mercoledì, settembre 23, 2009



C'è che mettiamo a curriculum una mente elastica, questo si, cosa che sembra particolarmente apprezzata dai guru della new economy.
Riusciamo a produrre tra i due e i quattro progetti al giorno, tra le nove di mattina e le due di notte.
Abbiamo competenze di allestimenti, di scenografie, di pedagogia, di relazioni col pubblico, con la stampa, sappiamo scrivere, leggiamo pure, riusciamo persino a mantenere delle relazioni.
Festeggiamo i compleanni con le torte in mezzo alla riunione, e riusciamo ad essere a Milano, Torino, Genova, agli appuntamenti, alle convocazioni.
Discutiamo se mettere o non mettere a budget 50 paia di moon boot per trasformare i bambini in astronauti, gestiamo equipe progettuali sul Guerrilla Gardening, inventiamo da un momento all'altra un'animazione su Via del Campo, una maratona di scrittura collettiva, un laboratorio sulla poetica di Hundertwasser.
Siamo tanti, ma neanche tantissimi, siamo un alveare ronzante di competenze sparse.
C'è chi ci mette i disegni, chi ci mette le idee, chi la scienza, chi la lettura.
Ho letto un libro bellissimo e mi è venuta un'idea.
Hai visto quel quadro di Chagall, potrebbe essere d'ispirazione per un laboratorio.
Come diavolo si chiamava il terzo astronauta dell'apollo 11?
E nel frattempo compriamo casa, cerchiamo di tener duro sul blog, negli affetti, nelle attenzioni, negli altri lavori pagnotta, con i figli.
Viaggiamo su mille binari creativi.
Abbiamo dei mesi da incubo, ottobre e luglio, di solito.
Non riusciamo ad andare in ferie fuori stagione, viaggiamo con il calendario scolastico.
Peschiamo all'inesauribile fonte dei nostri interessi, uniti dallo scopo di poter mischiare le competenze in ricette collettive per trasformarle in qualcos'altro.
Siamo i figli di Vissani e Willy Wonka.

La mia pissipissibaucologa dice che tutto il mio desiderio di maternità ha a che fare con la necessità di incanalare la creatività.
E io mi chiedo: cosa ne sarebbe di me, se lavorassi in posta?

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