mercoledì, settembre 17, 2008

MEGLIO DEL CAFFE'



Tanto per farmi odiare vi dirò che era un anno che non mettevo la sveglia così presto.
Da quando facevo la maestra, prove d'amore inconcludenti a parte.
Questa mattina, con scatto eroico, mi sono sollevata dal materasso alle sette.
Le sette di mattina, intendo.

Sette e cinque doccia.
Sette e trenta colazione.
Sette e quaranta fuori.
Sembravo un aye aye tossico.


La gente è già tutta in giro, alle otto meno un quarto.
Me lo dimentico ogni volta.
Nello specifico, c'erano un miliardo e due di studenti davanti al liceo.
Ma io ho solo percepito la loro presenza, perchè camminavo ad occhi socchiusi, a metà tra il sonno e la veglia, come i camionisti sull'autostrada del sole.
Quelli che fanno le stragi.


Camminavo così, in fase rem, quando ho incrociato un profumo.
E, come Vittorio Gassman in profumo di donna, non ho avuto bisogno di nessuno degli altri cinque sensi.
Sapevo chi avevo appena incrociato, senza vederlo.


Era un amore passato.
Poco amore, a dire il vero.
Avevo appena incrociato una condivisione d'intenti di qualche tempo fa, un uomo del mio periodo in cui mi si presentavano a grappolo.
Era un acino delle mie insicurezze.
Ma un acino profumato, forse il più profumato di tutti.
Profumo di pelle, non profumo di profumo.
Inconfondibile.
Il suo profumo, immutato, alle otto del mattino.
Al ritorno dalla stazione, lui.
Chissà cosa fa, ora, per essere di ritorno all'ora in cui il resto del mondo inizia.


Il profumo è durato ancora venti passi di ricordi.
Pochi, ricordi, ad essere sinceri - tra tutti, una ninna nanna notturna.
Poi basta, poi c'era già la puzza di piscio della stazione.


Non c'è niente come il profumo di un amore sottile e veloce, il ricordo di una fioritura autunnale, per svegliarsi la mattina.

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