Visualizzazione post con etichetta uabpp. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta uabpp. Mostra tutti i post

mercoledì, febbraio 04, 2009



Mentre tutto il mondo è distratto dalla vicenda di Eluana.
E dal vescovo Williamson che dice che le camere a gas erano luoghi di disinfestazione.
Insomma, mentre tutto il mondo guarda attraverso il buco della serratura di Porta Pia.
Mentre ci sono molte case in meno, e molti campanili in più.
Mentre c'è un'agenzia ansa per ogni metro quadro del Vaticano.
In Parlamento discutono della legge di equiparazione tra Repubblichini e Partigiani.
E già ve lo dico che passerà. E forse passerà con i voti del Pd.
Allora io oggi provo a distrarvi dalle notizie estere con una di politica interna. Una cosa che sono veramente fatti nostri e non fatti loro.
E ve la propongo scritta e spiegata da Giovanni De Luna, che è un grande storico, un grande uomo e un grande intellettuale.

A chiamare gli angloamericani «liberatori» con le virgolette fu la Repubblica di Salò. Poi quelle virgolette transitarono senza soluzione di continuità nella propaganda neofascista, accompagnando il cammino del Msi per tutta la sua storia. E finalmente oggi sono transitate in una proposta che sta per diventare legge dell'Italia repubblicana, campeggiando nelle motivazioni che accompagnano la proposta per l'Istituzione dell'Ordine del Tricolore (presentata il 23 giugno 2008, primo firmatario l'on. Barani).

La sostanza di questa iniziativa è nota: si tratta di varare una sorta di albo d'onore (del tipo di quello che esiste già per i reduci della prima guerra mondiale nominati Cavalieri di Vittorio Veneto) in cui mettere tutti quelli che prestarono servizio militare nelle forze armate italiane tra il 1940 e il 1945, insieme ai partigiani inquadrati nel Corpo volontari della Libertà e «ai combattenti nelle formazioni dell'esercito nazionale repubblicano durante il biennio 1943-1945», cioè i fascisti di Salò.

La proposta è accompagnata da un preambolo affollato da molte altre virgolette. Così, ad esempio, il provvedimento viene presentato come un atto dovuto verso tutti coloro che impugnarono le armi e operarono una scelta di schieramento convinti della «bontà» della loro lotta per la rinascita della patria. Qui le virgolette sono una sospensione di giudizio, la dichiarazione di una sorta di neutrale imparzialità nei confronti della «bontà» delle diverse scelte. Poi però ne arrivano altre, molto più significative.

Leggiamo questa frase: «Nello smarrimento generale, anche per omissioni di responsabilità a ogni livello istituzionale, molti combattenti, giovani e meno giovani, cresciuti nella temperie culturale guerriera e 'imperiale' del ventennio, ritennero onorevole la scelta a difesa del regime, ferito e languente». Qui le virgolette vengono usate per attutite l'impatto di quell'aggettivo, «imperiale», che arriva direttamente dalle profondità più abissali della retorica mussoliniana. Eppure meglio le virgolette dei tanti giri di parole, della reticenza untuosa e ammiccante che attraversa quella frase per mascherare il riaffiorarvi di tutti gli stereotipi più consolidati che popolarono l'immaginario di Salò.

Sembra quasi che si voglia avviare un sorta di gioco perverso per farsi beffe degli avversari di un tempo. Accettiamolo questo gioco e leggiamo quella stessa frase con gli occhi di un repubblichino: lo «smarrimento generale» è ovviamente l'8 settembre 1943; per le «omissioni di responsabilità a ogni livello istituzionale» si intende il tradimento di Badoglio e di Vittorio Emanuele III; «giovani e meno giovani» segnala un'impennata di orgoglio che porta a rifiutare la melassa adolescenziale precipitata nella definizione dei «ragazzi di Salò»; il regime «ferito e languente» ci scaraventa nel cuore dell'autorappresentazione del fascismo di Salò.

Ma è interessante anche il modo in cui in questo atto di pacificazione (il termine è usato ossessivamente e senza virgolette) ci si riferisce ai partigiani, che sarebbero gli «altri, maturati dalla tragedia in atto o culturalmente consapevoli dello scontro in atto a livello planetario, che si schierarono con la parte avversa, 'liberatrice', pensando di contribuire a una rinascita democratica, non lontana, della loro Patria».

Qui, «maturati dalla tragedia in atto» si riferisce ovviamente a un antifascismo giustificato solo dalla guerra, senza altre radici se non quelle della sconfitta militare del regime; la frase successiva («consapevoli dello scontro in atto a livello planetario») ripropone l'immagine dei partigiani che si schierano solo sulla base dei rapporti di forza «planetari», quasi che le loro scelte non fossero patriottiche o italiane.

E infatti, subito dopo, si sottolinea il nesso tra il loro impegno a favore della «parte avversa, liberatrice», e la fine «non lontana» della guerra. Insomma, opportunisti e voltagabbana. I fascisti fecero una «scelta onorevole» quasi che in Italia le divisioni della Whermacht non ci fossero, quasi che la Repubblcia di Salò fosse uno stato indipendente e sovrano, per di più «languente e ferito». I partigiani accorsero in aiuto ai vincitori, certi- tra l'altro- che tutto sarebbe finito presto e bene.

Scusate ma che roba è? Qui non siamo neanche più al tentativo di mettere sullo stesso piano fascisti e partigiani; è stato redatto un manifesto di propaganda della Repubblica di Salò e lo si sta proponendo come una legge della nostra Repubblica.

(Giovanni De Luna, Il Manifesto, o3-02-09)

martedì, febbraio 26, 2008



DOPO LA RIUNIONE ORGANIZZATIVA

Ho ancora lì tutta la montagna di piatti da lavare.
E, si, il riso e il cus cus erano pochi.
Ma eravamo noi che eravamo tanti.
E produttivi.
E diverenti.
E creativi.
E politicizzati.
Eravamo una generazione bellissima, ieri.

giovedì, gennaio 17, 2008



Ci sembrava che fossero i giorni giusti, per appenderlo sul citofono di Vico dolcezza...

mercoledì, gennaio 16, 2008


SORPRESA!

Ieri il papa.
Oggi mastella.

...Fu così che l'Italia si svegliò un mercoledi, scese dal letto, e guardandosi nello specchio del bagno si riscoprì meravigliosamente anticlericale.

martedì, gennaio 15, 2008

MEGLIO FISICI CHE CATTOLICI


lunedì, ottobre 22, 2007



RADIO LONDRA


Forse ci sono delle interferenze.
Mi sembra che non solo non ci capiamo, ma abbiamo poco interesse a capirci.
E soprattutto mi sembra che stiamo ragionando su dati falsati, come passare la vita a tentare di dimostrare che E non è uguale a Mc4.
A pensarci bene forse era il caso di andare a manifestare per il grosso problema dell'incomunicabilità, piuttosto che per il precariato o il welfare state.

Allora prima vi dico cosa ho visto, a Roma, prima di portare avanti questa discussione che per altro non se ne può più. Così magari vi fate un'idea che non sia quella di repubblikit.
Questo ho visto, a Roma.
Ho visto tantissime bandiere rosse e pochissimi leader.
Ho visto quelli che ballavano con le tarantelle e i disoccupati organizzati di napoli che da soli fanno più casino degli airon meiden.
E pochissimi pensionati che con tutto il rispetto forse era finalmente il caso che facessimo qualcosa senza di loro: c'era la generazione Simpson. Io era da Genova che non la vedevo.
Ho visto tutta la gente che sorrideva perchè eravamo tantissimi e tutti gli striscioni fatti con le bombolette, sul treno, altro che partiti e federazioni.
Ho visti ricercatori precari con addosso la maglietta "io sono metalmeccanico...e tu?" e i metalmeccanici che il camice del ricercatore non gli passava dai bicipiti.
Ho visto congelare i precari dell'Atesia licenziati dalla omnitel.
E il circolo MarioMieli che ballava YMCA.
Soprattutto ho visto che la gente sapeva perchè era lì. Anche se Repubblica dice di no. Anche se la televisione dice di no. Anche se il Manifesto l'ha spiegato ma non l'ha capito nessuno.
La gente è andata in piazza come una volta, ognuno con la sua verità e nessuno che pretendesse di averne una per tutti.
Non c'è stato nessun Diliberto, nessun Mussi, nessun Giordano a dire sul palco Grazie di essere stati qui per noi. Hanno parlato i precari, gli studenti, i migranti, gli attori, gli intellettuali. Noi eravamo lì per noi.
E non ho visto nessuno dire Speriamo che cada il governo. Ho sentito soltanto dire Abbiamo votato un governo di sinistra, questi sono gli argomenti di un governo di sinistra: il lavoro, l'ecologia, i diritti. Questa è la strada verde smeraldo da seguire per essere un governo di sinistra. Ci vuole ogni tanto una tromba d'aria dall'Arkansas, no?

Io che li ho visti, mentre camminavo nel freddo che sembrava Nikolajevka ma non è che mi sentivo tanto un'eroina, poi mi sono letta i giornali e mi sono guardata i siti e ho ascoltato radiocapital e mi sono accorta che non vi è stato detto niente di tutto questo, a voi che non c'eravate, per ragioni opposte ma vostre.
Come quelli che il g8 l'hanno seguito da Rimini e pensavano che fosse un problema di vetrine rotte.
Stanno dicendo quello che vogliono, passano solo i messaggi che vogliono.
Il G. pensa che eravamo là a scambiare figurine, e per il resto boh. E invece è anche scambiando figurine sul treno che ci si scambia le opinioni, che si costruisce il vero Che fare.
Eravamo lì con le nostre storie e i nostri racconti e tutto quello che volevamo era dire cos'era la sinistra per ognuno di noi. E l'abbiamo detto. E non eravamo d'accordo. Ma il bello era quello. Era la minestra di bottoni, che inizia solo con l'acqua ma poi ognuno ci mette le carote, le patate, i fagioli e il bollito e diventa la zuppa più buona del mondo.

In ogni caso è una questione di priorità.
C'è chi mette al primo posto la sua pensione, chi la scuola pubblica, chi le sue montagne, chi il sole dell'avvenire.
Io sempre che provo a mettere al primo posto la coerenza, e spesso non ci riesco.
Però questo corteo era coerente con la mia idea di sinistra ed è per questo che sono andata: l'idea di una sinistra che si prende sul serio ma poi ride, che pensa a sè ma soprattutto agli altri, che pensa che i diritti o sono per tutti o sono per nessuno e che gli accordi con la destra non si fanno.
Questa è la mia idea di sinistra. La mia. Ma, per quel che ho visto, la mia e di un altro milione di persone.
Sapere poi che di milioni di persone con idee diverse di sinistra è piena l'Italia, a uno fa anche piacere.
La zuppa di bottoni non sarebbe tale se, tra una carota e una cipolla, non ci fosse anche qualcuno che ci caccia dentro, appunto, un bottone.


giovedì, ottobre 18, 2007



20 OTTOBRE, UN PASSO DOPO L'ALTRO.

Questa è la mia idea definitiva, in merito al corteo.
Che può anche essere sempre la stessa solita noiosa vetusta Rifondazione.
Che un partito, seppur di sinistra, è un partito un partito un partito, mica la rivoluzione.
Che No tav e Dal Molin ci avranno anche le ragioni loro per non venire, ma io leggo autoreferenzialità mica poco, e un po' mi passa la voglia di morire un'altra volta ad Avigliana, se poi per il mio precariato, per i diritti dei migranti, per il welfare state loro non affittano neanche una sette posti, non dico trentapullmantrenta.
Che Roma d'autunno è sempre Roma d'autunno anche senza i carciofi.
Che una cosa mi spaventa più di questa situazione schifosazza, ed è il vuoto a sinistra di veltroni, anche se il pieno avesse di nuovo la solita vecchia faccia e l'erremoscia di Bertinotti.
E che il treno non è vero che è alle 4emezza. E' alle 6, allora ce la posso fare.

Questa è la mia idea definitiva. Che vado. Io e il kggb, con le nostre doppie da scambiare.

Aggiungo però che un biologo oggi mi raccontava, serio, che per digerire la pizza con la rucola di ieri sera, avrei prima dovuto ingoiare delle cacche di lepre. Per facilitare, diceva.
Io non so, ma mi è tornato in mente scrivendo questo post.

lunedì, ottobre 15, 2007



DICHIARAZIONE DI VOTO

Esimi Compagni del Comitato Centrale Un'Altra Breccia a Porta Pia,

in quanto portavoce di me stessa oggi, 15 luglio 2007, mi dichiaro favorevole alla partecipazione al Corteo del 20 ottobre con le seguenti motivazioni:

- Prima i fascisti a Roma, poi tremilioniemezzo per Veltroni, se sto a casa mi sento male

- Perchè devo scambiare i doppioni delle figu del Manifesto

- Perchè sento il bisogno di contare in quanti siamo, a sinistra del partito democratico

- Perchè la cena al ghetto, dopo, e il thermos col caffè prima

- Perchè non mi piacciono le strumentalizzazioni, ed è proprio per questo che non cambio idea

- Perchè tanto il governo mica cade per noi, cade perchè mastella invaderà la Polonia

- Perchè vado in corteo per dimenticare

- Perchè Roma d'autunno.

Grazie, esimi colleghi. Lascio la parola ai compagni delle altre mozioni.

venerdì, ottobre 05, 2007



UNA PICCOLA NOTA

Io, sconvolta da otto ore di formazione frontale otto, dico solo questo oggi.
Dico che se avevamo una casa del popolo dipinta di rosso non eravamo qui a scriverci, e magari si discuteva davanti ad un bicchiere di bianco amaro.
Un pochino mi sento sola, a parlare di rivoluzione a distanza.

ps: Ma comunque vada per il 15 luglio, come termine utlimo per le proprie adesioni. E se si va, lo striscione lo si firma Comitato Un'altra breccia a porta pia.

lunedì, agosto 06, 2007



TENETEVI LIBERI! IL THERMOS DA CORTEO ATTENDE IMPAZIENTE DAL TERZO RIPIANO PROVVISIORIO DELLA CUCINA DI VICO DOLCEZZA.

A ottobre in piazza

L'attuale governo non ancora ha dato risposte ai problemi fondamentali che abbiamo di fronte, per i quali la maggioranza degli italiani ha condannato Berlusconi votando per il centrosinistra. Serve una svolta, un'iniziativa di sinistra che rilanci la partecipazione popolare e conquisti i punti più avanzati del programma dell'Unione, per evitare che si apra un solco tra la rappresentanza politica, il governo Prodi e chi lo ha eletto.
Occorre fare della lotta alla precarietà e per una cittadinanza piena di tutte e di tutti la nostra bussola.
Noi vediamo sette grandi questioni. Quella del lavoro: cioè della sua dignità e sicurezza, con salari e pensioni più giusti cancellando davvero lo scalone di Maroni e lo sfruttamento delle forme «atipiche», e con la salvaguardia del contratto nazionale come primario patto di solidarietà tra le lavoratrici e i lavoratori. Quello sociale: cioè il riequilibrio della ricchezza e la conquista del diritto al reddito e all'abitare. Quello dei diritti civili e della laicità dello stato: fine delle discriminazioni contro gay, lesbiche e trans, leggi sulle unioni civili, misure che intacchino il potere del patriarcato. Vogliamo anche che siano cancellate le leggi contro la libertà, come quella sul carcere per gli spinelli. Quindi, la cittadinanza: pienezza di diritti per i migranti, rapida approvazione della legge di superamento della Bossi-Fini, chiusura dei Cpt. La pace: taglio delle spese militari, non vogliamo la base a Vicenza, vogliamo vedere una via d'uscita dall'Afghanistan, vogliamo che l'Italia si opponga allo scudo stellare. L'ambiente: ha tanti risvolti, dalla pubblicizzazione dell'acqua alla definizione di nuove basi dello sviluppo, fondate sulla tutela e il rispetto per l'habitat, il territorio e le comuniutà locali. Per questo ipotesi quali la Tav in Val di Susa vanno affrontate con questo paradigma. La legalità democratica: lotta alla mafia e alle sue connessioni con la politica e l'economica.
Nessuna di queste richieste è irrealistica o resa impossibile da vincoli esterni alla volontà della maggioranza. Il fallimento delle politiche di guerra dell'amministrazione Bush si sta consumando anche negli Stati uniti, i vincoli di Maastricht e della banca centrale europea sono contestati da importanti paesi europei, l'andamento dei bilanci pubblici permette delle scelte sociali più coraggiose. Ma siamo consapevoli che per affrontare tutto questo occorre che la politica debba essere politica di donne e di uomini - non solo questione maschile - e torni a essere partecipazione, protagonismo, iniziativa collettiva.
Per questo proponiamo di ritrovarci a Roma il prossimo 20 ottobre per una grande manifestazione nazionale: forze politiche e sociali, movimenti, associazioni, singoli. Chiunque si riconosca nell'urgenza di partecipare, per ricostruire un protagonismo della sinistra e ridare fiducia alla parte finora più sacrificata del paese.


Gianfranco Bettin, Lisa Clark, Tonio Dell'Olio, Antonio Ferrentino, Luciano Gallino, Pietro Ingrao, Aurelio Mancuso, Lea Melandri, Bianca Pomeranzi, Gabriele Polo, Rossana Praitano, Rossana Rossanda, Marco Revelli, Piero Sansonetti, Pierluigi Sullo, Aldo Tortorella, Nicola Tranfaglia

venerdì, giugno 08, 2007

PRESENTI ANCHE QUANDO ASSENTI



(cliccare per ingrandire)

lunedì, aprile 23, 2007


ANNUNCIAZIO’ ANNUNCIAZIO’

Il Comitato UABPP – Un’altra breccia a porta pia / another break in pia’s door
RIVENDICA
la paternità dello striscione esposto ai macelli di soziglia
durante la fiaccolata a sostegno di Mons. Bagnasco
recante scritta
SE DIO
ESISTE,
PIOVE.
BAGNASCO VERGOGNA
Strappato e sottratto da vile mano integralista e clericale
che cristianamente asseriva
Con questo ci puliamo il culo.
RESISTEVA
a perentorio ordine delle Forze di Pubblica Sicurezza
che minacciavano al grido di
TOGLIETELO,
O SALIAMO NOI.
APRITE IL PORTONE.
CHE INTERNO SIETE?
ESTENDEVA
Il fronte di resistenza
all’avanzata delle forze reazionarie
trovando insperato sostegno
nei dirimpettai ecuadoriani.
SI COMPATTAVA
al grido di
REAZIONARI, RAZZISTI, TI,
FONDMENALISTI, INTOLLERANTI, ALBARINI.
ASPETTAVA
un’oretta
prima di azzardarsi
ad uscire dal portone