lunedì, luglio 28, 2008

...SETTE ANNI DOPO SEMPRE QUELLA FACCIA...


Sette anni dopo il G8 siamo tornati tutti a vedere Manu Chao, facendo finta di niente, fischiettando sugli anni che passano.
Gli amici con le stesse intelligentissime infradito, la piazza più o meno la stessa, sempre il Manifesto nella borsa.
Sette anni che non sono nulla, ci dicevamo, se mantieni lo stesso spirito, la stessa critica, la stessa voglia.
Ce lo siamo ripetuti per tutto un pranzo della domenica affollato  e ipercalorico.

Io ho retto per tutta l'attesa fuori dai cancelli e per tutto il primo gruppo, che poi era Kusturica, e ci credo che ho retto, che il suo concerto inizia sempre con l'inno nazionale sovietico e ti senti a casa.
Poi, basta.
Mi è salita un'acidità  di stomaco che volevo morire.
Ben prima di Manu Chao sognavo un alkaseltzer.
Ma negavo l'evidenza chiaccherando con gli amici che spuntavano come pratoline tra la massa sudata.
Una chiacchera, un rutto, a volte due. Ma abilmente nascosti con grazia.
E ostinatamente ignorati.

Quasi a mezzanotte sale sul palco manu chao.
Folla in delirio, adolescenti in assetto da pogo, trentenni in tenuta da rimembranza.
E io, lì, esattamente dopo il primo accordo, inizio a stare male come un gambero in una zuppa di pesce.

Me dicen el desparecido...
Rutto da camionista
Que cuando llega ya se ha ido
Un pugno nello stomaco, fisso
Volando vengo, volando voy
Sudore
Deprisa deprisa a rumbo perdido
Crisi di sbadigli
Perdido en el siglo...Perdido en el siglo
Nessie, vuoi una birra?
Mmmm, no, va'. Prendo una pepsi.

Non serve.
Su Clandestino la gente salta e io vorrei soltanto una tisana alla melissa e un divano accogliente.
Quando parte La vaca de mala leche io ho anche il singhiozzo e mi sento un'imbecille. 
Tequila, sexo, marjuana e bicarbonato, grazie.

Vado avanti tutto il concerto che sembro la copertina di Uomini & camion. 
Quando finisce anche l'ultimo bis, mi incammino a piedi verso casa, che ormai sono le tre ma il pranzo non vuole saperne di digerirsi.
Un passo, un singhiozzo, un passo e una cattiva digestione.

Dopo credo cinque o sei ore di cammino, arrivo a casa.
Passo davanti al chiosco delle angurie.
Discussione delle quattro del mattino (da leggersi con forte accento genovese)
- E te lo dico io, te lo dico, qual'è stato il vero scandalo del G8. Che quelli lì sono venuti qua ad urlare Polizia fascista e tutte quelle robe lì. Te le urli a casa tua, quelle cose, mica qui che sei ospite!
- Belin, giusto. Che se le vadano a urlare in piazza tienammen quelle cose, che se le vadano.

Il mio stomaco e la Storia: di sette anni inesorabilmente più vecchi. 

4 commenti:

Anonimo ha detto...

E il seguito del discorso..?
dove usciva "che sti sueni sè ciantan i spinelli in te brassa" non è stato detto??

lanessie ha detto...

non saprei. La mia comprensione della lingua del secolo XIX si ferma molto prima :O)

Anonimo ha detto...

se volete offro la traduzione!

"questi giovani si piantano gli spinelli nelle braccia"

lanessie ha detto...

ah ècco, grazie...:O)