martedì, settembre 29, 2009

Se è una giornata così, un po' da naufragio, potete attivare anche voi le libere associazioni musicali e trovarvi ad ascoltare, nella solitudine dell'ufficio, prima questo e poi questo

lunedì, settembre 28, 2009

Alle tre sono scesa.
La bicicletta era sempre lì, intatta.
Il dottore delle bicibellule ha centomila anni.
Ha guardato con occhio esperto prima me, poi la malata, poi di nuovo me: Per una bella siniorina così ce la dò pronta già da giovedì, questa bici.
Sono felice, ma sto sempre da cani.
Magari torno giù e ci chiedo se ci dà mica anche un'aspirina, ci dà, a questa bella siniorina così.


Il mio termometro mente sapendo di mentine.
Mi sento come se ci avessi 45 di febbre e lui dice No, 36.2
E io mi chiedo Ne vuoi sapere più tu di me, dannato termometro, di come mi sento?
Che ho dormito 11 ore e mi sento come ne avessi dormite due, che ho la testa che urla, il naso che cola, le energie nel cassetto, la chiave del cassetto ingoiata dal gatto siberia.
Io oggi ho la febbre, anche se il termometro non è d'accordo.

Ma, nonostante la febbre, dopo due mesi che rimandavo la cosa, ho deciso che proprio stamattina avrei portato la bicibellula dal dottore delle bicibellule.
Per due mesi l'ho guardata, nella sua cuccia da bicibellula, con il cavetto del freno rotto nella notte dei lunghi coltelli, con il cambio che una volta sua due fa stotlonc e la catena salta in aria diventando una fastidiosa appendice monca e penzolante.
L'ho guardata, giorno dopo giorno, rimandando il suo dottore come sto facendo con il mio dentista.
Fino ad oggi.

Ho accantonato il bombardone influenzale e me la sono portata a spinta fino dal suo dottore in sottoripa. Ovviamente ho sporcato i jeans di grasso. Ovviamente ho scontrato mille volte la caviglia sui pedali ululando di dolore, vicolo per vicolo, discesa per discesa.
Per scoprire, una volta in sottoripa, che era lunedi mattina, e il dottore delle bicibellule era chiuso.
Così adesso la bicibellula sosta nella piazza più pericolosa per le bicibellule, come se avessi lasciato un adolescente a casa di Lele Mora. Ma ho fiducia nel genere umano e aspetto le tre per andarla a prendere e portarla dal dottore.
Se me la rubano, spenderò quanto avrei pagato dal dottore per ricomprarla.
Oggi è un giorno che prendo le cose con filosofia, un giorno che ho fiducia.
Dev'essere la suina.

venerdì, settembre 25, 2009

NANETTI SCOLASTICI


"E quindi chi è che faceva le pitture rupestri?"
"Gli uomini preistorici"
"Bravissimi, e poi?"
"Le donne preistoriche"
"Giustissimo, e poi?"
"Gli indiani d'America!"
"Ottimo. E anche qualcun'altro, ma questa risposta è difficile..."
(...)
(...)
"Io lo so, io lo so"
"Dimmi"
"I carabinieri!"

mercoledì, settembre 23, 2009



C'è che mettiamo a curriculum una mente elastica, questo si, cosa che sembra particolarmente apprezzata dai guru della new economy.
Riusciamo a produrre tra i due e i quattro progetti al giorno, tra le nove di mattina e le due di notte.
Abbiamo competenze di allestimenti, di scenografie, di pedagogia, di relazioni col pubblico, con la stampa, sappiamo scrivere, leggiamo pure, riusciamo persino a mantenere delle relazioni.
Festeggiamo i compleanni con le torte in mezzo alla riunione, e riusciamo ad essere a Milano, Torino, Genova, agli appuntamenti, alle convocazioni.
Discutiamo se mettere o non mettere a budget 50 paia di moon boot per trasformare i bambini in astronauti, gestiamo equipe progettuali sul Guerrilla Gardening, inventiamo da un momento all'altra un'animazione su Via del Campo, una maratona di scrittura collettiva, un laboratorio sulla poetica di Hundertwasser.
Siamo tanti, ma neanche tantissimi, siamo un alveare ronzante di competenze sparse.
C'è chi ci mette i disegni, chi ci mette le idee, chi la scienza, chi la lettura.
Ho letto un libro bellissimo e mi è venuta un'idea.
Hai visto quel quadro di Chagall, potrebbe essere d'ispirazione per un laboratorio.
Come diavolo si chiamava il terzo astronauta dell'apollo 11?
E nel frattempo compriamo casa, cerchiamo di tener duro sul blog, negli affetti, nelle attenzioni, negli altri lavori pagnotta, con i figli.
Viaggiamo su mille binari creativi.
Abbiamo dei mesi da incubo, ottobre e luglio, di solito.
Non riusciamo ad andare in ferie fuori stagione, viaggiamo con il calendario scolastico.
Peschiamo all'inesauribile fonte dei nostri interessi, uniti dallo scopo di poter mischiare le competenze in ricette collettive per trasformarle in qualcos'altro.
Siamo i figli di Vissani e Willy Wonka.

La mia pissipissibaucologa dice che tutto il mio desiderio di maternità ha a che fare con la necessità di incanalare la creatività.
E io mi chiedo: cosa ne sarebbe di me, se lavorassi in posta?

martedì, settembre 22, 2009

Mensa


- Io c'ho un televisore grandissimo, grande così
- Io ne ho due, quello in sala è grandissimo
- Io c'ho sky in sala e se voglio sposto la schedina nella tv in cucina
- Io c'ho l'era glaciale 1, 2 e 3, in 3D
- Io c'ho il televisore al plasma
- E, va beh, anch'io
- Anch'io, ovvio
- Io, a casa del mio papà, c'ho la tv in camera e guardo i cartoni animati di notte...
- (...)
- (...)
- (...)
- Io, invece, ho un pesce


(I sette piccoli ariani sono diventati tredici. Sempre tutti biondi. La maggiorparte maschi. La maggiorparte alfa. Tranne Lui: il piccolo gnomo fricchettone).

venerdì, settembre 18, 2009



...Vauro d'annata....


...Vauro sulla notizia.











giovedì, settembre 17, 2009



Quando saltarono in aria i treni di Madrid, Aznar proclamò lutto nazionale e disse che era stata l'Eta.
Non vorrete mica votare quel socialista di Zapatero - disse - che con l'Eta vuole fare gli accordi? L'Eta sono degli assassini, Zapatero è connivente.
Zapatero portò in piazza mezza Spagna e disse che Aznar mentiva sapendo di mentine.
Non è stata l'Eta, disse.
E comunque, non sono stati i socialisti.
Avere rispetto per i morti vuol dire anche non votare quel bugiardo di Aznar.
E vinse.


Io oggi sono infuriata, ho il fumo dalle orecchie e mi chiedo quando è che siamo diventati Gaullisti.
Da quando ci facciamo carico dei morti annullando le proteste e piangendo ai funerali?
Quand'è che abbiamo inziato a pensare che rispettare il lutto volesse dire stare zitti?
Sull'Afghanistan, la stampa e i telegiornali non si censurano certo meno che nei confornti del Nano Malefico.
Ci sarebbe da gridare per la libertà di stampa sull'Afghanistan quanto sull'Abruzzo o sull'interessantissima NoemiLetizia.
Chi parla di Karzai come signore della guerra, degli accordi per il controllo dell'oppio, delle vere ragione della missione italiana, degli accordi internazionali?Chi ne scrive?
Sette morti in Afghanistan per ragioni di cui la stampa non parla mi sembrano già un'ottima ragione per andare in piazza.
Sono infuriata per tre ragioni.
Sono nauseata da questo schifoso concetto dell'Unità Nazionale davanti ai morti. I sorrisi mesti di chi non ha fatto nulla per evitare il lutto. L'Unità nazionale, in questo paese, serve per ritrovare la gente nei bagagliai e poi dire Peccato.

Mi si rivolta lo stomaco davanti al senso comune che davanti alla morte bisogna stare zitti, mentre è proprio davanti alla morte che bisogna alzarsi in piedi, se si è delle persone e non delle beghine.

Sono sbigottita davanti alla totale, totale incapacità politica di questa opposizione, anche quella dal basso, della gente, mica il Pd. Questo essere i rivoluzionari delle strade vuote: arrendevoli davanti ad ogni ostacolo.

Io certo che ci sarei andata in piazza, sabato.
Ci sarei andata anche per chiedere:
Cosa facevano questi signori della folgore in Afghanistan?
Perchè ce li hanno mandati?
Cosa facciamo, in Afghanistan?
Perchè ci rimaniamo?
Perchè ammazziamo la gente e poi ci stupiamo se ci fanno saltare in aria?

La libertà di stampa non è mica solo la libertà di scrivere.
E' anche la libertà di fare domande.

giovedì, settembre 10, 2009



C'è una cosa che si chiama Settimana di Scadenza dei Bandi che se uno nella vita fa un lavoro normale neanche se lo può immaginare che cosa sia.
Credo lo possa immaginare un po' un libero professionista di quelli che devono consegnare i progetti, però in più dovete metterci che non è la tua tavola perfetta, quella che devi consegnare, ma un infinito plico di amazzonia, tutto timbrato, tutto fotocopiato, tutto firmato.
E c'è sempre, sempre una cosa che ti dimentichi.
La terza copia.
La firma.
Il timbro.
E sono i tuoi stipendi di un anno, quelli che ti stai dimenticando se ti dimentichi un timbro.
Così, a turno, l'ufficio del lavoro più bello del mondo sta facendo i turni di notte per cercare di mandare in porto i nostri stipendi del 2010.

Nel frattempo, io ho una vita sentimentale stabile come la mano di papa wojtyla.
Rilassante come un dissennatore.
Confortevole come un caiamano nel letto.
Ottimista come un reparto geriatrico.
Letteraria come un girone dantesco.

Ho un fidanzato che ragiona come un avventista del settimo giorno.
Le sue idee sono quelle giuste e porteranno ad un miglioramento, probabilmente insieme alla venuta del messia, non c'è discussione.
Io che ho già dei problemi con i monoteismi, davanti alla visione messianica del nostro futuro traballo.
Lo sento parlare e penso a Gian Maria Volontè nella Classe operaia va in paradiso, con questa visione del lavoro come riscatto a costo di tutto, a costo anche della vita.
Una visione della vita a tappe, dove prima si sogna e poi si cresce, come se crescere volesse dire annoiarsi, deprimersi, atrofizzarsi.
Discuto e sento tutto il peso di una decisione come un miracolo, come se la vita si dividese in a.C e d.C: avanti Conferma e Dopo Conferma.
Dove non esiste la bidimensionalità, una vita come un disegno rupestre, una cosa per volta, nessun punto di fuga.
Dove sulle mie spalle pesano tutte le sue scelte sbagliate, che adesso chiedono il conto e lo chiedono prima a lui, ma poi a me, che non ho nessun tipo di diritto di intervento perchè sono l'unica, tra i due, a pensare che una vita più una vita faccia sempre una vita, con le conseguenze che si rovesciano su entrambi, anche se le scelte le fa uno soltanto.

Così timbro, firmo e stampo plichi di foresta amazzonica senza aver dormito, senza avere fatto una sola chiacchiera piacevole nell'ultima settimana, senza sapere cosa fare, perchè non condividere le scelte del tuo uomo, comunque, non equivale ad odiarlo.
Pensare che stia facendo una scelta egoista, comunque, non significa pensare automaticamente che allora non conta più nulla tutto il resto.
Mi muovo nella vita con la leggerezza di una palla medica.
Però ho un gatto che la mattina mi riempie di coccole.
Mi sento veramente triste, a sapere che mi sto rifugiando nella pet therapy.

mercoledì, settembre 09, 2009



La linea retta è senza Dio

(Friedensreich Hundertwasser)

martedì, settembre 08, 2009

E intanto muore Mike Buongiorno e io mi sento come se la Prima Repubblica fosse finita oggi.
Non che questo sia particolarmente consolatorio, comunque.

Ci sono settimane di rientro dalle ferie che non fanno che confermarti il bisogno di attaccarti un'ancora alla caviglia e buttarti nell'oceano pur di non rientrare in Italia.
Abbiamo tutte le scadenze del secolo entro venerdi, e tutti sono impazziti.
Io, tutta morbida di acque termali, sono rientrata in ufficio sorridente e ne sto uscendo a pezzettini.
Come se non bastasse, il mondo intorno -mike buongiorno a parte - sembra richiedere la presenza e l'attivazione di ogni forma di mia energia mentale e fisica.
Sono rientrata ieri e non ho un giorno vuoto in agenda fino al 20 di settembre.
Quel giorno, magari, già che ci sono, sfondo Porta Pia e chiudo in bellezza.

Ho un fidanzato che si plasma e si distrugge la vita futura ogni tre ore, e io aspetto, cercando inutilmente di placare le mie ansie, che capisca cosa può e vuole fare.
Sostanzialmente c'è da capire se la nostra relazione sia in questo momento per lui fondamentale, superflua o una via di mezzo più o meno scomoda.
Se pensate che sia facile capire da un uomo se sei per lui fondamentale o superflua, lo pensavo anch'io.
Ma prima di stare con l'omm della Tempesta.

Ecco, non volevo parlare di questo, ma è ovvio che, in mezzo all'assalto delle cose da fare, gestire anche una storia che avrebbe solo bisogno di conferme e che invece deve gestire cambiali affettive, non aiuta il mio relax.
Non è questione di tristezza.
E' più una sfiducia amara.
E più un pessimismo di fondo. Una mancanza di orizzonte comune.
Poi magari va tutto a posto, si tratta solo di concedere una proroga decisionale.
Però oggi penso che potrei mollare tutto e mettermi a vendere amache in Olanda.
Ci venite a comprare da me, se apro un negozio di amache a Utrecht?
Vi aspetto con un movimento di Brahms in sottofondo, una canna in mano e una sfilza di pensieri-amaca in testa: assolutamente inutili, assolutamente superflui, assolutamente leggeri.
Potreste trovarmi che rifletto sull'importanza degli alberi di mango nella filosofia contamporanea.
Che pondero la costruzione di un filare di pomodori in giardino.
Che imparo a fare i tovaglioli a forma per il cenone di capodanno.
Che colleziono etichette delle pannine da caffè.
Che rifletto sulla venuta degli ufo.
Sull'estetica della Bauhaus.
Sul toast con la faccia di gesuccristo.
Sulla storia fatta con i se.
O che, semplicemente, ascolto Brahms.

In questo momento, sono sicura che un'amaca potrebbe accogliermi e coccolarmi più di chiunque altro.

lunedì, settembre 07, 2009

Vacanze finite, definitivamente.
ma sono invasa dalle scadenze e dalle cose da fare.
Ho anche dormito un'ora e mezza, per altro.
Lasciatemi il tempo di risorgere.
Tornerò.