martedì, maggio 01, 2007



STORIE DI PRIMO MAGGIO


Nella mia adolescenza musicale io ho avuto anche un fidanzato musicista e psicosomatico.

Suonava il basso e io mi innamorai irrimediabilmente di lui un pomeriggio che gli prestai la mia matita per gli occhi prima di vederlo salire sul palco di un postaccio nei vicoli dove adesso spacciano eroina. E forse anche all'epoca, non so, io ero adolescente e innamorata e non avevo tempo per queste cose.

Psicosomatico non lo è stato fin da subito. Anzi, a dire la verità, al nostro primo viaggio romantico al Salone della Musica di Torino, quella con le coliche ero io. E sprecai una meravigliosa sottoveste che all'alba dei miei sedici anni mi sembrava molto osè, comprata per l'occasione alla Coin. Qualche mese fa l'ho rivista e mi è sembrata meno erotica di un maglione di pile. Comunque rimase in valigia, mentre mi rotolavo in lacrime nel primo letto a due piazze della mia vita.
Nei cinque anni successivi, comunque, forse per farmi scontare le coliche della prima notte in albergo, lui iniziò ad utilizzare la sottile arma inconscia della somatizzazione.

Ci fu una volta in cui svenne nello stretto lembo di terra che portava verso l'agriturismo. Tutto era buio e probabilmente da qualche parte si nascondevano le fiere della savana. Lui iniziò ad illuminarsi di una luce verdognola nel buio, e poi svenne. Poi, insomma, in qualche modo lo trascinai verso la camera dell'agriturismo ma non ho ricordi di memorabili notti d'amore circondati da grilli e cicale.


Poi ci fu la volta che gli venne la febbre a quaranta a capodanno.

E quando io decisi che volevo, assolutamente volevo, andare a vedere il Concerto del Primo Maggio a Roma dalla prima fila, lui si fece devitalizzare un dente il 30 aprile.

Io, che non è mica solo nel teatro che non so delegare nulla, avevo pensato a tutto. Biglietti del treno, una stanza in un alberghetto abbastanza sporco, abbastanza fuori, abbastanza poco caro da poterlo pagare io, che lui dei soldi in tasca niente e tu lo sai, e mi pagavi il cinema stupita e non ti era toccato farlo mai.


Due ore di sonno, tanto è vero che uscimmo dall'albergo prima che iniziassero ad apparecchiare i tavoli per la colazione.

Arrivati in piazza San Giovanni eravamo, in effetti, in seconda fila.

Per essere in prima fila bisognava dormire lì nei sacchi a pelo. Ma io l'ho scoperto quella mattina nell'alba di roma che si poteva anche fare un viaggio senza pagare un albergo. Ero un'adolescente un po' tonna, in effetti.

Comunque seconda fila, e con una mano potevo toccare le transenne.

Lui aveva lo zaino con i panini e l'acqua, perchè di sacchi a pelo ne capivo poco ma di concerti molto, ed ero preparata a tutto. Almeno tre litri d'acqua nello zaino, e ricordo di avere scambiato uno dei dieci panini al prosciutto con ogni sostanza rinvigorente, legale e soprattutto illegale.


Seduti sul prato, la guancia del fidanzato psicosomatico cresceva. Intorno a mezzogiorno sembravo fidanzata con DonCiacCastoro.

Stai male amore? No no tranquilla, ce la faccio.


All'una salì sul palco il primo dei più sfigati dei sfigati dei gruppi di spalla.

Ma le file di persone annoiate, che nel frattempo erano diventate un centinaio, e soprattutto erano composte da persone che avevano dormito e avevano fatto colazione, non vedevano l'ora di alzarsi e cominciare a spingere.

Così, dall'una alle quattro, fu tutto uno spingere e un urlare e un Famme famme a me un'intervista, mentre sul palco era tutto un Aho, alza en spia che nun se sente un cazzo, A-a-a-prova.

E la guancia del fidanzato psicosomatico cresceva. E alle quattromeno dieci ero fidanzata con un criceto che fa le provviste per la guerra nucelare.

Tutto bene, amore? Sci sci, tranquilla.


Quando alle quattro sullo schermo apparve il -3 -2-1 SIAMO IN ONDA, il fidanzato psicosomatico mi guardò e mi disse Credo di stare per svenire.

E, nell'inevitabile contatto di 500.000 persone che spingevano e pressavano sulle prime due file, io non potei non sentire le sue ginocchia che cedevano.

Così, tenendogli un braccio intorno alla vita, cominciai a sbracciarmi cercando di attirare l'attenzione di una delle montagne di muscoli denominate STAFF che si aggiravano al di là delle transenne.


I documentari di quark spiegano che le montagne di muscoli che lavorano nei concerti camminando come un omino del playmobil gonfiato con la pompa della bicicletta, odiano moltissimo due cose: la musica e la folla.

Ma c'è una cosa che odiano di più. E sono le ragazzine sceme che svengono appena inizia il concerto dopo essere state in piedi tutto il pomeriggio.

Così la montagna di muscoli mi tese il braccio urlando Ho capito ragazzi' che stai male. Aggrappate ar braccio che te tiro fuori.

E io di risposta, Non sono io che sto male, è il mio ragazzo.

Lui, di risposta Ho capito ragazzi' che stai male. Aggrappate ar braccio che te tiro fuori.

E io di risposta, No scusa, non sono io che sto male, è il mio ragazzo.

E intanto il mio ragazzo psicosomatico sveniva al mio fianco.

La montagna, a quel punto decisamente irata, Ma che voi ragazzi'? Se stai male aggrappate ar braccio che te tiro fuori.

Mentre il fidanzato psicosomatico veniva sempre più sommerso dalla folla che intanto pogava come si pogava solo negli anni '90, io decisi che dovevo tentare la mossa da stuntman.

Così mi aggrappai al braccio della montagna, a quel punto felice di poter dimostrare la sua utilità sociale, e con l'altra mano mi aggrappai ad un punto imprecisato del fidanzato psicosomatico.


La Montagna mi tirò fuori con semplice gesto del braccio, e solo a quel punto potei dirgli nell'orecchio Non sono io che sto male, è il mio fidanzato, quello a cui sono attaccata con la mano che non è abbarbicata al tuo notevole bicipite.

Ah, disse la Montagna, mica avevo capito.


Il fidanzato psicosomatico venne tirato fuori dalla folla e sdraiato su un lettino della croce rossa con le gambe in alto. Lui sembrava una teiera verde con un solo manico. Io un'adolescente in lacrime.


Tutto il resto è una serata senza storia, di me accasciata in un angolo col broncio e una serie di sconsolati Comunque non è colpa tua, ti amo lo stesso.

E la scoperta che le star della serata erano Biagio Antonacci e Vasco Rossi, che a me mi ci fanno pure schifo.



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