martedì, giugno 30, 2009

Una sera di solitudine, e non accadeva da tempo.
Ho una tazza di the alla menta in mano, ho nel computer il "Disco bellissimo di Aurelien", che è un cd regalato da uno dei sette piccoli ariani. Sulla copertina c’è la pimpa disegnata da lui, dentro c’è 44 gatti ma anche louis amstrong, ella fitzgerald e stefano bollani.
Sono le canzoni che piacciono a lui.
E’ un regalo bellissimo.
C’è anche maraja di capossela.
Abbiamo gli stessi gusti.

Il gattorogna ha passato la serata a sbirciarmi dalla finestra.
Io mi chiedo se i vicini se ne accorgano, che è un gattorogna. E se lo sfamino.
Se lo sfamano, perché il gattorogna sbircia sempre in casa mia?
La ragazza fuori moda vorrebbe tenerlo, io le ho detto che lo soffoco di notte col cuscino, se me lo porta a casa.
E adesso, forza, i commenti sono aperti a voi lettori gattofili che mi taccerete di crudeltà.
Ma il gattorogna è brutto. E ha dei padroni suoi. E un giardino tutto per sé. E soprattutto è maleducato. Perché mentre ero nell’altra stanza, ha pensato bene di entrare dalla finestra, e così me lo sono trovato in corridoio, nello stesso preciso identico punto dove settimana scorsa scorazzava lo scorpione.
Io inizio a pensare che quel punto del corridoio abbia qualcosa, tipo un’attrazione magnetica per gli animali schifosi.
Il gattorogna, a differenza dello scorpione, non l’ho né ucciso, né fatto uccidere con una mensola di legno. Quindi smettetela subito di darmi della Crudelia Demon.
Il fatto che il gattorogna sia attualmente ancora vivo, nonostante abbia superato il checkpoint charlie della mia finestra senza chiedere, dimostra che sono una persona carina e accogliente.
Però, si, l’ho scacciato in malo modo.
E’ la mia serata di solitudine, per dio.

Sono andata al mare per la prima volta quest’anno.
E c’era un cielo grigio che sembrava la lombardia.
Ho sudato senza abbronzarmi. Esattamente quello che speravo.

Mentre ero al mare ho letto che Chiamparino si candida a leader del Pd.
Chiamparino è un uomo pericoloso.
Se dovessi fare adesso il nome di un uomo pericoloso, direi Chiamparino.
Ieri ha detto che Brunetta ci scavalca a sinistra.
Già Brunetta che riesce a scavalcare qualcosa che non sia un bonsai nano mi risulta difficile da immaginare.
Ma a sinistra, poi.
Se Chiamparino si sente scavalcato a sinistra da Brunetta, questo dovrebbe darvi due dritte su dove collocare Chiamparino.
C’è un processo mentale che sta fregando un sacco di gente.
Il processo mentale dice: lavorare è una cosa di sinistra/ lavorare con etica e morale lo diceva Berlinguer/ contro quelli che non lavorano, contro i fannulloni, bisogna intervenire/ intervenire contro i fannulloni è una cosa di sinistra/ Brunetta ci scavalca a sinistra (o, variabile, abbiamo lasciato fare a Brunetta quello che avremmo dovuto fare noi).

Allora, io su questa cosa mi scorno.
E mi dispiace che ne parlo stasera, che ero partita con un post sui gattirogna, i dischi belli con la pimpa disegnata sopra, il mare di lombardia.
Però ce l’ho sul gozzo dal salone del libro, questa cosa, in cui ho sentito fare una meravigliosa analisi del fenomeno brunetta da parte di Furio Colombo.
E la questione è che non esistono lavoratori fannulloni se a loro volta non hanno dei capi che non li sanno far lavorare.
Intervenire sul lavoratore non è una cosa di sinistra, non è una cosa che la sinistra deve rincorrere.
Intervenire sul lavoratore è pericolosissimo. Non c’è morale che valga la pena di giocarci i contratti nazionali, la mutua, lo statuto dei lavoratori.
Di sinistra è scoprire un ente statale dove nessuno lavora, dove le segretarie se ne vanno dall’estetista mentre risultano in turno e dire Chi cazzo le controlla, queste qui? Chi è il responsabile? Chi è, qui dentro, che prende il doppio dello stipendio della segretaria che va dall’estetista, e non è nemmeno in grado di controllare se lavora veramente?
Sparare sulla base e mantenere gli intoccabili al vertice non è di sinistra, Chiamparino.
Berlinguer, con tutto il male che ne posso pensare, se ti potesse sentire, gli verrebbe un altro ictus. Lui, che è morto sul lavoro.
Di sinistra è lavorare culturalmente sulla base e punire i responsabili, i vertici, i padroni, si sarebbe detto un tempo. Ma se non sono più padroni, va bene lo stesso. Diciamo quelli che da padroni si comportano.

Chiamparino è un uomo pericoloso.
Non ci credo che non lo vede Brunetta che distrugge tutti i diritti dei lavoratori.
Lo vede e gli sta bene.
La verità è che a quella parte del Pd lì sta benissimo che vengano distrutti i diritti dei lavoratori.
Il pd fa schifo già così. Fa schifissimo.
C’è una sola cosa che lo può veramente far marcire definitivamente.
Anzi, due erano.
Cofferati l’abbiamo spedito in Europa.
Chiamparino va fermato.

venerdì, giugno 26, 2009



Vi scrivo che ho appena fatto l'ennesima nessiecosa.
Me ne capitano due o tre a settimana ormai: è una lenta degenerazione verso il Grande Pasticcio Universale.
Oggi mi sono fatta colare tutto il sughino del pranzo BurgulChinoa e pomodori sui jeans.
Jeans chiari, ovviamente.
Avete mai notato che gli incidenti capitano sempre quando indossate colori primaverili?
Quindi adesso mi tocca di andarmene a giocare a Pippi Calzelunghe con i bambini tutta unta.
Ciao bambini, vi ricordate di me? Sono quella che la scorsa volta aveva tutti i pantaloni (beige) macchiati di acqua (arancione).
Ma tanto sono sicura che non ci faranno caso perchè oggi abbiamo un'animazione bellissima, che ci inventiamo la danza dell'isola cip cip e poi a turno entriamo in un cerchio con in mano un martello e spacchiamo i cocchi nel colapasta.
Per distrarre la gente dai tuoi pantaloni unti bisogna semplicemente sorpassarla nella corsia della follia creativa.

Nel senso che l'ho ricomprato.
La cosa importante, però, è che innanzitutto è azzurro.
Azzurro bellissimo.
Poi, funziona.
Anche la macchina fotografica che ha dentro, funziona, non come quello che ho suicidato quindici giorni fa, che dentro aveva i dagherottipi.
E poi l'ho pagato pochissimo.
Perchè a genova succede che ci sono dei negozi dove tu vai, e dentro ci trovi le cose che ogni tanto, casualmente, cascano dalle casse al porto.
E visto che ormai sono cascate, cosa vuoi farci? Mica le puoi buttare via, no? Del resto, sono cose nuove e a volte azzurre.
Il mio nuovo telefono era cascato casualmente da una cassa al porto.
Non potevo mica lasciarlo lì.
L'ho chiamato Trentagiugno.

giovedì, giugno 25, 2009



"... il treno suburbano Milano Porta Garibaldi - Milano Rogoredo è stato soppresso".


Ecco, giusto quello che mancava alla mia giornata, cominciata alle 6 con la precisa voglia di darmi per dispersa, altro che tornare a Genova.
Un micino che mi ruba il sonno scavando con le unghie nel mio istinto materno.
Gli equilibri da chiarire.
Luglio che si avvicina minaccioso, lui (luglio) e i suoi fottuti programmi a distanza.
Io che voglio darmi per dispersa e invece parto, ingrugnita e depressa alle 7 del mattino da Boscolandia. Per poi vedermi sopprimere il treno e perdere la coincidenza.
Ci sono delle mattine che c'è un perchè se ti svegli incarognita.
Così tento uno scatto giamaicano via metropolitana per intercettare il regionale a Milano Centrale, ma perdo, clamorosamente perdo, che quando arrivo il treno è da qualche parte tra Famagosta e Pavia e non è neppure segnato sui cartelloni.
Ed è qui che inizio la mia battaglia.
Biglietteria.
Coda
Coda
Coda
Coda
Io
"Buongiorno, ho un biglietto da Boscolandia a Genova ma ho perso la coincidenza con il regionale perchè avete soppresso un treno"
"C'è l'intercity delle 9:05"
"Va bene, cosa devo fare per il biglietto?"
"Sono sette euro di supplemento"
"No, non credo: il treno l'ho perso perchè avete soppresso la coincidenza"
"E allora cosa vuole?"
"Voglio arrivare a Genova il prima possibile"
"Innanzitutto l'erba voglio non esiste neanche nel giardino del re".

Un solo urlo dentro di me: voi, che avete americanizzato tutto, i costi, i treni, i biglietti e i vostri cazzo di megafoni che non mi fanno dormire ricordandomi ad ogni fermata che non devo gettarmi dal treno se non è ancora fermo, tutto avete privatizzato, tranne i cazzo di impiegati frustrati delle 830 del mattino, voi dovete morire tra atroci tormenti.
Ma invece sorrido.
E vado allo sportello informazioni del binario 21.
Dove trovo una persona gentile.
A cui faccio gli occhioni tristi tipo gatto con gli stivali di shrek
Non dico che sfodero lo charme, perchè dovreste vedermi, stamattina. Sembro, non so, Gorbaciov?
Ma soprattutto capisco che il signore gentile delle informazioni odia quelli della biglietteria e allora ne parlo male Guardi, avessi saputo subito che potevo venire da lei che è così gentile...

Ho vinto.
Ho preso l'intercity con lo stesso biglietto del regionale tutto timbrato e controfirmato che sembra il lasciapassare di Casablanca.
Sono arrivata in ufficio con un imbarazzante ritardo.
Ma sentendomi Rick Blaine

lunedì, giugno 22, 2009

Sono le 9 e 44.
Se state entrando a votare e vedete una donna con i codini che vi dà le spalle scrivendo su un portatile davanti alla finestra, siete appena entrati nel mio seggio.
E' comunque statisticamente improbabile che questo succeda, visto che dalle 7 di stamattina sono venuti a votare in cinque.
Una percentuale di voto che sembrano gli Stati Uniti prima di Obama. Io, se penso a tutta la carta distribuita per l'Italia per un referendum che si rivelerà lontano dal quorum quanto i gregari da Bartali, mi viene una rabbia che prenderei Segni e lo manderei a piantare alberi in amazzonia.
Sarà anche che non ho dormito un minuto che sia uno, e questo aggiunge nervoso al nervoso.

Sembra infatti che vico dolcezza sia diventato il luogo privilegiato per tutta una serie di ambientazioni narrative: le favole di Esopo, il dottor dolittle, i musicanti di brema, il libro della Giungla, viaggio al centro della terra...
Ricordate formiche e scolopendre? Erano solo l'avanscoperta dell'enciclopedia degli animali che sta spuntando dall'altro ieri da fessure e finestre di casa mia.

Partiamo dall'inizio.
Sabato pomeriggio, mentre io timbravo la foresta amazzonica, scheda per scheda, l'omm della tempesta mi ripuliva tutto il cortile da due anni di schifezze marce accumulate sopra e sotto i vasi, sopra e sotto le scale, sopra e sotto i fili da stendere.
Ha pulito, trasformato e anche costruito una passerella per la bicibellula, per salvarla dal prossimo feticista del marsupilami.
Questa è stata una prova meravigliosa di affetto e dolcezza, e io ho dovuto fare un passo indietro nella mia convinzione della totale autonomia delle femmine.
Però a questo punto comincio a pensare che sotto le schifezze, i vasi, le scale e i fili da stendere ci fosse un antico cimitero di entomologi, e che lo scrupoloso lavoro dell'omm della tempesta li abbia risvegliati dal loro antico sonno.
Perchè già sabato sera la mia vita è stata attentata dalla presenza di un minaccioso scorpione sul pavimento che io, senza occhiali, non avrei neanche visto, ma che è poi stato ucciso senza pietà da una macumba e da una mensola di legno.
Indiana Jones.
Jules Verne.
Io che strillo e l'omm della tempesta che lo uccide a malincuore e preoccupazione.

Poi, ieri, l'omm della tempesta è partito, e io e la ragazza fuori moda siamo rimaste sole solette nel set dei musicanti di Brema.
Siamo tornate a casa che erano le undici e mezzo, ci siamo sedute in sala, abbiamo fatto le chiacchiere, poi abbiamo preso in mano le reciproche borse e siamo andate verso le camere. Quando...(musica da hitchcock)... all'improvviso, ho toccato con un dito una cosa viscida e bavosa: una lumaca strisciava sulla mia borsa preferita innondandola di saliva lumacosa.

Lei non l'ho uccisa, perchè le lumache mi piacciono, ma la ragazza fuori moda - terrorizzata dalle lumache come solo un fascista - ha scoperto con orrore le tracce del suo passaggio in tutte le sedie della sala.

A questo punto sono andata a dormire, e l'orologio diceva Mancano 5 ore alla sveglia.
Ho controllato sopra e sotto il letto, tra le lenzuola e sul muro, e a quel punto mancavano 4 ore e cinquanta alla sveglia.
Quattro ore e cinquanta che ho passsato con gli occhi aperti e l'insopportabile sensazione che stessero saltando fuori da tutti gli angoli pulci salterine, topi ballerini, caimani del nilo, scarafaggi atomici e ragni pelosi.

Non sono saltati fuori, ma io ho un sonno che mi sembra di essere tornata ieri dall'erasmus.
Ma chiuderò comunque con due note positive.
Repubblica it dice che Berlusconi è politicamente morto.
E tutta questa storia entomologa sta riuscendo a distrarmi dal fatto che venerdi ho suicidato il mio cellulare.

giovedì, giugno 18, 2009

Rubate dieci minuti del vostro tempo per commuovervi un pochino anche voi davanti a quello che eravamo e a quello che ancora siamo.


Non so se raccontarvi prima della triste metafora o della bellissima conferma sociopolitica.
Facciamo la triste metafora, va’, che è veloce, concisa e facilmente comprensibile: le stanze dove si svolgono le riunioni di S e L nei vicoli sono invase dagli scarafaggi.
Scarafaggi grossi, schifosi e incuranti di ogni tentativo di rinascita della sinistra.
Superato il trauma, abbiamo fatto riunione al bar.

Detto questo, se riesco ad evitare di essere traviata dalle metafore, la serata mi ha regalato una collana di notizie confortanti e un singolo cameo di disperazione, che tengo per ultimo.

Una prima notizia confortante è che i voti a Genova per S e L sono stati più o meno nella media nazionale, ma c’è un quartiere dove abbiamo superato il 10%, e quel quartiere è il mio.
Sarà anche una notizia completamente autoreferenziale, però è importante sentirsi a casa in casa propria.
Tra l’altro, lo dico per la Comunety, un altro posto dove siamo andati bene è la zona dell’amica E. e del G punto. Insomma, continuiamo a vivere in un’oasi, e non dobbiamo dimenticarcelo.
Avrete peraltro notato che non sto citando il nome del partito: lo faccio per evitare che i potenziali elettori, cercando su quel libro degli errori che è gugol, finiscano qui invece che nelle pagine tutte carine del sito ufficiale, e per prima cosa si trovino davanti alla triste metafora degli scarafaggi.
Facciamo che questa è l’azione antifascista della settimana.

Ma la vera, vera fonte di gioia in questa riunione al bar è che c’è un gruppo che sta lavorando per aprire un circolo arci nei vicoli, che sia anche luogo di riunioni per S e L, ma anche un circolo con le cose dentro dei circoli, con i tavolini, con le birre, con la musica, con la chitarra.
Per spiegarci, alla riunione, dicevano Diciamo una casa del popolo.
Io a questa cosa qui già mi brillano gli occhi.
Perché è veramente il riassunto di tutta la mia ricerca politica, che da sempre sbanda e che da sempre cerca casa.
E la casa non può essere altro che una casa del popolo.
E’ la conferma sociopolitica di tutto quello che ho sempre pensato e cercato e lavorato per avere.
Il bisogno di un luogo di aggregazione, ma anche di discussione, dalla forte connotazione culturale, un posto dove fare le cose, dove arrivare la sera e trovare le persone per le chiacchiere o per le canzoni, un posto dove fare le cose della politica, del sociale, per i bambini, per gli adulti. Un luogo che sia un contenitore pieno di contenuti.
E tra l’altro, sarebbe affianco a Stavros, perché tutto torna, sempre.
E’ una notizia bellissima.

Ma visto che l’ottimismo e la gioia esondano da questo post, e l’ottimismo non si addice a questi tempi tristi, non posso che chiudere con il cameo di disperazione.
A questa riunione c’erano persone carine, un matto psichiatrico come ad ogni riunione che si rispetti, e uno sfigato cosmico.
Lo sfigato cosmico alla notizia che S e L ha aderito ufficialmente al gaypride esclama Io sono contrario, perché a me fanno anche un po’ schifo, e poi lo dice la Costituzione che lo stato italiano riconosce la famiglia e basta, mica queste cose delle coppie gay.
Noi, gentilmente, fin troppo perché siamo persone carine, gli diciamo Sfigato cosmico, falla finita che dici una marea di cazzate e se vuoi sabato puoi sempre startene a casa.
A quel punto, non so come, il discorso degenera, e qualcuno dice la parola Prostitute.
Al che lo sfigato cosmico dice Ah, quella è un’altra cosa, io con le prostitute ci vado e non ci vedo proprio niente di male, mica è una cosa maschilista.

Allora, Compagni: io questa volta era la prima volta che venivo e ho osservato alcune regole di galateo evitando di macchiare di sangue la vostra riunione.
Ma la prossima volta, io ve lo dico, faccio la settaria massimalista: se lo sfigato cosmico riapre bocca, io mi alzo in piedi, cerco conferme tra i presenti e inauguro la mozione Sprangate nei denti.

mercoledì, giugno 17, 2009



Nel caso non vi siate ancora fatti la vostra dose di nervoso quotidiano...

martedì, giugno 16, 2009






CORNUTO!
Innanzitutto sappi che la mia gioia nel vedere che ci hai provato, a rubare la bicibellula, ma non ci sei riuscito, non ha prezzo.
Perchè sappi che quello è la mia bicibellula...
Ma il fatto che tu ti sia portato via il clacson del marsupilami non può passare sotto silenzio.
Quindi, cornutazzo, sappi che quello era il mio clacson con il marsupilami e costava cinque euro da Decathlon.
Ma tu non potrai fare altro che tenerlo sulla mensola del salotto, perchè per quanto tu possa riverniciarlo, raschiarlo, coprirlo o nasconderlo, quello resterà sempre un clacson con il marsupilami, e a Genova l'avevo comprato soltanto io.
Quindi, se provi a montarlo su un'altra bici, cornutazzo, non solo resteranno a ricordartelo le mie maledizioni forever, che quello è il mio clacson con il marsupilami, ma io saprò subito che sei stato tu a rubarmelo.
In ogni caso le maledizioni ti si attaccheranno al telaio della bici su cui monterai il clacson del marsupilami, sul manubrio e sotto la sella, nel fanale posteriore ed in quello anteriore così che si spenghino in una notte tutta buia mentre incroci un grosso TIR guidato da un camionista ubriaco, morto di sonno e per di più inglese e per questo tiene la sinistra...Nei freni che ti si staccheranno all'improvviso quando ti accorgerai che la macchina davanti a te ha inchiodato.
A quel punto ti sorgerà il dubbio che qualcuno ti abbia maledetto... Io!
Prego madre natura di infradiciarti di grappoli di emorroidi... di farti sputare sangue una mattina appena alzato, di spappolarti gradualmente il fegato, di farti sordo, muto, ma non per sempre! Che la voce ti venga sporadicamente e per pochi secondi nei quali tu spari delle cazzate immani...
Era il mio marsupilami, cornutazzo!
T'accechi un occhio e ti renda daltonico l'altro...
Ti doti di un olfatto dove ovunque tu percepisca solo odore di merda...
Che ti doti di una gobba e se già ce l'hai, che in questo caso te la accentui, così che l'unica cosa che tu riesca a vedere saranno i tuoi coglioni.
E infine... che uno stormo di piccioni incazzati ti scambino per l'assessore all'ecologia riempiendoti integralmente di scagazzate così che tu debba scappare con la tua bici e il mio marsupilami, però ingolfato di merda...
Buon viaggio... Cornuto!

lunedì, giugno 15, 2009



Dice un libro che ho comprato e non ho avuto ancora il coraggio di leggere che i popoli felici non hanno una storia.
Io, nel mio piccolo, in questo momento sono tanto felice, e così ho il blocco della scrittura.
Fa anche tanto la programmazione dei centri estivi che mi succhia via il tempo come una zanzara tigre attaccata ad un'arteria, però mi sento veramente che a raccontarvi le mie tristezze era così più facile che rendervi partecipi della mia felicità.
Perchè la felicità ha nella sua ricetta qualche grammo di irriproducibilità narrativa.
Io, a dirvi che sono felice ci posso anche riuscire, ma senza la dovizia di particolari che merita una bella tristezza profonda, l'esercizio di stile continuo con cui si possono infinitamente rirpodurre le porte in faccia, le depressioni, i momenti Basaglia e tutte quelle fasi di scontento e di inverno che hanno condito questo blog per anni.
Fortuna che ogni mercoledi, precisa e affilata come la mannaia di barbablu, arriva immancabile la domanda della Pissipissibaucologa: E va beh, e poi?
Come dire che a lei delle mie molteplici felicità interessa poco, ma la pago, e come la pago, per scavare oltre il bosco e vedere che c'è sempre un muro dietro al quale perdura l'inverno.
Ma qui sul blog, dove invece ogni tanto è mercoledi ma spesso no, qui il muro del mio inverno adesso sembra lontano, qui mi viene da scrivervi del tramonto visto dalla terrazza sul bosco, delle volpi e delle piume del coraggio, ma poi riesco giusto così, a scrivere i titoli della mia felicità, perchè oltre i titoli c'è il privato e l'irriproducibilità. E lo so che non rende, non emoziona, non diverte, la felicità altrui.
Mica solo il dolore, degli altri, è dolore a metà.
Stakanov - l'omm della tempesta - lo sa di avere ancora il mirino rosso sulla fronte di tutti i cecchini che ben si ricordano i momenti in cui questo blog aveva una storia perchè la nessie era un popolo triste, perchè la porta in faccia aveva liberato contemporaneamente un flusso creativo e una crisi di nervi.
Lo sa, e lo so io, che anche se non sembra sto muovendo i passi della mia storia d'amore Lazzaro come un cronista in indocina, sperando di non fare la fine di Robert Capa.
Lui lo sa che non me lo ricordo solo io quanto sono stata male, e io me lo ricordo benissimo cosa vuol dire saltare su una mina a Boscolandia.

Però c'è qualcosa, c'è una fiducia da 24 aprile, l'idea che anche se possono ancora spararci, se possiamo ancora farci del male, il peggio è passato: adesso siamo capaci di goderci la Liberazione del nostro stare insieme.

Di tutto questo non so cosa passerà nel blog.
Mi dispiace se sarà meno divertente di quando piangevo disperata al porto antico e poi ve lo raccontavo ridendoci su.
Però, non so, mi sembra che sono al primo capitolo di un libro che ho già letto ma che devo ancora scoprire.
E' una sensazione assolutamente meravigliosa.

giovedì, giugno 11, 2009



UNA VIOLA AL POLO NORD

(Gianni Rodari)


"Una mattina, al Polo Nord, l'orso bianco fiutò nell'aria un odore insolito e lo fece notare all'orsa maggiore (la minore era sua figlia): - Che sia arrivata qualche spedizione?"
Furono invece gli orsacchiotti a trovare la viola.
Era una piccola violetta mammola e tremava di freddo, ma continuava coraggiosamente a profumare l'aria, perché quello era il suo dovere.- Mamma, papà, - gridarono gli orsacchiotti.
- Io l'avevo detto subito che c'era qualcosa di strano, - fece osservare per prima cosa l'orso bianco alla famiglia.
- E secondo me non è un pesce.
- No di sicuro, - disse l'orsa maggiore, - ma non è nemmeno un uccello.
- Hai ragione anche tu, - disse l'orso, dopo averci pensato su un bel pezzo.

Prima di sera si sparse per tutto il Polo la notizia: un piccolo, strano essere profumato, di colore violetto, era apparso nel deserto di ghiaccio, si reggeva su una sola zampa e non si muoveva.
A vedere la viola vennero foche e trichechi, vennero dalla Siberia le renne, dall'America i buoi muschiati, e più di lontano ancora volpi bianche, lupi e gazze marine.
Tutti ammiravano il fiore sconosciuto, il suo stelo tremante, tutti aspiravano il suo profumo, ma ne restava sempre abbastanza per quelli che arrivavano ultimi ad annusare, ne restava sempre come prima.

- Per mandare tanto profumo, - disse una foca, - deve avere una riserva sotto il ghiaccio.
- Io l'avevo detto subito, - esclamò l'orso bianco, - che c'era sotto qualcosa.
Non aveva detto proprio così, ma nessuno se ne ricordava.
Un gabbiano, spedito al Sud per raccogliere informazioni, tornò con la notizia che il piccolo essere profumato si chiamava viola e che in certi paesi, laggiù, ce n'erano milioni.
- Ne sappiamo quanto prima, - osservò la foca. - Com'è che proprio questa viola è arrivata proprio qui? Vi dirò tutto il mio pensiero: mi sento alquanto perplessa.
- Come ha detto che si sente? - domandò l'orso bianco a sua moglie.
- Perplessa. Cioè, non sa che pesci pigliare.
- Ecco, - esclamò l'orso bianco, - proprio quello che penso anch'io.

Quella notte corse per tutto il Polo un pauroso scricchiolio.
I ghiacci eterni tremavano come vetri e in più punti si spaccarono.
La violetta mandò un profumo più intenso, come se avesse deciso di sciogliere in una sola volta l'immenso deserto gelato, per trasformarlo in un mare azzurro e caldo, o in un prato di velluto verde.
Lo sforzo la esaurì.
All'alba fu vista appassire, piegarsi sullo stelo, perdere il colore e la vita.

Tradotto nelle nostre parole e nella nostra lingua il suo ultimo pensiero dev'essere stato pressapoco questo:- Ecco, io muoio... Ma bisognava pure che qualcuno cominciasse... Un giorno le viole giungeranno qui a milioni. I ghiacci si scioglieranno, e qui ci saranno isole, case e bambini".

martedì, giugno 09, 2009


E adesso cosa deve fare la sinistra? chiede Repubblica.it, dall'alto della sua analisi fatta di tette e culi per impiegati annoiati.
90.000 italiani rispondono.  E devono essere di sinistra davvero, se nessuno è d'accordo e nessuna delle ipotesi è largamente maggioritaria.

Attualmente, che sono le undici e un quarto, i 90.000 italiani (ma io ho votato due volte. Se sono tutti come me, e sarei pronta a giurarci, è meglio dire Attualmente, che sono le undici e un quarto, i 45.000 italiani pensano che) per salvarci il culo ci sia bisogno di:

- Un'alleanza pd - udc (7%). Ossignore. Si chiamava Democrazia Cristiana. Ne ho sentito parlare nel Divo.

- Un'alleanza Pd - Idv e almeno una parte della sinistra radicale (37%). Questa ipotesi piace alla gente. Quella che non si ricorda nulla della sua storia politica recente. Quella che forse dormiva, sempre che c'era.
Io quelli dell'Italia dei Valori mi fanno lo stesso effetto del pesce marcio.

- Sinistra radicale unita senza il Pd (7%). La proposta ha superato lo sbarramento di repubblicait, ma voi sbagliate a pensare che io l'abbia votata. E poi vi dico perchè.

- Il Pd deve continuare da solo (questa l'ha votata l'8%. Che equivale a 8484 iscritti a Forza Italia più Giampaolo Pansa).

- Ritorno dell'Unione (fino a Rifondazione) pur di battere il Cavaliere (14% dei votanti: i compagni della mozione Boero: ritenta, sarai più fortunato).

- Pd da solo e alleanza Idv e sinistra radicale ( 6% di adoratori del cattivo gusto. 6224 persone che scelgono il gelato violetta-nocciola-puffo, si vestono con maglione marrone -pantalone nero - scarpe blu, e vivono in una salotto damascato con tappezzeria e moquette).

- Non c'è niente da fare: il destino della sinistra è l'opposizione (8% di schopenaueriani. Ma vaffanculo, va').

- Grande partito-movimento a forte impronta ecologista. (11%) A me e ad altre 11493 persone questa è l'ipotesi che ci piace di più. Intanto perchè c'è dietro un pensiero, un sogno, se me lo consentite, ed è di questo che abbiamo bisogno.
La real politik è il nostro dissennatore.
Poi perchè, scusatemi, ma è molto più divertente. Con tutto che ci hanno picchiato, quanto eravamo più felici nel 2001? Quelli tristi sono gli altri. Quelli persi dietro ai calcoli, alle percentuali, agli accordi sottobanco, quelli non siamo noi.

Io ho visto una cosa, allo spoglio delle schede dell'altro ieri notte.
Ho visto un elettore scrivere nelle preferenze Berluschoni. Con l'acca. Ma va beh, quella è un'altra storia.
Cioè, no, è la nostra storia. Tullio De Mauro Santo Subito, che l'aveva capito quindici anni fa che l'analfabetismo di ritorno ci avrebbe seppelliti tutti.
Comunque non era questo.
Io ho visto una cosa: che più un elettore è di sinistra, più mette le preferenze sulla scheda.
Preferenze sue, lontane dalle indicazioni di partito.
Perchè quello che abbiamo visto scrutinando è questo.
- Che gli elettori di destra votano il partito o il leader BossiBerlusconiLarussa. Oppure la vicina di casa che la conoscono ed è tanto elegantina: DeMartinodettaSusy.
- Che gli elettori del Pd votano in blocco le indicazioni della segreteria CofferatiBalzaniBonannini con variazione CofferatiBalzaniToia.
- Che quelli di Dipietro votano per disperazione.
Ma quelli di sinistra.
Pensano.
Si informano.
E votano la gente che fa le cose davvero, quelli che li conoscono, che vanno a fare le cose, che ci mettono la faccia, che - appunto - stanno nei movimenti e per strada a farsi il culo.
Beccare lo stesso terno di nomi a sinistra su una scheda elettorale è difficile come al Lotto.
Se becchi CofferatiBalzaniBonannini non ti danno nemmeno una volta e mezza la posta.

Quindi è per questo che penso che la sinistra debba stare nei movimenti e costruire un sogno, necessario e bellissimo, come quello di un mondo a Prospettiva Albero.
E poi, di volta in volta, presentarsi - uniti certo, ma nelle idee, non nel nome - e dire Signori, questo è quello che abbiamo fatto.
Abbiamo fatto le lotte con voi, abbiamo coperto i buchi del tempo pieno, abbiamo bloccato gli inceneritori e ci siamo fatti passare sopra dai treni, abbiamo sfilato al gay pride e al  g8, abbiamo ricostruito L'aquila, abbiamo finanziato progetti intelligenti, abbiamo promosso la cultura, abbiamo spaccato la televisione.
Abbiamo fatto tutto questo. E l'abbiamo fatto con voi. 
Non ci avete visto nel Divo.
Non ci avete visto a Portaaporta.
Non ci avete visto probabilmente neppure al tiggì.
Ci siamo visti per strada, in piazza, a scuola, nelle periferie.
Ci votate?
Io voglio vedere chi dice di no.
Mezzanotte e quarantanove e io sono sveglia come se fossero le quattro del pomeriggio.
Ieri sono tornata a casa dai seggi alle quattro e con un’Europa xenofoba.
Sono piombata nell’oblìo più nero fino all’una, ma non è bastato, se è vero che quando mi sono alzata sembravo uno zombie con la labirintite reduce da una sbronza.
Un piatto di riso con l’olio, due telefonate e sono ricascata a peso morto sul letto, emergendone alle cinque del pomeriggio.
Il resto del mondo aveva vissuto, io avevo dormito.
A quel punto, sempre zombie, sempre reduce da una sbronza, ma senza labirintite, ho deciso che non avrei messo il naso fuori di casa.

Alle sei in Europa non era cambiato nulla, noi eravamo sempre extraparlamentari, la lega sempre al diecipercento, più del cinquantapercento del nord italia esplicitamente fascistaborghese, di pietro di sinistra, ma almeno io ero tornata una donna dalle sembianze umane. Reduce da una sbronza elettorale, di quelle cattive, una sbronza heinekken e tavernello, ma almeno umana.
Alle sei e mezza il deumidificatore in camera raccoglieva il suo litro e mezzo quotidiano mentre io prendevo il caffè con la mia ex moglie.
Alle sette il computer arrancava dietro ai brani musicali che non aggiorno mai e i figli dei vicini litigavano come al solito per sapere chi aveva buttato la palla oltre il muro.
Al tramonto una vespa enorme è venuta a morire sul mio davanzale mentre io accoglievo il ritorno della ragazza fuori moda.
Alle otto ho aperto il frigo e ho notato la comparsa della verdura biologica tra gli scaffali, così ho dato una pulita al lavandino, ho lavato i piatti e poi ho cucinato il pesce al burro in padella mentre la ragazza fuori moda creava una frittata alle erbette perfettamente tonda.
Dopo cena ho guardato tutti i libri di lavori creativi per bambini, mentre la ragazza fuori moda stirava le sue camicie.
Poi ho disturbato un uomo che guardava un film del ’34 in inglese e abbiamo avuto il solito scambio di opinioni incompatibili ma innamorate.
Adesso è mezzanotte e quarantanove e io sono sveglia come se fossero le quattro del pomeriggio.
Una giornata così piena di eventi che sembra una canzone senile di Francesco Guccini.

venerdì, giugno 05, 2009


E per fortuna c'è un'amica che scrive anche per me.
Perchè io oggi faccio la militante, dopo il lavoro.
Anzi, dopo i due lavori.
Uno non ne posso più, l'altro oggi tirava un'aria di quelle da crisi economica.
Uuuuuh, ricordatemi ancora a cosa servirebbe un tempo indeterminato.
A casa ho una montagna di piatti da lavare incrostati di pesto.
E il cielo ci sta cadendo sulla testa: un grigio così l'ho visto solo a Londra nel 2005.
Ma io sfido i lavori, la crisi economica, i piatti da lavare e persino il temporale e alle quattro vado a fare la militante e a volantinare per Sinistra e Libertà.
Però, in mezzo a questa giornata compulsiva, s'intende, non riesco a scrivere nulla più di questo che state leggendo, che già mi riesce di scriverlo solo perchè sono in attesa di fare un recall.
Un recall...questo è il lavoro che non ne posso più.

giovedì, giugno 04, 2009


Ci sono dei momenti che il casino è troppo, per scrivere qualcosa di sensato, di comprensibile, di piacevole.
Facciamo che ci risentiamo dopo le elezioni?
Scusate.

Però che bella è, l'immagine?