giovedì, aprile 14, 2011

REPORTAGE INDIRETTO DA LAMPEDUSA n°1

Tre decolli e tre atterraggi e Quell'uomo è arrivato a Lampedusa.
Sceso dall'aereo, un gigantesco striscione bluforzaitalia l'ha accolto con un Benvenuti a Lampedusa!
In realtà, dice Quell'uomo, l'isola sembra genova durante il g8.
All'ora di pranzo non aveva ancora incontrato nessun isolano, ma soltanto poliziotti e militari.

Nella casa dove dorme - una casa affittata dall'arci, che non ha abbastanza soldi per comprare una villa e far sentire i volontari davvero lampedusani - fino a ieri sera dormivano anche due giornalisti free lance che non sono riusciti a riprendere assolutamente nulla di rilevante.

I due luoghi di sbarco sono costantemente presidiati e nessuno può avvicinarsi.
L'impressione che ho io, davanti ai racconti di Quell'uomo, è che la tesi sentita da più parti - e cioè che la crisi di Lampedusa sia stata voluta per giustificare l'allarmismo e spaventare chi dalla Tunisia stava decidendo di partire - sia confermata dal fatto che, adesso, tutto funziona regolarmente.
Se per tutto si intende, ovviamente, il fatto di far sbarcare le persone, metterle nei centri e rispedirle in Tunisia, senza controlli, senza valutazione delle domande di asilo.

L'isola, dice Quell'uomo, galleggia nella diffidenza.
Gli stessi migranti non si fidano l'uno dell'altro, perchè sembra che alcuni mediatori culturali siano di fatto spie della polizia. E che questo sia vero o falso, comunque la voce stessa basta a far chiudere in sè stessi tutti i migranti.
Perchè, fuori dai centri, qualcuno c'è.

Alì, ad esempio, che è scappato e adesso lavora dal Manolorda locale, che io ovviamente non ho visto, ma che mi immagino come un chiosco unto pieno di panini unti e di beck's in bottiglia, unte per osmosi.
Alì aspettava la madre, che è sbarcata ieri, e adesso si chiede come fare, per ottenere un permesso d'asilo, e invoca la croce rossa.
Quell'uomo traduce e si è già innamorato della storia di Alì, come giustamente deve essere.

Perchè insomma, a volerle vedere, Lampedusa galleggia anche sulle storie.
Storie di persone indebitate, di piccoli adulti con il peso di una famiglia sulle spalle, che hanno diverse ragioni per migrare come diverse sono le persone.
Storie che la militarizzazione impedisce di ascoltare, di raccogliere e di raccontare.
Perchè se uno ascolta una storia, poi finisce per innamorarsene. E a quel punto diventa difficile ostinarsi a dire Fora di ball.

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