giovedì, agosto 20, 2009


Il corpo e le regole

BERLINO - Sì, ha la voce da uomo. Sì, corre da uomo. Sì, è piatta, e i capelli hanno un taglio militare.
Sì, più boy che girl. Sì, il sorriso le si illumina solo quando parla del pallone, il suo gioco preferito. Si, è un po' confusa, e timida, quando parla. Ma Caster Semenya, diciottenne sudafricana ha il diritto di essere quello che lei sceglie.

Viene da una famiglia povera, "siamo 5 o 6 fratelli", nessuno la conosceva, si è segnalata con un ottimo tempo in uno dei meeting meno importanti, alle Mauritius, e i suoi cromosomi non danno certezza sull'identità sessuale. Non è la prima volta che capita nello sport. E non è uno scandalo.
Anche le Olimpiadi si sono aperte al transgender, purché vivano in paesi che ammettano il cambio di identità sessuale e che risulti sul documento d'identità. Si può scegliere cosa essere, se la natura non è stata troppo chiara. Non è questione di sembrare uomo o donna, ma di cosa ci si sente.
Quello che è brutto è il voyeurismo, sono le battute grevi, i sottintesi veramente da stadio. E anche il fatto che la federazione internazionale non abbia affrontato il caso prima, come nel caso delle protesi artificiali di Oscar Pistorius si lascia che il tempo consumi dubbi e incertezze (è un uomo o un robot?) invece di andare a una verifica e dare una risposta. Caster Semenya ha corso la finale degli 800 e l'ha vinta.

Ma Caster non si è improvvisamente operata, né ha scoperto solo a Berlino di essere la persona che è.

Anche in Sudafrica i suoi cromosomi erano gli stessi. La Iaaf ha paura di eventuali vertenze legali e aspetta altri esami prima di dare il suo verdetto. Quindi ha lasciato correre, in tutti i sensi. Magari a Natale sapremo che Caster sarà squalificata. E che la gara vista ieri è falsata. E' troppo chiedere a chi organizza il mondiale e a chi porta l'atleta di scegliere prima? E di fare le opportune verifiche con discrezione, senza fare di una ragazza/o una freak da circo?
L'importante è che non si ritorni al '36 quando Dora Ratjen, saltatrice in alto tedesca partecipò ai Giochi (senza vincere), due anni dopo si scoprì che aveva genitali maschili. Venne bandita, dopo la guerra diventò Hermann Ratjen, sostenendo di esser stata costretta dal partito nazista a fingersi donna.
Tocca a Caster correre con chi si sente e alla Iaaf di dire in tempo se è lecito.
Ma non agli altri di giudicare che è una brutta donna.
(Emanuela Audisio sul giornale borghese di oggi. Quando ce vo', ce vo'!)

3 commenti:

e. ha detto...

Tra l'altro ne parliamo che se ha quei bicipiti lì e contemporaneamente riesce ad abbassare la tavoletta del water potrebbe essere lamia anima gemella?!?!
Peccato solo che è un po' giovane... :-D

Unknown ha detto...

Capisci, che se quelle braccia lì ce le ha Michelle Obama allora va bene. se ce le ha lei, è un uomo.

bah...

e. ha detto...

Come dire che dovremmo farci delle domande su quanto influisce la parrucchiera e la depilazione delle ascelle sulla nostra coscienza di genere :-)
Comunque la scema italiana che gli ha rotto le palle è quella che è arrivata sesta. Ha perso per un soffio :-)