mercoledì, febbraio 17, 2010






La combinazione raffreddore devastante, linea adsl e prima serata del festival di sanremo mi ha fregata.
Ho provato a resistere: alle 8 di sera mi sono cucinata il minestrone e me lo sono mangiata guardando Il vizietto, con il naso colante e tutto il pavimento coperto da moccichini schifiltosi.
Sanremo mi ero dimenticata anche che ci fosse.
Ma Il vizietto è finito, io non avevo sonno, la casa era silenziosa e i miei amici su facciabuco non facevano che commentare il festival.
Come resistere?
Ho ceduto a rai.it

Una volta di più, voglio emigrare.
Perchè vedere, nella stessa serata, l'inno all'ignoranza di Cassano, la canzone di Emanuele Filiberto di Savoia e quella di Povia contro Peppino Englaro, non lo so, non ho lo stomaco.
Non ci sono abituata.
Biancanessie, come mi chiama qualcuno in questo periodo.
Io credo che per resistere ad un tale schifo, uno debba prepararsi il terreno giorno per giorno.
Io invece leggo il Manifesto.
E la gioia di vedere la giuria demoscopica dimostrarsi più a sinistra del governo prodi, e cacciare via il principino e il suo insulto alla democrazia, non è una gioia tale da coprire il disgusto.

Ero davanti al computer che annaspavo, mentre Pupo (pupooooo) ed Emanuele Filiberto si divertivano a rovesciare la storia sul palco dell'Ariston, e come sempre in questi casi, mi è apparso lo sguardo sconcertato del mio Partigiano di Riferimento che mi dice Vede, Vanessa, ci sono cose che se uno non ha visto morire i suoi compagni sui monti, non lo capisce il dolore che si prova...

Io vorrei scrivervelo, il testo della canzone di Emanuele Filiberto.
Emanuele Filiberto di Savoia.
Perchè dire solo Emanuele Filiberto è come dire Pupo, i Pooh, i Nomadi.
Troppo facile.
Emanuele Filiberto di Savoia.
Vorrei scrivervelo, il testo, perchè diventerà il nuovo inno di forza nuova, ad esempio.
E dobbiamo saperlo riconoscere, se lo sentite canticchiare in un vicolo buio, o nella suoneria di un telefonino.
Ma anche perchè è un tassellino del puzzle.
Della distruzione di questo paese e della mia voglia di scappare lontano.

Io credo sempre nel futuro,
nella giustizia e nel lavoro,
nell’equilibrio che ci unisce,
intorno alla nostra famiglia.

Io credo nelle tradizioni,
di un popolo che non si arrende,
e soffro le preoccupazioni,
di chi possiede poco o niente.

Io credo nella mia cultura
e nella mia religione,
per questo io non ho paura,
di esprimere la mia opinione.

Io sento battere più forte il mio cuore
di un’Italia sola,
che oggi più serenamente
si specchia in tutta la su storia.

Sì stasera sono qui per dire al mondo e a Dio,
Italia amore mio.
Io non mi stancherò di dire al mondo e a Dio,
Italia amore mio.

Ricordo quando ero bambino,
viaggiavo con la fantasia,
chiudevo gli occhi e immaginavo,
di stringerla fra le mie braccia.
Tu non potevi ritornare
pur non avendo fatto niente,
ma chi si può paragonare
a chi ha sofferto veramente.

Sì stasera sono qui per dire al mondo e a Dio,
Italia amore mio.
Io non mi stancherò di dire al mondo e a Dio,
Italia amore mio.

Io credo ancora nel rispetto,
nell’onestà di un ideale.
Nel sogno chiuso in un cassetto,
e in un paese più normale.

Sì stasera sono qui per dire al mondo e a Dio,Italia amore mio.

2 commenti:

e. ha detto...

Ma non ci pensi che c'è la gente che le legge di mattina, queste cose??? Cazzo, Nessi. Dovresti scriverlo all'inizio dei post: "Attenzione, questo post contiene cose che possono urtare la vostra sensibilità"...eh, avvisa....

lanessie ha detto...

scusa.
pensavo bastasse la foto.
:-)