venerdì, gennaio 30, 2009



Ho passato le ultime 15 ore a chiedermi Cosa mi ha reso di colpo così felice, dopo giorni, forse settimane di depressione latente, di stanchezza suicida? Perchè ieri sera, intorno all'ora del tramonto, di colpo ero di nuovo una donna felice.
E ci sono tante cose che hanno collaborato a questo pezzettino di rinascita: ci sono le lasagne, c'è che ha smesso di piovere, c'è una telefonata da mio fratello, c'è un gruppo di bambini che ieri mi hanno fatto amare il mio lavoro come non mai, c'è Vauro di oggi, c'è che ho dormito.

Ma soprattutto c'è una cosa stramba, di quelle che sono le parti della nessie più strane, più incomprensibili, ma che sono così tanto mie, che sono così inconfondibili: ieri sono rinata perchè sono andata all'assemblea pubblica del terzo settore.

E, fuori dalla sala, aspettando di entrare, c'erano chili e chili di pezzetti della mia vita: c'era il centro sociale - la nessie con i capelli blu - c'erano le compagne di università - la nessie distratta dal mondo intorno - c'erano i colleghi educatori - la nessie e la vita degli altri - c'era il creatore del maialino salmì - la nessie animatrice scema - c'era la proprietaria di casa - la nessie e il futuro trasloco - c'erano le colleghe del lavoro più bello del mondo - la nessie e la felicità del contemporaneo.
E con ognuno ho fatto le chiacchiere, mi sono fatta aggiornare, ho scherzato, ho parlato, mi sono anche fatta coccolare.

Ma soprattutto, ieri, sono uscita dalla routine.
Perchè, e questo è il pensiero di oggi, a me è la routine che mi distrugge.
Lo stupore e la novità mi migliorano la vita come a qualcuno il sole, ad altri la luce, ad altri la nutella.
Senza la novità mi accartoccio piano piano su me stessa e non me ne rendo conto, ma mi abbruttisco e soffro, aspettando una ventata di inaspettato.
Così ieri, una riunione che per molti è stata inutile, una passerella per gli educatori, a me è servita a costruirmi una giornata diversa, a metà tra il passato e il presente.
Ma soprattutto è stata una giornata sociale, in questo orribile periodo dell'ognuno per sè, con centinaia di persone sedute su panche di legno ad ascoltare un portavoce senza microfono che urlava in piedi su un palchetto, sotto i quadri di Lenin e Togliatti.
Forse inutile, forse autoreferenziale, ma meravigliosamente sociale.
Quell'aria da carboneria clandestina, quello spirito da bolscevichi che, per quanto inutile, si dimostra meravigliosamente e profondamente vitale.

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