lunedì, dicembre 24, 2007

"Prima ancora di uscire dall'infanzia, mi sembra di aver avuto, molto netto,
il doppio sentimento che doveva dominarmi durante tutta la
prima parte della mia vita: quello di vivere
in un mondo senza evasione possibile,
dove non restava che battersi
per un'evasione impossibile"
(Victor Serge)


DI NATALE E UTOPIE...

Mi dicono che dovrei essere più chiara, per quanto riguarda la mia brigata partigiana delle Piccole Cose.
E che dovrei dirvelo che per far parte della Brigata ed ottenere il suo fiore che mi rende più bella, c'è la legge del contrappasso.
Perchè con i fiori del partigiano non si paga mai l'affitto.
E in effetti, si, per fare un fiore del partigiano serve un tavolo, e per fare il tavolo ci vuole il legno, e per fare il legno ci vogliono altri due lavori.
Più il teatro che non rende ma rende sorridenti.
Dicono che dovrei dirvelo più chiaramente che per inseguire i miei sogni pedagogici faccio un sacco di fatica, mentre quando scrivo sul blog sembra sempre che nella mia vita cammino sull'acqua come gesù marinaio.
Non è vero che scivolo sul pelo dell'acqua come le libellule.
Ci sono delle volte come oggi che sono così stanca che persino cucinare il tiramisù di natale mi risveglia la tallonite.

Lo riconosco: delle volte mi viene un po' la voglia di glorificarmi di questa mia stanchezza, di richiedere il riconoscimento da Piccola Martire dell'indipendenza.
Un santino da Maria Goretti del precariato, da Santa Lucia dei sogni futuri.
A volte mi sogno un applauso a scena aperta del comitato centrale che dica Brava, ce l'hai fatta anche questo mese nel sottile equilibrio tra i tuoi sogni, la tua indipendenza, la tua forza fisica e mentale, i tuoi mille rapporti che vuoi salvare dal cestino delle cose che non ci stanno più.
E a dirla tutta, non è che non lo richieda proprio mai, questo riconoscimento, al Parlamento dei miei affetti.
Ma spesso invece succede che mi sembra normale, e so che non sarei capace di fare altro.

Se di colpo - per stanchezza, magari, o perchè mi si attorcigliano insieme tutti i sogni e tirandoli da un lembo ne vengano fuori trasformati in routine, o ancora perchè mi sveglio un mattino e accetto un posto in banca - se di colpo accettassi di posare nella foto col sorriso deficiente, se smettessi di agitarmi perchè non serve a niente, io non mi riconoscerei più. Mi guarderei distrattamente nello specchio del bagno e direi Buongiorno signora!
Zucconeggio ergo sum.

Così, se dai post sembro gesù marinaio, non credetemi - che stanca, eccome, lo sono.
Ma invece un po' anche credetemi, che sono i miei sogni che mi fanno camminare, anche con la tallonite del libraio.

E se sono più bella, in questo 20o7, è perchè più bella è la mia vita, più vicini sono i miei sogni, più belli saranno i prossimi anni, e bellissime sono sempre le amiche che non aspettano la vecchiaia per essere i bastoni morali delle nostre fatiche.

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