venerdì, dicembre 21, 2007



IL FIORE DEL PARTIGIANO, ORIGINAL.


Mi ci sono voluti ventisei anni per trovare un lavoro dove non fossi obbligata a frequentare dei colleghi.
Perchè i colleghi io me li immagino sempre una cosa brutta. E non è che l'esperienza abbia molto contribuito a farmi cambiare idea, in merito.
Non lo faccio apposta, sono i traumi della mia infanzia.
Due cose mi terrorizzano: il Mutuo e i Colleghi.
E anche il giudice di roger rabbit, ma quella è un'altra storia, è un'altra paura.


Così tre mesi fa, finalmente, l'ho trovato questo lavoro dove, anche se siamo una cinquantina, non c'è neanche un Collega. Semplicemente coabitiamo. E' una specie di creazione collettiva del quotidiano, più che un lavoro.
Ci si divide gli spazi, si fanno i turni per i computer, e certo che ci sono anche le maledette riunioni.
Ma neanche un Collega, neanche un cartellino da timbrare, un orario d'ufficio.
La mia stanza di lavoro ha un armadio dove abbiamo disegnato un grande albero verde con i ritagli delle riviste.
E dentro ci sono le bottigliette vuote per il laboratorio delle maracas.
E dalle altre stanze ci vengono a portare i rotolini di cartone della cartaigienica, per le marionette.
E abbiamo le bombolette da writers sulle scrivanie.
E' in una stanza come questa che hanno inventato questo meraviglioso poster.


Tutto questo, s'intende, mi rende estremamente felice e sorridente e finisce che qui dentro ci vengo anche quando magari potrei non venirci, per le chiacchere, per le idee.
Tipo ora, ad esempio.

E ieri, come in tutti i luoghi di lavoro normali, ieri era la sera della cena di Natale.
La nostra cena di Natale è stata al circolo 8 marzo in cima a Sestriponente, con i vecchietti del circolo che cucinavano, prezzo politico, caffè offerto dal presidente, e discorso in genovese di cui ho capito la metà.
E io che quasi muoio perchè ho starnutito all'improvviso causa pepe e mi è andato un pezzo di arrosto nel naso.
Non so se vi è mai capitato di avere un arrosto nel naso, ma vi assicuro che è una sensazione assolutamente spiacevole.
In ogni caso, giustamente incuranti della mia morte per arrosto, tra il dolce e il caffè tutti i presenti hanno intonato i canti partigiani, che risuonavano tra le pareti in compensato, per ringraziare i vecchietti della cena.


E insieme ai canti, anche le mie idee rimbalzavano tra le pareti di compensato.
Così ho pensato a questo lavoro che esiste perchè dalla Resistenza è nato e ancora adesso lo facciamo crescere, sessant'anni dopo.
Ognuno a modo suo, ognuno con il suo fiore.
Con i migranti o con i burattini a dita, con l'obiezione di coscienza, con gli armadi albero, sdraiati sulle rotaie o seduti davanti ad un computer.
Tra la cena di Natale e l'ammazzacaffè.
Con le bocce al campetto, al torneo di cirulla, al laboratorio di narrazione con gli adolescenti.
Ed è così che mi è arrivata addosso quest'idea, rimbalzata sulle pareti fredde del circolo.
Ho pensato Questo è il mio fiore: sentirmi parte della Brigata Garibaldina "Partigiani delle Piccole Cose".





5 commenti:

Anonimo ha detto...

Bello, il fiore, e pure profumato. E, a proposito della tua morte da soffocamento, ho anche il titolo.
ARROSTO CARDIACO

e.talpa ha detto...

@gnomo: :D

@ness: bene, bene, la Brigata "partigiani delle piccole cose". E' una cosa che ho sempre cercato di dire, e tu l'hai spiegata molto meglio.

lanessie ha detto...

arrosto cardiaco è una meraviglia, caro marxista titolista :O)

talpa, grazie del complimento :O)

Anonimo ha detto...

Ottoetrentanove.
Ventiquattro dicembre.
Valbisagno.

Credo che parte del fastidio stia nel dove e nel quando.
E la mia parte di fastidio è questa. Che vorrei essere a casa a dormire. E vorrei dargli una mano all'umanità, mica dirgli che gli sportelli sono chiusi, cazzo ci faccio io qui con gli sportelli chiusi?

Ma io li capisco i pastafrescofori incazzati, un pochino li capisco quando leggo questi post, che onestà vorrebbe che comunicassi al mondo che è un servizio civile, che con i soldi dell'arci non ci vivresti, che sei costretta a fare mille lavori sottopagati, in nero, per pagare le bollette.

E il fiore del partigiano è lì, nel freddo che prendi alla bancarella dei libri, per poter passare i pomeriggi all'arci.
Se no c'è sempre qualcuno che pensa com'è che lui lavora come uno schiavo in un posto di merda per pagarsi l'affitto, per arrivare alla fine del mese.
E invece tu vai a giocare e ti pagano, e arrivi alla fine del mese.

Non so, ecco.
Certe volte io credo che sia la parzialità del racconto a far schiumare i pastafrescofori (mica uno in particolare, eh, prendilo come una categoria dello spirito).

La brigata dei partigiani delle piccole cose, con tutti i suoi colori e tutti i suoi particolari viene molto ma molto più bella.
E anche tu vieni più bella.
Perchè non è detto che tutti leggano proprio tutto. Magari leggono solo questo. E pensano male.

Anonimo ha detto...

Beh, se sei allegra e colorata è ovvio che ti prendano di mira più facilmente, no?

Tutto sommato preferisco essere preso di mira che fondermi nella folla dei sassotiratoriconoccultamentomani!

O'Pastore