venerdì, settembre 10, 2010



Che storia bruttissima, questa del sindaco di Pollica.

Ovviamente perchè l'hanno ammazzato.

Poi perchè l'hanno ammazzato senza preavvisi, senza minacce. Che a me ha ricordato la politica della desaparecìon. Perchè se si inizia a pensare che può bastare un no ad un albergo sulla costa, una tassa sui rifiuti, una lotta al pizzo per essere uccisi da un giorno all'altro, chi riesce più a muoversi, a fare qualcosa?

Poi, ancora, perchè nella gerarchia delle notizie è stata la seconda, la terza in ordine di importanza, dopo il discorso di Fini, le minacce di Bossi.

E per il titolo della Padania, che diceva Ucciso il sindaco "leghista". Io, pensare che mi ammazzano e la padania titola che hanno ucciso una leghista, mi dà più l'orticaria dell'idea di morire.

E la solitudine, che emerge fortissima da questa storia.

E le richieste banalmente democratiche che l'hanno portato a morire.

Ma soprattutto perchè quando poi finisci per parlarne a cena, succede che Quell'uomo mi dica E adesso, chi ce l'avrà più il coraggio di fare il sindaco nelle zone di camorra, se non è colluso e corrotto?
E a me è venuto da pensare che c'è sempre stata una generazione successiva di eroi - se di eroi vogliamo parlare, nonostante lo svuotamento del concetto che ne è stato fatto dai giornalisti e dai politici- a rimpiazzare quelli che erano stati ammazzati.
Nell'immaginaria trincea delle lotte, c'è sempre stato uno che dalle retrovie andava a coprire il posto, ben sapendo che le impronte in cui affondavano i piedi erano quelle di chi era appena morto.
La famosa questione della Battaglia di Stalingrado: un fucile ogni due soldati.

Però io non credo che il coraggio sia una cosa così, che basta pretenderla da sè stessi.
Io credo che dalle retrovie stiano guardando Pollica centinaia di uomini e donne ugualmente democratici, ugualmente ambientalisti e ugualmente critici e coraggiosi.ù

Ma come lo vediamo noi, anche loro vedono la solitudine, l'abbandono, la notizia che non merita neanche l'apertura, il titolo della padania, il presidente del consiglio che si guarda bene dall'aprire bocca sulla faccenda.
E queste sono cose che tolgono il coraggio.
E' per questo che dico che sembra la tecnica della desaparicìon. Che a fare l'oppositore in Cile, in Argentina poteva succedere che di colpo saresti scomparso e nessuno avrebbe più saputo nulla di te.
E su questa paura dell'abbandono, della solitudine, della mancanza di riconoscimento delle tue battaglie, della mancanza della possibilità di Un'ultima lettera del condannato a morte, che si è basata la lotta dei militari alle resistenze latinoamericane.

Perchè una trincea è comunque un posto pieno di gente. Gente in piedi di fianco a te, gente nelle retrovie, gente a cui scrivere nei momenti di pausa, lettere che arrivano da casa.
Adesso, in questo momento, la lotta alla camorra non è una trincea.
A me sembra una capanna su un albero in una palude.
Dove puoi vivere o morire senza che nessuno se ne interessi, senza che nulla cambi, senza che neppure nessuno lo sappia.

E così, mi veniva da dire a Quell'uomo che poneva una domanda così triste, è per questo che chissà se ce ne sarà un altro, di sindaco ambientalista. Mentre ci sono stati altri Gandhi, altri Martin Luther King, altri Falcone.
Perchè il coraggio è sempre una faccenda collettiva.

2 commenti:

O' Pastore ha detto...

Non se ne sa ancora molto.

Potrebbe anche non essere camorra.

Potrebbe essere una stronzata fatta da qualche spacciatore preso a calci in culo dal sindaco (pare che ci tenesse a fare certe cose personalmente).

In effetti, se ci pensi, è proprio l'opposto di un omicidio mafioso...

lanessie ha detto...

mah, si...
Non che cambi tantissimo il ragionamento su paura e solitudine, eh...