venerdì, novembre 07, 2008



L’adolescenza poi finisce che ognuno la lega a ricordi improbabili.
Io, ad esempio, il sapore dell’adolescenza lo sento in bocca pensando alla salsa rosa della ekom di Voltri.
L’odore, invece, è quel misto incensoumidocannebirra dei Centri Sociali.
Ma se c’è una cosa che per me è il suono dell’adolescenza, sono le canzoni di un gruppo che si chiamava La Rosa Tatuata.

Più di Ligabue, degli Articolo 31, più della Banda Bassotti, di cui avrò visto 150 concerti tra i 15 e i 17 anni, più ancora dei Persiana Jones, per me il suono dell’adolescenza è la musica della Rosa Tatuata.
Intanto perché li avevamo scoperti noi, io e il mio fidanzato, il Timido Bassista, prima che fossero famosi – a Genova, dico, perché fuori da Genova non lo sono mai stati.
Poi perchè partivamo in macchina per destinazioni improbabili dell’entroterra ligure per sentirli suonare. Ed erano serate bellissime, trenta persone di pubblico e noi che sapevamo a memoria tutte le canzoni.
Poi, anche, perché il cantante, che si chiamava Max Parodi, era bello, era pelato, aveva la voce con i bassi, e quindi io un po’ avevo la cotta, così, virtuale, adolescenziale, ma una cotta.
E infine poi perché avevamo la cassetta e la mettevamo in macchina, io e il Timido Bassista, quando andavamo in giro. Le cassette preferite erano La rosa tatuata e poi un gruppo funky italiano di cui ho clamorosamente scordato il nome.

Così quelle canzoni della RosaTatuata - un po’ Springsteen dei Camaldoli, un po’ la scuola dei cantautori, un po’ blues da bettola - sono uscite dal cono di luce della bellezza oggettiva, e sono entrate di diritto nella lista dei pezzi acritici come Ohi Maria ti amoooo, Piccola stella senza cieeelo, Voglio vedere le piramidi di cheope ma sono miope ma sono miope, I want it all I want it all I want it all and I want it now. Quelle canzoni che sono belle a prescindere.

E’ poi successo che con la Rosa Tatuata ci sono stati dei contatti post adolescenziali importanti.
Perché loro saranno anche stati un gruppo famoso, ma Genova è sempre Genova, e così le strade sempre che si incrociano.
A Genova la legge dei sei gradini di conoscenza non funziona: con due arrivi a chiunque, da Garrone al besagnino.
E così, qualche mese fa, il Timido Bassista, ha iniziato a suonare nel nuovo gruppo di Max Parodi, che non era più la Rosa Tatuata ma un altro di cui non ricordo il nome.

Io, quando l’ho scoperto, devo avere fatto la stessa faccia della fidanzatina del liceo di Ringo Star quando è uscita Love me do.
Stavano suonando, mi ha detto il Timido Bassista, doveva uscire l’album, forse avrebbero fatto una tournèè.
E io sarei stata in prima fila.

Poi invece, tre giorni fa.
Max Parodi è morto nella doccia.
Così, a meno di quarant’anni.
I risultati dell’autopsia si sapranno tra due mesi, sembra, ma escludono droghe o suicidio.
Aveva avuto un precedente di attacco cardiaco e i medici lo avevano sottovalutato.

Ho sentito per telefono il Timido Bassista e non sapevo cosa dirgli.
Perché non so mai cosa dire, in questi casi, innanzitutto.
A lui, poi.
Non sapevo cosa dirgli perchè era un suo amico, certo.
Ma anche perché prima di essere un suo amico era stato la colonna sonora della nostra storia d’amore.
C’è questo, nella mia tristezza: che quando l’adolescenza ti muore d’infarto, non so, è qualcosa di assolutamente terrificante.

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