giovedì, maggio 27, 2010



L’anno scorso, al salone del libro di torino, Furio Colombo rispose molto intelligentemente a chi chiedeva come frenare il populismo di Brunetta.
Lui, uomo della fiat, rispose che se un lavoratore può fare il “fannullone” (termine da orticaria) la colpa è dei suoi dirigenti. E che colpire il lavoratore è inutile populismo, mentre uno stato o un’azienda dovrebbe controllare e incentivare i propri dirigenti, in una catena virtuosa.

Oggi, per la seconda volta in due settimane, mi sono trovata di fronte ad un incentivo al brunettismo, che sono riuscita a combattere solo con forza d’animo e la posizione del loto.
Prima, per l’ennesima volta, i bidelli della scuola dei dodici piccoli ariani, ci hanno impedito di portare i bimbi in una classe più grande perché loro “non possono pulire alle quattro e mezza un’aula grande. Quella si pulisce all’una”.
Poi, i guardiani delle sale del museo in cui stiamo portando – gratis – le classi di questa città, hanno interrotto il laboratorio urlando e distruggendo il materiale didattico, con i ragazzi presenti, urlando che “Il museo è come una chiesa e voi siete profani”.

Questi bidelli e questi guardiani hanno dei direttori.
Che, davanti alle loro richieste di lavorare sempre meno, sempre nello stesso modo, mettendo le loro esigenze lassiste e psichiatriche davanti al benessere dei bambini, hanno dei direttori che davanti a questo modo sempre autoreferenziale, i cui non si può aiutare un bambino che vomita in bagno perché “non è tra le mie mansioni a contratto”, davanti a tutto questo, hanno dei direttori che chinano la testa.
Che non sono capaci di affrontare una mediazione, un sano conflitto, o anche uno scontro.
Dei direttori che non dirigono ma, al massimo, coordinano.

Io credo che ognuno, ogni lavoratore, abbia il diritto di fare richieste sul posto di lavoro.
Questo è quello che mi distingue da brunetta, tra le varie cose. Credo sia un diritto poter richiedere qualsiasi cosa, anche che vorresti essere accompagnato a casa tutti i giorni da una limousine con autista.
Ma poi, sopra al lavoratore, c’è un altro lavoratore, più pagato di lui, proprio perché gli è richiesta una visione d’insieme. Una capacità di mediazione.
Un direttore che dica La limousine non abbiamo i soldi per dartela. Ma magari possiamo mettere a rimborso l’abbonamento dell’autobus. Oppure neanche quello. Mi dispiace, abbiamo i buoni pasto.
Un direttore che dica I bambini vomitano. Cosa facciamo, se vomitano? Li lasciamo da soli? Oppure troviamo qualcuno, tra i bidelli, a cui faccia meno schifo e ci affidiamo alla sua competenza? Non avere schifo per il vomito è una competenza. Se non si può riconoscerla economicamente, lo si può fare socialmente. Spesso basta e avanza.

Ci vuole un direttore che sia abbastanza forte da far passare che la scuola non può privilegiare il benessere dei bidelli, se il loro benessere intacca quello dei bambini, che sono i destinatari del lavoro di tutti.
Un direttore che sia abbastanza lungimirante da dire che se i musei sono chiese, senza neppure promettere il paradiso, sono destinati alla morte nel giro di una generazione.
Direttori coraggiosi, riconosciuti, forti, accoglienti.

Non è questione di diritti sociali, sindacalisti, brunetta, privilegi o coglioni.
E’ questione che in questo paese si urla sempre contro l’impiegato delle poste e mai contro l’amministratore delegato.
E invece io trovo che non si possa pretendere da un bidello con la terza media, una vita di merda, uno stipendio da fame, un lavoro ripetitivo, un gruppo di colleghi disarmanti, non trovo che si possa pretendere da lui la comprensione del valore didattico di un’aula accogliente.
Ma pretendo che il suo responsabile, non solo lo capisca, ma lo difenda e trovi il modo migliore per equilibrare le esigenze di tutti.

2 commenti:

lastreganocciola ha detto...

già.

Piccolo pedagogista ha detto...

Assolutamente d'accordo.

Più che mai.