mercoledì, maggio 06, 2009



...e poi dobbiamo farne di mestieri, noi che viviamo della nostra fantasia...


Come succedeva spesso prima di incartapecorirsi dietro agli sproloqui senili, il buon Guccini regala alla mia vita la migliore delle definizioni.
E' un periodo così, che colgo a grappoli i lavori e le soddisfazioni; è una tonnara: io butto le reti e tiro su di tutto, delfini compresi.
Se penso che c'era un momento della mia vita che mi immaginavo costretta dalla vita dietro ad un cattedra.
C'è però che risulto un po' assente e parecchio stanca.
Mi viene voglia di affogare il cellulare nel cesso, come in una favola del mio libro preferito, in cui un bambino perdeva la sua paperetta di gomma e la guardava galleggiare, piangendo.
Mi faceva una tristezza, questa cosa della paperetta nel cesso.

Ho l'agenda che sembra un quadro di Marinetti.
Velocità velocità velocità.
Bicicletta.
Appuntamenti.
Telefonate.
Riunioni.
Laboratori.
Velocità velocità velocità.

Poi, finalmente, capita di pensarci su, a questo lavoro, a questa grammatica della fantasia quotidiana.
Metti una notte al porto antico con un cantante jazz che ti fa tornare in mente Keaton, oooh keaton, che fine hai fatto keaton?
Mi capita di dover discutere del mio, e nostro, fare le cose anche non pagati.
La solita autolesionista modalità dei professionisti della sinistra: se non vedo soldi, tu non vede cammello. Va beh, tu vede cammello anche per pochi soldi. Ok, tu vede cammello senza darmi soldi.
E ho capito una cosa.
C'è una fregatura, a lavorare con i bambini.

Che se tu fai, per dire, lo scultore.
Chiedi un finanziamento.
Non te lo danno.
Aspetti un anno, fai dell'altro.
Poi richiedi un finanziamento.
Non te lo danno.
Aspetti un anno, fai dell'altro.
Il terzo anno ti danno un finanziamento.
Fai la scultura, la esponi.
E la gente che va a vederla è, più o meno, la stessa che l'avrebbe vista tre anni prima.
Perchè si rimane adulti a lungo.
Sempre di diventarlo, s'intende. Ma sto andando fuori tema.

Se io invece faccio un progetto per i bimbi 3-5.
E non me lo finanziano.
Io non posso aspettare.
Perchè se lo faccio, ci saranno dei bimbi che questo progetto non lo faranno mai più.
Allora io, piuttosto, lo faccio gratis.
Certamente che c'è della presunzione e dell'autolesionismo, in tutto ciò.
Però c'è di vero che l'infanzia è veloce, è futurista.
Non si può lasciare scappare quel momento. Non si può recuperare dopo.
Così mi capita di accumulare mestieri e di portare a casa lo stipendio di un cassintegrato.
Ma mi capita anche di regalare un sacco di cammelli.
E un cammello a tre anni.
Volete mettere?

4 commenti:

e. ha detto...

Ma quella citazione di Guccini è il mio salvaschermo qui al collocamento, trovavo che avesse un senso fantastico messa proprio in questo compiùtero qui :-)
E lo stipendio di un cassintegrato, nessi, sospetto che a noi ci farebbe un sacco felici. Oggi chiedo al mio compagno di banco dell'ilva...

e. ha detto...

Nessi, siediti...
Sei seduta?
Milleseicento euri.

lanessie ha detto...

milleseicento euri cosa?
Sono seduta, puoi dirmelo.
:-)

e. ha detto...

La cassintegrazione, stordita :-D