domenica, ottobre 17, 2010



Che poi una si riduce agli aggiornamenti.
E le dispiace.

Ma sono qui a mangiare con le mani le polpette dell'amore - metà zucca e maggiorana, l'altra metà melanzane e menta, cucinate nella prima sera di vuoto istituzionale da impegni - dopo aver passato due ore a scrivere la newsletter del Circolo Luogo dell'Anima, mentre un gatto affamato di polpette dell'amore, continua a tentare l'arrampicata verso il piatto e mi distrugge le gambe.
Quell'uomo è a pranzo dalla mamma, io per fortuna ho già pulito casa ieri, tra una riunione ranocchia e una visita ad una sorella che per un periodo ha inquietato tutti minacciando di diventare una matematica, ma che è pienamente rientrata nella normalità umanista, con personale sollievo.

Come molti, ho passato la settimana a sperare che Roma venisse invasa dalle tute blu, che gli italiani la smettessero di trasformarsi nei voyeur di una famiglia travolta dalla solitudine e dall'indigenza culturale, a gioire per i minatori e ad inorridire per il paragone tra la loro salvezza e l'uscita dei concorrenti dalla casa del grande fratello.

Come me stessa, invece, ho passato la settimana a fare lavatrici di copridivani su cui il Gatto Signor Siberia continua a pisciare con regolarità, ad andare a Roma due giorni senza tuta blu ma con due riunoni nazionali, a fare il turno al Circolo luogo dell'anima, ad andare al cinema a vedere Giù al sud, a progettare le compilation per la musica al circolo.
Giù al sud, tra parentesi, è il primo caso che io conosca di Format cinematografico. Non è il remake di Su al nord, come pensavamo io e quell'uomo. E' un format. Le stesse battute, la stessa trama, praticamente le stesse inquadrature. E' come il Grande Fratello. O come Chi vuol essere milionario. O come MacDonald's.
Se ti fermi a pensarci fa un po' impressione.

Ho fatto 8 ore di treno in due giorni, sull'eurostar, con un vicino all'andata e uno al ritorno, costantemente al telefono, da Pisa a Roma, o da Roma a Pisa.
Pronto? Non si sente bene. Sono sul treno. Dimmi. Per quella bolla. Eh, si. Scusa, non ho capito. Pronto? Pronto? Cazzo... (...) Pronto? Ecco si, ti sento. Quindi, dicevamo, per quella bolla. Si, quella di Rossi, quella che gestiva...pronto? cazzo di telefono...dicevo, quella di Rossi, la bolla. Spiegami bene. No, non ho capito. Ripeti. Eh, sto tornando da...pronto? Si, ti dicevo, sono sull'Eurostar , non prende un cazzo, ma tu dimmi. Al massimo ti richiamo.
Ho fatto 8 ore di treno in due giorni sognando un Cisaplino.

Abbiamo inaugurato la Casa della Convivenza, abbiamo finito di dipingere e di aggiustare, manca soltanto che aggiustiamo gli infissi, ma con calma.
In realtà, non troppo con calma: oggi ci sono 9° e alla Casa della Convivenza manca una cosa fondamentale.
Non l'amore.
Non il benessere.
Non lo spazio vitale, il letto coerente con il fen shui.
O altre menate fricchettone.
Manca il riscaldamento.

1 commento:

lastreganocciola ha detto...

anche alla casa nella rocca, in cui passerete la serata: prossimo passaggio, la cena in cella frigorifera.