martedì, luglio 03, 2007



UN INVESTIMENTO SUL FUTURO...

L'amicaE si trova a fare i conti con l'esercito degli insegnanti precari, e io respiro di uno strano sollievo, sapendo di non essere in coda anch'io soltanto per essere stata licenziata prima: Siamo stati molto fortunati ad avere lei, Maestra Nessie, mi ha detto il direttore il 9 giugno, sarà così gentile da venire a consegnare le pagelle fuori stipendio?
Sono stata così gentile, e poi basta, finito il rapporto di lavoro con la scuola da centomila gradini.

Ma cinque anni di frequentazione di scuola pubblica, hanno prodotto un certo sguardo raffinato nel saper distinguere e classificare il mondo degli insegnanti precari.

La maestra precaria - di professori non m'intendo e ho smesso di preoccuparmene con la maturità - innanzitutto è donna.
Nelle graduatorie genovesi esiste un solo maschio, faceva la mia scuola superiore e ci picchiavamo nei corridoi perchè lui faceva il saluto romano quando passavamo. Così, per tranquillizzare eventuali genitori alla ricerca del primo zaino e del primo astuccio.

La maestra precaria, in secondo luogo, generalmente non ama i bambini.
Però è terrorizzata dagli adolescenti, e quindi ha scelto il male minore.
Le maestre precarie del sottogruppo Preferirei lavorare in un canile, non si interessano alle dinamiche di classe e urlano per ottenere silenzio durante la spiegazione. Frontale, ovviamente, niente discussioni per favore.

Il sottogruppo rivale è quello delle maestre precarie Oh, i bambini io li a-do-ro... Sono facilmente riconoscibili perchè dalle loro classi rimbomba Il coccodrillo come fa, il ballo del qua qua e shakira, mentre loro saltellano al centro classe con tutti i banchi spostati contro il muro. Questo sottogruppo è generalmente odiato dai bidelli.

L'abbigliamento, poi, aiuta il lombrosiano scolastico che voglia farsi un'idea dell'insegnante già al primo sguardo.
L'abbigliamento delle maestre precarie si divide tra "moda caritas" e "pandant pitonato". Difficile confondersi.

Un sottogruppo del sottogruppo Moda caritas è quello delle insegnanti Tavor.
Perchè piova sul bagnato, questo folto gruppo di insegnanti depresse, obese e malvestite spesso accetta ruoli da maestra di sostegno. E' facile trovarle sedute su una sedia in corridoio con di fianco il bambino in carrozzina mentre dicono Ma di chi è questo bel bambino???eh eh eh? di chi è?

Per non deprimervi troppo, interrompo il cahier de doléances per dire che qualche volta c'è, una maestra intelligente. Ma sono quelle che al Centro per l'Impiego ci vanno prima, o dopo.

Esiste poi un repertorio di frasi tipiche della maestra precaria.
Tra queste spiccano:
- Io non vorrei sembrare razzista, ma è proprio vero che i genitori latinoamericani non si interessano dei figli.
- Ci vorrebbe proprio un progetto multidisciplinare ma come si fa, non c'è mai tempo.
- Ancora un incontro con la psicologa? Mi chiedo proprio a cosa servano...
- Certo, se avessimo un direttore, invece che una scimmia ammaestrata...

E via così, dritti verso la formazione delle nuove generazioni.

Non soltanto macchie di sugo nell'anima, quindi, ma vere e proprie frustrazioni che si rovesciano in quello che è rimasto uno dei pochi posti con prospettiva indeterminata in Italia.
Questa scuola è il prodotto dell'emigrazione interna, del taglio dei fondi, della precarietà diffusa.
Certo, bisognerebbe fare una selezione all'ingresso. Ma come?
Domenico Starnone,sempre lui, a cui regalo la chiusa del post, su questo argomento dice una cosa molto semplice.
Dice, per giudicare un insegnante bisogna guardare i suoi bambini.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Dice, per giudicare un insegnante bisogna guardare i suoi bambini.

direi che vale anche per i genitori...

Approposito di genitori, dato che capita che nella classe di mio nipote (l'anno prossimo 5a) su 29 solo sei non siano sudamericani, posso dire, per osservazione personale, che la storia dei latinos che se ne fregano è una delle cose più false del mondo.
Almeno a Sapierdareña i latinos sono ben organizzati, ogni genitore si occupa dei figli degli altri se non possono (compresa mia sorella), è vero che i bimbi girano molto da soli, ma questo lo facevamo anche noi da piccoli, forse sono solo meno paranoiche...