martedì, settembre 30, 2008

Tre
Due
Uno
E' finita.

Scadono in questo momento le ultime quattro, delle mille e quattrocento ore di sevizio civile.
Sono sopravvissuta.
Ce l'ho fatta.
Evviva.

Quattrocentotrentare euro al mese, per dodici mesi.
Sono rimasta viva, e sono qui.
Ad ottobre scorso ero convinta che sarei morta d'inedia.
Tra affitto e bollette, pensavo, tornerò di nuovo a rubare le bustine di miele dai bar.
E invece no, invece ce l'ho fatta.
E ce l'ho fatta neanche mica male, che non ho poi rinunciato a molto.
Ho fatto qualche doppio lavoro, qualche mese anche triplo, ma in cambio ho fatto persino le vacanze.
Mi sono comprata un paio di scarpe, quest'estate.
E anche un vestito elegante, a capodanno scorso.
Sono andata a Londra a dicembre, con tutto che non pagavo il biglietto, ma insomma.
E a Torri ad Agosto, e anche dai miei amici meravigliosi in Svizzera.
Mi sono comprata persino dei vestiti, ogni tanto
E Julia, in edicola, tutti i mesi.
Ho fatto la spesa biologica, almeno una volta al mese.
E il cinema, ogni tanto, soprattutto di mercoledi.
A ben pensarci non ho rinunciato a molto, giusto qualche uscita di troppo a cena, quelle no.
Ma insomma, confesso che ho vissuto, con quattrocentotrentatre euro al mese.
Padoa Schioppa? Prrr.
Bambocciona tua sorella.

Io però devo dire grazie alle due cose che mi hanno permesso veramente di sopravvivere:
Innanzitutto il credito aperto da Feltrinelli con la strega nocciola e lo gnomo del bancone.
I libri, quelli no, non avrei potuto pagarmeli.
E toglietemi tutto, ma non i miei libri.
Se non era per il credito aperto mi suicidavo e finivo a lavorare in banca.

Ma poi, anche, devo dire grazie a tutte le serate e le giornate a costo zero della comune-ty.
Il Mahjongh.
Le cene ognuno porta qualcosa.
I the.
I filmini a casa.
Il trivial.
Le chiacchere.
I giochi con la sorella.
Le pupotte.
Il dottor house.
I pic nic.
Queste sono cose che mi sono costate 9 centesimi di messaggio, per l'organizzazione, e basta.
Ma sono state la migliore delle alternative al sushi e ai ristoranti che non mi potevo permettere.

Quindi grazie, che da soli non sarebbero mai bastati quattrocentotrentatre euro al mese, ma con tutti voi a sostenermi, sono avanzati anche i soldi per i truccosetti.
E adesso?
Adesso c'è un contratto che devo ancora firmare ma c'è, in cui raddoppio, quasi triplico, lo stipendio.
Inizia l'era dei lussi.

Il primo lusso è la bici elettrica, a fine mese.
So già quale: ha il cestino e lo specchietto retrovisore. Ci siamo dichiarate amore reciproco a Fa' la cosa giusta. L'ho già presentata a tutti. Si chiamerà Confidenze. E sarà blu.

Il secondo lusso è internet a casa, che siamo rimaste io, mia moglei e la Somalia, senza la connessione.

Il terzo lusso, non lo so ancora.
Il terzo lusso fosse sarà semplicemente preoccuparmi un po' di meno, concedermi un po' di più.
E adesso.
Champagne!
BUONE NOTIZIE
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Il gruppo di autoaiuto al manifesto va avanti.
Hanno pubblicato oggi la nostra lettera in cui facciamo outing e diciamo: vi diamo una mano a sopravvivere.
E poi mi hanno scritto, dalla redazione.
Hanno detto, grazie mille, diteci cosa fate, di cosa avete bisogno, grazie. Firmato Il Manifesto.

Io mi sento un pezzettino più utile, oggi, mi sento bene.
Mi sento che faccio qualcosa veramente, non come quelli che poi tutti avevano il fratello partigiano, salito sui monti il 24 aprile.
E, tempo o non tempo, stanchezza o non stanchezza, ho voglia di buttarmi a pesce nell'organizzazione di queste serate di supporto alla libertà di stampa, al diritto del Manifesto a sopravvivere, al nostro diritto ad essere informati.

Perchè oggi, su repubblica.it non c'è una riga sull'assedio razzista a Pianura, ieri.
Però, in compenso, c'è la notizia della birra servita al cavallo in un pub di Jarrow.
Ieri quasi linciano 200 burkinabè a Napoli, l'ultra destra prende il 30% in austria, e Repubblica parla di I love shopping.
Vogliamo mica morire così, tra la padella Berlusconi e la brace Ezio Mauro?

Io mi sento bene, a dire che facciamo qualcosa, e che facendo qualcosa creiamo una rete, allarghiamo la Comune-ty.
Se rispondessero anche soltanto altre cinque persone, al nostro appello sul Manifesto, se dicessero Vi diamo una mano ad organizzare la giornata di finanziamento, sarebbe già una vittoria, sarebbe che siamo in controtendenza rispetto alla società.
Cinque persone, a genova, di solito ci metti sei anni a conoscerle.


A me piacerebbe che si capisse, che dietro alla mobilitazione in favore del Manifesto c'è la nostra piccola Resistenza.
Che non è soltanto il Manifesto, la questione, ma è il trovarsi, l'affezionarsi ad un obiettivo, ottenere una vittoria importante ma anche visibile. Non è la rivoluzione, ma è una battaglia.
Sono le barricate.

E poi, signori, oggi sul manif c'erano le lettere di sostegno di adriano celentano e di gad lerner.
Non possiamo mica correre il rischio di essere superati a sinistra dal molleggiato!

lunedì, settembre 29, 2008

Quest'uomo,
il quale si descrive con lo slogan "volli, sempre volli, fortissimamente volli".
Che ha una pagina dedicata a Rocco Siffredi e una a Tex Willer.
Che crede in Crom, dio dell'acciaio.
E lavora all'Adecco.
Quest'uomo,
vuole diventare mio amico di Facebook.
Io quasi quasi gli dico di si
e poi lo prendo per il culo una volta al giorno, tutti i giorni, dopo pranzo.

sabato, settembre 27, 2008


MERCOLEDI 1 SETTEMBRE
VICO DOLCEZZA 24
DALLE 2030 ALL'ORA IN CUI MUORIAMO DI SONNO
CENA A SOTTOSCRIZIONE "SALVA IL MANIFESTO"

Ognuno porti tre cose:
  • Un cibo da condividere
  • I soldini da mettere nella scatola rossa
  • Un'idea per fare una futura serata affitto-qualcosa-con-palco per raccogliere anche i soldini extra comune-ty
Io, personalmente, faccio due teglie di lasagne al pesto.
Voi, personalmente, fate una cosa di sinistra: salvate la libertà di stampa.
Mettete il dito qui sotto, se ci siete.

venerdì, settembre 26, 2008

LA SOLITUDINE DEL VENERDI


Sto resistendo con le unghie e coi denti alla logica del chiodo schiaccia chiodo, dopo averne fatto la mia filosofia per tutte le tonnellate di fidanzati passati.
Dopo Stakanov sto resistendo.
E così sono tre mesi che non ho nessuno, neanche da lontano, neanche col binocolo.
...cosa non fa la terapia!

Però, ad essere l'altra Nessie, quella trasformata dall'analisi, si fatica e si suda e si sta male parecchio, male di nostalgia.
La Nessie che accendeva un fidanzato col mozzicone di quello precedente stava un sacco meglio, in superficie.

Invece adesso, che mi ostino nella solitudine, tutte le critiche si sfumano, e le convinzioni si incrinano e io mi trovo sempre più spesso che mi vengono i dubbi.
Sempre più spesso mi dico Come stavo bene, quando stavo male con Stakanov.
Oppure mi dico che sono io che ho sbagliato tutto.
Mi dico Come sarebbe stato bello se io fossi stata diversa.
Oppure, semplicemente, mi dico che mi manca. Mi manca da morire.
Me l'avessero detto che succedeva così, ad innamorarsi, evitavo fin da principio.

Mi sembro un po' santamariagoretti, a soffrire e non cercare un'alternativa. Mi sembro che sono diventata cattolica. Ho paura che poi finisco per prenderci gusto, nella sofferenza, e vado in giro con i santini di me stessa nel portafoglio.

Vorrei smetterla di star male, chiudere la storia e dirmi che capiterà, finalmente, il professor Baher, quello vero, che mi bacerà sotto la pioggia.
E avere la pazienza di aspettare.

Invece non va così neanche un po'.
Va che è un trapano da dentista, questa malinconia, e io mi sento vuota come un macellaio di venerdi.

mercoledì, settembre 24, 2008

TREPUNTI TRELINEE TREPUNTI

Innanzitutto ho scritto anche su prospettiva ranocchio. Ieri, ho scritto, ma poi sono fuggita a casa e mi sono dimenticata di dirvelo.
Così questa è la prima cosa.


Poi c'è la seconda cosa, la seconda cosa futile, che ho comprato i bicchieri colorati all'ikea, che mi sarebbero piaciuti di più viola, invece c'erano verdi e azzurri ma li ho presi lo stesso.
E ho anche visto un tavolo con quattro sedie, all'ikea, che costa 99 euro ed è bellissimo. Ma voi non ci state più, se compro quel tavolo, perchè quello è un tavolo da quattro, come ben si poteva intuire dal numero di sedie.
E le mie cene sono sempre da cinque in su, insomma dovrei comprarne due, magari anche tre.
E allora diventano 198 euro, magari anche 297 euro, che non li ho neanche per scherzo. Insomma, non l'ho preso e rimango con il mio tavolo massiccio e ingombrante e bordeaux.
E con un po' di scontento, rimango.


Ma poi c'è la cosa seria, serissima.
Ed è che siamo da capo: al Manifesto ci mancano 4 milioni di euro per sopravvivere.
Si erano messi quasi in pari, poi nella finanziaria hanno tagliato i fondi all'editoria cooperativa e siamo da capo.
Allora io vi conosco che dite Eh, ma insomma, sempre a piangere miseria, che palle, già l'altra volta mi sono sbattutto, ho fatto tutto l'album delle figu e loro sempre lì a dire che chiudono e poi non chiudono mai.
E poi il Manifesto è grigio.

Ecco, io penso che questa spocchia non ce la possiamo permettere.
Perchè lo vedete anche voi come sta andando con la sinistra, che noi dicevano le stesse cose, che non cambiavano mai, che non capivano niente, che erano solo un cartello elettorale e che ben gli sta se la gente smette di votarli, così si danno una svegliata.
E così è andata, e una svegliata non se la danno neanche per ridere.
Perchè quando sei fuori, sei fuori.
Ricominciare da capo mica sono bravi tutti, in particolare non sono bravi quelli che già facevano fatica prima.

Allora a me non sembra che stiamo meglio, dopo la sparizione della sinistra, con tutti i difetti che poteva avere la sinistra, e che li aveva.
Io non mi sento meglio.
E non è che vedo all'orizzonte una bella novità di sinistra, che si sostituisca quella di prima, ma meglio.
Io, all'orizzonte degli eventi, vedo soltanto un mare di merda, per dirla come Altan.
Quindi mi dico che non possiamo permetterci la sparizione del Manifesto.
Anche se io Alias lo uso per asciugare l'acqua della lavatrice che perde.


Quattro milioni sono un sacco di soldi. Quattro milioni di euro, dico.
Questo è il taglio della finanziaria.
Oggi a pagina due e tre, e in prima pagina, il Manifesto dice cosa ha intenzione di fare per sopravvivere.
Vendono la sede di milano, diminuiscono le pagine, lavorano anche la domenica.
Compratelo e leggetelo, oggi, che ve lo spiegano meglio di me, cosa pensano di fare.


Ma io, io come Nessie, ho pensato che faccio una cosa.
Visto che il tavolo pesante, ingombrante e bordeaux continuo ad averlo, e ci state in tanti, io organizzo una Cena a sottoscrizione, che suona vetusto quanto Seguirà dibattito, e quindi mi sembra adatto.
Io cucino i cibini e ci metto le birre.
Voi venite e mettete i soldini nella scatola per il Manifesto.
Poi gli facciamo un vaglia.
E i resti marci dei cibini li spediamo a Tremonti.


Venite?

martedì, settembre 23, 2008



Io l'ho detto a Sei minuti all'alba, l'unica educatrice mattutina, che non è per cattiveria che non posso accettare i suoi appuntamenti alle nove del mattino.
E' che io ci posso anche arrivare, dall'altra parte del mondo, alle nove del mattino, ma la mia faccia non si alza prima delle nove e mezzo.
Così mi tocca andare agli appuntamenti con la faccia di un'altra: la pelle verde, gli occhi infossati, i capelli appiattiti.
Come Mary Poppins mi specchio in ogni vetrina e mi ripeto: No, decisamente, non sono io. E' la mia gemella rettile.

Però poi mi tocca di fare la persona importante, presentarmi ai Presidi come Dottoressa, ai ragazzi come Intrigante Animatrice, alle insegnanti come Rassicurante Educatrice.
E non funziona niente di tutto questo, se sei verde.
La sorella dell'incredibuile Hulk, scartata al provino.

Ho provato anche a mettermi il rossetto, stamattina.
Perchè ho pensato: se funziona che sarah pallin può mettersi il rossetto e trasformarsi così da inquietante pentecostale razzista, omofoba e guerrafondaia a seria candidata alla vicepresidenza degli Usa, sarò io da meno?
Si, sarò.
Sembravo un'iguana che mastica un Big Babol.

(Nanetto: ma lo sapete che Sarah Pellin pensa che l'intifada sia la dimostrazione che Dio ripudia gli ebrei che non riconoscono la venuta del messia, che parla della Russia di Putin come di uno stato comunista, che pensa che gli uomini vivessero insieme ai dinosauri e che il mondo sia stato creato seimila anni fa e che la bibbia dica la verità su tutto, compreso Mosè e Noè, per dire? C'è scritto su Diario.
Fine del nanetto che mi sembrava giusto deprimervi un goccino, in questo martedi d'autunno).

C'è anche che poi, se Sei minuti all'alba mi obbliga alle alzatacce, mi succedono cose strane.
Stamattina, ad esempio, appena ho aperto gli occhi, nella testa ha iniziato a rimbombarmi lo slogan LOTTA DI CLASSE, POTERE ALLE MASSE, LOTTA DI CLASSE, POTERE ALLE MASSE...
Non soltanto lo slogan, proprio tutto un corteo che mi urlava nelle orecchie
LOTTA DI CLASSE, POTERE ALLE MASSE, LOTTA DI CLASSE, POTERE ALLE MASSE...
Io non lo so perchè mi succedono queste cose se mi sveglio presto.
Però è già una buona ragione per smettere.

lunedì, settembre 22, 2008

SETTE PICCOLI ARIANI

I bambini della mia microclasse sono i Sette Piccoli Ariani.
Che fastidio e che noia, direte giustamente voi.
Ma hanno che sono appunto piccoli, e quindi non danno tanto fastidio: diciamo che non possono ancora chiedermi una sigaretta a Verona.
E poi è meraviglioso che siano solo sette, grazie alla legge della relatività..
La legge della relatività dice che sette, a Verona, sono tantissimi, ma in classe sono così pochi che basta un'occhiata per sapere che non ne è ancora morto neanche uno.


Sono i sette nani.
Frugolo, Supponentolo, Ritalinolo, Biondola, Zittola, Assentolo e, infine, JackNicholson.
JackNicholson è una femmina, al di là del nome.
E' come Dotto, che avrebbe dovuto chiamarsi Dottolo, ma invece no.
Io, se faccio l'elenco dei sette nani famosi sempre mi dimentico o Mammolo o Eolo, e tra i Sette piccolo Ariani so già che mi dimenticherò sempre Supponentolo e Zittola.
Jacknicholson è come Dotto. Non puoi dimenticartela, anche se ti piacerebbe tanto.


Prima e dopo dei miei Sette Piccoli Ariani, ho un'ora e poi un'altra ora di treno, in cui l'Ufficio più bello del mondo mi dice, Vaja con diòs, sei pagata per leggere.
Oggi, ad esempio, ho lavorato due ore leggendo l'ultimo libro di Paolo Nori.
Ho già coperto il capo di cenere, riguardo a Paolo Nori?
Perchè io non lo sopportavo, Paolo Nori.
Me l'avevano fatto odiare all'epoca di Bassotuba non c'è.
Poi, per fortuna, ha iniziato a pubblicare per Feltrinelli, così la libreria Feltrinelli una volta ha messo in esposizione proprio l'ultima uscita di Paolo Nori, e io ho potuto vedere che si chiamava Noi la farem vendetta. E ho letto la controcopertina, perchè figurarsi se non guardo la controcopertina di un libro che si chiama Noi la farem vendetta, anche se era di Paolo Nori e io pensavo di odiarlo, Paolo Nori. Ho letto la quarta di copertina, e ho capito che parlava di sua figlia.
E allora figurarsi se io lasciavo lì un libro che si chiamava Noi la farem vendetta e parlava di una bambina. Figurarsi. E ho scoperto, dopo averlo denigrato a lungo, che Paolo Nori mi fa ridere come una scema sul treno del ritorno dal pomeriggio con la microclasse, mentre sono pagata per farlo, ed è per questo che mi copro il capo di cenere, leggo il suo libro sul treno del ritorno, mentre sono pagata per farlo e questo post è venuto fuori proprio che sembra un esercizio di stile: un lunedi pomeriggio alla maniera di Paolo Nori.

venerdì, settembre 19, 2008

LE PROMESSE SI MANTENGONO SEMPRE, MA MAI DEL TUTTO





Se adesso io vi dico che ho le mani che tremano e che quindi fatico ad azzeccare i tasti giusti sulla tastiera, sto facendo un gran casino e devo continuare a cancellare e infatti adesso ho appena aperto una nuova finestra accorgendomene solo qualche secondo dopo senza sapere a causa di quale disfunzione motoria questo sia successio, voi vi immaginate chissà cosa.
Tipo che ho il parkinson.
Tipo che ho i nervi a pezzi.


No.
Ho portato a braccia dieci chili di materiale didattico in una scatola con il fondo sfasciato dalla stazione all'ufficio più bello del mondo, e i miei muscoli mi hanno abbandonata a metà strada.
Vedi che devo iniziarlo, aikido?
Comunque.
Questo per dire che fatico a scrivere questo post, che rimando da ieri perchè settembre è il mese della programmazione e dell'incubo, per noi della didattica. E' come il natale per i commercianti, ma senza incrementi di stipendio.

Comunque sto divagando.

Sto divagando perchè mi rendo conto di avere creato un'aspettativa che adesso non saprò mantenere.
I nodi dell'inconscio sono meno affascinanti visti da fuori, credo.
Me ne sono accorta mercoledi quando ho chiamato il Pastore dall'autobus per una richiesta di sostegno post-terapia.
Mezz'ora prima si era sciolto il nodo e con lui le mie lacrime.
Dalla mia intricata storia familiare era emersa la ragione della mia modalità da cane pastore, che non fa mai andare via nessuno, che tiene sempre tutto lì, tutto insieme, tutto subito, tutto sempre, tutto per sempre.
Di colpo mi sono trovata davanti a me stessa bambina, quando mi chiamavo Vava, e ho rivisto le cose che ho visto, rivissuto le cose che ho vissuto, e ho capito cosa è scattato.
Questa paura tremenda che un cambiamento significhi la distruzione di tutto.


E mentre lo raccontavo al Pastore, con la voce rotta e le lacrimone, e gli dicevo cose che per me erano un'epifania, le cose più importanti del mondo, perchè finalmente le vedevo per il loro significato e non nel loro semplice essere avvenute, io capivo che raccontare il proprio inconscio non ha senso.
Perchè non è la realtà.
E' la sua rielaborazione.
Così il perchè non ve lo racconto, perchè non avrebbe senso.
Perchè voi direste Ah, tutto qui?
Niente stragi, violenze, guerre, traumi irreparabili?
Tutto questo casino per una banale storia familiare?
Potevi almeno colorarla un po'...


L'ho capito mercoledi, che raccontare non è far capire e che riassumere un percorso lungo un anno e mezzo di terapia è come guardare un altro che gioca col computer.
Però invece ha senso che io vi dica, ma che dica soprattutto a me stessa, che di cazzate ne ho fatte tante, ma che adesso so perchè.
E' la W fondamentale, il perchè, ché il cosa, quando, dove e chi si sanno sempre da subito.
Il perchè è il nodo.


E quindi adesso so perchè, ed è un traguardo favoloso per quanto dolorosissimo, ma non è utile per capire a che punto mi trovo, del percorso.
E così ho un'unica domanda per la pissi della settimana prossima.
La domanda è:
E adesso?
Quando ho la risposta, questo ve lo posso raccontare.

giovedì, settembre 18, 2008



Avevo troppe cose da raccontarvi.
E' da ieri che penso a cosa avrei scritto oggi.
Perchè, finalmente, dopo un anno di sedute dalla pissi, ho trovato la chiave di lettura di tutto.
Il nocciolo.
La Grande Formula dell'inconscio.

Poi, invece, stamattina sono stata sommersa dall'incubo burocratico-tecnologico.
Sola in ufficio, il mondo è impazzito e io ero ferma in mezzo al ciclone.
Computer in rivolta, responsabili assenti, contratti da riscrivere, telefonate ad assessori. Assessori di forza italia.
Voglio morire.
E piove.

Facciamo che ve lo racconto domani?

mercoledì, settembre 17, 2008

MEGLIO DEL CAFFE'



Tanto per farmi odiare vi dirò che era un anno che non mettevo la sveglia così presto.
Da quando facevo la maestra, prove d'amore inconcludenti a parte.
Questa mattina, con scatto eroico, mi sono sollevata dal materasso alle sette.
Le sette di mattina, intendo.

Sette e cinque doccia.
Sette e trenta colazione.
Sette e quaranta fuori.
Sembravo un aye aye tossico.


La gente è già tutta in giro, alle otto meno un quarto.
Me lo dimentico ogni volta.
Nello specifico, c'erano un miliardo e due di studenti davanti al liceo.
Ma io ho solo percepito la loro presenza, perchè camminavo ad occhi socchiusi, a metà tra il sonno e la veglia, come i camionisti sull'autostrada del sole.
Quelli che fanno le stragi.


Camminavo così, in fase rem, quando ho incrociato un profumo.
E, come Vittorio Gassman in profumo di donna, non ho avuto bisogno di nessuno degli altri cinque sensi.
Sapevo chi avevo appena incrociato, senza vederlo.


Era un amore passato.
Poco amore, a dire il vero.
Avevo appena incrociato una condivisione d'intenti di qualche tempo fa, un uomo del mio periodo in cui mi si presentavano a grappolo.
Era un acino delle mie insicurezze.
Ma un acino profumato, forse il più profumato di tutti.
Profumo di pelle, non profumo di profumo.
Inconfondibile.
Il suo profumo, immutato, alle otto del mattino.
Al ritorno dalla stazione, lui.
Chissà cosa fa, ora, per essere di ritorno all'ora in cui il resto del mondo inizia.


Il profumo è durato ancora venti passi di ricordi.
Pochi, ricordi, ad essere sinceri - tra tutti, una ninna nanna notturna.
Poi basta, poi c'era già la puzza di piscio della stazione.


Non c'è niente come il profumo di un amore sottile e veloce, il ricordo di una fioritura autunnale, per svegliarsi la mattina.

martedì, settembre 16, 2008

IL BEL PAESE



Le domande fondamentali sono due.
La prima: il fatto che non sia stato razzismo dovrebbe tranquillizzarmi?
La seconda: perchè tutti scrivono, commentano, urlano e dichiarano No, non è stato razzismo!?

Ieri ho letto Metro.
Non lo leggo mai, ma il lunedi non esce il manifesto e ne ho trovata una copia abbandonata sull'autobus.
Così l'ho letto tutto, sport compreso: il genoa ha battuto il milan 2-0. Galliani farebbe bene a dimettersi. La nuova miss italia è rossa, laureata e ha conquistato tutti con la sua simpatia. Alitalia, di chi è la colpa? Voi cosa ne pensate? La striscia a fumetti. Su Sarkozy e Carla Bruni gireranno un film.


Poi, tre interventi sull'omicidio di Abdoul Salam Guiebre.
Il primo dice E finiamola di gridare razzismo!razzismo! E' un feroce omicidio ma il razzismo non c'entra.
Il secondo è l'articolo di cronaca e dice: non sembra che l'omicidio possa avere matrice razzista.
Il terzo è il box con le interviste ai vicini. Uno dei vicini è rumeno. E dice Non ho sentito nessun insulto razzista, anzi uno si ed era "Italiani di merda".


Io dico Come si fa a sapere se è razzismo?
Chi può sapere se l'avrebbero ammazzato lo stesso, anche se bianco?
Chi lo può dire?
Non certo i due italiani medi, pizza spranga e mandolino, che cercheranno, tramite avvocato, di cancellare tutti i capi di imputazione possibili.

E allora ritorno alla domanda fondamentale, la seconda.
E mi chiedo Ma perchè è così importante, per i giornali e le televisioni, affermare che non è stato razzismo?

Per tranquillizzarci?
Io non mi sento tranquillizzata.
Io che non ho mai rubato niente dai negozi perchè sono più goffa che bianca.
Ma che mi sarebbe piaciuto saperlo fare quando i miei compagni di scuola si infilavano sotto il cappotto le bottiglie di vodka al melone.
Io penso a quante volte sono stata lì, alla standa, imbarazzata come ad un pranzo della domenica, a vedere i miei amici che uscivano dalla porta come Benigni nel Mostro e io dietro, alla chetichella.
E penso che avevamo paura delle guardie o - peggio! - delle cassiere. Ma delle spranghe no. Quella era una paura da corteo.
No, non mi tranquillizza l'ipotesi che non sia stato razzismo.


Allora forse è per questo.
Per non tranquillizzarci.
Per dirci Pensionato che non arrivi alla terza settimana, non imboscarti un pacchetto di affettati nel borsello, perchè se ti vedono ti ammazzano a sprangate.
Anche se sei di Lecco.
Gioca al gratta e vinci, se non ce la fai o, meglio, apri un prestito rateale.


Oppure, ancora, è la Legge di Voldemort.
Colui che non dev'essere nominato.
Se dici il suo nome poi arriva.
Se dici Razzismo poi finisce che davvero questo paese diventa intollerante.
Mica come adesso che è un posto sicuro e accogliente dove vivere.
Non nominare invano!


O, infine, perchè se non è un omicidio razzista, allora diventa legittima difesa.
Quei negri avevano rubato, dovevano pagare.
Mica razzismo: eccesso di zelo.
Due mesi di galera, padre e figlio, e poi a casa.
E una bella fiaccolata in loro sostegno.
Del resto, poveri, avevano già subìto una rapina.
Chissà quanti loacker gli avevano portato via, la volta precedente.

Tutto questo mi chiedo, da ieri.
La risposta è 42.

lunedì, settembre 15, 2008

IL SOGNO DI STANOTTE

E all'improvviso ero pittrice.
Avevo un'idea bellissima.
Una tela dipinta davanti che poi si sollevava e dietro appariva un secondo quadro.
Davanti non mi ricordo cosa ci fosse disegnato.
Dietro, invece, ricordo una lametta da barba incrociata con qualcosa.
Tipo falce e lametta da barba, o lametta da barba e martello.
Orribile.

Facevo due o tre prototipi.
E poi li facevo vedere in giro.
E tutti Oooooh. Aaaaaaah. Bellissimi!
E i miei amici: Ma tu non era quella che non sapeva disegnare?
Eh si, ma ho trovato il mio stile.
E mia moglie: è un'idea MERAVIGLIOSA!
Qualcuno accennava anche a Francis Bacon.
Oooooh.
Aaaaah.
Bellissimi.

Seguiva una mostra.
Applausi.
E champagne.



...La pissipissibaucologa è tornata dalle ferie.

venerdì, settembre 12, 2008

IN UN MOMENTO DI RABBIA


Io,
se fossi la mamma di una bambina scomparsa, e sapessi che la polizia, invece di concentrarsi su ipotesi probabili legate alle sparizioni di minori - come il commercio d'organi, le reti di pedofilia internazionale, le ricche coppie sterili alla ricerca di un figlio - passa il tempo a controllare il dna delle figlie dei rom per controllare che non siano state rapite quando non è MAI stato condannato nessun rom per rapimento di minori, visto che si tratta di una leggenda metropolitana.
Io,
se fossi la mamma di una bambina scomparsa, mi incazzerei come una biscia, farei un milione di conferenze stampa, andrei in tutte le televisioni a dire: Ma mi state prendendo per il culo? Vogliamo impegarli in maniera utile il tempo,i soldi e i poliziotti?
Oppure finanziamo anche un dipartimento per la caccia al coccodrillo delle fogne di new york?
E uno che controlli le donne che scrivono sullo specchio Benvenuto nell'aids?
Io,
se fossi la mamma di una bambina scomparsa, pretenderei delle indagini serie, invece di una presa per il culo mediatica, che ottiene soltanto l'effetto di aumentare il dolore, la rabbia e il razzismo.

OGGI HO SCRITTO ANCHE SU

giovedì, settembre 11, 2008


…ma quando mi assale la solitudine, è una spremuta di tristezza col ghiaccio.
E’ una sensazione notturna, come una coperta che cade e ti lascia a rabbrividire nella precarietà del lenzuolo.
Quando mi avvolge, la solitudine, è la sensazione di una mancanza.
E’ il materasso senza contrappeso.
Quando mi inonda, la solitudine, lo fa a schiaffi e pugni, e ricordi e rimorsi.
E mi scopro vergognosamente decadente, come adesso, due e mezza di notte.
Quando mi rapisce, la solitudine, percepisco la mancanza di una schiena calda tra cui scomparire e di un respiro presente a cui copiare le pause.
Allora leggo, scrivo, guardo fuori dalla finestra i fili da stendere che ondeggiano.
E mi faccio paura da sola dando una forma alle ombre del cortile.
Ascolto i rumori, e il silenzio di vico dolcezza.
Quando mi assale la solitudine penso a quando condividevo le forme che davo alle ombre del cortile con una schiena calda e un respiro presente.
E poi mi viene in mente che non l’ho mai fatto, non l’ho mai condiviso.
Per mia scelta, per sua assenza
Le ombre del cortile sono sempre state solo mie.
Allora poi dormo.

mercoledì, settembre 10, 2008

PERDONATE L'ASSENZA

INEVITABILMENTE, OGGI, SONO STATA RISUCCHIATA DA UN BUCO NERO

martedì, settembre 09, 2008


SCHERZI DA PRETE



Poi arriverà un trentenne, molto nerd, con gli occhiali e la maglietta di star wars.
Avrà in mano due dadi e delle carte plastificate.
Mi guarderà sorridendo e poi mi dirà Nessie era tutto un gioco di ruolo.
Non è vero niente.
La Russa non è il Ministro della Difesa.
Il Pd è un'invenzione del Master.
Dai, è evidente: è tutto falso.
Eh Nessie, come sei, avresti dovuto capirlo: come puoi pensare che davvero la voce più a sinistra sia quella di Napolitano?
Era un gioco.
E tu, come al solito, ci sei cascata come una tonna.


Era un gioco di ruolo per farti capire come dovevano sentirsi gli antifascisti intorno al '25.
Inutili.
Soli.
Indignati.
Disarmati.
Preoccupati.
Depressi.
Incazzati.
Passivi.


Brava Nessie - mi dirà il signore con la maglietta di Star Wars - ti sei immedesimata perfettamente.
Non ci aspettavamo tanto, da te, che li odi i giochi di ruolo.
Che non giocavi neanche a mamma e figlia.

Sei stata bravissima perchè, in effetti, in quest'ultimo anno, ti sei sentita:
Inutile
Sola
Indignata
Disarmata
Preoccupata
Depressa
Incazzata
Passiva.


Ma adesso basta - mi dirà il trentenne degli anni '80 - adesso si torna alla realtà.
Lancerà i dadi, mischierà le carte e poi se ne andrà, trascinando una spada laser di plastica.
E tutto tornerà normale.


Io tornerò a vivere in una democrazia, e per qualche giorno maledirò questi nerd che passano il tempo a farmi stupidi scherzi.
Che scema, mi dirò, ad esserci cascata.
Ma mi giustificherò in fretta pensando che il Master era stato proprio bravo.
Sembrava davvero il Ventennio.
NON C'E' PROPRIO UN CAZZO DA RIDERE...



lunedì, settembre 08, 2008



Vi dico soltanto che siamo andati a Perugia, per il Festival scientifico, nel week end sbagliato.
Qualcuno lo sapeva e ha detto Andiamo lo stesso.
Gli altri, e io tra questi, non lo sapevano per niente.
Io l'ho scoperto là: Nessie, ma perchè sei qui adesso? Il festival inizia giovedi prossimo.
Ah.
Ecco.
Vabbè, sarà bellissimo lo stesso.

Infatti è stato.
Meno male che siamo andati, altrimenti come avremmo fatto a perderci al ritorno, guidati da un ironico Gps?
Otto ingenui amici affidati al Mark Twain dei Gps, al Groucho Marx delle macchine, al Woody Allen dei satellitari.
E' stato bellissimo.
E' stato faticosissimo.
E' stato lunghissimo.
E soprattutto è stato funzionale alla scoperta della topografia toscana: attraversa via 25 aprile, circumnaviga piazza Resistenza, svolta in Via Costituzione, prosegui in Via Fratelli Cervi, svolta in via 2 giugno.
Come gli offlaga disco pax.
Socialismo tascabile.

Ma il week end sbagliato, ha dato il meglio di sè grazie ad un incontro casuale.
Nel laboratorio sulle bolle di sapone - anteprima del festival - entra una bambina.
Molto nordica, molto bionda, molto faccia da topino.
Entra accompagnata da due signore.
La bambina ha una maglietta rossa.
Davanti c'è scritto il suo nome - Johanna.
Dietro, invece, un scritta: I LOVE MY MUMS.

In una frase, la semplicità dell'integrazione.

giovedì, settembre 04, 2008



LE VERE GIOIE DELLA VITA

C'è che tutti entriamo almeno una volta in un negozio cinese, facciamo un giro, analizziamo con occhio critico quei tristi peluche un po' impolverati, ci stupiamo davanti ai nani di plastica da giardino e usciamo senza comprare nulla chiedendoci Ma chi mai potrà veramente fare delle compere qui dentro?

Chi comprerà le cornici dorate con i brillantini?
La frutta di plastica.
Le paperette da bagno strabiche.
I vestiti da ballo di cenerentola.
I bauli di cartone con disegnati i girasoli.
I quadri di gesù cristo illuminato.
L'ultima cena.
I culi delle ragazze in tanga
Chi comprerà le ceste di vimini?
Le penne che si illuminano.
Le palline che ticchettano
I fiori di stoffa.
I piatti che cambiano colore.
I cani robot che parlano
I tappetini del cesso
Risiko in cinese.

La risposta è: noi.
Noi che abbiamo da allestire una mostra al Festival della scienza.
E che sguazziamo nel kitsch, perchè una mostra se non è kitsch, non è.
Mica siamo gli Uffizi, che dobbiamo restare seri.
E allora io e il Pastore, stamattina, abbiamo spendacciato i soldi del misero budget in oggetti apparentemente inutili, evidentemente orribili ma tutti dotati di funzionalità specifica, una volta inseriti nel giusto contesto.
Sarà meravigliosa, la nostra mostra.
Sarà quello che tutti aspettavano.
L'anello di congiunzione tra il Cern di Ginevra e la cerimonia di apertura delle olimpiadi.

mercoledì, settembre 03, 2008

martedì, settembre 02, 2008


Cari lettori dell'anno nuovo,
ho una lista di progetti e non vedo l'ora di dirveli tutti.
Perchè non c'è niente come un capodanno d'autunno per immergermi in un buon umore produttivo.

Ho passato l'estate a strangolare una viscida sensazione di fallimento.
Le storie d'amore che muoiono sono il concime della depressione.
Però poi basta. Tra un inno e l'altro, tra un lancio al piattello e uno sbirro in kimono, ho smesso di annaffiare la mia tristezza.
E mi sono messa a coltivare le idee, che cresceranno nell'inverno, come bucaneve.

Innanzitutto, finalmente, un lavoro vero.
Più che un progetto, questa è una vita.
Sarà il lavoro più bello del mondo per l'anno lavorativo più bello del mondo.
Sarò una donna felice in un ufficio colorato tra bambini colorati con colleghi colorati.
Questo è il primo passo.
Lanessie soddisfatta.

Il secondo è il parto della mia prima mostra di divulgazione scientifica, che nascerà al festival della scienza di quest'anno.
Un parto un po' podalico.
Ma affascinante.
Lanessie creativa della scienza. Chi l'avrebbe mai detto.

E poi c'è il terzo sogno lavorativo, quello difficile.
L'esame per diventare pedagogista.
Una roba seria, un'iscrizione all'albo.
Ma visto che è una roba seria, la lasciamo ancora da parte per un po'.
Lanessie in tailleur. Uh Uh.

Questi sono i progetti del lavoro, che è già qualcosa.
E' già qualcosa avere in mano le possibilità e poterle scegliere così, scartando quello che non mi piace tenendo solo quello che mi soddisfa, che mi fa svegliare la mattina con la voglia di andare a lavorare. Non la felicità. Proprio la voglia.
Sono una donna fortunata, nel lavoro. Credo ci sia un proverbio anche su questo, come quello del fortunata al gioco...

Ma al di là del lavoro, c'è comunque una vita.
Ed eccoli, gli altri piccoli progetti in costruzione.
Ho in cantiere il mio primo libro per bambini.
Ho i personaggi, ho la storia, ho anche l'illustratrice.
Devo solo scriverlo.
Lanessie Signorina Dolcestorie.

Poi, tanto per addobbarmi di contrasti, sto pensando all'aikido.
Non so perchè l'aikido.
Forse perchè si picchia la gente col bastone.
Lanessie black block

Progetti grandi, progetti lunghi un anno, ma anche piccole cose da un pomeriggio.
Piccole cose che con 400 euro al mese, quest'anno, erano cose giganti, erano i piccoli stupidi sogni nel cassetto da sbirciare ogni tanto senza neanche dirlo in giro.

Come le sedie per la sala, che non ne posso più di quegli orrori che mi pisciano gommapiuma sbriciolata sul pavimento. Salteranno fuori dal mio cassetto sei sedie tutte colorate.
Lanessie designer d'interni.

Poi, dal cassetto, uscirà anche un mezzo di trasporto.
Uno qualunque ma possibilmente una bici elettrica. Non come quella dell'amicaE che è elettrica per finta, la bici elettrica di Barbie bici elettrica.
Voglio una bici elettrica che vada veramente anche senza piedi, che mi faccia portare i pesi fino a casa perchè non ne posso più delle mani che mi tremano dopo la salita, una bici elettrica che non perdo due ore qualunque cosa mi venga in mente di fare.
E se non sarà bici elettrica, sarà un autobus a due piani, una ruspa, uno di quei camion con la palla di acciaio per sfondare le case di quelli che se lo meritano, una mongolfiera, un'apecar, una mela con le ruote.
Una cosa che si muove.
Lanessie in un libro di Richard Scarry.

E di internet a casa e di una macchina fotografica ne vogliamo parlare?
Per comunicare col mondo e ricordarmelo a distanza di anni.
Lanessie nerd.

Ancora una cosa, forse, che è lo sciatsu.
Non era nei programmi.
Ma ieri ho incontrato il G punto in incognita davanti ai suoi materassi.
Io avevo dormito due ore.
E davanti a lui, e ai materassi, ho pensato che forse lo sciatsu può anche starci, quest'anno.
Lanessie chakra.

E poi l'ultima cosa.
Che è l'unica che c'è già.
E' un tentativo.
Si chiama prospettivaranocchio.blogspot.com
Se vi va, andate a dare un'occhiata.
L'altra nessie.

lunedì, settembre 01, 2008

BUON ANNO

Oggi, lenticchie o non lenticchie, è il primo giorno dell'anno.
Non ho scuse, non possono tirare ancora una settimana prima di immergermi nell'autunno.
Quando ho venduto l'anima al diavolo in cambio di una campanella scolastica al posto di un normale orologio biologico, ero stata avvisata: avrei interrotto ogni attività celebrale tra giugno e fine agosto, ma avrei dovuto essere pronta a brindare all'anno nuovo il primo giorno di settembre.
Noci, champagne e lenticchie, in questa giornata di pre temporale.


Sono stata costretta a risorgere su un treno al contrario: il cisalpino dell'alba Svizzera - Italia. C'ero solo io. Il resto del mondo, come spesso mi accade, andava nell'altra direzione.
Ed ero anche nello scompartimento sbagliato: mi sono addormentata in prima classe.


Vi racconterò, poi, che tanto ci sarà tempo, dei miei vagabondaggi, del mio mal di svizzera, dei miei amici e delle piccole novità.
Ve lo racconterò a pizzichi e bottoni.
Adesso conta che sono tornata.
Tutto intorno c'è un autunno rigonfio di novità come un tacchino a quella festa lì degli americani.


Ma soprattutto.
Stamattina sono entrata in cortile.
E mentre tutto intorno, tutto intorno era confusione e sonno e bisogno di doccia.
Lì, era spuntato il mio primo girasole.