lunedì, aprile 18, 2011


QUARTO REPORTAGE INDIRETTO DA LAMPEDUSA

Ci sono delle cose che si possono raccontare facilmente anche per interposta persona.
Altre è più difficile.
Questa è difficile, perchè alla fine, per fortuna, non è successo niente.

Il niente che è successo è che Quell'Uomo e i compagni del forum antirazzista sono stati portati ieri notte in commissariato.
Prima, era successo un altro niente.
E cioè che, finalmente, era stato concesso loro di parlare con un gruppo di tunisini.
Loro avevano parlato.
In arabo, ovviamente, e questo aveva insospettito alquanto i poliziotti.
Perchè non parlate in francese così capiamo anche noi?
(Da cui si evince la necessità di mediatori culturali per le forze dell'ordine e non nelle, forze dell'ordine).

Insomma, il niente è che Quell'uomo e gli altri ragazzi hanno parlato con i tunisini, li hanno consigliati sulle procedure burocratiche e si sono fatti raccontare da dove venissero e come stessero.
E poi sono andati a mangiare la pizza.

Ma un paio d'ore dopo, il loro appartamento è stato perquisito, alla ricerca di armi e esplosivi, che ovviamente non hanno trovato.
E dire ovviamente, dopo le finte molotov alla Diaz, è un azzardo.
Poi, Quell'uomo e gli altri ragazzi sono stati portati al commissariato.

C'è che ognuno ha dei nervi scoperti.
Dei punti sensibili che è bene individuare, se si vuole davvero fare del male, senza per questo arrivare al dolore fisico.
Per Quell'Uomo, che è nato in Italia con un nome e dei geni tunisini, che ha sperimentato la diversità quando in Italia ancora non c'era la Lega, il nervo scoperto è il razzismo.

Subire un paio d'ore di attacchi e cattiverie razziste da parte di un alto esponente delle forze dell'ordine, è un dolore che non fa tanta notizia.
E' un dolore che è difficile da raccontare, perchè a noi sembra poco.
Dici No, no, non l'hanno picchiato, e sembra che vada bene così.

E invece no.
Non solo perchè il dolore degli altri è dolore a metà.
Ma anche perchè, provate ad essere ingenui, per una volta.
Ad essere ancora democratici con fiducia.
Provate ad immaginare di essere italiani con orgoglio, che è una di quelle cose che sono rimaste soltanto alle seconde generazioni.
Provate a pensare di essere in un paese normale.
E in questo paese normale, un alto funzionario vi sottopone a razzismo verbale per due ore.
Vi dice Peccato che tu abbia la cittadinanza, che non si può togliere o strappare come un permesso di soggiorno, altrimenti ti rispedivamo al tuo paese.
Immaginate che però il vostro paese sia questo, perchè ci siete nati, perchè ne parlate la lingua, il diletto, perchè siete italiani, in tutto e per tutto.

E poi, fate un altro sforzo.
Pensate invece di essere tunisini.
Tunisini al cento per cento. Nati a Sfax, emigrati a vent'anni.
E di trovarvi nella stessa situazione.
Ma senza un avvocato, che invece Quell'Uomo aveva.
E senza tutti i dirigenti nazionali della più grande associazione d'italia che ti chiamano il giorno dopo per sapere come stai e se hai bisogno di qualcosa.
Sentendovi in difetto.
Perchè questa è un'altra delle conseguenze viscide del razzismo: ti fa sentire in difetto, come se fosse una colpa. Anzi, come se fosse colpa tua.
Senza una fidanzata a casa da poter chiamare, che sa dove sei e cosa sta succedendo.
E soprattutto con un permesso di soggiorno, quello si potenzialmente annullabile per mano di chi ti sta accusando senza ragioni.
Pensate a quanto sareste deboli, e ricattabili.
Questo è quello che succede, continuamente.
A persone che non conosciamo e di cui nessuno parla.

Che sia successo a Quell'Uomo lo ha reso una notizia.
Sono arrivati i giornalisti, e i poliziotti, grazie all'avvocato, si sono scusati.
Formalmente e personalmente.
Hanno schiacciato due o tre tasti dolenti, ma poi è finito tutto lì.
Davvero, a raccontarlo, non è successo niente.

Ma credo possa aiutare a riportare le ingiustizie sul giusto piano.
Siamo abituati ad un mondo così schifoso, che diventa un'ingiustizia se ti ammazzano.
A volte se ti picchiano, ma tanto.
Il razzismo verbale è poca cosa.
Ci siamo abituati.
Poliziotti razzisti? Ma dai, che scoperta.

Le ingiustizie non sono soltanto ingiustizie.
Sono la cartina di tornasole di un paese.
Non è successo niente.
Ma è un niente che in un paese democratico non dovrebbe succedere.
Ed è un niente che, per molti, è l'anticamera di un rimpatrio.
Permesso di soggiorno revocato, e via.
Un paese di serie b, dove i diritti sono labili, e la quotidianità violenta.

Io credo che dobbiamo fare una cosa, tra le tante.
Dobbiamo incominciare a riabbasare la soglia di tollerabilità alle ingiustizie.





2 commenti:

Anonimo ha detto...

Che poi, dai, ma che sfiga è, che tu attraversi il Mediterraneo in ottocento su uno zatterone che ne potrebbe contenere dodici, notte e giorno, giorno e notte, trattieni a stento i tuoi bisogni, non mangi, non bevi, non tocchi una donna e la prima cosa che vedi, sbarcando a Lampedusa, è Quell'Uomo. Che magari gli dice una battuta delle sue. Dai, per forza si fanno gli autorimpatri da soli, a nuoto...

lanessie ha detto...

:-D
anonimo scemo...
:-)