lunedì, maggio 30, 2011


Hai visto, Angelo, che alla fine ce l'abbiamo fatta?

mercoledì, maggio 11, 2011


SEMBRA CHE L'ESTATE STIA A ME COME A MARY POPPINS IL VENTO DELL'OVEST

sabato, aprile 23, 2011



ULTIMO REPORTAGE

Ultimo reportage.
Domani Quell'Uomo prende due aerei e torna a casa.
Da Lampedusa si è spostato a Palermo, da dove - come ha sintetizzato uno dei poliziotti, riconoscendolo - sta facendo il tour dei CPT.

Le notizie non sono buone.
I tunisini sono divisi in due gruppi: quelli arrivati prima del 5 aprile, che hanno ricevuto il permesso temporaneo, e quelli arrivati dopo, che aspettano l'espulsione.
E mentre i Salvati aspettano il permesso cartaceo girando liberi, i Sommersi rimangono invisibili e chiusi nei centri.
I Salvati, tanto per chiarire fin da subito la vita che li aspetta, lavorano in nero e a giornata nei campi intorno al centro, o come muratori.
I Sommersi non li può avvicinare nessuno.
Ma i Salvati dicono dei Sommersi, che nei CPT la quotidianità è scandita da atti di autolesionismo e da tentativi di suicidio.
E girano voci di cibi corretti costantemente con calmanti.
E di un diciasettenne tenuto in isolamento, in attesa di un compleanno che gli permetterà di essere trattato come un adulto. Cioè espulso.

E mi piace ricordarlo, perchè tendiamo a dimenticarcelo.
Espellere le persone, vuol dire come minimo condannarle a (non) pagare per un'intera vita il debito contratto per venire qui (come massimo, invece, vuol dire rimandarli in braccio alle persone da cui stanno scappando: polizia corrotta, servizi segreti...).
Per quella che si vorrebbe una giovane democrazia, anche se sembra che in Tunisia poco sia cambiato, non si potrebbe immaginare un inizio peggiore.
Un paese dove i maschi giovani tornano, se tornano, portando con sè solo il fallimento e un gigantesco debito, è un paese in cui a rinforzarsi sono soltanto le mafie.

E intanto, qui, a proposito di mafie, noi non sappiamo nulla.
Notizie a spizzichi e bocconi che danno la misura di un paese passivo e disinformato - il nostro, questa volta - dove le notizie non si riesce ad averle neanche andando sul posto.
Di una storia, quella delle migrazioni del 2000, che probabilmente sapremo prima o poi ma non ora.
Perchè ora noi stiamo qui, indignati e forzatamente inattivi, a sentire le stronzate di Giovanardi che dice che l'ikea è anticostituzionale.
Un paese, frontiera del mediterraneo, che si occupa delle pubblicità dell'ikea.
Che voglia di 25 aprile.



giovedì, aprile 21, 2011

QUINTO REPORTAGE INDIRETTO DA LAMPEDUSA

Nel frattempo Quell'Uomo si è trasferito a Palermo per organizzare presidi e monitoraggi nei CPT.
Invitato dai compagni del forum antirazzista e dai soci del Circolo Arci Malussène.
Circolo Malaussène e circolo Belleville. Non potevamo non incontrarci.

Prima di partire per Palermo, Quell'Uomo mi ha mandato le ultime impressioni su Lampedusa.
Il segno distintivo sembra sempre essere la disinformazione e la separazione.
Un ragazzo, scappato dal centro, si è costituito con l'intenzione di fare domanda d'asilo.
I poliziotti gli hanno sequestrato il telefono e il numero dell'avvocato con cui si era messo in contatto e hanno riso davanti alla sua richiesta.
Per fortuna, alcuni membri delle ong aspettavano notizie dal ragazzo e si sono insospettiti per il silenzio.
Così, hanno iniziato a fare domande, ricevendo soltanto risposte elusive.
Ma la situazione si è sbloccata soltanto quando la madre del ragazzo ha mobilitato un gruppo di giornalisti che hanno a loro volta sostenuto la causa, minacciando di parlarne.
La domanda è stata fatta.
Insomma, il quarto potere continua a far paura, finchè ci saranno giornalisti che non si accontentano di un comunicato stampa.

Ma la domanda è la stessa dello scorso post.
E tutti gli altri?
Quelli che la madre è in tunisia, che non incontrano le ong, che non arrivano ai giornalisti?
Tutti parlano di una legge non scritta di Maroni che ha invitato i militari e i poliziotti alla disinformazione e, di fatto, all'illegalità, perchè fare domanda di permesso di asilo, è un diritto.

Quell'uomo parla di un'Ellis Island mediterranea.
Con un sindaco indagato per concussione che è arrivato a scrivere un regolamento comunale che prevede una multa per chi espleta i propri bisogni fisiologici per strada e che contemporaneamente non dispone la presenza di bagni chimici.
Il riassunto potrebbe essere: per pisciare torna in Tunisia!

Insomma, si resiste e si lavora in venti per garantire i diritti ad un solo ragazzo.
Lo slogan del g8 era: siamo il primo movimento che non combatte per sè stessi ma per gli altri.
A dieci anni di distanza, mi sembra da una parte ancora più vero, ma dall'altra ancora più falso.
Perchè garantire i diritti ai migranti significa combattere per loro, ma anche per noi.
Per non vivere in un paese dove un decreto non scritto può bollare un intero popolo come "non degno".
In un paese che decide dall'alto quale popolo ha accesso ai diritti e quale no.

lunedì, aprile 18, 2011


QUARTO REPORTAGE INDIRETTO DA LAMPEDUSA

Ci sono delle cose che si possono raccontare facilmente anche per interposta persona.
Altre è più difficile.
Questa è difficile, perchè alla fine, per fortuna, non è successo niente.

Il niente che è successo è che Quell'Uomo e i compagni del forum antirazzista sono stati portati ieri notte in commissariato.
Prima, era successo un altro niente.
E cioè che, finalmente, era stato concesso loro di parlare con un gruppo di tunisini.
Loro avevano parlato.
In arabo, ovviamente, e questo aveva insospettito alquanto i poliziotti.
Perchè non parlate in francese così capiamo anche noi?
(Da cui si evince la necessità di mediatori culturali per le forze dell'ordine e non nelle, forze dell'ordine).

Insomma, il niente è che Quell'uomo e gli altri ragazzi hanno parlato con i tunisini, li hanno consigliati sulle procedure burocratiche e si sono fatti raccontare da dove venissero e come stessero.
E poi sono andati a mangiare la pizza.

Ma un paio d'ore dopo, il loro appartamento è stato perquisito, alla ricerca di armi e esplosivi, che ovviamente non hanno trovato.
E dire ovviamente, dopo le finte molotov alla Diaz, è un azzardo.
Poi, Quell'uomo e gli altri ragazzi sono stati portati al commissariato.

C'è che ognuno ha dei nervi scoperti.
Dei punti sensibili che è bene individuare, se si vuole davvero fare del male, senza per questo arrivare al dolore fisico.
Per Quell'Uomo, che è nato in Italia con un nome e dei geni tunisini, che ha sperimentato la diversità quando in Italia ancora non c'era la Lega, il nervo scoperto è il razzismo.

Subire un paio d'ore di attacchi e cattiverie razziste da parte di un alto esponente delle forze dell'ordine, è un dolore che non fa tanta notizia.
E' un dolore che è difficile da raccontare, perchè a noi sembra poco.
Dici No, no, non l'hanno picchiato, e sembra che vada bene così.

E invece no.
Non solo perchè il dolore degli altri è dolore a metà.
Ma anche perchè, provate ad essere ingenui, per una volta.
Ad essere ancora democratici con fiducia.
Provate ad immaginare di essere italiani con orgoglio, che è una di quelle cose che sono rimaste soltanto alle seconde generazioni.
Provate a pensare di essere in un paese normale.
E in questo paese normale, un alto funzionario vi sottopone a razzismo verbale per due ore.
Vi dice Peccato che tu abbia la cittadinanza, che non si può togliere o strappare come un permesso di soggiorno, altrimenti ti rispedivamo al tuo paese.
Immaginate che però il vostro paese sia questo, perchè ci siete nati, perchè ne parlate la lingua, il diletto, perchè siete italiani, in tutto e per tutto.

E poi, fate un altro sforzo.
Pensate invece di essere tunisini.
Tunisini al cento per cento. Nati a Sfax, emigrati a vent'anni.
E di trovarvi nella stessa situazione.
Ma senza un avvocato, che invece Quell'Uomo aveva.
E senza tutti i dirigenti nazionali della più grande associazione d'italia che ti chiamano il giorno dopo per sapere come stai e se hai bisogno di qualcosa.
Sentendovi in difetto.
Perchè questa è un'altra delle conseguenze viscide del razzismo: ti fa sentire in difetto, come se fosse una colpa. Anzi, come se fosse colpa tua.
Senza una fidanzata a casa da poter chiamare, che sa dove sei e cosa sta succedendo.
E soprattutto con un permesso di soggiorno, quello si potenzialmente annullabile per mano di chi ti sta accusando senza ragioni.
Pensate a quanto sareste deboli, e ricattabili.
Questo è quello che succede, continuamente.
A persone che non conosciamo e di cui nessuno parla.

Che sia successo a Quell'Uomo lo ha reso una notizia.
Sono arrivati i giornalisti, e i poliziotti, grazie all'avvocato, si sono scusati.
Formalmente e personalmente.
Hanno schiacciato due o tre tasti dolenti, ma poi è finito tutto lì.
Davvero, a raccontarlo, non è successo niente.

Ma credo possa aiutare a riportare le ingiustizie sul giusto piano.
Siamo abituati ad un mondo così schifoso, che diventa un'ingiustizia se ti ammazzano.
A volte se ti picchiano, ma tanto.
Il razzismo verbale è poca cosa.
Ci siamo abituati.
Poliziotti razzisti? Ma dai, che scoperta.

Le ingiustizie non sono soltanto ingiustizie.
Sono la cartina di tornasole di un paese.
Non è successo niente.
Ma è un niente che in un paese democratico non dovrebbe succedere.
Ed è un niente che, per molti, è l'anticamera di un rimpatrio.
Permesso di soggiorno revocato, e via.
Un paese di serie b, dove i diritti sono labili, e la quotidianità violenta.

Io credo che dobbiamo fare una cosa, tra le tante.
Dobbiamo incominciare a riabbasare la soglia di tollerabilità alle ingiustizie.





domenica, aprile 17, 2011


TERZO REPORTAGE INDIRETTO DA LAMPEDUSA

Giornata di passaggio a Lampedusa, un po' perchè è domenica, un po' perchè la militarizzazione si rinforza ogni giorno che passa.
Il circolo intorno al quale si concentra l'opposizione lampedusana - il circolo Askavusa - è stato perquisito, così come il furgone di Alex che io mi immagino come il drugo del Grande Lebowski perchè è un esponente (l'esponente?) dell'associazione Kayak per il diritto alla vita, volontario anche lui a Lampedusa.

Polizia e militari l'hanno trovato a dormire nel suo furgone, l'hanno perquisito, hanno smontato pezzo per pezzo il furgone alla ricerca di armi, gli hanno sequestrato il materiale informativo che aveva prodotto e l'hanno interrogato per ore.
Sono cose che ti fanno ben sperare, per la sicurezza di questo paese.

Del resto, la militarizzazione è ormai tale che anche le associazioni accreditate - Medici Senza Frontiere, ad esempio - sono ormai praticamente tagliate fuori dal supporto alle operazioni di sbarco.
MsF, infatti, ha commesso l'errore di pubblicare un report veritiero sulle condizioni igienico-sanitarie dei centri d'accoglienza.
Ma dove pensano di essere, per parlare liberamente? In una democrazia?

Insomma, a Lampedusa si scopre cosa sta succedendo soltanto dai telegiornali.
Se ne parlano.
I parallelismi con il G8 sono troppo facili. Ma mi sembra che questa assenza di informazione - quella, almeno, nel 2001 abbondava - sia frutto soprattutto della sperimentazione de L'Aquila.
Non succede niente.
Ma come non succede niente? Gli sbarchi, i naufragi, i rimpatri.
Abbiamo detto che non succede niente..
Ma non è vero!
Si che è vero! Tu l'hai visto?
No
Allora non succede.

I lampedusani si adeguano, mi dice Quell'Uomo.
Non si vede più niente, non ci si preoccupa più.

A me, la notizia di MsF che si arrende è la notizia che fa più impressione.
Sembra assurdo che l'impotenza sia maggiore in una giornata qualsiasi in una democrazia occidentale, rispetto ad un intervento in zona bellica.
E questa volta non si può neanche dare la colpa a Bertolaso.

Insomma, non c'è niente da dire.
A Lampedusa si mangia il pranzo della domenica, si discute e ci si stringe, al circolo Askavusa.
A Genova si cerca di tradurre la sensazione di impotenza in un post.
Si fa quel che si può.
Già esserci.
Già parlarne.
Domenica di passaggio.

venerdì, aprile 15, 2011


SECONDO GIORNO

Io oggi non ho visto neanche un decimo di telegiornale.
Sono partita alle 6 per roma e sono tornata adesso, così non so se qualcuno abbia parlato di quello che ha visto Quell'Uomo a Lampedusa.

Quell'uomo ha visto arrivare la nave con ammassati i corpi recuperati in mare.

Tutti lì dicono che i naufragi dichiarati sono soltanto quelli che avvengono in presenza di testimoni. Di tutti gli altri non parla nessuno. E quando si parla di Cimitero Mediterraneo, la contabilità è impossibile.
Una Lampedusana ha detto a Quell'Uomo che ha giurato a sè stessa di non fare più il bagno in mare, da quando ha visto galleggiare accanto a sè due ragazzi morti.
E a questo si aggiunge il sentire popolare degli isolani che dicono di non volere mangiare più il pesce del loro mare, che si nutre di cadaveri.

Io credo che quando la gente si stupisce della forza solidale dei lampedusani - tutti ce ne stupiamo, anche Quell'Uomo - forse sottovalutiamo la forza profondamente umana di essere la frontiera di una tragedia.
Ci vuole la brutalità indegna della Lega, e non solo della Lega, per dipingere gli abitanti di Lampedusa come degli arrivisti preoccupati per il crollo del turismo
La gente ha paura di quello che non conosce. E dell'abbandono.

Io credo che tutti avremmo avuto paura, se avessimo abitato in un'isola abbandonata a sè stessa davanti all'arrivo di qualche migliaio di persone disperate, abbandonate e incazzate.
Io avrei avuto paura.
Ma non di loro. Dell'assenza di uno Stato con la S maiuscola, che intervenga, sostenga e aiuti, i siciliani come i tunisini.
Questo, i telegiornali e i politici si sono ben guardati dal dirlo.

Io oggi ero a Roma.
Dove il rappresentante di un comitato territoriale dell'Arci ha raccontato di aver accolto qualche decina di migranti in un circolo. E la gente aveva paura. Perchè ci hanno insegnato, ad avere paura.
Ma poi il circolo ha tirato fuori un calcio balilla.
I primi adavvicinarsi sono stati i bambini, che hanno giocato con i migranti.
I bambini, che sono maestri di tolleranza.
E poi, a seguire, tutti gli adulti.
E la paura è passata, grazie ad un calcio balilla.

Anche a Genova sta succedendo la stessa cosa.
La paura per l'arrivo di qualche centinaio di persone ha creato allarme e paura, perchè i giornali (un giornale, soprattutto) l'hanno fomentata, e con i giornali, la destra.
Ma gli italiani non sono questo.
Com direbbe quella filosofa di Jessica Rabbit, è solo che ci disegnano così.
Perchè conviene.
E, piano piano, gli italiani aderiscono. Sempre più soli e, quindi, sempre più razzisti.

Lampedusa dimostra che possiamo immaginarci diversi.
Solidali, innanzitutto, e coraggiosi.

Lampedusa è un'isola - mi dice Quell'uomo - che potrebbe essere la Tunisia.
Per l'estetica, per i colori, per il clima, per la cucina, per la cultura e per i tratti somatici degli abitanti.
Quell'Uomo - che è nato qui ma ha passato decine di estati a Kerkena - dice Mi sento a casa.
Questo, i lampedusani, mi sembra di capire, lo sanno benissimo.
Sanno ancora cosa vuol dire la fame, il sogno per un luogo migliore dove vivere, la fatica di una famiglia di pescatori in un mediterraneo che da una parte è stato trasformato in un supermercato e dall'altra in un cimitero.
Ed è in questo, e per questo, che si scoprono e si dimostrano solidali.
Ma anche i lampedusani, piano piano, aderiscono alla narrazione che fanno di loro. E l'isola è spaccata tra i razzisti e gli umani.

Le discussioni sono accese, con il valido aiuto dei militari e dei poliziotti che contribuiscono all'impressione di vivere in un carcere a cielo aperto, in cui sono all'ordine del giorno i trasferimenti con i ceppi ai piedi, dicono sempre gli isolani, e le perquisizioni a sorpresa, come è successo nella casa affittata dall'Arci.

E così, in un giorno triste, segnato da una nave che approda carica di cadaveri e dall'uccisione di Vittorio Arrigoni, l'unico modo in cui possiamo chiudere, è un'invito: restiamo umani.



giovedì, aprile 14, 2011

REPORTAGE INDIRETTO DA LAMPEDUSA n°1

Tre decolli e tre atterraggi e Quell'uomo è arrivato a Lampedusa.
Sceso dall'aereo, un gigantesco striscione bluforzaitalia l'ha accolto con un Benvenuti a Lampedusa!
In realtà, dice Quell'uomo, l'isola sembra genova durante il g8.
All'ora di pranzo non aveva ancora incontrato nessun isolano, ma soltanto poliziotti e militari.

Nella casa dove dorme - una casa affittata dall'arci, che non ha abbastanza soldi per comprare una villa e far sentire i volontari davvero lampedusani - fino a ieri sera dormivano anche due giornalisti free lance che non sono riusciti a riprendere assolutamente nulla di rilevante.

I due luoghi di sbarco sono costantemente presidiati e nessuno può avvicinarsi.
L'impressione che ho io, davanti ai racconti di Quell'uomo, è che la tesi sentita da più parti - e cioè che la crisi di Lampedusa sia stata voluta per giustificare l'allarmismo e spaventare chi dalla Tunisia stava decidendo di partire - sia confermata dal fatto che, adesso, tutto funziona regolarmente.
Se per tutto si intende, ovviamente, il fatto di far sbarcare le persone, metterle nei centri e rispedirle in Tunisia, senza controlli, senza valutazione delle domande di asilo.

L'isola, dice Quell'uomo, galleggia nella diffidenza.
Gli stessi migranti non si fidano l'uno dell'altro, perchè sembra che alcuni mediatori culturali siano di fatto spie della polizia. E che questo sia vero o falso, comunque la voce stessa basta a far chiudere in sè stessi tutti i migranti.
Perchè, fuori dai centri, qualcuno c'è.

Alì, ad esempio, che è scappato e adesso lavora dal Manolorda locale, che io ovviamente non ho visto, ma che mi immagino come un chiosco unto pieno di panini unti e di beck's in bottiglia, unte per osmosi.
Alì aspettava la madre, che è sbarcata ieri, e adesso si chiede come fare, per ottenere un permesso d'asilo, e invoca la croce rossa.
Quell'uomo traduce e si è già innamorato della storia di Alì, come giustamente deve essere.

Perchè insomma, a volerle vedere, Lampedusa galleggia anche sulle storie.
Storie di persone indebitate, di piccoli adulti con il peso di una famiglia sulle spalle, che hanno diverse ragioni per migrare come diverse sono le persone.
Storie che la militarizzazione impedisce di ascoltare, di raccogliere e di raccontare.
Perchè se uno ascolta una storia, poi finisce per innamorarsene. E a quel punto diventa difficile ostinarsi a dire Fora di ball.

mercoledì, aprile 13, 2011




Per ricominiciare a scrivere, dopo mesi di latitanza, ci vuole una grande ragione, o una ragione grande.
Così io avevo dei biglietti in mano per andare a fare una settimana di volontariato con l'arci a Lampedusa, e volevo raccontarvelo qui.

Poi è successa una cosa più grande. Anzi, due cose più grandi, ma qui parliamo solo della cosa grande del gatto signor siberia.
La cosa grande del gatto Signor Siberia è che quasi muore.
Lunedi notte aveva una vescica che era un palla medica e si lamentava troppo anche per essere un maschio.
E così l'abbiamo portato di corsa dal Veterinario Burbero che gli ha datto un'occhiata e ha commentato Ancora cinque ore ed era morto.
Così ci ha messo subito nella condizione psicologica giusta per osservare tutti i tentativi di sturameto - di cui tutti i primi assolutamente inutili - fino a quello definitivo, che ce l'ha salvato.

Salvato momentaneamente, come ci ha tenuto subito a sottolineare il Veterinario Burbero - che poi è anche il Mago della vescica - perchè bisogna anocra vedere se i reni hanno retto.

E così, riportato a casa il gatto signor siberia, addormentato, cataterizzato e con un collare che sembra La Voce del padrone ma con il cane dentro al grammofono, ho deciso che io non ci andavo, a Lampedusa.
E anche Quell'uomo non sapeva se andare, ma non aveva senso.

Intanto perchè andavamo tutti e due - tanto io, se c'è da farsi il culo in una situazione di merda sono felice come una cubista all'Hollywood - ma era soprattutto una cosa sua.

Poi perchè quello uomo è un 2G, come si dice.
Una seconda generazione. Nato qui da una famiglia tunisina, del primo tipo di emigrazione, l'emigrazione borghese di quarant'anni fa. Ma i 2G, sociologicamente, hanno questo. Un'empatia nei confronti del fenomeno migratorio, ben diversa da quelle delle Prime Generazioni. Quelle che, una volta stabilizzate, subito si fanno razziste. Come i calabresi leghisti, a Milano. Come i russi antipalestinesi, a Tel a viv. Come gli italiani che ce l'hanno con i cinesi, i russi, i sudamericani e i polacchi, a New York.

E allora, il mio 2G, che non solo è un seconda generazione, ma è il seconda generazione con il cuore più grande del mondo, da quando sono iniziati gli sbarchi, vuole andare giù a dare una mano.

Doveva essere una cosa che facevamo insieme.
E adesso che è appena partito, che non sarà neanche ancora sul Volabus, a quest'ora, ma, insomma,è partito.
Adesso che è partito a me dispiace tanto che non ci sono anche io, su quel Volabus, e non sarò a Lampedusa a scrivere questo blog da lì, a cercare di raccontarvi tutto quello che non ci dicono.
Mi dispiace ma penso che le Cose Grandi hanno la priorità, anche quando le Cose Grandi non ne parla il telegiornale.
Io, a casa, ho adesso delle Cose Grandi che non ne parla nessun telegiornale, ma io mi sento che ho da stare qui.

A salvare il signor siberia, intanto, che questa mattina alle 6, quando sono andata a vedere come stava, si è accoccolato sulle mie gambe, appoggiando solo la testa dentro all'imbuto e le zampe anteriori.
Ed è stato lì a tenermi stretta con le zampe.
Perchè lui, sul letto, nella notte, non c'era salito, anche se voleva le coccole, perchè in qualche modo lo sapeva che avrebbe fatto la pipì sul letto, e non ha voluto disturbarci.

Allora io mi dico che se un quadrupede di pelo può avere tutta questa attenzione, e se poi il quadrupede di pelo l'hai salvato due anni fa -nato il 25 aprile, trovato il 3 maggio. magro come un alpino tornato a piedi dalla russia - e lui ti ha scelto, se un quadrupede di pelo è una Cosa Grande di cui hai deciso di prendersi cura, rimanere qui era l'unica cosa che mi andava di fare.

E quell'uomo lì mi racconterà tutto al telefono, e io cercherò di scriverlo qui, a testimonianza indiretta.

E quindi, così, mi ritrovo a scrivere dopo tutto questo tempo, che volevo farlo parlandovi di pratiche di resistenza attiva, e mi trovo a parlarvi della pipì di gatto.
Però fidatevi, che ci sono delle volte in cui una bella testimonianza di Resistenza diventa prendersi cura di quelli che sono nati al 25 di aprile.

martedì, gennaio 25, 2011




Non c'è modo che io trovi il tempo di scrivere davvero.
Ma ieri ho sentito un nanetto così ma così bello, che subito l'ho scritto su prospettivaranocchio

lunedì, dicembre 13, 2010


... ma che schifo di paese...

sabato, dicembre 11, 2010



Nei momenti di sconforto.
Quando vado ad alzare o ad abbassare la saracinesca del Circolo Luogo dell'Anima per la terza volta in sei giorni.
Quando diventiamo isterici perchè stanno consegnando i formaggi e non può andare nessuno di noi ad aprire.
Quando faccio le due a lavare i bicchieri.
Quando si parla solo di quello, di quello che non va', di quello che c'è da fare perchè vada.
Quando lavo il cesso, che è una brutta cosa.
Quando passo un'intera serata da sola con il nostro barista albanese a giocare a cirulla invece che essere con gli amici o con Quell'Uomo che mi coccola.
Quando ti sembra che delle cose non importi niente a nessuno.

In quei momenti mi devo ricordare che nel nostro circolo succedono delle cose bellissime.
Perchè è un luogo nostro, che decoriamo con le nostre presenze e con le nostre passioni.
Ed è una cosa rara, ormai, avere un posto dove potersi rifugiare e sentirlo tuo.
Sentire che esiste perchè ci sei tu, che le cose che ci sono o che non ci sono, o che ci saranno, le hai decise anche tu.
Che se le cose non ti piacciono le cambi.
E se ti piacciono, hai sempre un posto dove andare.

Nel pieno sconforto mi devo ricordare che poi succedono delle cose bellissime come ieri sera, che ci siamo trovati a cantare e a suonare fino all'una e mezza, al circolo Luogo dell'Anima.
E io, Quell'Uomo mi ha cantato la prima serenata della mia vita.
Only you, figurarsi.
Che è una canzone che non piace a nessuno dei due.
Ma è capitato, così.
E io ero rossa come una bandiera d'altri tempi, e non sapevo dove guardare.
Però è stato bellissimo.
Io, se penso che ho messo su un posto in questa città dove ci si trova una mezzanotte qualsiasi a sentirsi dedicare una serenata, io penso che sono felice.

E che ho fatto una cosa grande.

venerdì, dicembre 03, 2010



Ho pensato che era la serata giusta per fare un po' di breve e sana controinformazione politica.
Così vi lascio questi pochi dati laconici e depressivi che ho scoperto nel corso di una riunione altrettanto depressiva in cui si dichiarava che la crisi è più forte di noi.
Non si sono cazzi e non ci sono slogan.
Quando un'associazione sociale e culturale incontra una crisi mondiale, l'associazione sociale e culturale è un'associazione morta.
No, non morta.
Fate le corna.
Ma in grossa difficoltà si.

Così, in questa riunione in cui si evocavano i fantasmi dello stipendio di solidarietà e della riduzione delle ore, ho scoperto questi dati.
Nel 1996, Livia Turco ministro, il welfare nazionale aveva un finanziamento annuale di 4 miliardi di euro.
4 miliardi.
Nella finanziaria 2010 la spesa per il welfare è zero.
Zero.
E questa non è la crisi.
Non solo, almeno.
E' un progetto sociale.

E' la teoria del Ministro Sacconi, per il quale il wefare deve scomparire, riducendosi ad una serie di fondazioni ed enti che sostengano l'indigenza con i pasti caldi e i vestiti di seconda mano.
Un progetto alla Dickens.

Delle conseguenze non credo neanche che ci sia bisogno di dire.
Nel senso che può voler dire di tutto.
Vuol dire tagli all'handicap, all'infanzia, ai consultori, agli abusi, al servizio pubblico, agli asili, al sostegno ai migranti.
Nessuno escluso.
Non pensate che non vi riguardi.
Anche se non vi ho citato nell'elenco.
Se vostro figlio è in classe con un bambino con difficoltà comportamentali, pensate che il taglio agli insegnanti di sostegno, non riguardi anche voi?
Se i migranti non hanno sportelli dove andare ad informarsi sui loro diritti, e questo li rende clandestini e quindi precari e quindi ricattabili. Se questo vuol dire che lavoreranno per pochi spiccioli, pensate che non vi riguardi? Che non influenzi il mercato di lavoro?
Se i posti al nido non bastano, non vi riguarda?
Se chiudono i consultori, non vi riguarda? Sicuri, che non vi riguarderà mai?

Io ho parlato con degli insegnanti, ieri.
Che vivono nell'indigenza della scuola italiana e quando spieghi le cause, i tagli, le conseguenze, cascano dal pero.
Come se non li riguardasse.
Come se fossero solo affari degli altri.
Come se fosse una condanna, quella di lavorare di merda, come se fosse il destino dell'insegnante.
Io prima mi incazzo.
Poi provo a spiegare.
Poi me ne vado ribollendo.
E alla fine mi dico che, come al solito, a noi ci ha fottuti il Senso di colpa della Chiesa Cattolica.
Che viviamo di merda per colpa degli altri ma non riusciamo a capirlo perchè, in fondo in fondo, siamo sempre convinti che la colpa sia nostra.

giovedì, novembre 25, 2010



Progetti a lungo termine ogni coppia fa quel che può.
Noi, per ora, abbiamo pensato che ci compriamo un' R4.
Un'R4 con l'apostrofo, che lo sanno tutti che le Renault 4 sono femmine.

Ci sono mille ragioni per questa scelta.
Intanto perchè l'idea ci piace da impazzire.
Poi perchè io ho tutta una storia di R4 e lui anche.
Perchè è la macchina che c'entra di più con noi.
Stramba.
Indistruttibile.
Fuori moda.
Fuori commercio.
Francese.
Inequivocabilmente di una generazione precedente.
E così in tono con i vicoli di genova.

Ci serve qualcuno che ce la regali perchè vuole comprarsi una macchina vera, che noi paghiamo il passaggio di proprietà.
Ovviamente la vorremmo rossa.
Ma va bene di qualsiasi colore.
Perchè tanto, la cosa più bella di tutta questa storia, è che compriamo un' R4 soltanto perchè abbiamo un gruppo di amici bellissimi che adora cacciare le mani nel motore unto e bisunto e ripararci il pezzo introvabile.
E, anche, che ci aiuterà a verniciarla di rosso, l'r4, se anche la troviamo bianca.
E poi ci metteremo l'autoradio.
Come avevo fatto io nella mia, di r4, con tutto un sistema di listelle di ferro che neanche il meccano, per reggere un'autoradio di quelle con la maniglia e le cassette.
E poi ce ne andremo in giro con la nostra r4 senza riscaldamento, senza aria condizionata e senza finestrini elettrici. Con un sacco di spazio nel bagagliaio e il cambio alto.
Con un sacco di simbolismi e di ricordi e di significati.
Con un modo che c'entra tutto con noi, con la nostra vita e con le nostre scelte.
L'r4 rossa.
Ci feremeranno tutti i carabinieri del mondo.

domenica, novembre 21, 2010



E poi arrivano delle domeniche che ci siamo scoperti innamorati.
Ma non innamorati semplici.
Innamorati pazzi.
Arrivano delle domeniche che fuori è inverno.
Ma dentro è tutto un amore che non ci si può credere.

Perchè non è semplice vivere con noi.
Lui per le sue ragioni.
Che sono tante e che si riassumono nella frase della E.S. che disse "Va beh, e cosa pensa, di essere Un uomo semplice?".
Io perchè vivere con me è un lavoro.
Mi dimentico le cose.
Lavoro 150 ore al giorno.
Ho sempre una cosa da fare che mi ero dimenticata di dirgli.
Quando non lavoro, ho turno al circolo luogo dell'anima.
E non mi piace nè il cavolo nè lo stoccafisso.
Odio lavare i piatti.
E sviscerare il pesce all'alba per i gatti, anche se poi lo faccio lo stesso.
I piatti, invece, non li lavo quasi mai.
C'è sempre una cosa in cui inciampo, un bicchere che rompo, una cosa che non mi ricordo dove l'avevo messa.
E faccio delle scene isteriche se vedo i topi, come quella volta che è dovuto venirmi a prendere sotto casa.
Ci sono domande che faccio mille volte e mi dimentico sempre la risposta.
Continuo a non capire come si chiude la finestra della camera.
Non mi piace la sua felpa verde, e non mi va che giri con uno zaino microscopico sulla sua schiena larga.
Sono una terrificante rompicoglioni.
Devo stare attenta alla curva glicemica.
E non riesco a memorizzare la sua data di nascita.
L'anno si, ma non il giorno.
Quindi sappiamo già tutti e due che sbaglierò con gli auguri.
Quando non lavoro e non ho il turno, ho il coro.
E quando non lavoro, non ho il turno e non ho il coro, ho le riunioni con l'associazione ranocchia.
Lascio immancabilmente il pranzo che lui mi ha cucinato con amore nel frigo, la mattina, e mi compro una pizzetta alle 2.
Nove volte su dieci, quando mi chiama, bisbiglio al telefono Scusa sono in riunione, ti richiamo.
E poi torno a casa e mi faccio dei pianti lacrimosi sulle mie responsabilità da dirigente.

Quindi, capirete bene che non è banale.
Scoprirsi una domenica così innamorati.
Io non ci avrei scommesso una lira. Perchè sono un'inguaribile ottimista sempre.
Tranne che sull'amore.
L'amore per me è un bicchiere mezzo vuoto.
E invece è successo.
Dopo un pranzo dai suoceri, tra l'altro.
Che dovrebbe essere una di quelle cose che uccidono l'amore e gli ormoni con un preciso colpo alla nuca.
Invece niente.
Dopo i suoceri c'è stata una luce invernale al porto antico che valeva la pena di vivere, e poi la mostra di Costantini, e tornati a casa eravamo così innamorati.
Così innamorati che poi lui è andato al Circolo Luogo dell'anima, che era il suo turno in cucina.
E io sono rimasta a scrivere la newsletter e adesso il blog, invece che cambiare le lenzuola e piegare i vestiti asciutti.
Così innamorati che lui tornerà e scoprirà che ho snobbato la sua cena in frigo e mi sono fatta un'insalata.
E che il mio gatto ha di nuovo pisciato sul copridivano.
Lui tornerà, e avrà una felpa verde.
Ma nonostante tutto, e per tutto questo, saremo ancora innamorati.

venerdì, novembre 19, 2010

IO, IN QUESTI GIORNI, MI SENTO COSI'
...e a chi vi dice che la crisi è passata, sputategli in un occhio.

domenica, novembre 14, 2010



Torno a scrivere, finalmente.
Casa da sola, freddo maiale, newsletter del circolo Luogo dell'anima scritta, gatti sfamati.
Torno a scrivere sull'onda delle fotografie del Popolo delle Primarie di Milano.
Le avete viste, le foto? Sono meravigliose.
Se una è cresciuta a pane, costituzione ed esercizio della democrazia, sono foto bellissime.

Io penso che le primarie siano l'unica cosa bella che abbia fatto il Pd.
E il fatto che sia una cosa bella, lo dimostra il fatto che tutte le volte che il Pd va alle Primarie, il candidato del Pd perde.
Non è nel destino del Pd, fare una cosa bella, rinvigorente e democratica.

Io scrivo, ma mica lo so se ha vinto Pisapia, a Milano.
Io ci spero, che Boeri è troppo bello e troppo architetto per essere un candidato di sinistra.
E poi è il candidato del Pd.
Se c'è una cosa che è riuscito a fare il Pd, è stato creare un immediato scetticismo negli elettori di sinistra: se è candidato uno del Pd, allora ci deve essere per forza qualcuno più a sinistra.

Segna il limite, il pd.
La linea è: si vota alla sua sinistra.
E' come una bottiglia d'acqua quando hai perso il misurino e devi fare una torta con la giusta quantità di latte.
Usi la bottiglia per misurare 250 cc, mica l'acqua che conteneva.
Il Pd è uguale.
Le primarie le può fare solo il Pd. Che nessun altro ha ancora una simile macchina organizzativa e una presenza capillare.
Il Pd organizza le primarie, noi ci andiamo e votiamo a sinistra del loro candidato.
Se la vedete da questa prospettiva, è divertente.
E' come farsi passare il compito di greco dal compagno secchione e prendere un voto più alto di lui.

Io spero che vinca Pisapia.
E che a quel punto non si giochi al pallone è mio e se l'attaccante è Pisapia, allora me lo porto via.
Io spero che Pisapia sia il candidato sindaco di tutto il centro sinistra.
E se a Letta non gli sta bene, che si impicchi.
Che fondi il partito del cilicio con la Binetti.
Che vada con Rutelli.
Il quale andrà con Casini.
Che a sua volta andrà con Fini.
Che Letta vada con Fini, ma che almeno non ci porti con sè.

Io con Fini non ci vado, e quelle persone dalla faccia veramente milanese, come la signora cinese tutta sorridente che si vedono nelle foto ai seggi di Milano, non ci vogliono andare neanche loro.
Sono lì a dimostrarlo.
Sono lì a dire che c'è bisogno di sinistra.

Io mi trovo a ringraziarlo, il Pd, per questa faccenda delle Primarie.
Anche se ci fanno pagare 2 € per ricordargli che siamo di sinistra.
Io li pago felice 2 € se serve a dare uno schiaffo morale a quel cretino di Letta.
E a tutti quelli che dicono che al centro si vince.
Ai nati vecchi.
A quelli che parlano come Napolitano ma hanno 40 anni.
A quelli del Pd che pensano che comunque gli zingari rubano.
A quelli del Pd che pensano che, comunque, il fine è la crescita economica e la produzione.
A quelli del Pd che si vergognano di essere stati comunisti. E che dicono che, insomma, i Cpt, se sono clandestini...
Se io fossi di Milano.
2 € al Pd per dire che il Pd è uno schifo, glieli davo tutti.
Cosa sono 2€ davanti all'ennesima conferma che il popolo è sempre, sempre più avanti della propria classe dirigente?
Anche se vincesse Boeri.
E io scommetto che non vince.
Ma anche se vincesse, il 45% degli elettori avrebbe dato 2€ al Pd per dichiarare di essere più a sinistra dei propri rappresentati.
Dopo è un po' dura continuare a sostenere che è al centro, che si vince.

mercoledì, ottobre 27, 2010



Oggi sono andata a presentare il budget 2011.
Visto che era il budget del lavoro più bello del mondo, l'ho preparato con le caselle di 10 colori diversi.
Poi però l'ho stampato con la stampante in bianco e nero.
Perchè il lavoro più bello del mondo ha scarsità di mezzi, ovviamente.
E allora ho ritagliato i bordi e ho incollato i 7 fogli in una composizione artistica con la pritt.
Il mio amministratore sembra aver apprezzato.

I 7 fogli colorati del budget sono la cosa con i numeri che mi sia costata più fatica al mondo.
Io, che mi esentavo dalle lezioni di matematica.
Io, che all'esame di maturità ho dichiarato che io, matematica, non avevo neanche comprato il libro.
Io, adesso, devo presentare i budget annuali.
Dannatissimo Dante Alighieri e il suo merdoso contrappasso.

I 7 fogli colorati del budget sono, insieme ad altre mille ragioni, la causa della mia latitanza.
Devo visite a decine di amici, caffè ad altrettanti, devo favori in giro come uno spacciatore di periferia, devo ancora fare il cambio degli armadi.

Ma del resto, quando non preparo i fogli colorati del buget, vivo al circolo luogo dell'anima.
Ma cosa posso farci se facciamo un sacco di cose fichissime?
Lunedi ero lì a cantare nel coro della resistenza (titolo provvisorio "Coro partime - Se cinque ore vi sembran poche...").
Sabato c'è stato lo chez guevara.
Venerdi lo swap party.
E giovedi i Giochi senza Frontiera.
Poi è ovvio che uno finisce per viverci dentro.

Quell'uomo ha provato ad organizzarmi una cena romantica sabato questo, per il mio compleanno.
Io invece sono in turno al circolo.
E non gliel'avevo detto.
Lui l'ha presa con aplomb.
Ci andiamo venerdi, al ristorante.
Però.
Stasera è uscito con i suoi amici.
Una serata da maschi, mi ha detto.
Io ne sono ben contenta, che venerdi inizia il festival della scienza e avevo un sacco di cose da fare e da chiudere, stasera.
Però, insomma.
Una serata da maschi.
Con poco preavviso.
Mmmm, e va bene, lo capisco persino io.
E' un segnale.
Ma finchè non si mette a pisciare anche lui sul divano come il gatto signor siberia, va bene tutto.

sabato, ottobre 23, 2010



Oggi ho uno scazzo che ho letto la notizia dello squalo bianco che ha azzanato il californiano e la sua tavola da surf, e mi sono immedesimata.
Nello squalo.
Ho anche delle ragioni, per essere incazzata, ma per fortuna tutte al di fuori della coppia.
La coppia, oggi, si dedica alla prima uscita dello Chez Guevara, progetto di Alta Cucina Popolare che inaugura stasera al Circolo Luogo dell'Anima, ed è ben contenta, la coppia.
E' che io mi sento che la melassa dello scazzo fatica a rianere chiusa dentro e ho paura di rovinare tutto.
Così sto uscendo continuamente a fare cose inutili, pur di gestire la rabbia.

Adesso scrivo anche questo post, mentre lui fa bollire il riso.
Magari funziona.
E faccio i compiti dell'oroscopo, che ormai è diventato l'oroscopo di settimana scorsa, tanto per leggere sotto metafora la mia vita.

Breznev, settimana scorsa, mi chiedeva di:
1) individuare le tre idee peggiori che hai preso in considerazione negli ultimi dieci anni;
2) impegnarti formalmente a correggere o a chiedere scusa per le conseguenze di queste idee;
3) perdonarti sinceramente come meglio puoi.

Allora.
1)
Prima idea peggiore: diventare una maestra. Adesso che faccio il tarlo del sistema, da fuori, non faccio che inorridire davanti alla frustrazione e alla rigidità che aleggia all'interno della scuola italiana, e mi immagino, anno dopo anno, diventare sempre più depressa e incazzata con le colleghe, con i dirigenti, con i genitori fino a diventare una maestra costantemente incazzata con i bambini.
Mi immagino sveglia tutte le mattine alle 6.15.
Mi immagino alla ricerca disperata di una cattedra.
E penso.
Era un'idea pessima.

Seconda idea peggiore: i vestiti larghi.
Quel periodo che mi sono comprata decine di maglie oversize prodotte in nepal. E poi mi vedevo grassa. Non c'è bisogno di aggiungere altro.

Terza idea peggiore: mettere su una famiglia in provincia di Varese.
Pensare di avere dei figli che passano la vita circondati da leghisti, che hanno una sola scuola dove iscriversi, la Gianfranco Miglio, e che devono scegliere tra omologarsi alla massa demente o combattere tutta la vita per difendere la loro diversità.
E io.
Alle riunioni genitori con le altre famiglie di Varese.
Alle riunioni di condominio con le altre famiglie di Varese.
Alle cene tra colleghi, di Varese.
Io, a Varese.
Dio santo, era una pessima idea.

2)
Certo che chiedo scusa. Soprattutto per le maglie larghe. A me stessa, e agli altri. Al sistema scolastico nazionale, ai dietologi e ai varesotti.

3)
Si, mi perdono.
La maestra sarebbe il lavoro più bello del mondo, se solo...
Le maglie oversize sarebbero comode e divertenti, se solo...
La famiglia a Varese avrebbe anche avuto dei pregi, se solo...

C'è che, al solito, a me mi fotte il condizionale.

martedì, ottobre 19, 2010



Il mio oroscopo di questa settimana su Internazionale è un invito alla riflessione, alla maniera di Alta Fedeltà.
La tipica cosa che adoro.
Oggi scrivo la domanda.
Domani (?) dò una risposta.

Scorpione
23 ottobre – 21 novembre


La rivista Time ha pubblicato una lista delle cinquanta peggiori invenzioni dell’uomo, in cui elenca, tra le tante, i sacchetti di plastica, i mutui subprime, i grassi idrogenati e i pop up. Ora proviamo a pensare ai tuoi equivalenti personali di questi orrori.
Per concludere la fase espiatoria del tuo ciclo astrale, ti consiglio di:
1) individuare le tre idee peggiori che hai preso in considerazione negli ultimi dieci anni;
2) impegnarti formalmente a correggere o a chiedere scusa per le conseguenze di queste idee;
3) perdonarti sinceramente come meglio puoi.

domenica, ottobre 17, 2010



Che poi una si riduce agli aggiornamenti.
E le dispiace.

Ma sono qui a mangiare con le mani le polpette dell'amore - metà zucca e maggiorana, l'altra metà melanzane e menta, cucinate nella prima sera di vuoto istituzionale da impegni - dopo aver passato due ore a scrivere la newsletter del Circolo Luogo dell'Anima, mentre un gatto affamato di polpette dell'amore, continua a tentare l'arrampicata verso il piatto e mi distrugge le gambe.
Quell'uomo è a pranzo dalla mamma, io per fortuna ho già pulito casa ieri, tra una riunione ranocchia e una visita ad una sorella che per un periodo ha inquietato tutti minacciando di diventare una matematica, ma che è pienamente rientrata nella normalità umanista, con personale sollievo.

Come molti, ho passato la settimana a sperare che Roma venisse invasa dalle tute blu, che gli italiani la smettessero di trasformarsi nei voyeur di una famiglia travolta dalla solitudine e dall'indigenza culturale, a gioire per i minatori e ad inorridire per il paragone tra la loro salvezza e l'uscita dei concorrenti dalla casa del grande fratello.

Come me stessa, invece, ho passato la settimana a fare lavatrici di copridivani su cui il Gatto Signor Siberia continua a pisciare con regolarità, ad andare a Roma due giorni senza tuta blu ma con due riunoni nazionali, a fare il turno al Circolo luogo dell'anima, ad andare al cinema a vedere Giù al sud, a progettare le compilation per la musica al circolo.
Giù al sud, tra parentesi, è il primo caso che io conosca di Format cinematografico. Non è il remake di Su al nord, come pensavamo io e quell'uomo. E' un format. Le stesse battute, la stessa trama, praticamente le stesse inquadrature. E' come il Grande Fratello. O come Chi vuol essere milionario. O come MacDonald's.
Se ti fermi a pensarci fa un po' impressione.

Ho fatto 8 ore di treno in due giorni, sull'eurostar, con un vicino all'andata e uno al ritorno, costantemente al telefono, da Pisa a Roma, o da Roma a Pisa.
Pronto? Non si sente bene. Sono sul treno. Dimmi. Per quella bolla. Eh, si. Scusa, non ho capito. Pronto? Pronto? Cazzo... (...) Pronto? Ecco si, ti sento. Quindi, dicevamo, per quella bolla. Si, quella di Rossi, quella che gestiva...pronto? cazzo di telefono...dicevo, quella di Rossi, la bolla. Spiegami bene. No, non ho capito. Ripeti. Eh, sto tornando da...pronto? Si, ti dicevo, sono sull'Eurostar , non prende un cazzo, ma tu dimmi. Al massimo ti richiamo.
Ho fatto 8 ore di treno in due giorni sognando un Cisaplino.

Abbiamo inaugurato la Casa della Convivenza, abbiamo finito di dipingere e di aggiustare, manca soltanto che aggiustiamo gli infissi, ma con calma.
In realtà, non troppo con calma: oggi ci sono 9° e alla Casa della Convivenza manca una cosa fondamentale.
Non l'amore.
Non il benessere.
Non lo spazio vitale, il letto coerente con il fen shui.
O altre menate fricchettone.
Manca il riscaldamento.

venerdì, ottobre 08, 2010



RAZIONALE POPULISMO DA AUTOBUS

"...Eh belin, che poi ci credo che si è alluvionato tutto.
E' perchè gli spazzini, nei tombini, ci buttano di tutto: cartacce, foglie, sterei, televisioni...!"


martedì, ottobre 05, 2010



Influenza.
Tempo di mettere piede in una classe piena di minori e mi si sono gonfiate le tonsille che sembrava una finale di sumo in una grotta.
In compenso, convivenza vuol dire stare male in due.
Ma diverso.
Io sono svenuta a letto a mezzanotte e mezza e, nonostante ripetute sveglie, una colazione a letto, due telefonate di lavoro, non sono riuscita ad emergere da sotto il piumone prima dell'una.
Lui non è svenuto. E non ha chiuso occhio.
Una volta che mi sono svegliata leggeva Landsdale.
Un'altra volta giocava a e-cirulla sull'iphone.
Un'altra volta guardava i programmi delle 4 del mattino su rai3.
Un'altra volta coccolava i gatti.
Un'altra volta si era comprato Repubblica all'alba.

Così,va beh, oggi è stata una giornata persa.
E inauguriamo la casa della convivenza sabato.
Con un sacco di cose ancora da fare.
Ma del resto, nel momento in cui abbiamo detto Puliamo i vetri, prima è arrivato il diluvio universale, la calamità naturale, due coccodrilli, un'aquila reale, il gatto, il topo e l'elefante, e poi l'influenza.

Domani sera ho riunione ranocchia.
Dopodomani sera ho riunione Circolo dell'Anima.
Dopodopodomani sera ho turno, al Circolo dell'Anima.
Però.
Però ho tutto sabato per fare quello che Quell'uomo non riuscirà a fare mentre
avrò riunione ranocchia
riunione al circolo dell'anima
e
turno al circolo dell'anima.

Ma so già
che lui pulirà i vetri
farà da mangiare delle cose buonissime
e
comprerà la sabbietta pulita per i gatti

Una donna impegnata senza un uomo meravigliosamente accogliente sarà anche come un pesce senza bicicletta, ma non fa l'inaugurazione di casa.

venerdì, ottobre 01, 2010



Io volevo parlarvi di Beppe Grill0.
Volevo farlo qualche giorno fa, quando ha fatto la Woodstock dei grillini.
Che già mi è venuta l'orticaria con il titolo.

Però non volevo parlarvene, come sempre, dicendo quello che penso di beppegrillo.
E cioè il peggio del peggio.
Umanamente, politicamente.
Volevo parlarvene parlando dei grillini.

Io, con i grillini, come categoria, ci lavoro.
Mi toccano delle riunioni, con i grillini, e anche abbastanza spesso.
Mi si dirà che non sono mica tutti uguali.
Certo.
Ma esistono linee comuni.

Io, quando cerco di organizzare una cosa con i grillini, o quando ci discuto di politica o di società, mi sento in una terza elementare.
Con davanti delle persone intelligenti, piene di potenzialità, a cui manca però la fase delle operazioni formali.
Come con i bambini, quando ci si incammina insieme nell'invenzione di una fiaba e, di colpo, loro dicono E poi fine. Ma come fine? eravamo a metà della storia, non può finire così. E invece si - dicono loro - perchè ci siamo annoiati.

Allora quando io discuto con un grillino io dico
Se non volete un partito, come vi organizzate?
Dal basso, perchè i partiti sono tutti marci
Ma un gruppo di persone che si riunisce, elegge un organismo al suo interno e partecipa alle elezioni è un partito, dico io
No che non lo è. Gli altri sono corrotti, noi no. E poi loro hanno dei leader. Noi no, noi ci muoviamo dal basso.
Ma come non avete un leader, dico io, vi chiamate "grillini"
Ma Beppe Grillo non si candida.
Ma se si candidasse tu lo voteresti?
Certo!

Ecco.
Scusatemi. Sarà supponente, ma io non lo sopporto.

Un altro dialogo che avviene con costanza:
Almeno grillo ha fatto la raccolta firme perchè si possa andare in Parlamento solo con la fedina penale pulita.
Bravi, dico, così ad esempio Pertini non sarebbe stato eletto ma, per dire, Iva Zanicchi si.
Ma cosa c'entra. Mica valgono le condanne di gente morta. E' un problema di adesso.
Eh, adesso. Se passasse la vostra legge, per far fuori qualcuno dalla politica, basterebbe corrompere un giudice e condannare il pericoloso rivoluzionario a tre mesi per il furto aggravato di una mela. Non è un po' pericoloso? A proposito di poteri squilibrati...
Ma no, ma che c'entra. Solo per i reati gravi.
Ma nel referendum non c'è scritto.
Ah no?
No.

E così via.
Allora, adesso smetto di fare degli esempi sui grillini.
Perchè ce ne sarebbero anche di positivi.
Tipo tutte le cose intelligenti che fanno a sostegno dei comitati.
Però.
Però io mi chiedo.
Non è che quest'insopportabile mancanza di profondità.
Questa modalità televisiva dell'applauso al mattatore.
Quest'analisi manichea della società: nero di qui, bianco di là.
E soprattutto questa visione leghista del Io sono buono, gli altri sono cattivi.
Non è che questa cosa riguarda anche noi?
Anche noi della sinistra.
Perchè io Grillo non lo penso di sinistra, ma i grillini si.
E sbaglio a vedere nel leader populista, urlatore, manicheo di Sant'Ilario l'esempio di questa insopportabile superficialità dell'indignazione?
E' una mia falla mentale, pensare a Beppe Grillo e visualizzare il Gabibbo?

martedì, settembre 28, 2010



Ci sono delle serate che sono così stanca, che la fatica della testa si trasferisce tra il collo e l'ombelico, con quello che mi viene da definire un dolore al petto, se non sapessi che poi mi trovo tutti i commenti paranoici che dicono Angina? Sistole? Extrasistole? Fischio ai polmoni?
E allora non dico che è dolore al petto, però è come se la fatica della concentrazione, dell'ansia di parlare in un tavolo con i più infidi massoni e i più sgamati politici e i più intrallazzoni cooperanti, pesando ogni parola, assaggiando in un angolo ogni pensero, per non dire la cosa sbagliata, per non esporsi, per evitare gli sgambetti e gli errori, come se tutta questa fatica, che è tutta mentale, avesse bisogno di diventare fisica per contare qualcosa.
E allora questa fatica mentale, questa attenzione da primi tempi, questa concentrazione da insicurezza, dopo le 8 di sera si mette a schiacciare all'altezza dei polmoni, con un peso costante ma morbido, come se tutti i gatti di questo mondo si fossero accoccolati tra il mio collo e il mio ombelico per farmi riconoscere che sono serate in cui ho bisogno soltanto di coccole.

venerdì, settembre 24, 2010



Mentre invece l'altra coppia - Trippa e il Signor Siberia - non convivono bene per niente.
Loro si che sono il mostro nell'armadio l'uno per l'altra.
Loro si che hanno problemi relazionali, infelicità di coppia, cattiva manutenzione dei rapporti.
Così oggi ho portato il più leggero dei due nel trasportino fin dalla veterinaria.
Il più leggero è Siberia, per ora, se smette di mangiare come un'adolescente depressa.
E la veterinaria ha fatto una diagnosi comportamentale.
Parole sue.
Il risultato è che siamo nella merda.

C'è da dire che lo sapevo già.
Perchè avevo fatto il test dello stress del gatto su internet.
E mi era venuto fuori, come risultato: MADRE DEGENERE.
Il test era così.
Il tuo gatto convive con un altro gatto? si
Si conoscono fin da cuccioli? no
Ognuno ha la sua sabbietta? no, non ci stanno in casa, due lettiere.
Ognuno ha la sua ciotola per la pappa? Si! ( e una! )
Ognuno ha la sua ciotola per l'acqua? No. Pensavo ne bastasse una grande.
Il gatto può uscire dall'appartamento? No. Non possiamo neanche stendere fuori.
Giochi spesso col tuo gatto? Si. Però, in realtà, cosa intendono questi con "spesso"?
Hai fatto un trasloco, recentemente? UN trasloco...?
Avete lavori in casa? Ho ancora lo smalto giallo della porta tra le unghie...

Insomma, veniva fuori che sono una madre degenere.
Che il mio gatto è stressato.
E consigliavano i ferormoni.
Abbiamo comprato i ferormoni.
E ci siamo riempiti di paranoie: Ecco, vedi come siamo...non sappiamo rendere felici i nostri gatti e li nebulizziamo di psicofarmaci!
Poi abbiamo scoperto che i ferormoni sono 100% naturali e ci siamo tranquillizzati solo un po'.

Comunque.
Dalla diagnosi comportamentale è venuto fuori.
Che il mio gatto è stressato.
Ma Trippa di più.
Ah, bene.

Quindi?
Quindi partiamo con tutto un tentativo contenitivo dello stress felino, sperando che basti, sperando di salvare il divano, il letto, i nervi e i gatti.
Perchè altrimenti c'è un'unica soluzione.
Un trasloco.
Io, a Quell'Uomo, non ho neppure il coraggio di dirglielo.

giovedì, settembre 23, 2010



La convivenza non è una faccenda difficile.
Io me la immaginavo tipo mostro nell'armadio.
Che non avrebbe funzionato niente, che tutto sarebbe stato noioso e complicato, la mia vita sarebbe stata distrutta e stritolata dalle esigenze di un uomo viziato, cresciuto in una casa pulita e ordinata.
Che lui sarebbe andato a letto ciondolante sempre prima di me, che l'avrei sentito russare dall'altra stanza e l'avrei visto conquistare centimetri di materasso e fette di piumone.
Che avrebbe lasciato a me la gestione delle bollette, la spesa, i piatti da lavare e la lavatrice da stendere.
Che sarebbe stato un uomo pieno di insopportabili paranoie, di orrende compulsioni: avrebbe avuto i dischi in ordine alfabetico, e mi avrebbe ucciso per la mia costante dimenticanza della custodia nei posti più improbabili.
Che mi avrebbe fatto conoscere e frequentare i suoi orrendi amici.
E che mi avrebbe obbligato alla pastasciutta serale, con tutti i suoi orrendi e controproducenti carboidrati.
Che avrei dovuto trovare gli spazi per le mie cose, litigando con le sue.
Che avrei dovuto sorbirmi sua madre.
Che avrei dovuto scegliere in quale casa passare il natale.
Che avrei dovuto trovare delle mediazioni.
Orrore.
Delle mediazioni!

E invece è tutto estremamente facile.
Intanto, cosa fondamentale, sua madre sono quattro mesi che è in Tunisia.
E suo padre sembra il figlio di Jacques Tati e di Ben Alì.
E la sua famiglia non festeggia il natale.
Non molto, insomma.
Lava i piatti soprattutto lui.
I pavimenti li lavo soprattutto io.
Che mi piace.
Ci piace la stessa musica.
Stendiamo insieme, quasi sempre.
Quando è quasi, vuol dire che stende lui.
Legge le bollette. E le paghiamo quando riusciamo.
Va alle riunioni di condominio.
Lui ci va.
Io invece vado alle mie, di riunioni.
E quando torno dalle mie riunioni mi fa trovare le cose buone senza carboidrati.
Va a dormire sempre dopo di me.
E non si addormenta sul divano.
Solitamente non si addormenta punto.
Fa un caffè buonissimo.
E si autoriscalda, quindi la coperta rimane tutta a me.
Della cucina di sua madre mi sembra non rimpianga nulla.
E neppure della gestione della casa.
Sant'immigrazione.
Abbiamo mischiati i miei romanzi e i suoi tra gli scaffali.
Abbiamo mischiato i gatti.
E mi prepara il pranzo buono nella schiscetta.

Litighiamo.
Certo che litighiamo.
Ma abbiamo questa quotidianità così facile, ma così facile.
Che uno dall'amore si aspetta sempre un milione di aggettivi romantici.
Ma la facilità è una cosa così innaspettata e allo stesso tempo così meravigliosa.

E per chiudere questo post sull'amore non posso non dirvi una cosa che mi hanno raccontato.
C'è questa cosa, di Vianello e della Mondaini.
Che io sempre li ho odiati. Borghesi e populisti. E poi, Sbirulino non lo si può perdonare.
Però c'è questa storia bellissima.
Che ad un certo punto fanno 40 anni di matrimonio.
E Vianello si presenta con una rosa.
E un bigliettino.
La Mondaini apre il bigliettino della rosa per i quarant'anni di matrimonio.
E dentro c'è scritto.
Con simpatia, Raimondo.

Questa è la mia storia preferita sull'amore, in questo momento.

lunedì, settembre 20, 2010



E mentre tutt'intorno era lunedi 20 settembre, qui era venerdi 17.

E' stato un giorno così allucinante che per domani ho preso ferie.
Secondo me l'elenco non rende giustizia, soprattutto perchè devo censurare parti che riguardano potenziali lettori e che creerebbero un'irrimediabile atomica professionale.
Però posso dirvi che non ho chiuso occhio.
Che ho il torcicollo.
Che le scatole si moltiplicano.
Che il gatto signor siberia ha fatto di nuovo la pipì sul divano.
E che l'ho salvato dai miei istinti omicidi in uno sforzo di concentrazione buddista.
Che mi sono appoggiata alla porta appena smaltata.
Ma questa sono io, tipica tipicissima, non la sfiga.
Che i ferormoni da spruzzare in casa per evitare che il gatto signor siberia faccia nuovamente il coglione maschio alfa territoriale costano una fucilata.
Quanto fanno i ferormoni al grammo?
Che per togliere lo smalto dalle mani ho usato l'acquaragia, e l'acquaragia sui graffi dei morsi del gatto brucia tantissimo.
Che **** ***** ****** ****
(questa è la parte censurata. Senza soluzione a pag. 46).

Siamo così scoglionati e così stanchi e così che palle questo cazzo di periodo che non finisce più, vogliamo una vita normale, uscire, sederci su un divano pulito, sapere dove sono i bicchieri, che siamo senza parole.
Io e lui.
Senza parole.
Chi ci conosce può capire la gravità del momento.



sabato, settembre 18, 2010



Sono tornata a casa dal mio venerdi sera da single con una nausea micidiale.
Quell'uomo è ancora fuori. Io volevo fare quella che tornava dopo di lui, Ah si, figurati se ti aspetto a casa, e invece i due fragolini all'aperitivo mi hanno distrutto.
Ho resistito fino all'una e poi mi sono arresa al fatto che non ho più lo stomaco di una volta.
E poi il venerdi sera nei vicoli l'ho sempre trovato a cavallo tra la noia e la chiacchiera giusta. Se hai nausea, il crollo verso la noia è a un passo.
Allora sono a casa che mi faccio le sopracciglia e quando gli occhi mi lacrimano troppo scrivo queste due righe sceme e notturne.

Finirà quest'emorragia del trasloco, tornerò a scrivere con più regolarità.
Attualmente sfogo la mia grafomania in complicati biglietti della mattina.
Del tipo Amore, i gatti sono acciugati.
E di seguito righe e righe di inutili messaggi dell'alba.
Potrei pubblicarli, ma sarebbero poco divertenti.
Sono quelle cose lì dell'amore, che hanno senso solo in due.

Abbiamo montato un mobile pieno di specchi e la camera adesso ha un suo senso.
Tutti quelli che entrano nel nostro casino chiamato Casa della Convivenza fanno l'occhiolino.
E tutti questi specchi?
Eh?
Occhiolino.
Non ve ne bastava uno solo?
Eh?
Occhiolino.

Adesso, voi potrete non crederci, ma siamo riusciti a montare un mobile a specchio lungo tre metri, a lato del letto in una camera 4x2, nell'unica posizione in cui gli specchi non riflettono il letto.
Siamo riusciti ad avere un mobile per cui tutti ci prendono per il culo, senza poterlo usare per nessuno scopo vagamente erotico.
E' come, non so, avere una bambola gonfiabile e usarla come appendiabiti in ingresso.

Quell'uomo, nell'armadio, tiene una maglietta di batman, tra le altre centinaia della sua collezione maschile di magliette.
Per la sua maglietta di batman un bambino nostro vicino lo chiama superman.
Per quei passaggi mentali meravigliosi dei bambini.
L'ultima volta che ci siamo incontrati, con questo bambino, eravamo al concerto di De Gregori e della nonna di Dalla.
La nonna di Dalla, quella che canta Lì dove il mare luscica e tira forsce il vento, un ottava sotto e con la dentiera che si impasta, mentre De gregori si prende la rivincita, che trent'anni fa lui era lo sfigato vicino a Dalla e adesso è l'unico dei due ancora in grado di cantare e io mi immagino che questa tournèè l'abbia organizzata De Gregori, per ripicca, per rivincita.
Come se a Max Pezzali viene un ictus, lo chiama l'altro degli 883, lo sfigato, e gli dice Ritorniamo a cantare insieme?

Il bambino, al concerto di De Gregori e della nonna di Dalla, ha chiamato Quell'uomo: Superman!
Noi siamo andati a salutarlo, e Quell'uomo gli ha detto Sai, adesso che non ci sono più le cabine telefoniche, per noi supereroi è una vita dura.
E il bambino gli ha chiesto
Cos'è una cabina telefonica?