di arrivare viva alla fine dell'anno scolastico.
Sentitamente e cordialmente

Lanessie


NB: per le prossime rivoluzioni mi permetto di suggerire le date del 3 gennaio, comodo per Capodanno, e del 29 ottobre, perfetto per Morti&Santi