lunedì, dicembre 28, 2009



Se dovessi dire, e lo dirò, alla pissipissibaucologa cosa mi sembra di aver imparato da quest'ennesimo anno di analisi, direi che ho imparato il Piacere del Privato.
La bellezza nascosta di tenere le cose per sè, di scegliere cosa dire e se dire e quanto, dire, di tutto quello che succede.

Paradossalmente tutto questo si lega al buco che siamo riuscite a fare nel tubo di ottone dentro cui scorrono le mie emozioni - dalla testa al cuore, dal cuore alla pancia, dalla pancia alla testa - in un turbinio ininterrotto e invisibile.
Con la pissi abbiamo fatto un buco, in questo tubo, e adesso addirittura succede che in seduta io pianga.
Ci ho messo quasi tre anni ad imparare a piangere.

Non potete immaginare quanta resistenza io abbia fatto per impedire che venisse fatto un buco al mio tubo dei sentimenti.
Ho schierato tutta l'armata rossa sulla linea del confine e ho fatto tripli sei per due anni, per impedire l'accesso alla pissi.
Poi, quando alla fine ha vinto lei - che sarebbe bravissima ai tavoli di Texas hold'em - ho improvvisamente scoperto che la costruzione di una valvola di sfogo dei sentimenti non ha provocato, come immaginavo, un arcobaleno di segreti, ma piuttosto delle piccole conserve di vita che decido se e quando regalare.

Come al solito, sono fuori tempo, fuori luogo e fuori moda.
Che questa è un'epoca a cui si contano i brufoli sul culo. In cui il privato è fuori moda come il comunismo e le tasse.
Ma io sto scoprendo che ci sto bene, con i segreti. Non l'avrei mai detto.

Le conseguenze sul blog, mi rendo conto, ci sono.
Che il Grande Fratello fa più audience.
Però, insomma, uno dei compiti del 2010 è quello di riuscire a scegliere le conserve di vita da spalmare sui post.
Scegliere, che non è la stessa cosa che travasare.

Ho un mare di progetti, per il 2010, e su ognuno di questi pesa l'assenza dell'unica persona con cui avrei voluto condividerli.
L'accettazione della solitudine non è cosa banale, dopo 28 anni vissuti incessantemente in condivisione.
Ma sui tappi delle mie conserve, per ora, non c'è spazio per nessun altro nome che non sia quello dell'Omm della Tempesta, che ha attaccato etichette in tutte le parti della mia vita, prima di farsi buttare fuori.

Il mio cuore di due misure più piccolo, da quando l'omm della tempesta è andato via, è una delle cose che escono piano piano dal buco del tubo.
Una volta non l'avrei ammesso neanche a me stessa, questo dolore.
Invece c'è, e Dicembre è il mese peggiore per la sofferenza.
E anche le conserve migliori sono quelle che hai fatto in primavera.

1 commento:

e. ha detto...

passerà anche questa stazione senza far male
passerà questa pioggia sottile come passa il dolore