giovedì, agosto 16, 2007


PARCHEGGI GIAPPONESI

I nipponici, me ne dispiaccio, arrotolano tutto il mio inconscio razzista su una pinza e me lo estraggono dalla bocca, come un dente del giudizio.
Io che la multiculturalità e la bellezza delle differenze, con i giapponesi faccio fatica.
La cultura nipponica sta alla Nessie come il cus cus ad un bergamasco.
Per anni ho pensato che il sushi mi avrebbe liberato dai miei blocchi fatti di fumetti di cui non trovo l'inizio e film di cui non riesco a pronunciare gli attori.
Piace a tutti, il sushi.
Piace a tutti da morire, il sushi.
Piacerà anche a me, il sushi.
E una sera, finalmente, mio fratello Paolino mi porta a mangiare il sushi. E io i nipponici continuo ad odiarli preciso preciso come la sera prima.
Poi ci torno un'altra volta, e va meglio. Forse perchè avevo fatto galleggiare il sushi in un fiume giallo di salse.
Anche se, devo dirlo, in fondo i giapponesi li trovo geniali, con questa cosa del sushi. Sono arrivati in occidente, con le loro valigie piene di salmone a fettine, dopo che i cinesi avevano già distrutto il mercato. Quando cibo asiatico faceva rima con topo. Quando ormai l'Asia al ristorante erano i punti per portarti a casa un orrido vaso in porcellana, insieme al riso alla cantonese, numero 12. Ma i giapponesi sono arrivati, hanno aperto le valigie, hanno tirato fuori salmone e foglie di bambù e si sono inventati il peggior rapporto quantità-prezzo dopo la nouvelle cousine.
E ha funzionato.
I giapponesi sguazzano nel capitalismo.
In ogni caso, finisce che ieri, dopo un pomeriggio di spostamento mobili, venticinque cambi di idea al secondo, non me la sentivo di portare l'Imprevedibile Rivoluzionario - puntualmente arrivato dalla ValdiSusa per regalarmi gli ammenicoli di un computer e finito a montare un fouton con gli attrezzi sbagliati - al ristorante asiatico di serie topo. Così mi viene in mente il sushi bar.
Ed è lì che ho rivoluzionato la mia idea di Giappone. Perchè ho scoperto il tapirroulant di cibo. E mi sono divertita come una pazza, ad aspettare il cibo come le valigie all'aeroporto.
...e per stare dietro alle mie banane fritte che non arrivavano mai, e venivano intercettate nelle cucine per essere sostituite con orride gelatine color ogm, facciamo tardi.
Usciamo per ultimi e troviamo la macchina chiusa nel parcheggio. Che ci guarda solitaria da dietro un'inferiata semi chiusa.
L'Imprevedibile Rivoluzionario mantiene insperabilmente e carinamente la calma, e io parto alla ricerca della guardiagiurata. Che dice Si signorina dieciminuti e arrivo. E ne lascia passare quindici per dimostrarci, come del resto era vero ed evidente, che avevamo torto.
Poi arriva ad aprirci.
L'Imprevedibile Rivoluzionario, nel frattempo, trovata la saracinesca mezz'alzata, striscia come un indianaGions delle valli e sposta la macchina fino all'uscita, per guadagnare tempo.
E stiamo lì, a fare le chiacchere come a SanVittore. Lui dentro, io fuori.
La GuardiaGiurata arriva e dice che Guai all'Imprevedibile Rivoluzionario che era strisciato sotto la sbarra come un IndianaGions delle valli, violando così una proprietà privata. Adesso lui ci apriva, si, ma noi stavamo rischiando di fargli perdere il posto di lavoro.
Noi diciamo in coro Ci scusi, mai avremmo pensato di mettere a rischio il posto di lavoro di nessuno, si figuri, scemi noi che non abbiamo visto l'ora tra una banana fritta e una difficile digestione.
Perchè questa, rincara la GuardiaGiurata indifferente alle scuse, è ProprietàPrivata. E se voi lasciate la porta aperta a casa vostra io mica entro.
Per inciso, io c'è una cosa che odio più dei giapponesi. E sono le risse. Le risse tra maschi, poi, con tutti quegli ormoni che volano prima delle sberle. E così cerco di prevenire il peggio, sorridendo e dicendo Certo, ha ragione ci scusi ma...
Nel frattempo, anche l'Imprevedibile Rivoluzionario, Imprevedibile, manteneva una calma invidiabile, al di là delle sbarre.
Ma la Guardia Giurata invocava la polizia, i carabbinieri, il giudice, la sua famiglia e i suoi bambini con il padre disoccupato perchè noi eravamo passati sotto una saracinesca alzata in un parcheggio vuoto con le luci accese. Alla undiciemmezza. E se mi licenziano è colpa vostra, diceva accarezzando la pistola con aria distratta.
Lì ho iniziato a pensare che alla fine una rissa poteva anche essere una buona idea, ogni tanto.
Così, per digerire il sushi.
Invece poi l'istinto di sopravvivenza ha disegnato sorrisi di scuse sulla mia bocca, come mi succede sempre anche con le ragazzine dei callcenter Che lo so, sai, che fai un lavoro di merda.
E con le GuardieGiurate è uguale, anche se hanno una pistola che intimorisce più di un'offerta speciale.
E alla fine ci apre, la GuardiaGiurata, ancora invocando il Signore e la SantaTrinità in difesa della proprietà privata.
E io mi chiedevo, ma che proprietà privata se qui dentro è tutto asfalto, e l'unica cosa di valore è una macchina. Nostra. Punto interrogativo.
Ma la domanda galleggiava lì, tra il salmone e il wasabi, senza il coraggio di una risata disarmante: perchè licenziare un lubranotto per non aver difeso quattro piloni d'asfalto da una Cenerentola ritardataria? Qual'è il senso di una proprietà privata vuota e aperta? Perchè difenderla? Ma siamo stati zitti.
E ci siamo scusati ancora.
E abbiamo detto altre trenta volte Ha ragione lei, anche se non era proprio vero.
E siamo filati via, chi verso un ritorno a casa, chi verso tre ore di sonno.
Perchè la storia insegna che è difficile discutere di marxismo con chi porta una pistola nella fondina.

9 commenti:

Anonimo ha detto...

Ha del grottesco questa storia, che ieri ho litigato con la Talpa su msn, perchè trovava esilarante la presa per il culo del compagno giurato. Allora, quando ho tirato fuori un monologo, una punta isterico, in stile Nanni Moretti drag queen con un'unghia spezzata, la storia è diventata 'siamo stati minacciati da un fascista ma io lo capisco, che fa un lavoro di merda'.
Questa versione, invece è 'siamo rimasti chiusi in un parcheggio'.
Beh, sai cosa ti dico?
Se mi recuperate la guardia giurata lo intervisto e ci faccio su una sceneggiatura.

lanessie ha detto...

@ e.
Io non lo vedo il contrasto, in tutto questo.
Si, il lubranotto era un coglione e, si, era un fascista. E ci ha minacciati di arresto.
E invece di incazzarci l'abbiamo preso in giro, dopo, ridendoci su.
Ciò non toglie che la guardiagiurata sia un lavoro di merda e neanche che la macchina dell'Imprevedibile Rivoluzionario fosse rimasta chiusa nel parcheggio per colpa nostra.
Gli avvenimenti sono stati molteplici, non è la versione che è cambiata.

Ma perchè una litigata? E da quando ci piacciono le storie con un solo punto di vista?
...NanniMoretti Drag Queen io la lascerei ad incazzature più serie, come le unghie spezzate.

e.talpa ha detto...

In effetti, la tentazione di dire al lubranotto "Non sono arretrato a Venaus, non arretrerò qui" c'è stata. ;-P Ma è poco saggio farlo quando il tipo con cui parli è preso male per i fatti suoi, è armato, e soprattutto hai bisogno di lui per riavere la tua macchina :-P

Grazie per il complimento sul carinamente la prossima volta forse risulterà anche meno Imprevedibilmente ;-P

@Ema: prendere per il culo un compagno non lo troverei divertente, rimanere chiusi in questo piccolo San Vittore, alla fine, sì, molto! Una buona conclusione di una giornata mobili e tapis roulant divertenti.

lanessie ha detto...

...ma poi cos'è tutta questa anima pasoliniana sul mio blog, che chiamate compagno il lubranotto, così per partito preso? :O)

Anonimo ha detto...

Se vi può consolare ieri ho scazzato tantissimo col chimico perchè voleva andare a chiedere la focaccia fuori orario a un panificio che aveva la serracinesca mezza abbassata.

Io penso che molto pasolinianamente dovremmo rifletterci sull'attenzione che diamo alla gente che lavora.
Su quella che pretendiamo noi nel nostro lavoro e su quella che diamo agli altri.

Che la rivoluzione non si fa mica senza i lavoratori.

Comunque ho deciso, andrò a intervistare il compagno guardiano :-)))

Anonimo ha detto...

Scusate, mica per dire, ma per me l'uguaglianza uno che lavora=compagno è un tantinino una cazzata. Anche i fascisti mangiano e quindi si suppone che in qualche modo la pagnotta a casa la portino. O no?
E se uno è disoccupato/precario? Non la può fare la rivoluzione?
Che se uno sfigato, che ha avuto una vita orrenda ed è cresciuto fascista e poi ha fatto palestra e gli han dato una pistola per fare la guardia (cioè un mestiere mensissimo), potrà anche avere delle attenuanti, ma simpatico non mi sta.
Solo una cosa per difendere il chimico: quando lavoravo in pizzeria c'era sempre un ragazzo marocchino che veniva quando la serranda era mezza su mezza giù: non se n'è mai andato senza la sua pizza... Se si è disposti a sentirsi dire di no e accettarlo con un sorriso, che male c'è a chiedere? Nel caso dei panifici, finchè c'è anche un solo misero panino sicuramente ve lo daranno contenti: lo so per certo... ho tre generazioni di panettieri alle spalle...
Giuli

lanessie ha detto...

Credo francamente che il rispetto sia qualcosa che non c'entra nulla con la regola.
Una saracinesca mezza giù è una regola. Dice: Non entrare. Ma le regole è bello tirarle di qua e di là come gli elastici quando ci annoiavamo in classe.
La saracinesca mezza giù è un incentivo al tiraemmolla.
E' come la contrattazione al mercato arabo o a PortaPortese.

Il rispetto, invece, quello non è un elastico. Se ti disturbo, se ti chiedo di più, ti ringrazio anche, di più. E ti sorrido. E, certo, è tuo diritto dirmi di no.

Perchè la Rivoluzione si fa con i lavoratori, certo, ma anche con il rispetto e, soprattutto, stropicciando le regole.

Anonimo ha detto...

Primo punto: è dato per assodato che il padrone del panificio vi vende l'ultimo panino e sorride. La commessa che stava uscendo è quella a cui il padrone fa ri-mettere il grembiule, vi fa servire e lei esce dieci minuti dopo. Poi non è che ti pagano di più. Io ci sputavo, se potevo, quando lavoravo nella gelateria, a quelli che entravano con la serracinesca abbassata. Ma non potevo quasi mai :-/

Secondo punto: nessuno ha detto che lavoratore uguale compagno.
Ho detto che la rivoluzione si fa con i lavoratori oppure non si fa. Se le guardie giurate che adesso sono fasciste rimangono fasciste la rivoluzione non si fa. Se la commessa del panificio mi riconosce sulle barricate e dice io la rivoluzione con questa stronza che mi ha fatto perdere il treno per il mare non la faccio, non si fa.
Il punto è che noi ci siamo. Siamo una nutrita schiera di intellettuali di sinistra con le idee chiare. Ma da soli non facciamo altro che parlarcele addosso le nostre idee chiare.
Io penso che li dovremmo schifare un po' meno i fascistelli, i beceri leghisti, i teocon, e che dovremmo cominciare a parlare con loro.
E, mettiamo che uno pensa che la rivoluzione non si può fare e tutte quelle stupidaggini lì. Mettiamo che la rivoluzione non si può fare, io penso che se siamo in democrazia sono i loro voti che ci servono per governare.
E allora io ci penso alla loro fatica e sono gentile anche se sono fasci, e mostro la mia vita a testimoniare che ho una stramaledetta ragione, che si sta meglio io che fasci incazzati.

Terzo punto: questa discussione è bellissima. E io la voto come argomento dell'autunno 2007. Ma quando non ne potete più spegnetemi, eh...

Anonimo ha detto...

Noi (noi chi?) siamo una nutrita (?) schiera di intellettuali di sinistra? Magari, si sarebbe bello... piacere, sono l'avanguardia...
Su questo punto sono un po' pessimista. Su altri sono un po' più ottimista. Penso che in certi ambienti molto lavorativi e poco intellettuali ci sia ancora la cara vecchia coscienza di classe. E penso che ci sono ambienti dove questa non si è ancora mai sviluppata (vedi call center e similia) ma che non tarderà a farlo.
E non tanto sulla base di idee e teorie ma per pura sopravvivenza.
E non ce l'ho con te, e., figurati, quello che volevo dire è che c'è modo e modo: non mi piacciono le persone che si rendono arroganti dietro a una divisa o a una posizione lavorativa (sbirro, guardia giurata, impiegata alle poste).
Possiamo cercare di convincerli uno ad uno, perchè servono anche loro per cambiare le cose ("fare la rivoluzione") ma anche te ammetterai che non si può far cambiare idea a tutti.
E allora io sono sempre educata e gentile coi fasci e i leghisti. E loro sono spesso, di rimando, gentili con me. Ma se sono arroganti e incazzosi, no. Lì allora mi incazzo anch'io. Magari solo a colpi di ironia, che normalmente loro sono più grossi...
Giuli