giovedì, agosto 27, 2009


Io vorrei che tra i miei lettori, che tanto ne spuntano sempre fuori di nuovi, di sconosciuti, di improbabili, ce ne fosse uno che ieri sera era alla festa dell'umidità (mai come quest'anno, dell'umidità) quando c'era Fini.
Vorrei che ci fosse qualcuno del pd, tra i miei lettori, per potergli chiedere e per farmi spiegare.
Perchè io, ora come ora, ho il disgusto, il vomito, l'attacco di bile e l'herpes da stress, dopo aver visto il video di Fini.

Vorrei che tra i miei lettori ce ne fosse uno che c'era, ieri, perchè vorrei tanto che mi dicesse cosa l'ha trattenuto da alzarsi dalla sedia urlando, quando una minoranza - perchè era una minoranza - del pubblico ha applaudito Fini che sputava per l'ennesima volta sul g8, e lo faceva a Genova.
Perchè la questione è questa.
Non quelli che hanno applaudito.
Quelli che sono stati in silenzio, seduti sulle sedie.
Cosa eravate, sostenitori del Pd?
Imbarazzati?
Intimoriti?
Rispettosi delle istituzioni?
In silenziosa approvazione?
Cosa vi ha impedito dal fischiare, alzarvi ed andarvene?
Siete d'accordo con Fini?
Placcanica, poveretto?
Pensate anche voi che, alla fin fine, è stata legittima difesa?
Che l'uomo che adesso fa il presidente della camera fosse nella caserma di Bolzaneto per caso, nel luglio 2001?
Cosa pensate, veramente, del G8 che vi ha violentato la città otto anni fa?

Io mi ricordo una festa di quando questo partito si chiamava ancora Ds, una festa che ancora ci si poteva andare a mangiare le focaccette di Crevari coi fichi senza vergognarsi.
Mi ricordo una sera che c'era un dibattito con un altro presidente della Camera, Luciano Violante.
Lui, quello che disse che i ragazzi di Salò, poverini e che i carabinieri a Genova, poverini anche loro, dovevano ben farlo rispettare l'ordine pubblico.
Violante, s'intende è del Pd.
Allora io mi ricordo, quella sera, che avevo in mano una cassatina siciliana e passavo davanti al palco per caso, mica ero lì a vedere Violante.
Ma Violante disse in quel momento che i carabinieri a Genova, poverini, in fondo.
Scoppiò un casino.
Gente che urlava, fischi, urla.
Non tutti eh. Ma diciamo una grande minoranza, più o meno la stessa quantità di gente che ieri applaudiva Fini. Moltissimi zitti e fermi. Molti a fischiare.

Allora, lettore del Pd, se ci sei, io vorrei che tu mi spiegassi questo.
Vorrei sapere se ad un comizio si riconoscono quelli del Pd perchè sono quelli, in ogni caso, zitti e fermi.
Zitti e fermi se noi fischiamo Violante, zitti e fermi se quelli di An applaudono Fini.
Oppure vorrei sapere se invece, adesso, se sei del Pd comunque applaudi.
Come nei quiz televisivi, come nei funerali, che da cinque anni a questa parte tutti applaudono al passaggio della bara, mica si è mai fatta questa cosa.
E' questo che fa, l'elettore del Pd? Applaude?
Oppure, ancora, vorrei sapere se siete d'accordo.
Se nel pd è rimasto solo chi nel 2001 era al mare.
Perchè di diessini al g8 ce n'erano. Ce n'erano tanti, sotto mentite spoglie, con i baffi di Groucho Marx, ma c'erano.
Sono tutti dispersi, loro?
Hanno lasciato le focaccette con i fichi, i babà e lo stand dei funghi in mano a quelli che nel 2001 erano al mare e che adesso annuiscono davanti a Fini, per niente imbarazzati dall'essere seduti di fianco ad una sostenitrice di AN?

Io vorrei veramente, anonimo lettore, che tu mi spiegassi.
Perchè sui vertici, del pd, io ci ho messo una pietra sopra da tempo.
Ci avrei messo un masso di quelli da willy coyote, non ce l'avevo, ci ho messo una pietra.
Ma la base.
I vecchietti.
Quelli dello spi.
I portuali.
Gli operai di Cornigliano, quelli vecchi.
Mi dispiaceva.
Dicevo Lo fanno per abitudine, che si vota il Partito, anche se poi magari non sono d'accordo.
Invece mi sa che è finita anche la base.
Fagocitata dai ritmi e dai tempi televisivi, dal leaderismo, dall'applauso all'uscita della bara.

Sono depressa e incazzata.
Perchè già è il marcio pensare che 5 italiani su 10 siano di destra.
Ma se dei rimanenti, 3 su 5 applaudono Fini.
Altro che la muffa.
Rimaniamo in 2.
A ballare l'alligalli.

mercoledì, agosto 26, 2009



SOGNO

Vincevo mille milioni all'enalotto.
Chiamavo l'Anonima Sequestri sarda e dicevo che davo tutti i soldi di cui avevano bisogno per comprare tutti i terreni in Sardegna, in cambio della garanzia che non li avrebbero inquinati.
L'Anonima Sequestri comprava i terreni.
Io andavo in televisione e dicevo "Tiè - proprio così: tiè - non solo ho usato i soldi per una cosa carina, ma adesso non ho neanche più paura che mi rapiscano, perchè non ne hanno bisogno".


...Attività Onirica Awards 2009.

lunedì, agosto 24, 2009



Se avessi scritto stamattina, sarebbe stato un post tutto miele e felicità, dopo un mese di cuore buttato oltre l'ostacolo, di quattromila chilometri di viaggio, di una settimana di gioia casalinga, che per due come me e l'omm della tempesta vuol dire tanto, è il nostro corso di sopravvivenza.
Modulo uno: lo sopporterai alla grigliata di varesotti?
Modulo due: vi sopporterete, stanchi, al giovedi sera?
Modulo tre: ti sopporterà che non cucini se non hai le cipolle?
Due come noi, la routine quotidiana li terrorizza che neanche le sanguisughe nel letto.


E invece tutto bene, tanto che se avessi scritto stamattina mi avreste odiata, sareste rimasti appiccicati alla tastiera per il fiume di melassa e dolcezza, sarei stata l'ameliamonti dei blog.
Per fortuna c'è stata la pausa pranzo, così che tutto sia potuto tornare nell'insopportabile routine d'insofferenza e io adesso possa scrivere con l'adeguato nervoso da rientro e la giusta percentuale di recriminazione.
Così che io possa rendere pepato questo post, alzandone l'audience.
Sono tornata a casa dopo praticamente un mese, eccezion fatta per un veloce salto abbronzato durato meno di tre ore.
Ci sono delle volte che tornare a casa è veramente la cosa più bella del mondo, io oggi era così, perchè sapevo che la casa era vuota, pulita, silenziosa. Con la mia doccia, la mia maschera per i capelli, le mie creme, i miei vestiti puliti, quelli che non vedevo da più di un mese, i Vestiti Scartati, i Vestiti Oliver Twist.
Risalivo il vicolo senza neanche il fiatone da zaino, pregustando il riso pilaf che mi aspettava sulla mensola, ma soprattutto la doccia.


Adesso lo so che, visti i toni, vi aspettate il Grande Disastro. Tipo, non so, io che entro in vico dolcezza e trovo scarafaggi, topi, cavallette, frigo sbrinato, fogne esplose.
No, niente di tutto questo, spiacente per l'audience.
Però ho trovato la sabbia del gatto sparsa ovunque (e il gatto è in vacanza).
Lo yogurth marcio in frigo
Il ribes semovente
Il formaggio verde
Queste non sono cose che uno arriva e dice A-mehaie, ben tornata a casa.
Queste sono cose che una le viene in mente che non è trent'anni l'età per il conquilinaggio.
Che c'è un'età dove sopporti a malapena le tue imperfezioni, ben poco quelle di un compagno, per niente quelle altrui.
Queste sono cose che per cinque minuti ho pensato a vendette tipo Paolino Paperino e Anacleto Mitraglia.
Poi ho fatto un respiro profondo, una doccia calda, una maschera ai capelli.
Poi mi sono pesata e, nonostante un mese di vita debosciata, ho scoperto che non avevo ripreso un grammo.
I gelati spagnoli, evidentemente, non ingrassano.
Poi ho mangiato il mio riso pilaf leggendo Q.
Allora lì, la vita ha ricominciato a sorridermi.
A- mehaie, ben tornata a casa.
Nonostante i chilometri che separano la tua vita dalla sua versione ideale.


Ma a chiudere in bellezza, la ciliegina sulla torta dell'insofferenza, non poteva mancare una telefonata con l'omm della tempesta in versione Isaia, in versione rana nel pozzo (problema: una rana passa un mese a risalire passettino per passettino nel pozzo delle difficoltà. Appena termina il mese, ecco che tutto torna come prima e la rana ripiomba nell'acqua gelida dell'inconcludenza. Quanto tempo impiegherà la rana a capire di averne i coglioni pieni del pozzo, delle difficoltà e anche dei passettini?).
Così sono tornata in arci.
A-mehaie, ben tornata al lavoro.
Per il resto c'è da aspettare il pozzo.
E il pendolo.






giovedì, agosto 20, 2009


Il corpo e le regole

BERLINO - Sì, ha la voce da uomo. Sì, corre da uomo. Sì, è piatta, e i capelli hanno un taglio militare.
Sì, più boy che girl. Sì, il sorriso le si illumina solo quando parla del pallone, il suo gioco preferito. Si, è un po' confusa, e timida, quando parla. Ma Caster Semenya, diciottenne sudafricana ha il diritto di essere quello che lei sceglie.

Viene da una famiglia povera, "siamo 5 o 6 fratelli", nessuno la conosceva, si è segnalata con un ottimo tempo in uno dei meeting meno importanti, alle Mauritius, e i suoi cromosomi non danno certezza sull'identità sessuale. Non è la prima volta che capita nello sport. E non è uno scandalo.
Anche le Olimpiadi si sono aperte al transgender, purché vivano in paesi che ammettano il cambio di identità sessuale e che risulti sul documento d'identità. Si può scegliere cosa essere, se la natura non è stata troppo chiara. Non è questione di sembrare uomo o donna, ma di cosa ci si sente.
Quello che è brutto è il voyeurismo, sono le battute grevi, i sottintesi veramente da stadio. E anche il fatto che la federazione internazionale non abbia affrontato il caso prima, come nel caso delle protesi artificiali di Oscar Pistorius si lascia che il tempo consumi dubbi e incertezze (è un uomo o un robot?) invece di andare a una verifica e dare una risposta. Caster Semenya ha corso la finale degli 800 e l'ha vinta.

Ma Caster non si è improvvisamente operata, né ha scoperto solo a Berlino di essere la persona che è.

Anche in Sudafrica i suoi cromosomi erano gli stessi. La Iaaf ha paura di eventuali vertenze legali e aspetta altri esami prima di dare il suo verdetto. Quindi ha lasciato correre, in tutti i sensi. Magari a Natale sapremo che Caster sarà squalificata. E che la gara vista ieri è falsata. E' troppo chiedere a chi organizza il mondiale e a chi porta l'atleta di scegliere prima? E di fare le opportune verifiche con discrezione, senza fare di una ragazza/o una freak da circo?
L'importante è che non si ritorni al '36 quando Dora Ratjen, saltatrice in alto tedesca partecipò ai Giochi (senza vincere), due anni dopo si scoprì che aveva genitali maschili. Venne bandita, dopo la guerra diventò Hermann Ratjen, sostenendo di esser stata costretta dal partito nazista a fingersi donna.
Tocca a Caster correre con chi si sente e alla Iaaf di dire in tempo se è lecito.
Ma non agli altri di giudicare che è una brutta donna.
(Emanuela Audisio sul giornale borghese di oggi. Quando ce vo', ce vo'!)

mercoledì, agosto 19, 2009

Sono in trasferta.
Vi scrivo da Boscolandia, ancora abbronzata dal mio viaggio in Croazia che poi era la Galizia, che poi erano le Asturie, ma anche i Paesi Baschi e quelli Catari.
Ho un sacco di cose da raccontarvi, io e l'omm della tempesta abbiamo fotografato tutti i cieli macinati in quattomila chilometri, e sono cieli che rendono l'idea del viaggio.
Se riesco, già che sono in trasferta, li uso per un diario onlain e poi ve lo linco.

C'è, a dir la verità, che questa settimana io dovrei scrivere uno spettacolo teatrale per bambini, altro che diario on lain.
Io e la mia agenda bislacca, i miei impegni assurdi.
Ogni tanto penso che magari anche Walt Disney aveva una moleskine con scritto "entro dopodomani inventa Pippo".
Questo pensiero mi rincuora un po', anche se si, si, Walt Disney era un porco maccartista.
E sicuramente, a differenza di me, non lasciava la sua agenda sul 34/, dannazione.

Io, comunque, ho tre giorni per scrivere questo spettacolo teatrale, che è già in preprogramma come se esistesse già, come se Ooooh, quante volte l'abbiamo già provato, questo spettacolo.
Invece no, ho scritto 40 righe, e neanche mi piacciono troppo. Ho tre giorni per dare coerenza ad una storia di tre bambini che vanno sulla Luna.
E invece sono qui che scrivo il blog per tentare di disincastrarmi il crampo dello scrittore, di sciogliere il blocco della fantasia.
Entro venerdi inventa Paperoga.

L'omm della tempesta, all'altra scrivania, ha finito di lavorare e sta rimettendo le sue cacche secche di tasso nelle apposite scatoline.
Ci attende il caldo umido di Boscolandia, fuori da questa aria condizionata.
La buona notizia è che fa troppo caldo per le zanzare.
La seconda buona notizia è che questa è la terza settimana che stiamo insieme venticinque ore al giorno e ci amiamo ancora.
La terza buona notizia è che qui si sente RadioPopolare.
Adesso andiamo ad inventarci una cena.
E magari domani le cacche di tasso saranno la mia ispirazione.

mercoledì, agosto 05, 2009



Macineremo chilometri come la peppina con i chicchi di caffè.
La mèta è, neanche a dirlo, Finisterre. Per il nome, per il posto, perchè vuoi non arrivarci, a finisterre?
Quanti chilometri sono non ve lo dico neppure.
Se volete, guardate su gugolmeps, che io ogni volta penso Osantodio, non ce la faremo mai.
Nel bagagliaio mettiamo tutto il manuale delle giovani marmotte.
Ci sono cose che io, prima di conoscere l'omm della tempesta, neanche sapevo che esistessero.
Tipo la doccia solare.
Che non è come il lettino abbronzante dell'estetista ma in piedi. Quello lo conoscevo.
La doccia solare che dice l'omm della tempesta è una sacca nera che l'appendi ad un albero e ti fai la doccia più o meno calda, perchè la sacca nera ha scaldato l'acqua al sole.
Tu pensa.
Voglio comprare anche un'amaca. Ne ho vista una rossarancione da dechatlon che mi dice Comprami Comprami Mangiami Mangiami e poi Appendimi a due alberi per svaccare la sera con un libro, lasciando i chilometri macinati a mezzo metro da terra.
L'omm della tempesta, poi, deve comprare una pompa elettrica per gonfiare il materassino che salverà le nostre schiene dalla morte certa. La puoi usare anche come phon, mi ha detto per convincermi.

Abbiamo le borracce, abbiamo le torce a manovella, abbiamo i sacchiapelo che si uniscono e diventano matrimoniali, abbiamo una twingo che bisogna convincerla con dolcezza a portarci fino a Finisterre, abbiamo una decina di cartine stradali, le mappe dei campeggi.
Abbiamo una voglia di partire che la metà basta.
Abbiamo un appuntamento volante da qualche parte tra Santander e Pau con Paolino e la Pacefortissima che fanno più o meno lo stesso giro Lombardia-Atlantico-Lombardia.
Ho un libro a metà che devo tentare di finire prima della partenza, per non portarmi dietro il peso inutile di 400 pagine, di cui 250 già lette.
Ho un quadernino meraviglioso che si riempirà di tracce di viaggio.
Abbiamo delle compilation deficienti che si chiamano Che sturia, l'Asturia.
Abbiamo una macchina fotografica nuova, che a questo servono i compleanni ad agosto.
Abbiamo i pirenei, l'atlantico, i minatori, le rivolte, il sidro, i fiumi e le plazas de toros tutte lì per noi.
Abbiamo ottocento euro in due, tutto compreso.
Abbiamo la guida spirituale di Guido Arpaia, perchè ogni viaggio ha il suo libro, ed ogni libro il suo viaggio.
Abbiamo, finalmente, due favolose settimane di ferie.

lunedì, agosto 03, 2009



E il week end prima della partenza abbiamo deciso che la Croazia non faceva per noi.
30 km di coda fuori Trieste, una marea di amici e conoscenti con biglietti per Spalato, Zara, Zagabria, i giornali che dicono Croazia: la meta dell'anno.

No, non andrò a litigare per una piazzola per la tenda con una famiglia di Ancona, non sgomiterò al supermercato con una coppia di Quartoggiaro, non rimarrò abbracciata sul lungomare di Zara mentre dietro di me cantano Ollelle Ollallà faccela vedè faccela toccà.

Ho usato tutto il mio lunedi pomeriggio per cercare un'alternativa che rispondesse a non pochi requisiti: che ci si potesse andare senza passaporto ( il mio me l'hanno rubato a Barcellona), che non fosse calda (io e l'omm della tempesta facciamo 60 di pressione massima in due ), che non fosse cara (lui gli scade il contratto, io non l'ho mai firmato), che ci si potesse andare e tornare in 12 giorni (non uno di più), che non fosse in italia (ollellè ollallà).

Qualsiasi ipotesi vi stia venendo in mente ora, leggendo, noi l'abbiamo scartata.
Costi, chilometri, folla, afa.
Poi, finalmente, ci siamo ricordati che c'è un viaggio che tutti e due vogliamo fare da una vita.
Galizia e Asturie.
Che c'è l'atlantico, che salva la nostra pressione bassa.
Che i chilometri sono tanti, ma utrecht era peggio.
Che, soprattutto, nelle Asturie ci hanno fatto la rivoluzione delle Asturie e io è tutta la vita che voglio andarle a vedere, queste Asturie dei minatori.
Molto di più non so.
No, so che ci abita Sepulveda.
Che c'è Santiago de Compostela, e noi non ci andremo.
E che nelle Asturie d'inverno fa freddissimo.
Ma lasciatemi ancora due ore di lavoro e poi scappo da feltrinelli a vedere quali meraviglie ci offrono di compagni minatori, per questo agosto che sembra bruco e invece è meravigliosamente farfalla.

mercoledì, luglio 29, 2009



E mentre la vita sociale scorre via, tra politica e maalox, quella sentimentale si attorciglia come un cappio del ku klux klan.
Si attorciglia e poi si allenta, nella grazia dell'ultimo minuto, ma lascia sempre dietro quella scia di costante dubbio: Ma alla fine, perchè?
Perchè le cose non possono, semplicemente, scorrere, invece di inciampare, impigliarsi, accavallarsi, scontrarsi? Perchè dobbiamo per forza essere due iceberg ripieni di dolcezza, che per arrivare a fidarci dobbiamo procedere per dolorosissimo attrito?

Io credo di avere un fidanzato che ad un certo punto ha diviso il suo amore in sette horcrux.
Dico sette per tranquillizzarmi. Magari sono ventimila.
Il gioco sta nel trovarli tutti e, pazientemente, ricomporre tutta la sua affettività.
Non starò a dirvi che, nell'affascinante viaggio, ci si bruciano le mani e si viene assaliti da orrendi incubi marini.
C'è che poi se uno è come me, che conto con le dita, si distrae e si dimentica quanti horcrux ha recuperato e quanti gliene mancano.
Però se uno è come me, che conto con le dita ma adoro le sorprese, finisce che aspetta quasi volentieri il ritrovamento del pezzetto successivo e tutti gli stravolgimenti e i miglioramenti che questo comporterà.
Perchè c'è questo, nelle magie, che poi si mette sempre tutto a posto.
No, sempre no.
Spesso.
Spunta una fenice, un Professor Silente che ti sussurra la formula magica che ti mancava, un amico che ti sostiene nella ricerca. E le cose vanno a posto per un altro pezzetto.

Nonostante le mani bruciate - di entrambi, le mani bruciate - e i mangiamorte, quindi, io persisto nella ricerca.
E mi godo tutti i miglioramenti che i ritrovamenti comportano: ho una vita di coppia meravigliosa, quando ho una vita di coppia.
Meravigliosa alla Frank Capra, intendo.
Questo è già uno dei risultati.
Bisogna solo andare avanti nella ricerca: continuare a bere, continuare a bere, continuare a bere...

martedì, luglio 28, 2009



Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dov'è nata la Lega, andate nella farmacia di Boscolandia.
Vi aprirà un uomo cattivo e aggressivo.
In camice bianco e mani incartapecorite, servirà prima di voi una coppia di ex tossici. Muovendosi a scatti, come una marionetta a cui abbiano tagliato alcuni fili essenziali, sputerà sentenze sulla loro epatite, e li tratterà come stracci da piedi.
Si trascinerà arrancando verso gli scaffali, con il viso stravolto dalla paresi, e butterà scatole di medicine necessarie con la malagrazia di un macellaio che ripulisce un manzo dalle interiora.
Parlando come Calderoli si rivolgerà poi a voi che volete un test di gravidanza, con tutta la tensione che un test di gravidanza comporta. Ma l'empatia, così come la grazia e i sorrisi, non saranno il suo forte.
Si trascinerà dall'altra parte della farmacia, il dottor Jackil, lasciando immobile la sua parte mr Hyde, e tornerà con un test degli anni '90, che vi farà pagare 15 euro.
E senza aspettare di avervi salutato, servirà il ragazzo intimorito in fila dietro di voi, infastidito dal vederlo con gli auricolari e l'ipod.

Se volete andare a vedere la vera faccia della Lega, andate nella farmacia di Boscolandia, perchè lì è nata la nuova classe dirigente.

(....scusa, Calamandrei...)

sabato, luglio 25, 2009

...e già che pubblico vi ricordo anche che il 31 luglio, con il Manif, esce la Sinistra Enigmistica...

Le istruzioni erotiche del Superpapi
(Alessandro Robecchi sul Manifesto di ieri)

Il presidente allenatore faceva la formazione del Milan.
Il presidente operaio prometteva instancabile operosità e modestia.
Poi venne il presidente ferroviere che tagliava nastri e stringeva mani con il cappello da capostazione.
E ora, questo presidente che dispensa consigli erotici a una professionista del ramo, come dovremmo chiamarlo, il presidente-zoccola? Il presidente-squillo?
Va bene che è «uomo del fare», come dice lui, ma pretendere anche di essere «donna del fare» non sarà eccessivo?
Eppure è vero: nelle registrazioni che Patrizia D'Addario ha raccolto nei paraggi del lettone grande di Putin a Palazzo Grazioli c'è anche questo, la voce lumacona di Superpapi che dà le sue indicazioni:
«Mi posso permettere? Tu devi fare sesso da sola... Devi toccarti con una certa frequenza». Insomma, lasci dire a me che me ne intendo... un po' di allenamento, mi consenta!

E dunque, eccoci. Eccoci al coronamento, all'apoteosi, al non plus ultra, ai confini della realtà, al picco massimo umanamente consentito della berlusconeide, alla vetta e all'apice estremo. Ci siamo: cosa volere di più dell'uomo che dà consigli erotici alla donna? Dell'«utilizzatore finale» che insegna a una sex worker d'esperienza come usare il suo principale strumento di lavoro? In sostanza, quale immenso e ineguagliabile ridicolo si può aggiungere al cliente che consiglia a una professionista del sesso come tenersi in esercizio? Nemmeno Borat avrebbe osato tanto.

Ora naturalmente si potrà discettare a lungo (anche per decenni, se volete) sul buon gusto, il buon senso, la privacy, i segreti del talamo e tutto quello che volete. Chissenefrega.
Il fatto inequivocabile e definitivo è che certe frasi, private o pubbliche che siano, descrivono gli uomini, ne disegnano la personalità, ne spiegano pregi e difetti, insomma li svelano perfettamente.
E quel che ci appare dalle registrazioni della signora D'Addario - che l'Espresso diffonde a gocce, come un prezioso unguento sulle ferite degli italiani offesi da una leadership così inadeguata - è davvero un piccolo ometto in cerca di conferme.
E' l'uomo che telefona il giorno dopo l'amplesso per sentirsi dire bravo.
E' l'uomo che - in possesso di un potere senza eguali nei paesi democratici - si dice da solo «ho fatto un bellissimo discorso, con applauso».
Che spiega alla cortigiana complessi conti sul G8, per giungere alla conclusione che lui è «in-su-pe-ra-bi-le!».
Questo libro «l'ho disegnato io». E ci mancherebbe. E questo l'ho fatto io. E questo l'ho pensato io. Io, io, io.

Il vero dramma umano del signor Berlusconi Silvio, ciò che lascia sgomenti, non è qualche notte di sesso a tassametro. Ma piuttosto che inviti signorine a decine per farsi cantare in coro «Meno male che Silvio c'è», per assistere alla ola in suo onore, in definitiva per farsi battere le mani. Una bulimia di consenso che lascia atterriti, e al contempo una monumentale presunzione che sfocia immancabilmente nel consiglio, nell'indicazione, nell'«io farei così».
Consigli all'allenatore del Milan.
Consigli ai ministri.
Consigli ai capi dell'opposizione.
Consigli agli imprenditori.
Consigli a tutti.
Persino «darò io dei consigli a Obama», frase del 5 novembre (perché il 4 notte, si sa, aveva da fare).
E ora, record del mondo, pure consigli alla escort in materia di sesso.

In questa emergenza nazionale sospesa tra il dramma della democrazia e Alvaro Vitali, un caro pensiero va a Enzo Biagi. Pensando di esagerare, di creare un'iperbole, di fabbricare un paradosso estremo aveva detto: «Se Berlusconi avesse le tette farebbe anche l'annunciatrice».
Chissà come arrossirebbe quel vecchio galantuomo di fronte agli sviluppi odierni, ascoltando un Berlusconi che non si limita a usare il corpo delle donne, ma pretende pure di spiegarglielo.

giovedì, luglio 23, 2009

Non sia mai detto che io mi tiri indietro davanti ad un meraviglioso dibattito politico.

Pezzettino per pezzettino mi sembra che le incomprensioni si stiano assottigliando, ma forte dell'intervento persino del kGGb, mi sembra che i piccoli sassolini appuntiti abbiano ancora bisogno di essere eliminati dal meraviglioso prato della nostra utopia.

Non parlare dei nostri errori, dei nostri malintesi, dei nostri inciampi, delle nostre defiances solo perchè dall'altra parte sono pronti a cavalcarli?
No, non mi piace.
E scusatemi se torno alla Resistenza, che mi sembra sempre un bel parametro valutativo.

Quei sommi poeti degli offlaga disco pax ricordano "Tele Capodistria, un vulcano di emozioni. Film partigiani dove i tedeschi erano cattivie i partigiani buonissimi e intelligentissimi. Un paradiso socialista...."..
Senza andare fino a Capodistria, gli storici e i politici non hanno certo fatto un favore alla Resistenza, parlandone e valutandola sempre da un punto di vista militare ed eroico.
Non perchè la Resistenza non sia stata una grande catena di atti di eroismo, ma perchè valutarla attraverso quel parametro ha anullato completamente la serie di piccole azioni quotidiane e personali che hanno permesso veramente di incidere non solo sul piano bellico ma anche su quello culturale.

La glorificazione in toto di un evento, o di un movimento, io credo sia sempre un errore politico.
Perchè se parli dei partigiani come fossero tutti eroi senza macchia, la prima volta che spunta un partigiano stronzo ti abbatte tutto l'impianto teorico.
E invece io non ho problemi a dire che ci sono stati partigiani stronzi, partigiani stupidi, partigiani del 25 aprile, partigiani per comodità.
Eccome. Personalmente ne ho conosciuti almeno tre.
Potrei fare anche nomi e cognomi.
Ma sfido chiunque a dire che un partigiano stronzo e uno stupido spostino di una virgola il valore di una rivoluzione politica e sociale com'è stata la Resistenza.

Io credo che il valore sia proprio quello di dire che la Resistenza è stata fatta da gente normale, con paure normali, con normali stupidità ma che, inserita nel giusto contesto, supportata dalle proprie speranze, dalla propria rabbia, dalla propria fame, dall'adeguata formazione e, soprattutto, inglobata in un'organizzazione - il CLN - che, quella no, non era per niente stupida, per niente arrivista, per niente comoda, hanno potuto dare il fondamentale supporto alla liberazione di questo paese.

No, mi dispiace, non accetto di nascondere sotto il tappeto gli errori e le mancanze.
Sono, com'è ben noto, per l'ostinato rigore.
Sono, alla faccia di Ratzinger e di Lindo Ferretti, per il relativismo: accetto che una cosa possa sembrare stupida a me ed intelligente ad altri.
Però, personalmente, continuo a pensare che rimanere allo scoperto davanti ad una pistola spianata non sia una cosa intelligente.
Del resto, anche Pertini - super ricercato antifascista - tornato in Italia decise di andare a visitare la Torre di Pisa. Venne immediatamente riconosciuto e processato.
Ora, io non me la sento di dire che andarsene in una località turistica quando si è super ricercati è una cosa intelligente.
E' comprensibile.
E' scusabile.
E in questo caso è anche divertente, visto che poi Pertini è sopravvissuto.
Ma intelligente, no.
I movimenti, le rivoluzioni sono questo, anche. Sono la somma di tutte le nostre intelligenze, dei nostri eroismi, dei nostri errori e delle nostre cazzate. Ci sta dentro tutto. E' per quello che sono cose bellissime.

No, nel movimento non ci sono, non c'erano solo persone intelligenti.
E neanche nella Resistenza.
Nella Comune di Parigi.
Nell'assalto al palazzo d'inverno.
Signori fascisti, signor Pansa, lo ammettiamo: abbiamo anche noi i nostri cretini.
E allora?

mercoledì, luglio 22, 2009

Non so se sono io che non mi spiego, in questo periodo, o se sono gli altri che non mi capiscono.
Immagino la prima, ovviamente.
Fatto sta che anche oggi ho avuto bisogno dei sottotitoli.
Li trovate qui

martedì, luglio 21, 2009



La nuova estetista è di sinistra.
Sinistra vera, mica pd. Una compagna.
Io ci sono andata un pomeriggio solo a fare la pedicure, che di più il mio stipendio non concede, ma chi la frequenta abitualmente dice meraviglie di lei.
Ora, sarò classista, ma io non mi aspetto di andare dall'estetista e trovarmi a parlare del razzismo del decreto sicurezza o del g8.
Quindi se succede, ed è successo, è una goccia di speranza per il mondo, una punta di ottimismo nel mio sconforto. Uno sconforto calato per la prima volta sotto il 50%, ma pur sempre sconforto.
Così, con l'estetista compagna, è stata tutta una chiacchiera piacevole con i piedi a mollo, ma su una cosa, una cosa proprio no.
Perchè, parlando di carlo giuliani, lei ha detto "Povero ragazzo, eh, ma farne un martire, approfittarsene per farsi eleggere, quella è stata una mossa schifosa".

Questa cosa è successa quindici giorni fa, ma mi è tornata in mente ieri, in piazza alimonda, dove eravamo tanti, per essere un lunedi pomeriggio.
E lì, fuor di retorica, mi sono chiesta: ammettiamo anche che ne abbiano fatto un martire, l'alternativa qual'era?
Dimenticarcene?
Regalarlo alle celebrazioni ufficiali come Falcone e Borsellino?
Con tutto che poi, figurarsi, li ha ammazzati tutti e tre lo Stato, ma almeno Falcone e Borsellino hanno fatto finta di no, e quindi possono celebrarli in santa pace retorica, senza cambiare niente, senza toccare nè la mafia nè i mafiosi. Ma per carlo giuliani, ovviamente, neanche l'ufficialità possiamo aspettarci.
Oppure, ancora, dovevamo dimenticarcelo? Cancellare la pagina del 20 luglio 2001 perchè la retorica è brutta e fastidiosa?

Io, sia chiaro, la retorica la sopporto poco.
Hanno sepolto la Resistenza a palate di retorica, a furia di parate istituzionali, di celebrazioni piangenti.
Però, mi chiedo, qual'era l'alternativa?
Davanti ad uno stato che assolve i colpevoli, davanti ad un'Italia smemorata e indifferente, davanti ad un trauma collettivo come il g8 di Genova, qual'era l'alternativa alla retorica celebrazione del 20 luglio, all'elezione in Parlamento di Heidi per provare a lavorare da dentro e tentare di ottenere un processo, un'inchiesta parlamentare?

Sopporto poco, come tutti, credo, quando in piazza alimonda vengono letti i testi di Carlo adolescente. Perchè, appunto, lo trovo retorico.Ma credo sia diritto di chi resta usare tutte le armi in suo potere per distribuire il dolore, per condividerlo e per farne, anche, un elemento di lotta.
Tra compagni lo si ripete spesso: io non credo che sarei stata lì, a tirare un estintore sulla camionetta. Se non per pacifismo, quantomeno per paura, per istinto di conservazione: la polizia di questo paese ha sempre sparato sui manifestanti e a Genova, lo sapevamo tutti, cercavano il morto. Stare lì era rischiarsela, non era certo la mossa più intelligente.
Ma non tutti i morti sono intelligenti, e del resto neppure la maggiorparte dei vivi.


Tra oblio, istituzionalizzazione e ricordo, preferisco sempre quest'ultimo, anche davanti ad una scelta che forse (e ripeto, forse) non sarebbe stata la mia.
Non ho mai, mai, in otto anni, sentito dire in piazza Alimonda che quel 20 luglio lui avesse fatto una cosa giusta.
Ho sentito invece dire spesso, e lo ripeto anche io, che ha fatto una cosa comprensibile.
Non solo non è la stessa cosa, ma tra il giusto e il comprensibile passa la stessa distanza che c'è tra il ricordo e la glorificazione.

Ieri sera in piazza alimonda si è esibito un grande cantastorie siciliano, Tano Avanzato, che ha recitato e cantato la storia dei Fratelli Cervi in siciliano.
Un momento meraviglioso, credetemi, da brividi e lacrime.
La strofa in cui si racconta del dolore della madre, quando le comunicano la fucilazione dei suoi sette figli, finiva così: "...il dolore non è immaginabile. Chi ha cuore misuri il pozzo".

Mi è venuta voglia di tornare dall'estetista compagna, così, con la scusa di una ceretta, riallacciarmi all'argomento e dirle Al di là della politica, del movimento, delle analisi, perchè mai dovremmo essere noi a decidere cosa fare e cosa non fare, ogni 20 luglio?
Chi ha cuore, misuri il pozzo.

lunedì, luglio 20, 2009

TORTA DI RISO...
In ospedale, radiologia, dopo essermi svegliata che non potevo appoggiare il piede destro.

(da leggersi con spiccato accento genovese)

"Metta il piede lì che ci facciamo una lastra. Comunque ce lo dico subito che non è rotto".

"Lo so che non è rotto. Ho paura di essermi fatta qualcosa ai tendini"

"E tanto mica si vedono dalle lastre, i tendini"

"Eh, ma mi hanno mandato qui da ortopedia..."

"Si si, ma qui sono le parti molli. Vedrà..."

"E se sono i tendini?"

"ma tanto chi crede di essere, lei, Ronaldinho? Belin, se sono i tendini ci mette su del lasonil e se ne sta a riposo",

venerdì, luglio 17, 2009



Ho un'animazione che mi attende dall'altra parte del pianeta e sono bloccata in ufficio da un insopportabile mal di pancia.
Poi mi si chiede perchè io odi l'estate.
Estate.
Caldo.
La mia pressione finisce sotto i piedi.
Per sopravvivere devo farmi di liquirizia endovena.
La liquirizia, assunta in grandi dosi, dice il pacchetto delle tabù, può provocare effetti indesiderati.
Appunto.
Sono bloccata in ufficio dagli effetti indesiderati, con un gatto a casa che si starà mangiando anche le gambe della sedia, a questo punto
Ma io non me la sento di uscire nei vicoli, che già per arrivare qui è stata una prova di forza.
Siberia mangerà le gambe della sedia e capirà la difficoltà di vivere in vico dolcezza: la fossa delle marianne di ogni blando tentativo di organizzazione, il triangolo delle bermuda degli imprevisti.

Però già che sono qui, ne approfitto per scrivere un'appendice al post di ieri, che sangue e lacrime sembra aver provocato in amici e parenti.
No, non c'è alcun progetto serio di emigrazione.
No, non sto cercando casa sul lago di Bellinzona.
E no, non sto scappando lasciando voi a suonare sul ponte del titanic mentre io sgranocchio toblerone.

Ci sto solo pensando, così, come si pensa da bambine al vestito che si indosserà al proprio matrimonio.
Per poi finire a lottare per i pacs.
Per poi vivere di storie a distanza.
Ci sto pensando non per ora, non per domani, ma nell'ipotesi futura dei miei figli.
Perchè io credo che ho la pelle abbastanza dura da affondare con il titanic suonando l'Internazionale, ma non credo invece che sia giusto imporre ad un bambino questo paese di merda.

Ieri l'omm della tempesta mi raccontava di un centro estivo di boscolandia dove, sotto lo sguardo assente degli educatori, tre bambini ne picchiavano un quarto urlandogli "Sporco negro".
Il quarto bambino era bianco, se questo può servire ad inquadrare le cose.

Ecco, allora, io, già che vado dalla mia partigiana svizzera, inizio a capire se e come sia possibile andare via, da questo paese. Non per me, ma per i miei figli.
Detto questo, adesso non mi scrivete Ma come, stai pensando di fare dei figli e neppure ce lo dici?
No.
Non sto pensando di fare dei figli.
Non sto pensando di scappare in Svizzera.
Ma entrambe le cose, ad un certo punto, potrebbero anche succedere, e io voglio saperlo prima, se può essere una cosa fattibile.
Da non trovarmi poi che mi ero data una meta e me la vedo scippare sotto gli occhi, come la rivoluzione del proletariato nell'89.

Perchè c'è questa storia di Teresa Noce, tra le varie storie bellissime di Teresa Noce.
C'è che lei e Luigi Longo ad un certo punto fanno gli antifascisti in Francia, poi la guerra di Spagna, poi la Resistenza.
E nel frattempo fanno anche due figli.
E quando devono decidere, si parlano e capiscono che loro possono sopportare le guerre, il fascismo, le torture e i campi di concentramento. Ma i figli. I figli no. E li portano in Unione Sovietica, mentre loro rimangono qui: Teresa Noce a Mathausen, Luigi Longo a scoparsi la segretaria mentre coordina la Resistenza.

Adesso, sarebbe da chiedere ai due piccoli Longo cosa avrebbero preferito fare loro, ma io credo che il contesto in cui far crescere un figlio sia quasi tanto importante quanto la famiglia.
Se le due cose, famiglia e contesto, possono andare di pari passo, di un bel pari passo, di un positivo pari passo, quella è la cosa migliore del mondo.
Ma se il contesto è una merda, non si può far finta di niente.
Non è mica sempre vero che dal letame nascono i fior.
Io non credo che resterò qui a vedere i miei figli picchiati dai figli degli squadristi.
O, signoriddio, a vedere mio figlio diventare squadrista come nella Storia della Morante.
Preferisco un figlio con le birkenstock e le calze, grazie.

Ma non è ora il momento.
E' solo un pensiero così, laterale, ipotetico.
Quindi, tranquilli: per adesso rimango nell'orchestra.

giovedì, luglio 16, 2009



Stamattina, appena sveglia, avevo l'herpes e Napolitano aveva firmato il decreto sicurezza.Con tutti i dubbi e le formalità, e le lettere e i distinguo, ma aveva firmato.
Obtorto colle, come dice il Manifesto.
Se il pdl riscrive davvero la legge sulla base dei consigli del Presidente della Repubblica come spera la vocedelPd , mi mangio una merda.
Ma dove pensa di vivere, Napolitano? In una democrazia?

L'herpes comunque non c'entrava con Napolitano, anche se avere il Presidente Travicello non aiuta per niente il mio umore, i miei sfoghi e la mia tendenza bombarolo.
...c'è chi aspetta la pioggia per non piangere da solo...
Con l'herpes c'entrava molto di più la mia contorta storia d'amore e psiche, psiche nel senso di Basaglia.
Ma stare qui a raccontarveli, i miei casini, gli ostacoli del destino e di un uomo terrorizzato, la difficoltà di avere un fidanzato che sembra che prima di me fosse sposato con un dissennatore da quanta paura dimostra all'idea della vicinanza e della condivisione, la fatica di essere innamorata di un uomo che neanche tutte le cioccorane del mondo sembrano fargli passare quel gelo dell'anima, stare qui a raccontarvelo non rende l'idea.

Perchè stare insieme all'omm della tempesta è una decisione complessa, ponderata, fatta di lettere di dissenso e firme in bianco, sperando nella fortuna che aiuta gli audaci, i pazzi e gli autolesionisti.
Una storia d'amore obtorto collo.

Ma il contesto non aiuta, che tra il personale e il politico almeno uno su due deve consolare e sostenere, per dio.
Così a fine agosto io e l'omm della tempesta andiamo a pranzo dalla mia partigiana svizzera, e già che siamo lì proviamo a buttare un sassolino nel lago: Ma senti, ma non è che conosci qualcuno che assumerebbe un educatore, da queste parti?
Poi si è sempre in tempo a dire di no.
Ma intanto mi sembra importante e consolatorio sapere se esiste una chance di abbandonare questo paese alla sua morte certa per denutrizione democratica.

mercoledì, luglio 15, 2009



Io non lo so perchè a volte mi faccio conquistare da film improbabili soltanto guardandoli dalla copertina.
La stessa copertina che tutto il resto del mondo rifugge urlando No, dio mio, no, un altro film poetico-deprimente.
Io ci casco, sempre.
Meglio se sono film di provenienza improbabile, solitamente mediterranea o nordica: turchi, svedesi, israeliani, novergesi, palestinesi, iraniani.
Indiani e pakistani, no. Troppo colore. Gente che ride, che balla. Figurarsi.
Gli altri, quelli tristi, li compro tutti io.

Ieri sera era israeliano, il film poetico deprimente.
Meduse, il titolo.
Prodotto da Nanni Moretti, consigliato da Natalia Aspesi.
Si, esatto, facciamoci del male.
Poetico, in effetti, era poetico.
C'era anche una meravigliosa bambina con i capelli rossi che non voleva mai separarsi dal suo salvagente a ciambella.
Io mi sentirei anche di consigliarvelo, questo film Meduse, a patto che voi:
non siate in premestruo
non abbiate saltato una settimana dalla psicologa
non usciate da una settimana di mal di denti, devitalizzazioni e anestesie
non abbiate dritto davanti a voi venti giorni di latitanza del vostro fidanzato
di cui
una settimana in francia con quello che costano le telefonate internazionali
non abbiate appena salutato il vostro fidanzato dopo averlo visto meno di 24 ore
non stiate cercando di gestire la vostra sindrome da abbandono
non abbiate quest'insopportabile voglia di trasformarvi nel bombarolo
non abbiate la netta sensazione che le cose si trascinino come un aratro in una palude
non vi sembri che tutti stiano facendo un figlio tranne voi e la sfigata protagonista del film
non abbiate la netta convinzione che state sbagliando tutto, e comunque lo state facendo in ritardo
non abbiate la precisa sensazione che le cose voi le avevate pensate, previste e preventivate ma siete state le cassandre di voi stesse e avete finito per non ascoltarvi
non abbiate dritto davanti a voi ancora due appuntamenti dalla psicologa prima delle sue interminabili ferie.

Se voi, a differenza della sottoscritta, avete una psiche sostanzialmente sana, una vita coerente con le vostre sindromi, invece che in netto ed evidente contrasto, se non vi comportate con voi stessi come il dottor house coi suoi pazienti, in quel caso Meduse è un bel film.
Veramente, fidatevi.
Fatevelo dire da me, che ho pianto disperata tutta la notte.

lunedì, luglio 13, 2009

"...e adesso, chiudiamo con un pezzo per ricordare un grande uomo che da poco è stato chiamato in cielo...il grande Michael Jackson"

(applausi dal pubblico)

"... e lo ricordiamo con una canzone che lui ha contribuito a portare al successo. Imagine.
Imegin deeers nooo heveeen..."

(ieri, la geniale orchestra di liscio)