venerdì, febbraio 29, 2008



MERCOLEDI

Ero da Max & Co.
E avevo tre commesse lì tutte per me. Un mucchio enorme di vestiti da provare. Vestiti primaverili.
Mi ricordo soltanto un vestitino color carne a fiorellini tono su tono, al ginocchio. Sicuramente di acrilico. Gli altri erano nello stesso stile.
Li ho sempre odiati, quei vestiti lì.
Anche le scarpe col tacco, a decine. Una commessa per ogni scatola.
Provavo tutto, ma non mi convinceva nulla.
Un vestito, addirittura, dicevo che mi faceva sembrare verde. E mi arrabbiavo con la commessa: Ma chi è lo stilista? Ma guardi che brutto colore!
Devo dire che le mie gambe erano palliducce, a guardarle nello specchio della vetrina. Forse non era colpa dello stilista.
Verso la fine provavo anche un tubino nero, con tutto uno spacco profondo. Non mi piaceva neanche quello.
La commessa stupita provava a convincermi: Ma signorina, guardi, quello l'ha messo anche Laura Pausini!
Ma io non cedevo.
Uscivo senza aver comprato niente, alla faccia di Laura Pausini.
Le commesse depresse, tutte sulla porta a dirmi Ci dispiace, torni a trovarci.

E' quello che ho sognato mercoledi notte.
Ci ho pensato su.
Sono sicura che questo sogno era destinato a Paris Hilton.
E nell'autostrada dei sogni, qualcosa non ha funzionato, uno scambio al casello, un tamponamento a catena. Insomma, il sogno di Paris è arrivato a me.
A questo punto penso Ma cosa avrà sognato la piccola miliardaria, mercoledi notte?
Povera.
Se le è arrivato uno dei miei tipici sogni, non vorrei essere nei panni del suo analista di Manhattan.

mercoledì, febbraio 27, 2008



INCUBI ATAVICI

Sono cresciuta a pane e cinismo.
La cronaca nera non mi impressiona, forse perché conosco chi la scrive, perché so come si lavora di scalpello e retorica per impressionare i lettori.
E poi perché mi terrorizza la strega di Biancaneve, il giudice di roger rabbit, ma gli assassini veri, quelli no.

Ma questa cosa dei bambini nel pozzo.
Ho fatto tutti gli incubi nel mondo, stanotte.
Un po’ perché sono inciampata in un telegiornale, ieri sera, mentre cucinavamo il minestrone a casa dello ZioAle per una serata Icona Gay davanti a San Remo.
Un po' perchè fa paura anche sulla carta stampata, questa storia.
Tutto un incubo di tunnel bui e urla, stanotte.
E il mal di denti, a fitte, contribuiva al fastidio.

Poi mi sono svegliata, sudaticcia, e mi sono cacciata sotto la doccia che fa il rumore di Sigonella ogni volta che accendi l’acqua calda.
E in quella situazione di relax da Hangar ho pensato all’incubo.
E a quanti altre persone erano in quel momento sotto la doccia a scacciare un sogno di pozzo e pendolo.
E ai bambini ho pensato, ovviamente.
Che se ero ancora una maestra io stamattina annullavo tutti gli impegni didattici e li mettevo a disegnare e a parlare delle paure.

Perché questa storia dei fratellini è l’enciclopedia delle paure dei bambini.
Il pozzo buio. Il papà cattivo. La mamma che non riesce a fare niente per salvarli. La fame. Il freddo. Il buio. Il fratello che magari muore prima di te.
E’ terrorizzante, è un horror hollywoodiano senza il lieto fine.
Peggio di Alfredino, che almeno ci era caduto da solo, nel pozzo. E la mamma a tavola, davanti a Pertini che parla al bambino morente ti diceva Vedi, devi stare attento quando giochi! E a te, bambino degli anni '70, ti tranquillizzava l'idea che se stai attento non muori.
Ma questa volta è il mostro, il papà cattivo che ti compra il gelato e poi ti uccide. Cosa vuoi controllare, tu, che hai otto anni e ogni tanto lo pensi che tuo papà è uno stronzo?

Io, da sotto l’acqua, pensavo ai figli del telegiornale delle otto, seduti a cena davanti ai particolari raccapriccianti, alla mamma in lacrime, al giornalista che dice “E’ stato il papà”, magari i vicini che dicono Non ce lo saremmo mai aspettati.
Pensavo ai bambini e li immaginavo chiedere Posso dormire nel lettone, stanotte?
Un bombardamento di paure ataviche via etere, a cena. Una gara al particolare raccapricciante, per alzare l’audience.
E alla fine mi dicevo che è anche facile prendersela con i bimbi di questa generazione, che vivono di play station.
Io lo faccio spesso, di prendermela.
Ma stamattina ho pensato che se fossi una bambina da tg delle 20, correrei anch'io davanti alla play station. Perché almeno quelli, di mostri dello schermo, ogni tanto forse sarei capace di sconfiggerli.

martedì, febbraio 26, 2008



DOPO LA RIUNIONE ORGANIZZATIVA

Ho ancora lì tutta la montagna di piatti da lavare.
E, si, il riso e il cus cus erano pochi.
Ma eravamo noi che eravamo tanti.
E produttivi.
E diverenti.
E creativi.
E politicizzati.
Eravamo una generazione bellissima, ieri.

lunedì, febbraio 25, 2008


ANNUNCIAZIO' ANNUNCIAZIO'

Stasera, in vico dolcezza, riunione politica in difesa della 194, alla maniera della Comune-ty.
Un solo urlo: il cus cus è mio e me lo gestisco io.
Sono benvenute le idee, le birre, le prese di posizione e la creatività.


venerdì, febbraio 22, 2008

SE SERVISSERO ULTERIORI CONFERME SU COME LA DESTRA GUARDI ALLA SCUOLA PUBBLICA...

A scuola di patria e impresa
Bambini, tutti in piedi a cantare l'inno nazionale
(Da "IL MANIFESTO" giovedi 21 febbraio)

Ordine morale e cultura del risultato. Sono queste le linee guida della riforma della scuola elementare francese, presentata ieri dal ministro della Pubblica istruzione, Xavier Darcos. Per prepararsi al duro mondo dell'impresa, i bambini dovranno imparare a rispettare l'autorità e la patria, e a vivere puntando ai «risultati»: ci saranno valutazioni delle competenze, fin dalla seconda elementare, i cui risultati saranno comunicati non solo alle famiglie, ma resi pubblici, scuola per scuola. Così, ci sarà anche una concorrenza tra scuole, resa ancora più acuta adesso che Sarkozy ha abolito la «carta scolastica» (l'obbligo di iscrizione nella scuola di quartiere). Darcos diminuisce l'orario di due ore la settimana (sono previsti tagli agli insegnanti), e concentra l'insegnamento sui fondamentali: francese e matematica. La competitività inizia già sui banchi di scuola. «Un ritorno ai vecchi metodi», ha commentato l'ex candidata socialista, Ségolène Royal, che è stata ministra della scuola.

giovedì, febbraio 21, 2008


PUNTININ PUNTINISSIMA

Tu conosci i Gormiti, immagino Mi ha chiesto la mia igienista mentre mi ravanava nella bocca con attrezzi da inquisizione.
A-ah, ho risposto, che poi era tutto quello che potevo dire.

La mia igienista mi aggiorna sulla crescita del figlio con costanza, e chiede piccoli consigli che io dò solitamente muovendo la testa e boffonchiando sputacchiando in giro.
Ma oggi l'argomento era profondo e ho ottenuto una pausa nella tortura per un vero e proprio colloquio.


Si, conosco i Gormiti

Perchè, sai, stanno diventando un po' un incubo per noi genitori...dieci minuti fa mi ha chiamato il papà di un compagno di classe di mio figlio per organizzare uno scambio di Gormiti.

Scambiate Gormiti tra di voi, chiedo?

Si si, noi genitori. Anche su internet.

Perchè non li lasciate scambiare ai vostri bambini? chiedo ingenuamente

Sono piccoli per andare su internet

(...)

Eh, gli scambi li facciamo soprattutto su internet perchè qui finisce che tutti hanno gli stessi gormiti, e quelli rari non si trovano mai

Ah

(...)

Chiedo: Ma i bambini sono contenti, che i gormiti li scambiate voi genitori?

Certamente, dice l'igienista, così hanno quelli rari.

Ma poi, chiedo, com'è che si gioca con questi Gormiti?

Mah, mio figlio gli fa fare le battaglie. Ci gioca da solo.

E con i compagni?

No no, con i compagni no. A scuola non glieli facciamo portare. E' un gioco che fa proprio da solo. A scuola fanno solo la gara di chi ne ha di più.

Ma gli scambi normali non li potrebbero fare loro da soli, chiedo, a scuola? Con le figurine noi facevamo così...

Eh, ma le figurine mica costavano due euro a pacchetto.

2 euro a pacchetto? e quanti gormiti ci sono dentro?

Uno.

Ah, uno solo.

Certo, è anche per quello che noi genitori ci organizziamo. Perchè non puoi rischiare che paghi 2 euro per un gormito e poi ce l'hai già. E non si può neanche rischiare che i bambini li perdano, i gormiti, con quello che costano.
Perchè sai cosa succede seglieli diamo da scambiare a scuola? Che li regalano, invece di scambiarli, e tornano a casa che non hanno avuto niente in cambio.
Sai, sono piccoli, non hanno mica la furbizia.

(...)


Eh già, che schifo avere sei anni, quando ti manca la furbizia del commercio.
Meno male che ci sono i genitori.



" La nostra storia va avanti benissimo.
Righiamo le macchine della polizia e poi andiamo a casa a fare l'amore"

(La Primattrice, una vita sceneggiata da Brizzi)

mercoledì, febbraio 20, 2008


I RAPPORTI, DOPO IL CORSO DI FORMAZIONE AMICAE

Avevo una cosa difficile da dire, che continuavo a lasciare in un angolo del cervello.
Volevo dire Non mi va di essere uno dei tuoi tanti impegni, Stakanov, un'appendice del tuo lavoro.
Ma avevo paura che sembrasse un imperativo, una sottovalutazione del casino della sua vita, che è tanto e lo so. Non mi andava di dire una frase che entrasse nell'orecchio nel modo sbagliato.
Poi ieri l'ho detta, ed è andato tutto bene.
Perchè ho pensato che i pugni li vado a dare a Krav Maga, e quando parlo posso anche essere leggera.
E poi perchè io mi sono impegnata e ho saputo come parlare. Ma anche perchè c'è qualcuno che ha saputo come sentire.

martedì, febbraio 19, 2008



MOZIONE MIMOSA POLITICA


Questo è un commento alla StregaNocciola.

Io dico che l'8 marzo possiamo prendere due piccioni con una fava.
Fare un bel volantino, StampInProp, scritto bene, in cui diciamo tutte le cose dell'aborto.
Un volantino leggibile: diamoci al marketing.
In cui diciamo della 194, di come si stava prima. Di come stanno in Polonia adesso, che la Chiesa ha imposto la legge più restrittiva d'Europa. Delle donne che muoiono, delle mammane, delle gravidanze a rischio, del numero allucinante di parti indesiderati e rischiosi, delle morti per parto. C'era un articolo da brividi sul Manifesto, sulla situazione in Polonia.
Questo è il primo piccione


E poi sul volantino ci scriviamo anche Guardate che l'attacco alla 194 non è casuale.
E' una campagna elettorale della destra.
Che adesso nicchiano per non perdere il voto delle donne, ma poi dopo fanno quello che gli dicono di fare da piazza san pietro.
E un vostro voto a destra vuol dire anche questo, vuol dire che ci levano un diritto, che mettono a repentaglio i vostri corpi, le vostre vite, le vostre scelte.
Bisogna dirlo chiaro che l'attacco alla 194 viene da destra, e a destra ci sono Berlusconi e Fini, e che dietro di loro c'è Ferrara, anche se non è che già da solo gli riesca molto bene di nascondersi.
Bisogna dirlo Si, è una battaglia politica.
Come tutte le battaglie, del resto.
Questo è il secondo piccione.
E poi, volantiniamo l'8 marzo.
Più donne possibile, e anche i maschi sono i benvenuti.
Vi invitiamo, se vi va.

Un 8 marzo all'antica.
A volantinare, ma con la mimosa nei capelli.
Io sono della mozione Conservazione della mimosa.
Perchè a me la mimosa piace, e profuma anche nel freddo di una serata militante.
Aria di primavera
e ansie da controllare.
Mi iscrivo a Krav Maga

lunedì, febbraio 18, 2008



Soltanto in un paese così ricco e così tecnicizzato come l'Italia
ci può essere così tanta ignoranza
(Giovanna Marini)

...ERA UN CANTO POPOLARE, ALLEGRO, STRARIPANTE...

Due giorni di ritiro, come la nazionale, sulle colline toscane a cantare con Giovanna Marini alla casa del popolo.
A cenare due primi, affettati&formaggi, vinsanto e cantucci.
E canti popolari, con Giovanna Marini a capotavola che lancia la gara di stornelli.
E noi che ci vergognamo, e ripieghiamo su un tranquillizzante Addio Lugano Bella, ma insomma.
Due giorni che la musicoterapia non è una stronzata e il lunedi parte facile.

Due giorni, che cantare come i contadini è un'arte, per nulla rivoluzionaria ma estremamente concreta. Un'arte con le radici, dalla quale noi cittadini siamo esclusi per voce, per storia, per modulazione. Ed è proprio per questo che è bello cantare, stonando e scornandosi con i modi, con le variazioni. Fare per due giorni qualcosa che non si è capaci di fare.

Eravamo cinquanta, in questa stanza della casa del popolo, e tutti ci sentivamo un po' cantanti. E prendevamo la terza, l'ottava, financo la quarta che è difficilissima.
Ma la nostra cultura non soltanto non è l'unica, non soltanto non è la migliore, ma soprattutto ha più buchi del groviera.

Così dopo due giorni, quando ci siamo alzati tutti in piedi per un meraviglioso canto delle confraternite siciliane - che funziona soltanto se si sa ascoltare gli altri, se si sente dagli altri quando è il momento di cambiare, di attaccare, di respirare - noi, cinquanta cittadini, il canto delle confraternite non siamo stati capaci di cantarlo.
Perchè il karaoke ha ammazzato il canto collettivo, perchè forse sappiamo ancora essere un punto di riferimento per gli altri, ma non siamo più capaci di capire come gli altri possano essere un punto di riferimento per noi.

Abbiamo provato a cantare come una confraternita, e non ci siamo riusciti neanche un po'.
Perchè, insieme ai nomi delle mele e al ciclo delle stagioni, abbiamo lasciato da qualche parte in campagna anche la capacità di ascolto degli altri.

mercoledì, febbraio 13, 2008



IL MIO QUARTO STATO: LA SCUOLA


Per parlarvi della situazione della scuola italiana io vi parlo della 4C.
Prendetela come una sineddoche.

La 4C fanno i turni per i banchi.
Sono 28, in 4C, ma la classe ne potrebbe contenere più o meno la metà.
Le classi italiane sono state pensate per una ventina scarsa di bambini, solitamente.
La 4C contano sugli assenti.
Se gli assenti sono almeno due – e in effetti spesso succede – allora ognuno ha il suo banco.
Altrimenti ci si stringe. Più del normale. Perché già nella normalità fondata sulle assenze, per aprire la porta il bambino dell’ultimo banco si deve alzare.

La 4C è una classe in una zona a rischio.
Il 60% dei bambini è straniero.
E per migliorare la situazione non hanno mai avuto la stessa coppia di maestre in quattro anni.
La maestra di matematica parla pugliese.
E viene definita “la maestra che dice le parolacce”.

La 4C, al nostro LaboratorioDiNarrazione, parla di seghe elettriche, bazooka, boschi scuri da cui è difficile uscire.
I bambini della 4C, per essere fantasiosi devono sforzarsi. E questa per me è la tristezza più grande.

La 4C mi fa triste.
La 4C è la sineddoche della scuola italiana.

Non c'è una sola ragione, non ce ne sono due, per capire com'è che ci troviamo in questa situazione.
Non basterebbero mille post per raccontarvi delle difficoltà, dei tagli, della lotta per la visibilità da quando c'è l'autonomia, della sparizione del tempo pieno, delle maestre che importa soltanto il posto fisso, dei genitori che non sanno più cosa fare e allora attaccano la scuola, dei bimbi che non sanno più a chi credere, a chi riconoscere un ruolo.


Ma soprattutto la fatica, l'enorme fatica di tutte quelle maestre e maestri, professoresse e professori , e ce ne sono, che fanno ancora, disperatamente, l'eccellenza della scuola italiana. Sempre meno, sempre più stanchi, inevitabilmente sempre più vecchi.
Perchè Scienze della Formazione Primaria e la Siss sono, quasi ovunque, un crimine di guerra. E non è un caso.

I nuovi insegnanti sono impiegati delle poste.

E io, in tutto questo, scusatemi ma non credo al caso.

Sarà la sindrome del complotto.
Ma non ci credo viste le premesse storiche e non ci credo visto che questo paese lo conosco, e conosco un pochino gli altri.
Questa è una scelta.
C'è una scelta nel mantenere un livello di scolarizzazione schifosamente basso, nel richiedere sempre più lauree, sempre più master a pagamento, per far finta di poter trovare lavoro.
C'è una scelta nel formare maestre ignoranti e professori pedanti.
La scelta è quella di avere un paese di pecore.
Questo da sessant'anni.


Ma in questo post io dovrei parlare dei rischi di un nuovo Governo Berluska.

Allora io penso che questa già è la situazione base. Ma ci sono una serie di piccoli aggiustamenti, di mattoni che possono toglierci da sotto i piedi per farci affogare ancora di più nella merda.
Questi mattoni, innanzitutto, sono i soldi. Meno soldi alle scuole, ai progetti didattici, ai servizi sociali vogliono dire meno possibilità di agire, di costruire, di reagire.
La Moratti ha già fatto i suoi bei tagli, e la cosa continuerà, sicuramente.
Ma c'è dell'altro.
C'è il rischio di trasformare la scuola in un'anticamera aziendale. Fin da subito, fin dalla materna: il paradosso dell'insegnamento dell'inglese a quattro anni ne è una delle dimostrazioni.

Bambini subito grandi, subito razionali, subito in gara per primeggiare, subito tristi.

Ma soprattutto c'è un rischio grandissimo e ce l'hanno appena fatto intravedere dalla serratura.
Si chiama Apartheid scolastico.
Se l'ex ministro della pubblica istruzione rischia un braccio di ferro con il governo per creare classi separate negli asili di Milano, io in questo ci leggo un segnale.
Un ministro della pubblica istruzione di destra, oggi, vuol dire Apartheid.
E io non ne faccio un discorso morale, un discorso antirazzista, un discorso di multietnìa, di intercultura, di interscambio. Cose nelle quali, per altro, credo fortemente.
Ne faccio un semplice problema di fattore di rischio.

La segregazione crea ignoranza, poi crea rabbia e, dopo ancora, crea rivolta. E la rivolta non è la rivoluzione. E' una cosa brutta, solitamente, triste e violenta. Che finisce a manganellate, denti rotti e film in bianco e nero che si chiamano L'odio.
Io credo nell'intercultura anche perchè la segregazione dovrebbe far paura a tutti.


Ma soprattutto credo che ci sia da lottare, tanto, se questi qui vincono.
Perchè la scuola italiana ci dimostra ogni giorno che ci stiamo fottendo il presente ma soprattutto stiamo ipotecando il futuro.

lunedì, febbraio 11, 2008

SANTA MUTUA

Un giorno di mutua per riprendermi dal week end febbricitante mi sembra un ottimo punto di partenza per iniziare veramente con I Post della Depressione, ovvero Quello che rischiamo di vederci togliere da altri cinque anni di governo berluska.
Titolo.

IL MAESTRO MAGRO, OVVERO LA SCUOLA E GLI ITALIANI

Provo ad aggiornarvi al volo sulla situazione attuale.
Molto semplicemente la scuola italiana non ha una lira. Siamo il paese europeo, mi sembra insieme al portogallo, che investe la più bassa percentuale di PIL nell'educazione e nei servizi sociali. 
Esistono delle ragioni storiche per questo.
Quel geniaccio di Tullio De mauro nel suo libro bellissimo La cultura degli italiani disegna una panoramica storica interessantissima che qui ve la menerebbe tantissimo. Vi butto lì però che la scelta di mantenere un paese dal bassissimo profilo di scolarizzazione ha a che fare con gli equilibri Nato ma, soprattutto, con l'influenza della chiesa nell'educazione italiana.
E qui la faccio un po' più lunga, mentre mi sorge il dubbio che non riuscirò proprio no ad esaurire questo argomento in un post solo.

La Costituzione, voi sapete bene, si è scritta grazie ad una meravigliosa capacità di equilibrio da parte di tutti. Tradotto vuol dire una suddivisone delle aree di influenza.
Gli articoli della Costituzione legati alla scuola e all'educazione sono stati oggetto di scambio tra il Pci che, per formazione operaista diffidava degli intellettuali e sottovalutava l'importanza della scuola, e la Dc che cercava di difendere a spada tratta il ruolo di supremazia della Chiesa nell'educazione.
Risultato: abbiamo ottenuto la dicitura "Scuola laica" grazie all'incapponimento soprattutto di Nilde Iotti e Marcello Marchesi che erano in commissione, ma anche il mantenimento di una grandissima influenza della Chiesa e soprattutto di tutte le organizzazione cattoliche sulla crescita e l'educazione.
Mi rendo conto che detta così è una semplificazione. Lo è. E' tutto più complesso. Ma, per dio, questo è un blog! 
Allora, alla situazione già nei decenni problematica - scuola dei signori contrapposta a scuola dei contadini (Barbiana, I care, ricordate?), divario tra nord e sud, analfabetismo, povertà, diffusione dei dialetti...- si è aggiunta, soprattutto nell'ultimo decennio, la scomparsa di una formazione culturale extrascolastica. 

Perchè la scuola in Italia ha fatto schifo sempre, mica adesso.
Però in compenso avevamo delle cose.
Avevamo, fortissima, una tradizione culturale contadina che è andata perdendosi, ovviamente, con la scomparsa dei contadini.
Valga anche per la cultura operaia che era meno radicata, ma sicuramente importante.
E avevamo, tranne in molte zone del Veneto guarda un po'..., una spinta alla scolarizzazione ("tu non devi fare come me, tu devi studiare per diventare qualcuno").
La scomparsa di queste due culture extrascolastiche (e aggiungiamoci tutto quel fiorire di autoformazione degli anni '60 e '70) e della spinta alla scolarizzazione sono fra le cause prime di quella che potremmo definire Una situazione deprimente.
Ma per fortuna, direte voi, ci sono i pomeriggi e i week end.
Allora titolo.

SE DIO VUOLE NON C'E' SOLO LA SCUOLA

Non mi azzarderei mai a dire che la cultura la fa soltanto la scuola.
Infatti è proprio perchè così non è, che ci siamo salvati per decenni. 
Ma alla scomparsa delle culture popolari si è aggiunta la scomparsa dei luoghi di aggregazione.
Tradotto vuol dire che la gestione del tempo extrascolastico ormai può essere fatta soltanto in luoghi adatti, perchè per strada ti investono.
E il capitolo sull'extrascolastico attuale si riassume facilmente. 

Esistono due grandi settori che si dividono attualmente l'extrascolastico dei bambini e degli adolescenti: lo sport e la chiesa cattolica. Mi si dirà Non tutta la chiesa cattolica è il pastore tedesco. Mi si dirà meglio gli scout della play station. E un po' è anche vero. 
Ma questo non nega che la settimana tipo di quasi tutti i bambini e gli adolescenti italiani (parlo soprattutto dei bambini di città) si divida mediamente in due giorni di allenamento, uno di catechismo (che dura sempre di più, mi dicono), due di scout o di Acr o altre varie ed eventuali organizzazioni cattoliche. E il resto, dicono, è soltanto noia e shopping.
Il che dimostra, peraltro, la lungimiranza della Dc nelle scelte. 
Hanno occupato tutta l'Europa e l'Africa e a noi, scemi, lì a difendere l'Oceania e la Kamchatka.


A questo punto quant'è che leggete di cose menosissime? Tantissimo.
Vorrete mica tirare le fila di questa situazione deprimente proprio adesso che non ne potete già più?
E' decisamente tardi per iniziare veramente il post sulla scuola.
Facciamo che questa era un'introduzione.
La depressione vera la rimando a domani.

domenica, febbraio 10, 2008


IN UN WEEK END DI FEBBRE ALTA....

...e delirio, ho ricevuto un bellissimo vaso di primule gialle virtuali.
Che sono le più belle di tutte le primule gialle del mondo.

mercoledì, febbraio 06, 2008


IL QUARTO STATO

Scusate, posso cambiare idea?
Per una volta...non abituatevi.

Ho pensato che c'è una cosa più utile che possiamo fare, parlando di elezioni. Invece dei discorsi generali, generalisti, la paura, il fascismo, la destra che avanza, l'aborto minacciato, lo schifo e la puzza.
Perchè queste cose secondo me le sappiamo. Lo sappiamo che è questo che stiamo rischiando.
E se non lo sappiamo l'amica E lo ha spiegato benissimo e possiamo andare lì a farci un'idea generale.

Io credo che dobbiamo concentrarci sul particolare.

Credo che sia necessario pensare ai rischi che corriamo noi, nel nostro piccolo, se ci troviamo cinque anni di berlusconi, di nuovo, ancora.
Come esseri umani, certo. Come donne o uomini. Come uomini o donne di sinistra, ma anche no, nel caso.
Ma anche cosa rischiamo, ognuno nel suo, come educatori, come teatranti, come ambientalisti, come mamme, come papà, come studenti, come fotografi, come musicisti, come figli, come scrittori, come chimici, come futuri genitori, come futuri anziani, come attuali precari, come tutto.
Quali rischi corriamo?
Perchè il problema, è ovvio, non è mai se ti cancellano il 25 aprile. E' sempre se ti proibiscono la memoria.

Quindi questa è la mia timida proposta, alternativa ai tre post che avevo scritto ma che non pubblicherò. La proposta è che si pensi a noi stessi, elettori, cittadini e poi tutto il resto. Ci pensiamo, veramente, e ci chiediamo, cosa ci toglieranno? Quali ostacoli metteranno alla costruzione di una vita così come la stiamo faticosamente costruendo?
Ognuno per sè.
Che diventi un manifesto programmatico, nel senso di programma di resistenza quotidiana.
Io prenoto, ovviamente, il post sull'educazione e la scuola.

Una volta che ci saremo chiesti, e avremo analizzato, e scritto della conservazione del nostro mondo, potremo anche stamparne, eventualmente, dei fogli a ciclostile.
Ma anche no, alla fine, anche che rimagano qui, le nostre analisi, per resistere nel futuro ma anche per conservare le tracce del nostro presente.

INTRODUZIONE

Abbiamo tre mesi per abituarci all'idea.
E sono pochissimi.  

Siamo tutti incazzati come delle lontre acide, con il governo Prodi. 
Perchè, diciamolo, è andata malissimo. 
Ci ho pensato su, a questa nostra delusione. E non credo sia soltanto una delusione perchè i PACS, perchè l'Afghanistan, perchè la Tav e il Dal Molin e il precariato e il femili dei. 
Io credo sia andata malissimo perchè questo governo è stato il governo della scarpa sinistra.  

Nessuno sperava nella Risata che li avrebbe seppelliti. 
Qualcuno veramente sperava che avremmo fottuto confindustria, con un governo che stava su per il voto di Ciampi? 
Ma avevamo sperato almeno in piccoli stralci di sogno. Una percentuale di bellezza nella bruttezza della realpolitik. Anche piccola, la percentuale. 
Ma anche quella niente, tutto uno spartirsi le cose, un passare dall'altra parte, uno strizzare l'occhio da bruno vespa, tutto un dimenticarsi di noi. Come se non esistessimo.
Tutti impegnati a concentrarsi sul PIL, e il rilancio dell'economia, e l'equilibrio di Ceppaloni.
Proprio come i mariti che sono troppo stanchi quando tornano dal lavoro.
Io credo che questo governo ci sia pesato così tanto perchè si è dimenticato di noi.  

Avremmo voluto almeno un mazzo di rose al compleanno.

E a questo punto abbiamo due possibilità. 
Divorziare o tentare di salvare il salvabile.  

Per la prima volta nella mia vita ho sinceramente pensato di non votare. 
Io, che ero più parlamentarista del parlamento. 
Ho pensato veramente che basta, ma perchè, perchè ostinarsi a combattere con le armi spuntate? 
Poi ci ho pensato un po' di più. 
Anche aiutata dal fatto che quando è un periodo pieno di cose belle, è anche più facile sorridere alle bruttezze, è più facile anche cercare il canto delle balene. 
E mi sono detta che ci sono almeno tre buone ragioni per votare, ad aprile. 
Votare quella Cosa rossa che un nome peggio non glielo potevano trovare. 
Forse solo Caccola verde o Suocera petulante erano più repellenti.  

Tre buone ragioni, che poi vanno sotto il titolo di 
1 - La regola del boxeur (ovvero Che vincano, ma che vincano ai punti, per dio)
2 - In fondo a sinistra (ovvero, Trova le differenze tra Prodi e Bertinotti)
3 - Scuola, sanità e altre quisquilie (ovvero E' veramente preferibile uno stronzo ad uno stupido?
Corollario: ti pensi anarchico e ti scopri BeppeGrillo (ovvero La sottile linea rossa del non voto)  

Tre buone ragioni e un corollario per altrettanti post. Ben consapevole, per altro, che per ognuna di queste buone ragioni se ne potrebbero trovare altrettante per decidere che il week end migliore per pulire la cantina è proprio quello del 14 aprile. 
Que si apra la discussione.  

Poteva anche andare peggio. 
No.
Potrebbe anche andare peggio. 
Si.

martedì, febbraio 05, 2008

C'E' DEL GENIO 2
...Sto preparando un post in tre tempi sulle elezioni in aprile.
Non vedete l'ora, eh...

lunedì, febbraio 04, 2008

DISCORSI & LOMBARDIA






"Nessie, io lo so a che volume pensi, tu.
I tuoi pensieri creano una scossa tellurica nella stanza"

(JP, l'uomo che apparrirà a Carmelo Bene)
THE BFG - the big friendly giant


venerdì, febbraio 01, 2008



LETTURE DA AUTOBUS


Sto leggendo un libro sull'industria del Porno.
E' un'indagine sociologica bellissima sull'influenza del porno nei rapporti di coppia, nell'immaginario collettivo maschile, in quello femminile. Sull'industrializzazione del sesso, sulla confusione tra erotismo e pornografia e, ovviamente, sul marketing.
E' un librone nero, si chiama Pornopotere.
Le interviste fatte dall'autrice sono, come dire, esplicite.

Io lo leggo sull'autobus.

Sugli autobus ci sono due categorie di persone sedute: quelle che leggono e quelle che sbirciano le letture degli altri.
Io, tutte le volte che mi dimentico il libro, spero di captare le letture altrui.

In questa settimana di Pornopotere, ho preso l'autobus quattro volte. Tre volte i vicini hanno buttato l'occhio sui numeri e le percentuali, e hanno distolto lo sguardo. Robe noiose, avranno pensato.
Ma ieri l'occhio del vicino è caduto sul titolo in neretto "pornostar, amanti e mogli"
Il vicino mi ha guardata. La faccia era quella di uno che si chiedeva in quale delle tre categorie rientrassi.
La quarta categoria, quella della lettrice curiosa, non deve averlo sfiorato.
Moglie deve averlo escluso dalla mancanza di anello.
Rimaneva la pornostar e l'amante.
Mi ha sorriso viscido.
Io l'ho guardato malissimo.
Lui ha abbassato gli occhi.
Io ho contuinuato a leggere.
Lui ha escluso la pornostar.