martedì, gennaio 27, 2009



Due ore in una seconda media.
Se oggi mi avessero fatto delle domande, quando è suonata la campanella, avrei confessato. Qualsiasi cosa, avrei confessato. Siiii, sono stata iooo. Fatemi uscire.
Dicono che Obama stia lavorando per chiudere le scuole medie di Oregina.

Lavorare per microfasi didattiche: bravi, avete resistito 35 secondi in silenzio, possiamo tentare di averne altri 35?
Stupirsi per le piccole cose: tu che chiedi alla classe una parola a caso che inizi con la C, la prima che vi viene in mente, e loro dicono "cataratta". Ho passato qualche minuto a chidermi Ma come funziona un cervello a dodici anni?

Ci sono i momenti di distrazione, che magari sto dicendo una cosa importante, ma mi incanto davanti ai trucchi improbabili delle ragazzine e mi viene da dire Dai, va bene, basta laboratorio di narrazione: andiamo di là che ti insegno a mettere l'ombretto e ci facciamo le chiacchere. Che poi, semplicemente, sarebbe esattamente quello di cui avrebbero bisogno. Ma un progetto di ombretto e chiacchiere non me lo finanziano.

C'è che esci che alla fine un lavoro l'hai fatto, le cose sono venute fuori e ti chiedi Ma quando?
Perchè mentre sei lì, sei Ulisse attaccato al pennone e il canto delle sirene lo rielabori dopo, prima è una sfida a sopravvivere.

C'è infine che oggi è il giorno della memoria.
E alle 1145 suona la campanella. Tutti zitti. Ridacchiano. Si tirano le penne. scribacchiano. Sfogliano il diario. In silenzio, si, perchè è una richiesta formale, istituzionale, che sono drammaticamente le uniche che questa generazione rispetta.
Poi suona la campanella di nuovo. Nessuno dice nulla. Nessuno spiega. Nessuno dice una parola sul giorno della memoria. E a me mi appare sempre più evidente lo scarto drammatico tra l'inutile celebrazione buonista e la realtà delle periferie, dove la concentrazione dura 35 secondi e dove nessuno ti spiega nemmeno perchè sei stato zitto per un lunghissimo minuto.

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