lunedì, novembre 24, 2008



Domenica, h. 19.00

Ero congelata morta.
Avevo lavorato tutto il pomeriggio nella galleria del vento, ma senza giacca, a creare burattini per i bimbi.
Centomila bimbi. Un milione di bimbi.
Senza giacca perchè, prevedendo il freddo polare, avevo scelto la versione Omino Michelin: piumino lungo fino alle ginocchia, cappuccio da Amundsen. Ma a quel punto stare accucciata a prospettiva ranocchio era impossibile. Così, dovendo scegliere tra sopravvivere ad altezza uomo o morire ad altezza ranocchio, ovviamente mi sono immolata in maglioncino primaverile.
Vi faccio vedere come muore una pedagogista.

Sono tornata a casa che mi muovevo come una macchinina del meccano, ho messo sul fuoco la zuppa, l'ho ingoiata bollente e alle ottoequarantacinque ero sotto il piumone.
Ed è lì che ho completamente sbagliato il film.

Ci sono dei film che un medio trentenne di sinistra ha visto almeno un paio di volte.
Terra e libertà.
Achtung Banditi.
Sacco e Vanzetti.
La classe operaia va in paradiso.

Io, la classe operaia va in paradiso non l'avevo visto.
L'ho visto ieri.
E mi ha fatto orrore.

Intanto perchè Gianmaria Volontè sudato, con i brufoli, la camicia viola attillata con la cravatta bordeaux non si può vedere.
Gianmaria Volontè brutto, in un miliardo di primi piani mentre borbotta Vada via'l cu.
Io lo guardavo e cercavo di concentrarmi su di lui in Giordano Bruno, che sopporta stoicamente le torture con quel fisico, quel fisico che Elio Petri nella Classe operaia va in Paradiso gliel'ha fatto lasciare nel camerino.

Poi, anche, perchè se siete sotto il piumone che tremate dopo essere morti di freddo da eroici pedagogisti, un film ambientato fuori dai cancelli di una fabbrica di Milano, alle sette e mezza di mattina, a gennaio, non è una grande idea.
Io li vedevo tremare nei loro cappottini, gli operai, e mi raggomitolavo ancora di più nel piumone, aspettando il tremendo calore dell'officina.

Ma soprattutto, tutte quelle scene con la luce blu del televisore.
Loro che mangiano davanti al televisore.
Loro che litigano nella luce blu del televisore.
Il figlio, da solo, nella luce blu del televisore.
La voce di Mike Bongiorno nel silenzio della cucina di GianMaria Volontè, operaio pagato a cottimo.
E io non ce l'ho fatta, a godermi il film.
Ero lì che inorridivo per il declino della classe operaia, che in questo film non assomiglia neanche un po' a Cipputi, neanche un po'.
Mi è venuto persino da pensare che in questo film non è che se lo meritano troppo il paradiso.
Che io Cipputi subito lo mandavo in paradiso.
Ma questi operai qui, del film, qualche anno di purgatorio, magari.

E poi ho iniziato a vedere Brunetta, a vedere tutti quelli che si chiedono Ma com'è che gli operai votano Lega? come se fosse una cosa che non la poteva capire nessuno.
Le risposte sono tutte lì, in un film brutto, con GianMaria Volontè brutto, con Mariangela Melato che non l'ho nemmeno riconosciuta, con una musica di Morricone che sembra il suo gatto con le unghie sulla lavagna.
Un film brutto, che secondo me Elio Petri l'ha girato forse per dire che è meglio il sindacato di quelli di Lotta Continua, forse l'ha girato per dire Che vita di merda, forse l'ha girato per dire Come mai come mai sempre in culo agli operai, forse per dire Si diventa pazzi, a stare nell'officina, che si entra quando è buio e si esce quando è buio.
Non lo so cosa voleva dire Elio Petri. Ho guardato anche gli extra, ma non lo spiegava neanche lì.

Comunque io, invece, ci ho visto Brunetta e ci ho visto la Lega e mi è venuta la tristezza, il dubbio che sia tutta colpa di Mike Bongiorno, e mi è venuto ancora più freddo. Non mi passava più, il freddo, ieri.
Ma fa anche tanto che non ho aperto la rotella del calorifero in camera.

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