domenica, gennaio 31, 2010



Io e il gatto Signor Siberia non ci decidiamo a mettere il naso fuori, oggi.
Lui schifa il cortile, io un giretto in centro.
Ho accettato di declinare un appuntamento all'ora dell'aperitivo, e adesso non ho veramente niente da fare, e me lo tengo stretto.
Ho una ventola dell'aria calda, ho una connessione a internet, un cd con il best of di Bob Dylan, una casa solitaria. Non ho soldi per andare a sbirciare tra gli ultimi saldi.
Mi sento utile a me stessa attivandomi per piccole cose: ho trovato un annuncio di una casa su internet, e ho scritto all'agenzia.
Ho messo a posto la sala.
Però non ho rifatto il letto.
Canticchio The times they are changing...
Ho scoperto un blog che mi piace.
Mi sono preparata un'insalata con la feta, per pranzo.
Ho aperto tutte le finestre perchè la ragazza fuori moda, stamattina, ha cercato di uccidermi con un panino abbrustolito nel microonde.
Ho pulito il bagno, ma devo ancora tirare su le mutande dal pavimento.
Ho fatto i conti del circolo Luogo dell'anima, che ieri si è riempito di persone carine alla prima visita.
Ho invitato un po' di gente a merenda, ma non so chi verrà.

Settimana scorsa ho finito di leggere ...E vinse la tartaruga e ho deciso che non posso soltanto vederla praticata da altri, la vita slow.
Avrei dovuto lavorare, in questa domenica indolente, e non voglio rimpiazzare subito il lavoro con l'iperattività.
Così mi godo l'indolenza lenta.

E infatti, appena decido che mi godo l'indolenza, mentre sono qui che scrivo queste righe della domenica, mi mandano un messaggio per una merenda fuori.
Va bene, esco.
Ma non esco per riempire i buchi, esco perchè mi va di farlo.
Sono le differenze sottili tra le tartarughe e le lepri.

venerdì, gennaio 29, 2010

Mentre mi preparavo per il mio invito a cena del venerdi.
Che è tra dieci minuti e sono in ritardo.
Mentre mi preparavo, ho avuto un'illuminazione davanti allo specchio.
Che non è una scusa, è un'illuminazione.
Ho pensato che in effetti dietro un matto c'è sempre un villaggio.
E se il villaggio è il posto dove è nata la Lega.
L'amore ai tempi della Lega.
Non ci si può mica illudere.
Non avrei dovuto illudermi.
Perchè scegliere l'amore è sostanzialmente un'attività improduttiva.

giovedì, gennaio 28, 2010

"...toccandosi le mani ognun di loro
cerca il vicin chi sia.
Se i calli suoi non vi segnò il lavoro
quella è una man di spia».
(Olindo Guerrini, Primo Maggio)
Citata dal Manifesto ieri.
Mi è piaciuta troppo per dover aspettare quattro mesi prima di pubblicarla.

mercoledì, gennaio 27, 2010


In forno cuoce la torta di mele.
E' il mio contributo alla cena di Natale del mio ufficio, che si terrà tra un'ora.
E con questo avete capito tutto dell'ufficio più bello del mondo.

Con le ricette io sono la figlia di andy warrol e di un'autistica.
Se c'è una cosa che mi viene bene, la replico all'infinito fino a quando non mi stufo.
Poi trovo un'altra ricetta da appendere sul frigo, e ricomincio da capo.
Sperate che non mi focalizzi mai sulla pizza con l'ananas.

Visto che è il giorno della memoria, però, a parlare di torte di mele nel forno mi sento scema (e schifosamente cinica).
Ma pensare di mettermi a parlare della banalità del male, dal momento che ci siamo immersi fino al collo, peggio che mai.
Allora mi rifugio nei nanetti di vita vissuta.

C'è stata una volta che ero una studentessa a scienze dell'educazione.
E avevo una professoressa di storia contemporanea progredito che era una nota etilista.
Mi presento a dare l'esame il 27 gennaio, con una curatissima tesina sulle attinenze tra la partecipazione popolare nella Resistenza e al G8 di Genova.
Tiè.
Eravamo in cinque, a dare l'esame, perchè la storia contemporanea, agli studenti di scienze dell'educazione, piace quanto un riccio tra l'alluce e l'indice.
Io ero la seconda.
La prima, tremante come un budino - perchè gli studenti di scienze dell'educazione emettono da soli il 58% del pil di ansia del paese - si siede davanti all'etilista.
La quale, come in una barzelletta, dice Signorina, prima domanda: che giorno è oggi?
....giovedi?
Si, si, che giorno del mese...
Aaaah, 27 gennaio.
E il 27 Gennaio è...
...
è...
...
è il giorno....
E' il giorno della memoria! (gli studenti di scienze dell'educazione guardano i telegiornali. Ndr).
Brava. Perchè il 27 gennaio è il giorno della memoria?
...
...
...
Ah, si. Perchè è il giorno che ci è stato Auschwitz.

Cosa fa questa ragazza, adesso?
La maestra.
Et voilà: la banalità del male.

martedì, gennaio 26, 2010

Ci sono delle volte che le persone entrano nella mia vita in modo strambo, in modo irruento, in modo imprevedibile e a volte anche in modo doloroso, come un intervento a gamba tesa. E poi, in qualche modo, riescono a cambiare questa relazione in qualcosa di diverso. Solitamente in un'amicizia fatta di appuntamenti saltuari e rari scambi di messaggi.
La mia vita è piena di queste persone.
Come se non riuscissi a trovare con loro la giusta dimensione e la giusta distanza nei primi appuntamenti, e avessi bisogno di tempo per collocarle e lasciarle collocare nella giusta posizione all'interno della mia vita.
Stasera, grazie ad una di loro, entrerò di soppiatto all'interno dello spettacolo dei Momix e me lo guarderò tutto da un punto di vista privilegiato.

Anni fa -una vita fa, che andavo ancora in giro con i capelli blu e la kefia - un altro dei miei uomini mal collocati, mi aveva portato a vedere gli Stomp dalla fessura del magazzino del teatro, lasciando ciondolare i piedi sulla testa degli spettatori del palchetto.
Io spero sarà così anche questa volta, perchè gli spettacoli della mia vita li ho sempre guardati da un punto di vista lontano dalle poltrone della terza fila.

Ho guardato lo spettacolo dell'Ulivo Palestinese da dietro le tende rosse del sipario, con lui che correva a baciarmi al cambio scena, ho visto il mio spettacolo illuminata dalla torcia da minatore del kGgB sperando che gli attori si ricordassero le battute. Ho visto gli stomp dal magazzino, appunto. Ho assistito allo spettacolo della mia compagnia teatrale davanti ad una folla improbabile di 10.000 persone per il 25 aprile accanto a Madaski, e agli spettacoli delle Bisbetiche dall'improbabile punto di vista dell'addetto stampa.

Stasera siederò nell'ennesimo luogo improbabile.
Una banale metafora della vita, con il resto del mondo che paga il biglietto per sedersi in poltrona, e noi che ci facciamo confondere dalla vita per entrare di soppiatto e guadagnarci un altro punto di vista.

lunedì, gennaio 25, 2010


...citando i poeti
Basta un niente per sorrideereee

domenica, gennaio 24, 2010



La rivoluzione è avere internet a casa.

Sono atterrata a genova venerdi pomeriggio dopo quattro giorni di meeting internazionale a Bari con un sonno arretrato che sembrava l'erasmus.
A casa, ho trovato un cestino davanti alla porta con scritto Please, take care of this router.
E la graduatoria degli agi è salita di un punto percentuale.

Bari è stata tre giorni di immersione nel mondo. 550 delegati under 30, da singapore al marocco, da Cuba alla Svezia. Una cosa tipo babilonia tutto spesato.
Se non avessi dovuto sopportare un'allergia alla Puglia che mi ha fatto venire gli occhi da aye aye, sarebbe stato semplicemente splendido. Abbiamo lavorato su un documento di promozione dell'educazione non formale partendo dall'esperienza di Paulo Freire. Quelle cose che piacciono alla nessie, insomma.
E il formatore era il fratello portoghese dell'Ulivo Palestinese. Un tuffo nella vita di tre anni fa senza neppure tapparmi il naso.

Noi italiani, nei gruppi di lavoro, parlavamo inglese con la tipica preparazione da Listen and Repeat. Gli altri si destreggiavano tra tre e cinque lingue e distribuivano biglietti da visita.
Noi italiani sembravamo il paese ospitante ai mondiali.

Nichi Vendola ha aperto il meeting e si è conquistato una standing ovation mondiale.
Sul pullman del ritorno la delegata di Dubai mi ha chiesto Il politico che ha parlato oggi è gay?
Si, ho risposto, Come fai a saperlo?
Ha un orecchino a sinistra
Ah...si...beh, non è così automatico, ma in effetti è gay
Ed è un politico?
Si
E questo a voi va bene? ha concluso, tra lo sdegnato e il sorpreso.

Deve arrivare una ragazzina da Dubai per farmi credere ancora che siamo in una democrazia.


lunedì, gennaio 18, 2010






















STASERA SONO A BARI

venerdì, gennaio 15, 2010



Io spero che questo convegno dove dovrei (devo?) andare martedi prossimo non lo organizzi nichi vendola, anche se è a Bari.
Io spero che lo organizzi Emiliano, così posso dare la colpa al pd.

Il count down sul sito dice che mancano 3 giorni e 9 ore all'inaugurazione, sono accreditata come delegato internazionale e non ho un biglietto, non so se l'albergo mi ospiterà anche la notte tra lunedi e martedi e soprattutto se posso andare in aereo invece che in treno impegandoci 3 ore invece di 15 e pagando anche meno (loro, non io. Ma insomma...).

Così tutto lascia pensare che andrò alla sperindio prendendo un aereo lunedi alle 1935. Ma l'aereo non è prenotato perchè nessuno mi dà alcuna indicazione e, attualmente, sto andandomene dall'ufficio con il seguente programma:
oggi pomeriggio lavoro da un'altra parte
stasera circolo dell'anima fino alle 2
domani costruisco il materiale per
l'animazione di domenica
lunedi mattina scrivo un bando per il Comune fino all'una quando
vado dalle mie ragazzine per il corso di espressione corporea, da cui uscirò
all'ora esatta dell'aereo per bari.

Invece che per il conguaglio, fate una colletta e mi regalate una controfigura?

giovedì, gennaio 14, 2010



Scorpione (23 ottobre - 21 novembre)

Qualche tempo fa un mio conoscente ha lasciato la sua ragazza. Per farlo ha usato un trucco vecchio come il mondo: le ha detto che non era degno di lei. “È come se tu fossi un campione di scacchi”, le ha spiegato, “mentre io ho appena comprato la mia prima scacchiera e sto ancora cercando di capire come si gioca”. Con questo intendeva dire che la ragazza era molto più abile di lui nell’arte di vivere un rapporto a due. Ho la sensazione che nel tuo mondo stia succedendo qualcosa di simile, Scorpione: c’è un’alleanza in cui le due parti hanno raggiunto livelli di maturità diversi. Questo non significa che devi rompere il rapporto. Dovresti, però, prendere coscienza di questo dislivello e decidere cosa fare per colmarlo.

mercoledì, gennaio 13, 2010



E mentre cerco casa (e di nuovo cambiano le cose, cambio donna, cambio umore, stasera), il muro di quella attuale mi si sbriciola tra le dita di un'umida serata di gennaio.
Di nuovo il parquet è incinto, il soffitto sembra un tovagliolo bagnato su un angolo.
Fuori continua a diluviare, dentro abbiamo dato un taglio al riscaldamento per la paura di un conguaglio che non potremmo pagarci.
Mia nonna aveva un'orribile mattonella con scritto Casa mia può sostituire il mondo, il mondo giammai casa mia.
Aveva il riscaldamento centralizzato.

Gennaio è un mese di spese rimandate, e tutti i vestiti di cui avrei avuto bisogno rimangono alla mercè di altre sophie kinsella.
Ho cambiato taglia (anzi, ho cambiato due taglie ) in un anno e mezzo e, fidatevi, di una dieta può goderne a pieno solo chi può permetterselo.

Cerco qualcuno con cui fare a metà di un abbonamento 2010 al Manifesto (metà coupon a testa), cerco una casa nei vicoli che abbia almeno una finestra.
Quella che ho visto ieri ne aveva una sola, e dava su un cavedio.
La crisi c'è troppo o troppo poco: hanno inaugurato ieri un locale e, di martedi, c'erano 1500 persone. Un mio amico barista ha detto che hanno fatto 5000€ di utile in una sera, con persone 40 minuti in fila, al freddo, per avere una birra.
La crisi c'è troppo o troppo poco e la gente non smetterà mai di stupirmi.

Mentre vi scrivo, a proposito di gente intelligente, c'è una manifestazione di forzanuova contro la moschea.
Io spero che gli si congelino le palle mentre camminano al lagaccio e che debbano tutti trasportarli all'ospedale d'urgenza, dove l'unico medico in turno è figlio di un partigiano morto impiccato e l'infermiera una militante di un centro sociale anarchico, con più piercing che capelli.
Sogno troppo, in questo freddo mercoledi di gennaio, immersa nella crisi e attaccata alla speranza di un mondo più confortevole?


lunedì, gennaio 11, 2010

Niente mi rende più triste
della sicurezza di avere ragione

venerdì, gennaio 08, 2010



Ho passato ventotto anni a pensare che la mia testa sapeva tutto e che la mia pancia non capiva un cazzo.
A lavorare incessantemente sulla pancia per farla aderire al mio raziocinio.
A sentirmi in colpa le rare volte in cui seguivo l'ombelico, lontano dalle cose che sarebbe stato meglio fare, per me, per gli altri.

Intorno a fine novembre la pissipissibaucologa mi ha detto che il compito di quest'anno era far fondere la razionalità con le emozioni.
Il conscio e l'incoscio.
La pancia e la testa.
E io subito a forzarmi, a chiedermi perchè questa pancia dannata non ne volesse sapere di mettersi in pace, di fondersi con i precisi segnali della testa. Perchè questa pancia non leggesse i bigliettini che la testa scriveva con precisione e spediva con ricevuta di ritorno.

Adesso ho pensato che posso fare una rivoluzione.
Un po' come passare da Marx a Freud.
Sto provando ad invertire la rotta.
Lascio che la testa riceva i messaggi della pancia e ci rimugini su.

I biglietti che partivano dall'alto in direzione piedi erano tutti piegati in quattro, con l'orlo ricamato, le cifre, la bustina con mittente e destinatario.
I biglietti che risalgono come salmoni sembrano i pizzini di Provenzano. Hanno le ditate di unto, le cancellature, le sbavature del pennino, i ripensamenti e anche gli errori di grammatica.
La testa, quando li riceve, fa la faccia di una vecchia maestra di paese che passa davanti alla vetrina del negozio del macellaio e legge Oggi tripa.
Però poi si mette lì, li legge, li rilegge e li corregge con la matita rossa e la matita blu. E poi li rispedisce indietro.

Paradossalmente, così funziona.
Dev'essere una questione maieutica, dev'essere che da piccola leggevo Io speriamo che me la cavo a casa dei nonni, insieme alla selezione del Reader digest.
Sarà che rimango una maestra, anche se da lontano.
Correggere gli errori della mia pancia mi viene più facile che far scrivere un romanzo alla mia testa.
Ed è molto, molto più affascinante.

giovedì, gennaio 07, 2010


Il duemiladieci è un anno che inizia con la scoperta che l'ikea non fabbrica l'unico mobile di cui avrei bisogno.
Non credevo che ci fosse qualcosa che l'ikea non produceva.
Tutto Sotto Un Solo Tetto.
(Il duemiladieci è un anno che inizia con una citazione da nerd, e forse è il caso che inizi a preoccuparmi).

Così il mio nuovo computer, che è un Mac, che ha uno schermo così grande che fa finta di essere una televisione, che si merita addirittura una connessione internet, sita in posizione precaria in attesa che l'ikea mi mostri la soluzione al mio problema.
Avrei bisogno di un filo diretto con un'architetto svedese di nome Kristine a cui spiegare l'importanza di un mobile angolare 50x50 cm.
Lei sola potrebbe capirmi.
Il duemiladieci è ricominciato anche al lavoro più bello del mondo, e solo oggi ho progettato già una lettura dei fondi del the e un luna park zingaro da realizzare nei prossimi dieci giorni.
Chiamatemi Luna Lovegood, sarò la vostra progettista.

Poi, mi sento la febbre. Da un quarto d'ora, mi sento la febbre, ma credo sia soltanto l'aria di neve che arriva piano.
Ancora non fa nemmeno tanto freddo, ma già il sindaco ha deciso che domani le scuole saranno chiuse, che dovrete mettere le catene, voi che avete una macchina, che c'è un'allerta 2.
Se c'è una cosa che non c'entra con la neve, questo è il preavviso.
Il duemiladieci inizia con il senso di fastidio che riesce a darmi una città in panico perchè qualcuno ha detto che nevicherà, quando fuori ci sono ancora 5 gradi abbondanti.
La neve non bisogna saperlo prima, che arriverà.
E' come leggere l'ultima pagina di un giallo.

Il 2010, infine, inizia con un sogno politico.
Vorrei vedere il Pd decomporsi in un grande albergo di Rimini.
Vorrei vederli entrare uno per uno per un grande convegno sul Riformismo, sorridenti, arroganti e deficienti, e vederli smaterializzare appena superata la hall.
Uno alla volta.
E, attenzione, sto dicendo Smaterializzarsi.
Perchè con i compagni che sbagliano c'è sempre quel po' di affetto dei vecchi tempi.
Lo sapete che per altri avrei detto Sbranati dalle lumache.
Il Pd no.
Semplicemente, vorrei alzarmi domani mattina e scoprire che non ci sono più.
Sotto i tappeti, negli armadi, nella bouvette di Montecitorio, da nessuna parte.
Spariti, con un inchino, lasciando spazio a chi ha voglia di fare politica, invece di questa schifezza immonda della realpolitik.
Il Pd che sparisce, come David Copperfield. Il mago, non il bambino.
Sarebbe lo spettacolo dell'anno.

mercoledì, gennaio 06, 2010

Domani torno