lunedì, maggio 14, 2007



Il blog non è un diario segreto.
Il blog è Pulcinella, e la nostra identità è nascosta quanto quella dei bambini che chiudono gli occhi per non farsi vedere.
Così i blog servono più per raccontare tutto quello che non si ha il tempo di dirsi, piuttosto che per costruire una vita segreta parallela.
Nascosti dietro identità meno segrete di superpippo e paperinik, tentiamo di raccontarci con un certo stile, quando riusciamo, e usiamo le immagini in mancanza di tempo o parole per dire tutto quello che scorre tra il cervello, la lingua e le dita.
E' il nostro spiraglio di socialità, uccisa dai tempi precari.

Scriviamo il nostro diario quotidiano con la stessa riservatezza di chi litiga ad agosto con le finestre aperte. Ma se il blog è il segreto di pulcinella, pulcinella è il nostro censore: sappiamo benissimo chi leggerà quello che abbiamo scritto, e dalle sue eventuali reazioni ci facciamo condizionare.
Non abbiamo la chiave del lucchetto del blog, e se non vogliamo che qualcuno sappia qualcosa, semplicemente scriviamo qualcos'altro.

Così, la mia storia del pulmino palestinese è stata censurata e tagliuzzata e quella degli ulivi è rimasta in cantiere due giorni, prima di essere pubblicata.
Perchè sapevo che avrebbe fatto male ad un imprevedibile ex fidanzato alla ricerca di notizie su di me.
E infatti così è andata. Prevedibile impevedibilità.

Io sono la donna delle porte sempre aperte e odio far del male a qualcuno.
La parola Mai a me fa male e la parola Addio la lascio ai francesi, che a Parigi significa soltanto Ci vediamo dopo.
Perciò ho aspettato, e per non parlare degli ulivi palestinesi ho aperto il capitolo delle Storie di seggio, che ho scritto male perchè non ne avevo voglia e adesso, menchemeno, mi va di continuare.
Perchè io adesso penso agli ulivi.

Così alla fine ho ceduto.
Ho scritto il post. E mentro lo scrivevo, pensavo che il blog forse non sarà un diario segreto.
Ma dentro ognuno mette comunque la sua vita e la sua imbarazzante, complessa quotidianità.
Io, poi, anche volendo, non riesco a raccontare balle per iscritto, che poi le pagine rimangono lì, alla mercè dei posteri e di google. E della mia incapacità atavica di mentire.

Dieci mesi di blog, se letti uno dopo l'altro, sono tutta la mia vita incasinata, che adesso si arrampica intorno ad un ulivo palestinese.
E quindi l'ho pubblicato, il post, anche se sapevo che ci sarebbe stata un' Imprevedibile conseguenza.
Perchè non avrebbe avuto senso non farlo. La censura si alimenta della nostra paura di scrivere.

I blog, alla fine, sono una mera questione di ombre platoniche.
Chi legge vede solo una parte della questione, e spesso confonde una candela con la Torre di Pisa.
Ma conservare il diritto di scrivere e di raccontare, al di là delle conseguenze e delle confuse interpretazioni, è un tassello della nostra libertà.

2 commenti:

e.talpa ha detto...

Adesso vedo se ci sono delle mail.
Poi penso che risponderò, e magari farò un post anch'io.

Che l'immagine che traspare, non mi sembra quella giusta. Che ancora non hai capito, che non è tanto il post degli ulivi, quanto la combinazione cose che mi hai detto - cose che mi hai scritto - post degli ulivi. E siccome al telefono mi hai dato una scansione temporale diversa, io credo che il post degli ulivi fosse proprio di domenica, dopo la tua mail di giovedì. E allora, scusami, non capisco perché io invece devo continuare a passare da stupido solo per non dire cose che mi hai chiesto di non dire.

e.talpa ha detto...

Allora, io non parlo di quello che vedo sul blog, ma di quello che mi hai scritto privatamente. Che mi hai mandato una mail contemporaneamente alla storia di seggio, ed è per risponderti che sono "andato in cerca di notizie", non sono ancora un voyeur. Nessuna Torre di Pisa, solo quello che mi hai detto.

Non ho mai pensato di censurarti, se lo fai da sola lo capisco ma non so cosa dirti; non farlo.
Per il resto, prossimamente sul mio blog
http://etalpa.blogspot.com/