giovedì, maggio 31, 2007




Io e mia moglie viviamo da un anno e mezzo in via Glutei Sodi.
Dieci minuti dalla prima fermata d'autobus e le scale di escher come unica via: salita sia all'andata che al ritorno.
In via Glutei Sodi, per dire, la pizza la consegnano malvolentieri. E quella volta che mi sono arrivate a casa le rose rosse, il fattorino era così provato da rimanere abbagliato dalla mia bellezza fatta di pigiama da casa e capelli sporchi. Così mi ha mandato un messaggio il giorno dopo chiedendomi se potevamo vederci. Denotando peraltro poca intelligenza. Che se io fossi un fattorino, ci proverei con quelle che ordinano una porzione di cibo cinese al sabato sera, mica rose rosse al venerdi.

In ogni caso, ecco, Via Glutei Sodi ha anche i suoi lati positivi. Il porto di notte che si stende sotto il nostro balcone, i bambini che giocano a nascondino sulle nostre scale, un affitto irrisorio.
Ciononostante.
Ciononostante io e mia moglie non stavamo aspettando altro che una buona occasione per mettere in uno zaino tutti i nostri averi. Pochi. Qualche libro. Una padella Wack. Qualche libro di ricette. Due letti ikea. 10 vestiti in due. E un quadro originale Moglie Immaginaria.


E l'occasione è arrivata. In Vico Dolcezza.
Uno di quei vicoli che fanno le foto e li mettono sulle guide turistiche. Quelli che i 'mmericani li guardano e sospirano Ah, italy.
Tra un mercato della frutta e un'università.
Mattoni rossi, gatti e Giorgio Caproni.


E la casa, la casa adesso sarebbe il momento di descriverla.
Ma è così, con le cose belle. Che poi ti mancano le parole.
Perchè c'è tutto un giardino, e tutta un'aria bohemien, e l'idromassaggio, e due stanze che sono tutto uno spazio, due stanze tutte per sè, e il parquet per terra, e questo tavolo che c'è scritto sopra Invita a cena chi vuoi, e questa cucina che dice Usami, e le travi a vista e gli archi di mattoni, e gli alberi nel vicolo e i gatti che controllano, e la casa dell'amicaE a 100 metri, e tutto uno spazio per il KGB quando vuole venire a fare un po' l'adolescente scontrosa, e questo senso di fresco, e l'idromassaggio scusate se lo ripeto, e due bagni due e un ingresso indipendente, e spazio per gli ospiti che potrei ospitarli tutti insieme tutti gli amici che ho, e lo spazio per le piantine di sapori, e quello per dipingere e un angolo che mi dice Incenso e Scrittura.
E lo spazio per i miei libri, finalmente, tutti.
E i muri bianchi da attaccarci le cose.
E questo senso di eleganza innata.
E di romanticismo e candele.
Un'idea svedese di casa.

Una casa così.
Di quelle che entri e ti manca il fiato.
Una casa che ti innamori anche tutta piena di scatoloni, come le donne che sono belle anche con i bigodini.
Una buona ragione per restare.










mercoledì, maggio 30, 2007



Mentre tutt'intorno, tutt'intorno era il caos ordinato ed isterico.
Un turbinio di schede elettorali, di timbri e firme sullo scotch di carta, di conti che non tornavano. Mentre il seggio era sconvolto dalla tempesta infernal di vento da destra, di morale a terra e occhi rossi.
Mentre tutt'intorno era un terribile deja vu, io ho capito cosa devo fare da grande.
Il cacciatore di nazisti.
Simon Nessie Wiesenthal.
Perchè io ho visto passare 717 persone in due giorni, nel mio seggio.
E giuro, giuro, non ho sbirciato neanche una volta nelle cabine.
E non ho ripescato neanche una scheda dall'urna con le pinzette delle sopracciglia.
E non ho fatto exit pol fuori dalla porta del seggio.
E non conoscevo nessuno dei votanti.
Ma ciononostante, ho vinto la scommessa: nell'urna blu, alla fine dello spoglio, c'erano sei schede con una croce su "forza nuova".
Sei schede per sei fascisti.
Così come avevo scritto nella busta chiusa consegnata al notaio.
Non una di più, non una di meno.
Nessie cane da punta.
L'ultima dei lombrosiani.
Li riconosco dal passo, dall'abbigliamento, dallo sguardo.
Calibro il giudizio sugli elettori di AN e Lega.
Non servono bretelle e stemmini italiani.
Li riconosco anche in pigiama.

Così, mi sono detta, questo è il mio futuro. Se è un dono di natura, devo metterlo a frutto.
Un co.co.pro come cacciatore di nazisti.
Non ci sarà poi tutta questa offerta, l'ultimo di mia conoscenza è morto nel 2005. Come minimo un posto libero c'è.

Domani porto il curriculum a Manpower.

venerdì, maggio 25, 2007


ELEZIONI AMMINISTRATIVE 2007

Quando ti rendi conto di conoscere più candidati
che votanti
vuol dire che si è inceppato qualcosa
nell'ingranaggio della democrazia

mercoledì, maggio 23, 2007


GITA DI CLASSE


All'alba, prima dell'alba, molto prima dell'alba, domani parto per la gita di classe.
49 bambini, 3 colleghe, un autista, un autobus, tre guide turistiche, una notte in albergo, 98 genitori ansiosi, un caldo porco.
Nella vecchia fattoria ia-ia-oh.
Maestra, posso mettere Shakira nell'autoradio?
I genitori che chiedono Siete arrivati?
Maestra, posso andare in bagno?
E quand'è che arriviamo?
E le foto di gruppo tagliate all'altezza delle gambe.
Vomito sull'autobus, gli incubi di notte, i piagiama party, i zitti che arriva la maestra, la cena dell'albergo pasta al sugo e arrosto con patate, la collega che russa.

Un viaggio in barca, i regalini per i genitori.
Ritorno: venerdi sera giusto in tempo per i seggi.


Da Vacanze Romane a La Carica dei 101.

E' estate
quando scendi dall'autobus
e puzzi anche
del sudore degli altri.













martedì, maggio 22, 2007

VACANZE ROMANE





Il week end è iniziato, com'era prevedibile, con un imprevisto.
Stavo già scendendo a Pisa, direzione orvieto, quando un boicottaggio internazionale blocca il mio Albero di Ulivo alla stazione di Bari. E perde il treno. E mi dice Vediamoci a Roma. E allora io proseguo per Roma con il biglietto sbagliato e il controllore accondiscencendente, perchè in Toscana c'era sciopero e allora, signorì, non le faccio la multa che capisco il disagio.


L'arrivo alla stazione. Il mio, alle 18. Il suo alle 23, con ritardo trenitalia. Nell'attesa sono andata in Vaticano, perchè a Roma faceva troppo caldo e ho pensato che espatriare fosse una bella idea. Infatti lo è stata, che in vaticano alla sera non c'è nessuno, ma in compenso è tutto pulito, che tanto le guardiesvizzere non hanno niente da fare e credo che tirino su le cartacce dei giapponesi con le alabarde. E così mi sono messa a leggere il Manifesto, con San Pietro davanti e le colonne a sorreggere la mia schiena stanca.


Lui che alle 2330 ci scusiamo per il ritardo, si nasconde dietro alla panchina e mi abbraccia mentre io lo cerco con lo sguardo che arriva fino a Ostia.
Poi, Roma di notte alla ricerca di qualcuno con un divano per noi. E alla fine suoniamo al citofono di C., hippie d'età indefinita e passione per la Palestina. E soprattutto con un comodo divano ikea.





Stacco. Scritta nera. Il giorno dopo.


Una serie di flash, con lui che parla in arabo con la sua nipotina di due anni al cellulare sul treno per Orvieto. E tutti tutti che lo guardano e si vede benissimo che pensano Ma che cazzo sta a' fa' 'sto arabo che fa le boccacce al cellulare?
E Orvieto che è una meraviglia, sembra Carcassonne senza turisti.
E io che mi chiedo Ma devo aspettare che arrivi qualcuno da Betlemme per portarmici, in un posto così?
E quindi lo abbandono al suo piano luci in arabo e vado a fare un giro bellissimo e scopro il pozzo di San Patrizio ad Orvieto e quando chiedo Ma come in Irlanda?? La risposta è Ao', ma che Irlanda!? Ad Orvieto, stiamo.





Poi, il momento thriller. La discesa lungo la roccia di tufo alla ricerca della scorciatoia per l'albergo. Buio completo. Stelle e buio. E lui che mi canta la ninnananna araba che parla della notte scura. E io che cerco di imparare le parole. E lui che mi dice che ho l'accetto israeliano. E io dico Non è vero! E lui No, ma mi piace pensarlo.
E all'apice del romanticismo cinque ferocissimi cani, da dietro un cancello, iniziano a sbraitarci addosso. E io che gli chiedo E se saltano? E lui che risponde, Nel caso facciamo come al Check point e gli mostriamo il passaporto.
Non hanno saltato. Per altro, io non ho il passaporto.





Censura. Scritta nera. Domenica.


Sveglia alle settemmezza. Che spegniamo. E riapriamo gli occhi quando l'ora del check out dell'albergo è passato da almeno 90 minuti. Il mio Ulivo palestinese chiama la reception e dice Sorry. E la proprietaria dell'albergo risponde Figuratevi, siete così una bella coppia.
La corsa al treno, mentre la Boss della compagnia gli urla al telefono in arabo Da quando c'è quella lì...! trovando così un punto d'unione tra lo stile ebraico e quello palestinese.


Arrivo a Forte Prenestino. Tutti frikkettoni per un pomeriggio. Con la scoperta che al banchetto antiproibizionista vendono il tiramisù "special". Ma special in che senso? chiede il regista. Special nel senso antiproibizionista. Ah. Per favore, me ne prendi 5 pezzi?


Il momento Taratino, in cui io inciampo su un paletto di ferro e quasi quasi ci lascio un piede.



La preparazione dello spettacolo. Il mio Ulivo palestinese che chiede un cavo per il proiettore e la risposta Eh, il cavo, il cavo. Te lo sai 'ndo sta sto cavo? Eh, neppur'io lo so.
Le nostre ombre appassionate da dietro il telone un minuto prima dello spettacolo, lui che mi fa l'occhiolino durante gli applausi, il nostro film che diventa sempre più melenso.



Scritta nera. Ultimo giorno. Gli spettatori abbandonano la sala. Rimangono solo le casalinghe dalla lacrima facile e le adolescenti in attesa del primo amore.



Tutta una giornata tesa a posticipare le lacrime, a fare i cretini per non piangere, a fare la corsa con le dita sulla ringhiera della scala mobile, facendo ridere tutti i giapponesi. Mettendoci il naso da clown quando l'altro sta per cominciare un discorso serio. Pagando un caffè e restando nel bar a scrivere in arabo sulla mia agenda. A fare le boccacce ai bambini per strada.



E infine Casablanca. Io che piango, lui che Suonala ancora Sam. Questo non è un bacio d'addio è un bacio see you soon, hannun-ti, mio papavero.
Lui che va via dalla Stazione Ostiense mentre io lo saluto con il naso da Clown, le lacrime e una folla di spettatori commossi in attesa, come me, del treno della notte.

Questo è il materiale che ho girato. O lo porto a Cannes, o mi impicco nella doccia.

giovedì, maggio 17, 2007



RESPIRA PROFONDO, NESSIE

Avevo il biglietto del treno in tasca.
Il telefono dell'alberghetto economico di orvieto a cui dare la conferma.
Il piano ceretta in programmazione.
Il giorno di ferie.
La pissipissibaucologa spostata al mercoledi.
Il pane per i panini del viaggio.
I conti fatti sui soldi che non posso permettermi di spendere.
E che spenderò.
La testa già sul treno.
Il correttore per l'herpes.

E lui smette di rispondermi al telefono.
Per qualcosa come 12 ore.
In cui io non è che provo sempre.
Diciamo tre volte.
E due messaggi.
Poi, aveva lasciato il cellulare in camerino e finito i soldi. How much I miss you. Inshallah, ci vediamo domani. I'll came to the station.

Se era una balla va bene lo stesso.
Che un week end è un week end è un week end. Mica l'AmorEterno.
Ma io devo darmi una calmata.
Ne va del mio colesterolo.
A chi mi chiede perchè mi piaccia così tanto fare la maestra...

Stralci dalle verifiche di scienze dei miei bimbi.


"...noi che siamo in carne, i succhi gastrici non ci divorano anche se divorano la carne ad esempio di maiale perchè noi per fortuna grazie a noi c'è la mucosa..."


"...il muscolo della mandibola schiaccia fino a 90 kg, quindi masticare l'insalata è niente per lui"


"...Ad d'esempio cuando corriamo stiamo sforziamo i muscoli, rispiriamo velocemente, perche il cuore batte velocemente una perchè non siamo costumbrati a non correre velocemente"


"...il cuore non è a forma di cuore, ma tipo un cerchio con tutti dei tubicini attaccati"


" Tra i muscoli, appaiono i muscoli lisci che vengono anche chiamati involontari; voi vi chiederete anche il perchè, bene adesso ve lo dico..."


"La mestruazione smette quando hai la gravidanza. La gravidanza è quando hai un bambino e devi aspettare per mesi a farlo venire al mondo. Il parto viene prima ho dopo. Il bambino nasce con un luuuungo cordone ombelicale".


"...e nella pubertà comincia il circolo mestruale..."


" il bambino galleggia in un liquido tutto liquido detto liquido amniotico"


" Se per caso uno spermatozoo riesce ad oltrepassare un ovulo, la donna rimane in gravidanza"


" ...poi il bambino si mette a testa in giù, il buco del retto si allarga ed il bambino esce"


"Il prossimo mese l'utero sarà pronto dinuovo ad accogliere l'ovulo fcondato. Ecco! Queste sono le...MESTRUAZIONI!"


" Se il bambino non nasce vuol dire che il corpo a deciso che non era pronto, se invece il bambino nasce vuol dire che il corpo non era pronto ma ha deciso di farlo nascere lo stesso"

mercoledì, maggio 16, 2007



E, INEVITABILMENTE,
HO L'HERPES.

UN'ANNATA NEGATIVA...

prot. n° 2953/bis

OGGETTO: stipendi di maggio e giugno insegnanti a tempo determinato


Purtroppo, per ragioni più volte ribadite sia a scuola che nei (sic) vari MassMedia, non siamo in grado di pagare gli stipendi di maggio e giugno salvo un imprevisto e quanto mai auspicato arrivo di capitali. Sia ben chiaro che non succederà che rimarrete senza stipendio, i soldi li avrete non appena possibile, ma non siamo in grado di dire quando.
Sia il D.S.G.A. che io siamo molto dispiaciuti, ma questa è un'annata decisamente negativa dal punto di vista economico.

IL DIRIGENTE SCOLASTICO

martedì, maggio 15, 2007


I FRINGUELLI DI WEIMAR

Quando nella Repubblica di Weimar un francobollo costava qualche miliardo di Marchi, e alle poste si andava con la carriola, c'era ancora chi si preoccupava dela Lega della difesa del Fringuello.
Che è un po' come cucinare brioches quando non c'è pane.
E il vizio, evidentemente, è rimasto, che io, settant'anni dopo Weimar, vedo in giro ancora tante Leghe per la difesa del fringuello e soprattutto tantissime carriole.


In otto mesi di lavoro a scuola, trascinando in giro la mia carriola fatta di precarietà e tempo determinatissimo, qualcosa sono riuscita a costruire: tanto con i bambini, un po' con le colleghe, un pochino con i genitori.
E un amore folle tra me e la Segretaria Contabile.
Le altre maestre dicono di noi, gelose come zitelle acide, che se io e la segretaria contabile non ci vediamo almeno una volta a settimana a parlare di gita, bambini con gratuità e ore di straordinario, ci manchiamo come una coppia di sposini.
Non lo so, il nome della segretaria contabile.
Ma ha la faccia di una talpa con gli occhiali spessi e camicie sempre troppo colorate per sembrare una persona seria.
Ha la voglia di lavorare di chi è statale da troppo poco tempo per avere già capito come funziona. E ha in mente di sconfiggere il mondo e gli sprechi, attraverso le sue matite rosse e blu e i post it gialli.
Io la adoro, la Segretaria Contabile.


Stamattina sono andata al mio appuntamento settimanale con lei, e le ho offerto il caffè, Questa volta pago io, che l'ultima volta ha offerto lei!
Ci diamo del lei anche nell'atto intimo, come direbbe Benigni.
Mentre il caffè scendeva, color ocra chimica, parlavamo di bambini che non riescono a pagare la mensa. E, per contrapposizione, di tutti quegli argomenti che ti fanno sentire fortunata e privilegiata, una vera occidentale: stipendio a fine mese, rimborso spese, straordinari pagati, ferie.
E poi, tra un sorso di caffè macchiato e un morso ai Wafer, l'Amante Contabile mi ha detto: Ah, gliel'hanno detto, vero, che non ci sono i soldi per pagare voi supplenti a fine mese? Non abbiamo più fondo cassa, per maggio e giugno.
Pausa (...) Io deglutisco.
Pausa (...) Io la guardo
Cioè, prima o poi arriveranno i soldi, eh. Forse luglio, forse settembre.
Pausa (...) Lei deglutisce.
Pausa (...) Mi guarda
Beh - aggiunge l'Amante Contabile un po' in imbarazzo - sempre meglio di come sarà l'anno prossimo...
Perchè, come sarà l'anno prossimo? - deglutisco io, tentando con l'ultimo straccio di amor proprio di non sputacchiare in giro pezzi di biscotto e disperazione.
Ah - dice la mia amante dei numeri, sollevata dal poter cambiare argomento - le supplenti verranno assunte solo nei giorni effettivi. Per una maternità di 9 mesi, si faranno i contratti dal lunedi al venerdi, settimana dopo settimana. Niente 25 aprile. Niente vacanze di Natale. Niente Mutua. E pagati part-time, a cottimo, solo le ore effettive in classe. Cioè, per dire, lei adesso ad aprile ha guadagnato 1.085 €. L'anno prossimo, chi sarà al suo posto, ne guadagnerà si e no 500€.
Pausa (...) Io sarò, al mio posto.
Pausa (...) Sempre io, lo stesso monte ore, metà stipendio.
...Il caffè lo pago io, però, ha aggiunto la mia amante davanti al mio sguardo perso nel vuoto.
E mi ha sorriso, tornando ad immergersi nella sua stanza, che è l'unica silenziosa in tutta la scuola da centomila gradini. Insensibile come tutti gli amanti.

E io sono tornata in classe.
E ho portato i bambini in palestra.
E abbiamo fatto gli esercizi di teatro.
E mentre loro sedevano in cerchio, con le gambe incrociate cercando la concentrazione per l'esercizio, io spingevo avanti indietro sul parquet la mia carriola piena di francobolli.


lunedì, maggio 14, 2007



Il blog non è un diario segreto.
Il blog è Pulcinella, e la nostra identità è nascosta quanto quella dei bambini che chiudono gli occhi per non farsi vedere.
Così i blog servono più per raccontare tutto quello che non si ha il tempo di dirsi, piuttosto che per costruire una vita segreta parallela.
Nascosti dietro identità meno segrete di superpippo e paperinik, tentiamo di raccontarci con un certo stile, quando riusciamo, e usiamo le immagini in mancanza di tempo o parole per dire tutto quello che scorre tra il cervello, la lingua e le dita.
E' il nostro spiraglio di socialità, uccisa dai tempi precari.

Scriviamo il nostro diario quotidiano con la stessa riservatezza di chi litiga ad agosto con le finestre aperte. Ma se il blog è il segreto di pulcinella, pulcinella è il nostro censore: sappiamo benissimo chi leggerà quello che abbiamo scritto, e dalle sue eventuali reazioni ci facciamo condizionare.
Non abbiamo la chiave del lucchetto del blog, e se non vogliamo che qualcuno sappia qualcosa, semplicemente scriviamo qualcos'altro.

Così, la mia storia del pulmino palestinese è stata censurata e tagliuzzata e quella degli ulivi è rimasta in cantiere due giorni, prima di essere pubblicata.
Perchè sapevo che avrebbe fatto male ad un imprevedibile ex fidanzato alla ricerca di notizie su di me.
E infatti così è andata. Prevedibile impevedibilità.

Io sono la donna delle porte sempre aperte e odio far del male a qualcuno.
La parola Mai a me fa male e la parola Addio la lascio ai francesi, che a Parigi significa soltanto Ci vediamo dopo.
Perciò ho aspettato, e per non parlare degli ulivi palestinesi ho aperto il capitolo delle Storie di seggio, che ho scritto male perchè non ne avevo voglia e adesso, menchemeno, mi va di continuare.
Perchè io adesso penso agli ulivi.

Così alla fine ho ceduto.
Ho scritto il post. E mentro lo scrivevo, pensavo che il blog forse non sarà un diario segreto.
Ma dentro ognuno mette comunque la sua vita e la sua imbarazzante, complessa quotidianità.
Io, poi, anche volendo, non riesco a raccontare balle per iscritto, che poi le pagine rimangono lì, alla mercè dei posteri e di google. E della mia incapacità atavica di mentire.

Dieci mesi di blog, se letti uno dopo l'altro, sono tutta la mia vita incasinata, che adesso si arrampica intorno ad un ulivo palestinese.
E quindi l'ho pubblicato, il post, anche se sapevo che ci sarebbe stata un' Imprevedibile conseguenza.
Perchè non avrebbe avuto senso non farlo. La censura si alimenta della nostra paura di scrivere.

I blog, alla fine, sono una mera questione di ombre platoniche.
Chi legge vede solo una parte della questione, e spesso confonde una candela con la Torre di Pisa.
Ma conservare il diritto di scrivere e di raccontare, al di là delle conseguenze e delle confuse interpretazioni, è un tassello della nostra libertà.

domenica, maggio 13, 2007

Mio albero di ulivo, in palestinese, si dice Satun-ti.
Due alberi di ulivo credo si dica isnan satun.
Ma non ne sono sicura, e aspetto il prossimo week end per saperlo.

giovedì, maggio 10, 2007


STORIE DI SEGGIO1 - L'ALLESTIMENTO


Io e l'amica E. siamo i Baluastri della Democrazia del Seggio "Marinai, Prostitute e Vip" dei vicoli di Genova.
Inflessibili e incorruttibili, incoraggiamo l'elettore con sorrisi smaglianti da dietro il banco. Sempre felici di essere lì, anche dopo 48 ore di sudore, anche quando la solitudine del referendum ti porta a chiaccherare persino con i poliziotti.
Come il conto alla rovescia per le ferie, elezione dopo elezione, io e l'amicaE aspettiamo l'arrivo della Chiamata come una lettera dal fronte.
Poi, di colpo, arriva il Sabato. Il giorno dell'Allestimento. Quando si mette Gesù bambino nella grotta.
Alle h. 16, il portone della scuola è riflesso nella porta a vetri del Call Center Jihad che, dalla scorsa elezione, ha cambiato il nome con qualcosa di più innocuo. Ma essendo più innocuo, non ci si ricorda. E quindi continua per tutti ad essere il call center Jihad.
Fuori dal portone della scuola, puntuali, aspettano l'apertura tutti i Baluastri della Democrazia degli altri seggi.
I nostri vicini, sono due comparse delL'alba dei morti viventi, e io e l'amicaE ci siamo spesso chieste se sia proprio un caso che i marinai tutti da noi vengono a votare.
In ogni caso ci si saluta cordialmente, con quell'affetto un po' macchinoso di chi passa 48 ore a stretto contatto una o due volte l'anno. E poi non si ha più il coraggio di chiedere Scusa, ma tu com'è che ti chiami? E così ci si chiama "Presidente" o "Segretario" come in Parlamento.


Dopo le due rampe di scale e il saluto alla bidella, si entra nel seggio.
E, con la scatola di cartone pronta per essere aperta, troneggiante sul banco vicino alla finestra, si dà il via al natale degli adulti.
Il fatto di sapere già cosa troverai dentro al pacco dono- la busta di plastica trasparente della cancelleria, la busta sigillata con le matite copiative, i poster di carta con l'elenco dei candidati, lo scotch, la cocoina, e le schede elettorali -non diminuisce il gusto dell'apertura del pacco.
Frugare a piene mani nella scatola fino quasi a finirci dentro, mentre il profumo di cartone e cocoina riempie la classe elementare, suscita nel baluastro della Democrazia le stesse emozioni di un morso al pampepato il 24 di dicembre.
Controllare l'elenco per scoprire se qualche scrutatore è una vecchia conoscenza.
Aspettare l'arrivo del rappresentate di Rifondazione, che ci si fanno le chiacchere più belle del mondo e poi ha la faccia di babbo natale comunista.
Aspettare l'arrivo del rappresentante di Forzitalia che è la rappresentazione perfetta del Giudice di De andrè e con cui non ci parliamo da quando ci ha denunciate alle Politiche. E ha perso.
E poi cominciare a timbrare le schede, in una gara frenetica con il seggio accanto per finire prima ed essere noi quelle che salutano dicendo A domani!


Mentre la gara frenetica del timbro procede, con le mani che piano piano tendono al blu come i votanti in iraq, il PresidentE. inizia l'azione di terrorismo contro i poveri scrutinatori.
E dai loro visi, inizialmente felici nell'aver trovato un seggio-decoltè e non un seggio-burocrazia portami via, scompare piano piano il sorriso.
La lettura collettiva del Tambroni - il Sacro Testo del Presidente di Seggio - e le firme sullo scotch che sigilla le finestre e la porta, rimandano al giorno dopo il vero e proprio Pranzo di Natale del Baluastro della Democrazia.

Un pranzo che sarà una non-stop 08.00 - 22.00 , con piatti da portata di chiacchere, caffè a fiumi, timbri e inevitabili litigi.

(continua...)


Come per Barbie sirena, Barbie topmodel vestita di strass, Barbie operaia dell'Amga e Barbie pusher dei vicoli, anch'io oggi ho cambiato il vestito di acrilico con la chiusura di velcro, e mi sono trasformata. Da LaNessie insegnante a LaNessie psicoterapeuta.
Perchè 15 mamme non vogliono più mandare i bambini in gita, dopo l'incidente di Vercelli.
E io sulla porta della classe a dire Signora, adesso è proprio il momento in cui stare tranquilli: controlleranno tutto, freni, frecce e anche il sacchetto di carta per il vomito.
Ma posso dirvi senza alcun dubbio, indossando il vestito di acrlico de LaNessie Sociologa, che secondo le mie raffinate analisi quantitative e qualitative, la statistica è argomentazione ignota alle mamme.

mercoledì, maggio 09, 2007



E MENO MALE CHE C'E' IL MANIF....


Caro Rav Di Segni,
finalmente un rabbino che si occupa di cose importanti! Non se ne poteva più di rabbini vecchio stile smidollati che si limitavano a matrimoni, funerali e a celebrare le festività comandate.
Sono completamente d'accordo con lei: l'omosessualità è moralmente inaccettabile e un rabbino ha il dovere di moralizzare e intervenire per impedire che lo Stato permetta quel che il Talmud impedisce. E che dire di quell'altra orrenda pratica narrata nella Torà in cui Onan, per non mettere incinta la cognata, disperdeva il suo seme?
Caro Rav Di Segni, lei neppure immagina quanti onanisti - ebrei e non - ci sono in questo paese!
Mi permetto infine di segnalarle un fatto che mi ha lasciato sconcertato: c'è un bar sotto casa mia che serve un panino fatto con due fette di pan carrè quadrato e in mezzo una fetta di formaggio e una di prosciutto cotto. Fatico ad immaginare una cosa più contraria alla Kasherut, la nostra amata dieta ebraica, specificata nei 613 precetti.
La prego, lei che è così influente e vicino ai palazzi del potere, faccia qualcosa per far smettere questa vile provocazione!

Stefano Sarfati Nahmad


(da Il manifesto, mercoledi 9 maggio 2007)

martedì, maggio 08, 2007



Tra i 14 e i 15 anni, con un articolo sul giornalino scolastico, sono meravigliosamente riuscita a rovinarmi tutte le amicizie.
Nell'articolo accusavo - con la capacità di mediazione di un terrorista - tutti i miei compagni di scuola di essere dei piccolo borghesi impegnati a scegliere le scarpe giuste con cui fare la rivoluzione.
Tutti omologati dietro alla musica punk, all'inter-rail, alle all stars rosse e al mito del sub comandante marcos.
Ero tremendamente convinta di avere ragione, io che mi sentivo superiore e mi facevano schifo i Ramones.
Riletto a distanza di 10 anni, quell'articolo era una minchiata.
Era lo sfogo di un'adolescente che si sentiva diversa, che non sapeva trovare un canale di comunicazione, che si vedeva brutta e tremendamente intelligente. Che era profondamente convinta di essere un'intellettuale e più se ne convinceva più sembrava cretina.

In ogni caso, a distanza di 10 anni, posso dire che l'analisi non l'avevo neanche sbagliata del tutto. Che l'ho vista C., maglietta di Marylin Manson Usa tour 1996 e stella rossa sul cappello, diventare una farmacista vestita come una portavoce di cielle.
Perchè se su una cosa ci avevo preso, era l'istintiva diffidenza innata nei confronti di chi trasgredisce per trasgredire. Nella mia adolescenza d'attacco avevo annusato l'inconsistenza, e non mi ero sbagliata.

La soddisfazione di poter dire a 25 anni che su C. ci avevo preso, non valeva certo la candela di una vita di insicurezze.
Potevo anche evitarmelo, l'articolo. Gli altri scrivevano tutti di vacanze al mare e Elezioni d'Istituto. Io mai. Io sempre testa di cazzo.
Ma avevo 15 anni, e ognuno l'adolescenza la butta via a modo suo.
In ogni caso su una cosa avevo sbagliato sicuro.
Ed era il sillogismo.
Non avevo capito che se tutti gli uomini di Atene portano le all stars rosse, e alcuni di quelli che portano all stars rosse resteranno sempre dei piccolo borghesi, non tutti gli uomini di Atene resteranno sempre dei piccolo borghesi.

Io, che mi vergogno a distanza delle minchiate che faccio, e mi imbarazzo anche quando le figuracce le fanno gli altri, l'articolo incriminato a casa ce l'ho, ma non riesco a rileggerlo per intero. Mi imbarazzo e divento rossa e mi dico ma che scema che ero.
Però per lo meno sono dieci anni che ho imparato le regole base del sillogismo.

Così, signora Valeria che leggi il blog dell'AmicaE, io inizio le frasi con il Che ma odio Rossana Campo. E, ti stupirò e a volte mi stupisco anch'io, ma ci sono anche persone intelligenti che amano Rossana Campo. Una di queste è l'amicaE.
E se tutti gli uomini di Atene iniziano le frasi con il Che, bisogna saper leggere il sillogismo.
Perchè a volte può anche essere il segnale di una generazione omologata, ma a volte si chiama soltanto Esercizio di stile.

lunedì, maggio 07, 2007



Io, i fascisti, per tutta la mia infanzia, non pensavo che esistessero davvero. Erano qualcosa che apparteneva al passato, ai racconti e alle storie di famiglia. Qualcosa a metà tra il pagliaccio di IT e Babbo Natale, ecco. Se ne parlava al passato remoto e di notte si facevano gli incubi, qualcosa così.
Poi sono andata alle medie.
E di colpo ho scoperto i fascisti. E come per i bambini che dicono cacca per dire brutto, cattivo, puzzolente, immangiabile e anche, certo, cacca, io da quando ho scoperto che i fascisti esistono davvero, io chiamo fascista il leghista, il forzitaliota, quello che ama le divise e quello che fa la fiaccolata per Bagnasco. Forse semplifico ma, insomma, come per i bambini l'importante è capirsi.

Questo per dire che io, figlia di cromosoma x leninista e cromosoma y stalinista, qualche difficoltà ad inserirmi nel mondo l'ho avuta. E in parte me la sconto ancora, con questa mia incapacità di scavare oltre la politica, di dire che Mussolini ha scritto anche poesie. Io che la compagna di classe fascista non la potevo invitare a casa, io questo razzismo verso i fascisti ancora ce l'ho e, alla faccia di Veltroni, mi va anche di tenermelo. Una formazione old-style, come non si usa più.

Però me la sconto con il mondo, questa educazione partigiana.
Che era facile essere comunisti negli anni '70.
Adesso è più facile essere avvocati in Parlamento, e ci tocca accontentarci degli appunti per un film sulla lotta di classe.

A fare i genitori si sbaglia sempre. Si sbaglia comunque. Ed è in questo il fascino dell'educazione.
Però si può sbagliare un po' di più o un po' di meno. Secondo me ha sbagliato un po' di più chi voleva cambiare il sistema da dentro, quelli che 8 ore in fabbrica e 8 al sindacato e i figli la domenica pomeriggio allo stadio, quelli che yoga chakra e comune, quelli che l'eroina per guardare oltre e poi quando voglio smetto.
Perchè ad un certo punto ci si stanca. E si cambia strada per sopravvivere.

La stanchezza, quelli che volevano fare la rivoluzione, l'hanno sottovalutata.
Marx non ha mai detto che si potevano avere più di 24 ore al giorno. Neppure Bakunin si è spinto tanto in là. Ma in tutte le riunioni di analisi del Capitale, di questa cosa qui nessuno si è accorto.
E così i nostri genitori, inevitabilmente e senza accorgersene, hanno dovuto fare delle scelte, che tutto non ci stava. E hanno scelto il partito, il sindacato, la militanza o la rivoluzione.
E' finita che non si sono tenuti neanche un po' di tempo per l'educazione dei figli.
Non è che il tempo sia tutto, intendiamoci. Il mio cromosoma stalinista, che il tempo per noi ha deciso di tenerselo, anche lei qualcosa ha sbagliato.
Perchè a me, personalmente, sono mancate le rivoluzioni contro i miei genitori. Che è difficile fare la rivoluzione contro Danton e Marat: finisci per essere controrivoluzionario.
Io, per disperazione, ho appeso un poster di Freddie Mercury in tutina arancione con gli strass.

Ma se si sbaglia comunque, e il mio appuntamento settimanale con la pissipissibaucologa ne è la dimostrazione, l'importante è, appunto, sbagliare.
Se si è al sindacato non si sbaglia. Semplicemente non si è là, quando il figlio mette i denti, dice Mam-ma o dice Ber-lin-guer, quando prende una nota o si annoia o ha voglia di giocare.
E si ripiega su chi c'è: sui nonni stanchi, sulla televisione, sui videogiochi bidimensionali, su Jovanotti che urla E' qui la festa??? E i figli del '77 urlano Siiii, mentre i padri lottano per la Scala Mobile.

Io la fiducia dell'amica E. sulla nostra generazione non ce l'ho.
La nostra generazione mi delude e, manichea come al solito, mi viene da definirla fascista. Che sia colpa dei genitori assenti o onnipresenti o, peggio, entrambe le cose insieme, poco mi importa.
Ma credo nell'avanguardia, che il cromosoma Lenin mi urla dentro.

Al G8 c'eravamo, e di 100.000 in piazza chissà quanti avevano cantato Sei come la mia moto sei proprio come lei, qualche anno prima.
I miei genitori avevano trovato il tempo di dirmi Se ti perdi NON chiedere ad un poliziotto, quando ero piccola. E il mio fidanzato, accanto a me nel cordone, invece, era cresciuto con Pac Man e Gig Robot d'acciaio.
Ma la questione era che eravamo lì tutti e due.
100.000, che non sono una generazione ma sono un'avanguardia.

Io credo che questa avanguardia la rivoluzione non la farà.
Quindi avrà un sacco di tempo libero.
Bisogna fare come i piselli di Mendel: saltare un turno.
Se le facce fotografate da Tano d'Amico nel '77 non hanno avuto tempo per noi e adesso votano Forzitalia, a noi tocca il compito di aiutare la genetica.
Non facciamo la rivoluzione, ma impadroniamoci del tempo.

Il tempo di far annusare un libro ai nostri figli, di ascoltare le loro idee, e che siano le loro, di buttare lì una canzone, un abbraccio, una ninna nanna quando è il momento. Il tempo di far conoscere anche il mondo che c'è fuori dalla porta e di difenderli quando è il momento. Ma anche il tempo di aspettare con l'acqua ossigenata quando prenderanno le facciate contro i muri. Invece di abbatterli tutti noi per facilitare il cammino a loro.
Noi, che abbiamo scoperto a Bolzaneto tutto quello che i nostri genitori non hanno avuto il tempo di dirci, troviamo il tempo di parlare ai nostri figli di Bolzaneto come un futuro in mano loro, e non come un passato che non abbiamo saputo cambiare.

domenica, maggio 06, 2007

Alle 11 di sabato sera, io ero in un pulmino pieno di palestinesi, che guidava impazzito per le strade di Genova, ignorando i semafori rossi; che, voglio dire, quando hai a che fare con i check point poi mica ti preoccupi di un semaforo.
Ufficialmente, invitata come rappresentante della Gloriosa Compagnia Gramsci29. Di fatto, imbucata in una cena in casa d'altri, mi sono fatta perdonare preparando una macedonia con succo d'arancia e miele e parlando poi fino alle tre e mezza di tutto tranne che di teatro.

E ho scoperto di questa scuola a Betlemme dove fanno psicoterapia teatrale con i bambini. E mi sono fatta raccontare, e raccontare.
E poi di quando Mohammed parlava in un albergo con un tipo che poi è uscito e gli hanno fatto esplodere la macchina con un missile terra aria.
E poi di quando la compagnia AlHara doveva partecipare ad un festival in Francia.

E questa è la storia del festival, così come mi è stata raccontata. Esattamente come mi è stata raccontata.

So, de company had to go to Frans for dis festival. But Israel do a new low to say that palestinian less than 35 years old can't go out from palestin for no reasons. So the women went to frans and males start to wait and wait and wait and wait to have e special permission.
After 3 days waiting, they give us the special permission. But in de same days Giordania governement do another low to say No one palestinian can take a plane without giordan special permission. And we don't have it. So we paid 300 dollars each one to take a VIP taxi to go to giordania. And when we arrived in Giordania de police asked us: how U arrived?
By taxi!
And you paid?
Yes, 300 dollars each one!
It's criminal!
So, 3 days in jail. After 3 days we came back to palestine.
It was friday and on sunday we'll have de performans in Frans.
On saturday night the phone ring. It's the france ambassador. He says: Wake up and take a taxi to Giordania!
Are you crazy??? There is the "coprifuoco" (in italiano, ndr) and they shot us!
Trust me: I'm the ambassador.

So we take a taxi, we arrived to the airport, we take the plane and we arrived in Nice at 1915 on sunday.
At 1930 we were on stage.

E così via, facendoci sentire un po' scemi, noi con i nostri problemi di budget, di contatti e di scenografie poco funzionali.
Ed è finita che ho fatto le 3 e mezza a ridere con loro delle leggi e della vita in palestina e di tutte le volte che ai check point gli chiedono, seguendo il protocollo, Ma lei ha una bomba nello zaino?

Poi sono uscita da questa casa piena di palestinesi che dormivano, che sembrava la scena di Munich di Spielberg, ma senza armi, e ho fatto una strada lunghissima a piedi per arrivare a casa.
Lunga apposta, perchè genova stanotte aveva tutto quel profumo delle piante bagnate che si sente solo quando è notte e le macchine non si appropriano anche del nostro olfatto.
E vedevo tutte queste luci lontane, e questi profumi vicini.
E sono arrivata a casa alle quattro e mezza.
E fino alle cinque mi sono rigirata nel letto, tutta piena di racconti, di voglia di viaggiare, di vedere questi bambini che fanno teatro tra le bombe e poi, con un po' di fortuna, diventano grandi e ci ridono su.
La donna contemporanea, trascinata dagli eventi, a volte riesce a farsi la ceretta solo alla gamba destra.
Così adesso sembro le pubblicità del prima e dopo che pubblicano nelle ultime pagine di Stop! o Novella 3000.
Ho pensato che avrei potuto risolvere in fretta facendo il rasoio sotto la doccia, alla sola gamba sinistra, ma la prospettiva di un eterno "prima e dopo" con una gamba destra dai peli morbidi e chiari ed una sinistra stile istrice immersa nell'amido mi hanno fatto desistere.

La donna contemporanea, stasera, giocherà il secondo tempo in differita con la gamba sinistra. E nel frattempo spera di non fare nessun incontro e nessun incidente che la obblighi a dimostrare la perfetta assenza di simmetria in qualsivoglia parte del suo corpo.

venerdì, maggio 04, 2007


Bambina Rebecca: Maestra, adesso che ce l'hai spiegato come si fanno i bambini, io penso proprio che non ne farò mai neanche uno!

giovedì, maggio 03, 2007


IO PENSO CHE PERDERE LA MEMORIA E' DA STUPIDI, MA RICORDARE TUTTO E' DA SBIRRI" (A. CELESTINI)

Ascanio Celestini io me lo immagino sempre in una di quelle cucine della case antiche in Ciociaria. Muri di pietra, caminetto in camera e cucina enorme, che le famiglie sono numerose.
E lo immagino con il grembiule, dietro ad un enorme tavolo di legno grezzo. E sul tavolo, dappertutto, ciotole, vasi di terracotta, piatti, piattini, terrine in cui annusare, prendere un pizzico, assaporare con la lingua o versare a pugni o lasciando scorrere, come la farina quando passa attraverso le dita.
Io, quando a teatro vedo Ascanio Celestini, me lo immagino mischiare con apparente noncuranza un pizzico di dialetto con una manciata di contemporaneità, un soffio di marxismo e un'annusata di Brecht, una briciola di urla da cortile e un pugno di realismo.
Lo vedo, Ascanio Celestini, mentre assapora la nuova ricetta e poi butta via tutto, da bravo perfezionista. E ricomincia tutto da capo, che basta un pizzico di noce moscata per cambiare il sapore.
Lo vedo sul palco, e intanto lo immagino mentre tira fuori dal forno un soufflè di storie operaie, una crostata di storie dal manicomio, un arrosto di ricordi di guerra e un contorno di fiabe popolari.
E la ricerca della perfezione, che è sempre tonda, lo porta a creare ricette che sempre tornano al punto di partenza, ma cambiate, lievitate dalla storia che nel frattempo va avanti.
Io, quando a teatro vedo Ascanio Celestini, mi viene un'invidia, un'invidia per questa sua capacità di levigare le parole e fonderle insieme. E per questo suo giocare con la lingua come fosse una palla di stracci.





CONTROCORRENTE


Il jazz io, ecco, non so.
Il Be-bop si. E lo swing, tanto. E il jazz anni trenta, La Pantera Rosa e Rapsodia in Blu, magari.
Ma Coltrane, Coltrane no.
John Coltrane sta alla mia noia come una cassata siciliana alla mia dieta.
Quelli che La mia vita è cambiata da quando ho scoperto Coltrane.
Quelli che Quando si cresce si ascolta Coltrane.
Io Coltrane non so neanche se si scrive così.

E oggi alle 6 ho un colloquio per diventare l'addetto stampa del festival del jazz di quest'estate.
Dove mi chiederanno sicuramente Tu ascolti il jazz? E lo pronunceranno giass, mica gezz come noi che l'abbiamo scoperto con gli aristogatti.
Ma io svicolerò dalla trappola come Tomba nello Slalom gigante e risponderò: Io la musica la ascolto tutta. Sono onnivora, io. Una passione per gli chansonnier, un'adolescenza rock, un'orecchio alla classica quando non ho voglia di pensare, lo swing quando faccio le pulizie.
E il jazz, certo, dirò. Adoro il jazz. E mi aggrapperò a Ella Fitzgerald, a Louis Amstrong, a Dizzie Gillespie e a Michel Petrucciani. Pronunciandolo alla francese, per darmi un tono.

E se mi chiederanno di Coltrane risponderò con un vago Non è tra i miei preferiti...
E mi si chiuderanno gli occhi, e sbadiglierò senza mano davanti alla bocca.
Perchè Coltrane, per me, è come uno sbadiglio in metropolitana alle sette del mattino.

mercoledì, maggio 02, 2007


LEGA PER LA DIFESA DELL'ITALIANO


Umberto Eco lo dice da anni che ci stanno rubando il significato delle parole.
Un ragazzino con la barba che ho scoperto chiamarsi Andrea Rivera, sul palco del Primo Maggio ha detto una cosa vera e storicamente provata.
Ha detto che la Chiesa ha rifiutato i funerali a Welby e li ha concessi a Pinochet e Franco.
L'Osservatore Romano, la cui redazione vince il premio stakanov lavorando anche il primo maggio, ha detto che è "terrorismo".



Ci stanno rubando il significato delle parole.

Garzanti dice che terrorismo significa:
1- metodo di lotta di gruppi e movimenti politici che, negando o vedendosi negata la possibilità di conseguire i loro fini con mezzi legali, cercano di rovesciare l'assetto politico-sociale esistente con atti di violenza organizzata.
2- Per estens./ terrorismo psicologico, atteggiamento e comportamento di chi induce terrore attraverso intimidazioni, pressioni psicologiche
3 -regime di violenza istituito da un governo per conservare il potere
4- il governo del Terrore in Francia durante la rivoluzione.

Ma l'Accademia della Crusca che fa?

Io mica posso andare da un vigile che mi sta facendo la multa e urlargli Ladro di Polli! e poi giustificarmi in Tribunale dicendo che, per estensione, Ladro di polli significa Agente di servizio pubblico nel pieno svolgimento delle sue funzioni.

Allora, attivo da oggi, sul blog della nessie la rubrica per la difesa del significato delle parole.


E che sia chiaro, sarò coerente! Se mai scriverò Bagnasco/per estens./Vergogna, intenderò proprio Bascasco/per estens./ Vergogna.


...E MAGGIO HA DRAMMATICAMENTE 31 GIORNI,
UN SEGGIO ELETTORALE
E UNA GITA DI CLASSE




martedì, maggio 01, 2007



STORIE DI PRIMO MAGGIO


Nella mia adolescenza musicale io ho avuto anche un fidanzato musicista e psicosomatico.

Suonava il basso e io mi innamorai irrimediabilmente di lui un pomeriggio che gli prestai la mia matita per gli occhi prima di vederlo salire sul palco di un postaccio nei vicoli dove adesso spacciano eroina. E forse anche all'epoca, non so, io ero adolescente e innamorata e non avevo tempo per queste cose.

Psicosomatico non lo è stato fin da subito. Anzi, a dire la verità, al nostro primo viaggio romantico al Salone della Musica di Torino, quella con le coliche ero io. E sprecai una meravigliosa sottoveste che all'alba dei miei sedici anni mi sembrava molto osè, comprata per l'occasione alla Coin. Qualche mese fa l'ho rivista e mi è sembrata meno erotica di un maglione di pile. Comunque rimase in valigia, mentre mi rotolavo in lacrime nel primo letto a due piazze della mia vita.
Nei cinque anni successivi, comunque, forse per farmi scontare le coliche della prima notte in albergo, lui iniziò ad utilizzare la sottile arma inconscia della somatizzazione.

Ci fu una volta in cui svenne nello stretto lembo di terra che portava verso l'agriturismo. Tutto era buio e probabilmente da qualche parte si nascondevano le fiere della savana. Lui iniziò ad illuminarsi di una luce verdognola nel buio, e poi svenne. Poi, insomma, in qualche modo lo trascinai verso la camera dell'agriturismo ma non ho ricordi di memorabili notti d'amore circondati da grilli e cicale.


Poi ci fu la volta che gli venne la febbre a quaranta a capodanno.

E quando io decisi che volevo, assolutamente volevo, andare a vedere il Concerto del Primo Maggio a Roma dalla prima fila, lui si fece devitalizzare un dente il 30 aprile.

Io, che non è mica solo nel teatro che non so delegare nulla, avevo pensato a tutto. Biglietti del treno, una stanza in un alberghetto abbastanza sporco, abbastanza fuori, abbastanza poco caro da poterlo pagare io, che lui dei soldi in tasca niente e tu lo sai, e mi pagavi il cinema stupita e non ti era toccato farlo mai.


Due ore di sonno, tanto è vero che uscimmo dall'albergo prima che iniziassero ad apparecchiare i tavoli per la colazione.

Arrivati in piazza San Giovanni eravamo, in effetti, in seconda fila.

Per essere in prima fila bisognava dormire lì nei sacchi a pelo. Ma io l'ho scoperto quella mattina nell'alba di roma che si poteva anche fare un viaggio senza pagare un albergo. Ero un'adolescente un po' tonna, in effetti.

Comunque seconda fila, e con una mano potevo toccare le transenne.

Lui aveva lo zaino con i panini e l'acqua, perchè di sacchi a pelo ne capivo poco ma di concerti molto, ed ero preparata a tutto. Almeno tre litri d'acqua nello zaino, e ricordo di avere scambiato uno dei dieci panini al prosciutto con ogni sostanza rinvigorente, legale e soprattutto illegale.


Seduti sul prato, la guancia del fidanzato psicosomatico cresceva. Intorno a mezzogiorno sembravo fidanzata con DonCiacCastoro.

Stai male amore? No no tranquilla, ce la faccio.


All'una salì sul palco il primo dei più sfigati dei sfigati dei gruppi di spalla.

Ma le file di persone annoiate, che nel frattempo erano diventate un centinaio, e soprattutto erano composte da persone che avevano dormito e avevano fatto colazione, non vedevano l'ora di alzarsi e cominciare a spingere.

Così, dall'una alle quattro, fu tutto uno spingere e un urlare e un Famme famme a me un'intervista, mentre sul palco era tutto un Aho, alza en spia che nun se sente un cazzo, A-a-a-prova.

E la guancia del fidanzato psicosomatico cresceva. E alle quattromeno dieci ero fidanzata con un criceto che fa le provviste per la guerra nucelare.

Tutto bene, amore? Sci sci, tranquilla.


Quando alle quattro sullo schermo apparve il -3 -2-1 SIAMO IN ONDA, il fidanzato psicosomatico mi guardò e mi disse Credo di stare per svenire.

E, nell'inevitabile contatto di 500.000 persone che spingevano e pressavano sulle prime due file, io non potei non sentire le sue ginocchia che cedevano.

Così, tenendogli un braccio intorno alla vita, cominciai a sbracciarmi cercando di attirare l'attenzione di una delle montagne di muscoli denominate STAFF che si aggiravano al di là delle transenne.


I documentari di quark spiegano che le montagne di muscoli che lavorano nei concerti camminando come un omino del playmobil gonfiato con la pompa della bicicletta, odiano moltissimo due cose: la musica e la folla.

Ma c'è una cosa che odiano di più. E sono le ragazzine sceme che svengono appena inizia il concerto dopo essere state in piedi tutto il pomeriggio.

Così la montagna di muscoli mi tese il braccio urlando Ho capito ragazzi' che stai male. Aggrappate ar braccio che te tiro fuori.

E io di risposta, Non sono io che sto male, è il mio ragazzo.

Lui, di risposta Ho capito ragazzi' che stai male. Aggrappate ar braccio che te tiro fuori.

E io di risposta, No scusa, non sono io che sto male, è il mio ragazzo.

E intanto il mio ragazzo psicosomatico sveniva al mio fianco.

La montagna, a quel punto decisamente irata, Ma che voi ragazzi'? Se stai male aggrappate ar braccio che te tiro fuori.

Mentre il fidanzato psicosomatico veniva sempre più sommerso dalla folla che intanto pogava come si pogava solo negli anni '90, io decisi che dovevo tentare la mossa da stuntman.

Così mi aggrappai al braccio della montagna, a quel punto felice di poter dimostrare la sua utilità sociale, e con l'altra mano mi aggrappai ad un punto imprecisato del fidanzato psicosomatico.


La Montagna mi tirò fuori con semplice gesto del braccio, e solo a quel punto potei dirgli nell'orecchio Non sono io che sto male, è il mio fidanzato, quello a cui sono attaccata con la mano che non è abbarbicata al tuo notevole bicipite.

Ah, disse la Montagna, mica avevo capito.


Il fidanzato psicosomatico venne tirato fuori dalla folla e sdraiato su un lettino della croce rossa con le gambe in alto. Lui sembrava una teiera verde con un solo manico. Io un'adolescente in lacrime.


Tutto il resto è una serata senza storia, di me accasciata in un angolo col broncio e una serie di sconsolati Comunque non è colpa tua, ti amo lo stesso.

E la scoperta che le star della serata erano Biagio Antonacci e Vasco Rossi, che a me mi ci fanno pure schifo.




Finalmente, finito il mese di aprile, posso aprire il primo capitolo della rubrica Mai più senza.
ShinyStat mi informa che gugle rimanda a ilblogdellanessie ricercando:


lidl cassiere lourdes - Coraggio, signora, non sarà l'acqua santa a salvarla dallo sfruttamento...mediti il licenziamento

camionisti gay - e ne approfitto per scusarmi con il baldo maschio deluso dalla mia triste eterosessualità

l'asmatico può mangiare la cipolla - che immagino sia una domanda, e di cui fatalmente ignoro la risposta

obi balconi vento - ma nel senso di obi uan chenobi?

un'accoppiata vincente di fascisti con gino strada fa schifo e con faccette nere inno fascista - p'cato, desolè, di non essere stata utile -

un curriculum vitae di carra daniele - chi?

e un meraviglioso come faccio ad allacciare le scarpe.

A questo punto spero di non essere in ritardo...allora: si prende un laccio, si passa sotto l'altro, poi si tira. Con uno dei lacci si fa un fiocchetto e con l'altro gli si passa intorno. Poi si passa sotto facendo un altro fiocchetto. A questo punto si tira ed ecco, fantastico, le scarpe sono allacciate.


Ma come facevamo a sopravvivere a noi stessi prima che inventassero internet?