lunedì, giugno 09, 2008

PERLE AI PORCI


Doveva venirmi il dubbio, che sarebbe stata una giornata da buttare, quando dal pullman sono scesi quindici piccoli adolescenti, in fila indiana, ognuno col suo piccolo sacchetto arancione pieno di vomito, da buttare nel cestino.
Doveva venirmi il dubbio che sarebbe stata una giornata difficile quando uno di loro ha insistito per tenerlo in ricordo.

Gli incubi psicoanalitici della notte, poi, contribuivano. E' a voi che ho tagliato le gomme della macchina, verso le quattro del mattino, sentendomi poi in colpa per tutta la fase Rem? Nel caso scusate, è lo sfogo del mio Mr Hyde che ieri sera avrebbe accoltellato qualcuno di umano e che invece si è sfogato sulla vostra automobile onirica.

Quindi, morta e dubbiosa, ero in Piemonte già alle nove, con i piccoli adolescenti che buttavano via il loro stomaco mentre io allestivo il Laboratorio Didattico "Perle ai Porci".
Una settimana di lavoro, di programmazione, i fiori rossi di cartacrespa, la minuzia dell'alestimento, la cura dell'idea. Eravamo sicuri di avere pensato a tutto. Mi ero anche ricordata il panino del pranzo.
Ma una cosa l'avevamo sottovalutata.
Erano cinquanta piccoli adolescenti. E non avevano mai visto un prato.

Men che meno un bosco. Nessun grillo, mai una cicala. Lucertole poche. Le vespe e le api si, e fanno paura. Ragni?!? L'odore delle foglie fa schifo. Io qui non mi ci siedo: è umido! Il sole è caldo. All'ombra fa freddo. Io lì con i piedi non ci vado, mi fa orrore. Se mi siedo sull'erba si sporcano i jeans. Ho qualcosa nei capelli. Oddio, cos'è quella cosa che salta? Ho i sandali, e se mi si rompono? Ma io ho le nike bianche! Ho qualcosa sulla spalla?!? Ma io sono vestita di chiaro, come faccio!?! Non ho sentito, come si fa a sentire con tutti questi uccellini che fanno casino?!?
Ma soprattutto.
Jennifer. O Jessica. O Josephine. Un nome così, con la J. Che mi ha detto:
Io qui non mi ci siedo, perchè l'erba mi sporca i pantaloni bianchi, e se tu vuoi farmi sedere lì, ti dò il cellulare, chiami mia mamma e glielo dici tu, perchè altrimenti io torno a casa dalla gita e lei mi ammazza!

L'avevamo sottovalutato. Volevamo fare un laboratorio nel bosco, e invece bisognava fare un laboratorio sul bosco. Spiegare ai genitori che nelle gite ci si mettono i jeans e non le minigonne, dire ai bambini "Tranquilli è tutto a posto", dovevamo avvicinarci con cautela ai grilli, alle cicale, alle pericolosissime mosche, alle schifosissime foglie umide. Alzare i sassi e muoverci nel bosco. Scoprire che c'è un mondo fuori dal centro commerciale, che i cerbiatti esistono anche fuori dal lettore dvd.
E' colpa nostra, forse, che pensavamo che a dieci anni, anche nel 2008, potesse essere divertente attraversare un rigagnolo d'acqua e non trasformarsi in una fonte d'ansia per le scarpe nuove.

Noi che pensavamo di parlare con loro di democrazia, di radici della Costituzione, del coraggio delle scelte.
E loro con una paura viscerale delle mosche, delle foglie e delle macchie verdi sui pantaloni, dei rumori sconosciuti, della pioggia, dell'umido, ma anche del sole.
Terrorizzati. E quindi distratti. E quindi scontenti. E quindi tristi. E anche annoiati. Ma soprattutto terrorizzati.

C'è un problema di comunicazione.
Forse ci siamo persi qualcosa. Ci siamo distratti un attimo e abbiamo iniziato a dare le cose per scontato.
Mi ricordo perfettamente l'ultima volta che mi sono sentita così.

Era la sera del 14 aprile. La sera delle elezioni.

12 commenti:

Tom ha detto...

Bisogno mica di un educatore ambientale, per la prossima uscita?

^_^

lanessie ha detto...

io no. ma loro si.
:O)

Tom ha detto...

A parte gli scherzi... è una situazione che conosco fin troppo bene! Questi marmocchi figli delle console, del microonde e degli Iperstore non hanno idea di che cosa sia un'uscita in campagna.

E la cosa grigia è che nemmeno i loro genitori ne hanno idea. E quelli che invece un'idea ce l'hanno perchè praticano sport estremitroppifighi sono troppo impegnati a fare gli avvocati per occuparsi di aiutare il figlio a preparare la borsa.

Un'idea spassosa sarebbe di togliere la patria potestà a questi genitori yeppa-yeppa e di far vivere i figli in comunità agricole e forestali!

^_^

Anonimo ha detto...

Hanno paura dell'umido, ma anche del sole.

Tragico.

Eppure tutto questo rende il nostro impegno non solo più necessario, ma più urgente...

Su, abbracciamoci, e torniamo a prenderli a calci in culo!

lanessie ha detto...

sarebbe un'idea spassosa solo se non toccasse a noi fare gli educatori delle comunità agricole e forestali! :O)

lanessie ha detto...

o'pastore: lo prendi tu a calci in culo, un adolescente armato di sacchetto pieno di vomito! Io al massimo lo prendo a pietrate da molto lontano!
:O)

Anonimo ha detto...

Ti han fatto sudare freddo, eh!

educazione ambientale:
è per questi adolescenti d'asfalto che nasce il bisogno di un educazione ambientale...
e non per ado-biologi dalle mamme bio!

... comunque i pantaloni bianchi dovevi colorarglieli di palta!

Teonzolo

Anonimo ha detto...

...effetti collaterali da playstation...

lanessie ha detto...

@Teonzolo: mah, sudare freddo....li avrei soffocati in una cacca di mucca, quello si. Ma più che fatica, depressione.

@ lettore padovano: forse da centri commerciali anche di più.

Anonimo ha detto...

Ma davvero voleva tenere il vomito per ricordo ?

ciao

lanessie ha detto...

mi assumessero alle poste se non è vero...!

Anonimo ha detto...

vivo nel profondo Nordest, in una cittadina di 20.000 abitanti, in montagna. il mio quartiere si sta "slavizzando" a una velocità impressionante. c'è un piccolo parco giochi, nel mio quartiere. con i giochi in legno, immerso in un prato. il mio quartiere si è svegliato in queste prime serate quasi estive. e si è scoperto slavo per i bambini i grandi i vecchi che ora girano per le vie. che organizzano partite di calcio al parco giochi. gli uomini a giocare. le donne a chiacchierare e mangiare pop corn. a offrire pop corn e larghi sorrisi a noi (poche) autoctone che decidiamo di uscire anche noi la sera, col bambino. Vivono il quartiere, se ne appropriano, lo indossano come un guanto. il quartiere ridiventa barrio.
i bambini vanno a fare la spesa per la mamma, a piedi, la mattina, da soli.

come se questa fosse ancora la cosa normale che IN REALTA' E'!!!

vengono da fuori per dirci, in silenzio, che rischiamo di tirare su i nostri figli come dei deficienti. quelli che la play station. e quelli che lo sport a tutti i costi. in egual misura forse. vengono a dirci, senza dircelo, che può anche non essere così.

Manuela