giovedì, gennaio 31, 2008

LAVORARE STANCA

Stamattina, al lavoro più bello del mondo, due ore di corso di formazione specifica.
L'argomento è: modellamento palloncini.

mercoledì, gennaio 30, 2008



SI, SCIAINI, DACCI ANCORA DELLE SODDISFAZIONI!


Grazie, amanti delle ricerche onlain, per essere capitati anche questo mese a decine sul mio blog cercando disperatamente aiuto per il controllo degli sfinteri dei vostri figli (si fa ancora la cacca addosso a 15 anni, cacca addosso a scuola). Non avere consigli da darvi mi riempie di gioia.


Grazie per avermi chiesto se esistevano veramente i mohicani. Credo di si, per lo meno ad Hollywood.

Gogh il robot d'acciaio forse era un pittore pazzo olandese che ad un certo punto si taglia un orecchio. Ma non si fa nulla perchè, appunto, d'acciaio. E robot.

Gesù attraente! spero sia una bestemmia. Tipo Madonna Calamita! per capirci...

Grazie anche per il meraviglioso Scritte cinesi che vanno guardate con gli occhi a mandorla, troppo bello per rovinarlo con un commento.

Ma soprattutto grazie grazie grazie della fiducia con cui mi chiedete Come si organizza una rivoluzione.

Pronti col taccuino?

Capitolo primo: organizzare le masse.


lunedì, gennaio 28, 2008


ANCHE CHATWIN SBAGLIA. E IO DI PIU'.

Mi ricordo soltanto che ero innamorata da togliere il fiato.
Ma anche a rileggere le lettere, adesso, non è facile ricordarsi il come e il perchè.
Cosa mi toglieva il fiato, di lui? Erano gli occhi neri, i capelli lunghi, il modo in cui suonava il basso, la scelta dei fiori da regalarmi, la musica che ascoltava, il portarmi in giro per zone di Genova di cui non sapevo il nome?
E lui, perchè innamorarsi di me, che dovevo ancora tornare a casa a mezzanotte? Che mi sono venute le coliche alla prima notte in albergo, che volevo andare allo Zapata dove lui si annoiava a morte. E anch'io mi annoiavo, e ci volevo andare lo stesso?
Cos'era successo? Perchè fidarsi l'uno dell'altra? Perchè aspettarmi fuori dai cancelli della scuola mentre io okkupo? Perchè sedermi su una moquette intrisa di umido e muffa soltanto per sentirlo suonare?
Chi eravamo, quando ci siamo innamorati? E cosa eravamo quando lo siamo rimasti per sei anni, e forse qualcosa di più?
Io non ho neanche una mezza stupida risposta.
Non sapevo perchè lo amavo. Ma lo amavo così tanto, così tanto da non avere una risposta e da dimenticarmi anche la domanda.

Ma adesso che non sono più innamorata, e le domande sono riaffiorate, è arrivata una delle risposte.
E' arrivata in una sua mail notturna, una mail bukowski.
Dice Lo sai, vero, che hai scritto delle cazzate?
Si, lo so,
Dice Lo sai che non è che sempre hai le risposte per tutti, che le cose le sai meglio tu degli altri?
Si, lo dovrei sapere.
Dice Ogni tanto anche Chatwin ha torto.
Si?
Dice Lo sai che potevi anche evitare di sputtanarmi agli occhi del mondo?
Si.
Non dice ma si capisce: Lo sai che era la volta buona per non sapere più niente l'uno dell'altra, come si perde di vista un compagno di scuola?
Si, e non sapevo come fare a evitarlo.
Dice E lo sai che non ti odio, per questo? 
Pensavo di si.
Dice No, non ti odio.

Allora io dico che un pezzetto di risposta ce l'ho.
La risposta è che ci siamo tenuti a galla per sei anni uno con l'altra.
Nei nostri casini, nelle nostre insicurezze, nelle nostre vite che erano così distanti da incontrarsi. In tutte le cazzate che abbiamo fatto, continuamente. E anche nei dolori, che sono stati così tanti, anche se facciamo sempre finta di no. Io, faccio sempre finta di no.

Ci siamo costruiti un mondo tutto nostro e visto che era un'idea bellissima, ce ne siamo affezionati.
Ogni tanto Chatwin ha torto.
Io molto più spesso.
Ma se mi hai scritto dopo un'alba che era il poster di un ristorante cinese da asporto, innanzitutto vuol dire che avevamo costruito un mondo così bello che non riesce a distruggerlo neanche la più grossa delle cazzate.
E le cazzate sono un'arma di distruzione di massa.

E poi vuol dire che ci sei.
Hai detto niente, in un momento così.
Grazie

LA GRANDE DEPRESSIONE...

Ventotto giorni dall'inizio dell'anno e ne stanno succedendo di ogni.
Tira una generale aria di depressione.
Sembra che anche il nostro umore stesse su con i voti dell'Udeur.

venerdì, gennaio 25, 2008

Quasi sempre, in politica, il risultato è contrario alle previsioni.
François-René De Chateaubriand

giovedì, gennaio 24, 2008



IL GIARDINO SEGRETO


Io oggi vorrei questo.
Vorrei che facciamo saltare un muro, come hanno fatto a Gaza.
Ma dall'altra parte non voglio che ci sia l'egitto. Perchè ho scoperto a Torino che gli egiziani non sono più quella cosa di faraoni: volevano uccidermi perchè mangiavo i falafel nel pomeriggio del ramadan con un palestinese, e io non voglio morire con un falafel in mano.

Vorrei che oggi noi tiriamo giù un muro e dall'altra parte c'è tutto un paese da costruire, da dargli un nome, da tirare su da zero. Voglio un paese come le scatole dei lego con i pezzi sparsi, senza le istruzioni.
Vorrei che ognuno di noi si portasse dietro una valigia con dentro le cose che gli sembrano fondamentali.
Una sola, limite venti chili come negli aeroporti, altrimenti finisce che facciamo solo una copia dell'Italia, ma con più alberi.
Ci mettiamo lì in fila, con le valigie, sfondiamo il muro, ma poi veloci veloci lo ritiriamo su, prima che ci rovinino il segreto.

Poi, una volta che l'avremo costruito, il nostro paese segreto, litigando tantissimo ma senza dimenticare la tenerezza, solo allora butteremo giù tutti i muri che lo circondano, in un'unica esplosione senza rumore e senza polvere, e faremo vedere al resto del mondo il nostro paese nuovo.
Saranno tutti i benvenuti, come alle feste di paese. Se si troveranno bene, diventeranno cittadini, rispettando le regole che avremo deciso, e aggiungendone altre che tireranno fuori dalle loro valigie, se lo riterranno necessario.

Se poi non saranno capci di rispettare il nostro paese, noi glielo regaleremo: che lo trasformino come pare a loro...Lo riempano di Ceppaloni, di Mastella, di Senatori che urlano le parolacce, di fabbriche chimiche e di centrali nucleari. Che si portino dietro le play station e i film di bollywood, se vogliono. E anche Rete4, se non ne possono fare a meno. Che costruiscano pure una San Pietro con il balcone per il papa.
Se è questo che vogliono, noi glielo regaliamo, il nostro paese.

Perchè noi non ci affezioniamo ai luoghi.
Noi ci affezioniamo alle idee.
Glielo regaleremo, sfonderemo un altro muro, e cominceremo da capo.

mercoledì, gennaio 23, 2008



OTTO VON BISMARCK E IL PESCE PERSICO

Ci siamo cascati tutti, ieri, a parlare di politica.
Che paese di merda e tutta quella serie di cose.
Io mi sono pronunciata a favore di un governo tecnico.
Più volte, l'ho ripetuto: che ci mettano qualcuno della Banca d'Italia come al solito. Meglio delle elezioni, in questo momento.
Ho difeso a spada tratta l'idea di un governo tecnico, tra un pesce persico e uno yogurth.

Poi, prima di dormire ci ho ripensato su.
Mi sono data alla realpolitik, mi sono detta.
Sant'iddio, sto invecchiando.
Aiuto!

martedì, gennaio 22, 2008

C'E' DEL GENIO...

lunedì, gennaio 21, 2008





Il verbo leggere non sopporta l'imperativo
(Daniel Pennac)




Se avessi una scuola tutta mia io la riempirei di librerie e scaffali.
Scaffali bassi, non più di un metro e due mele, ma lunghi, lunghissimi. Li farei scorrere nei corridoi, fermarsi davanti ad una porta e ripartire subito dopo. Sarebbero scaffali colorati e quelli rosa shocking sarebbero pieni di libri. Ogni due o tre stanze, nella mia scuola che sarebbe grandissima, ci sarebbero dei cuscini morbidissimi, o delle panche dure, o delle sedie di legno, o dei divani avvolgenti o delle poltrone fagiolo, perchè ogni libro ha la sua posizione, e ogni lettore la sua comodità.


Nel programma della mia scuola grandissima sarebbero previste le ore di noia.
Le ore di noia farebbero parte del Piano Formativo, perchè è nella noia che ci si ingegna.
E nelle ore settimanali di noia, - la quarta ora del mercoledi, la seconda ora del venerdi - qualche studente inizierebbe a curiosare, iniziando magari dallo scaffale più basso - quello con i formati tascabili - o da quello più in alto di tutti- quello con i libri fuori formato.
Ci sarebbero i romanzi e i racconti, le poesie e le filastrocche, ma anche i libri fotografici e quelli tattili, le riproduzioni dei quadri e i libri grafici, perchè non di sole parole è fatta la letteratura.
E una volta scelto il proprio libro, ben sapendo che il diritto supremo del lettore è quello di poterlo lasciare a metà, lo studente sceglierebbe il suo posto per cominciare la lettura.
Sicuramente troverebbe un insegnante, avvolto dalla poltrona fagiolo: le ore di noia sono valide anche per gli adulti. Sono fondamentali, per gli adulti. E obbligatorie per gli insegnanti.


Nella mia scuola ideale, le ore di noia sarebbero paradossalmente le ore meno noiose della settimana scolastica.
Ci sarebbe un regolamente condiviso in cui si spiega che l'unico fine dell'ora di noia è quello di combattere la noia stessa, senza disturbare gli altri.
I libri sarebbero soltanto una delle armi per il combattimento, ma la creatività troverebbe spazio anche in altri scaffali, magari viola mirtillo o verde pisello. Ho delle idee per gli scaffali viola mirtillo o verde pisello, ma non nel post di oggi.

Per quanti riguarda gli scaffali rosa shocking dei libri, sicuramente non ci sarebbe nessuna separazione tra i libri da adulti e quell da piccoli.
Che sia il bambino a scegliere se Steinbeck lo prenderà di nuovo in mano tra dieci anni e che adesso è il momento di Non piangere cipolla, Favole al telefono o la Pimpa.
Ma in tutte le stanze ci sarebbero i biglietti con i consigli di chi si è annoiato prima, di chi ha trovato l'antidoto in un Giro del mondo in 80 giorni o in Una torta in cielo o davanti al caminetto delle Piccole donne. Che sia facile trovarli, i libri, ma che sia anche facile capitare nello scaffale sbagliato, per scoprire magari che era quello giusto.

E ci sarà poi il momento, ognuno il suo momento, in cui si affonderà nella poltrona fagiolo anche nelle ore non previste, un giovedi pomeriggio o un sabato sera.
Combattere la noia significa anche non averne più bisogno.

Perchè il compito della scuola è quello di creare degli spazi obbligatori, ma limitati da muri di polistirlo, fatti apposta per essere buttati giù con piccole picconate di crescita.

giovedì, gennaio 17, 2008



Ci sembrava che fossero i giorni giusti, per appenderlo sul citofono di Vico dolcezza...
I DIALOGHI SURREALI DI VICO DOLCEZZA



Mia moglie: "ma com'è che è fatto questo Oscar Pistorius?"


Il coniuge dell'attrice bionda:"ha delle protesi di carbonio a forma di esse al posto dei piedi"


Mia moglie: "quindi ad un certo punto lui finisce e diventa liberty?".

mercoledì, gennaio 16, 2008



LETTERA APERTA

C'è che ad accumulare fidanzati come soprammobili svaroschi poi capita che ti tocca fronteggiare impensabili emersioni di ricordi. Sempre nei momenti meno indicati. E comunque sempre tutti insieme, per quella legge fisica dell'esponenziale negativo. Che poi è l'unica legge fisica che capisco, insieme alla Legge di Giordano Bruno, quella che allontana i papi dalle università con semplici equazioni democratiche.

Così tra l'altro ieri e oggi ne sono emersi ben tre, di ex fidanzati, via messaggio grazieadio, come i fantasmi dei natali passati, presenti e futuri.
Avrei preferito che no.
Innanzitutto perchè ci si lascia quando non si ha più niente da dirsi, solitamente.
Quindi, caro ex fidanzato, figurati se ho tenuto qualcosa in disparte da raccontarti via messaggio due, tre, quattro anni dopo.
Tre anni in 160 caratteri. E' ancora meno che dieci anni in poche frasi.
Caro ex, pensi forse di essere stato fidanzato con Indro Montanelli?

Poi anche perchè a volte il passato è così bello che passi.
E guardando in faccia i ricordi dei miei ex fidanzati non solo è bello, che passi, ma direi che è istinto di sopravvivenza. La mia, di sopravvivenza.

Ho risposto al primo, di messaggio.
Mi sono stupita al secondo.
Al terzo mi sono detta che forse si erano messi d'accordo.
Qualcosa come il club delle prime mogli.

Forse invece è l'anno nuovo che spinge alla rimembranza.
Io scrivo al mio partigiano di riferimento e loro scrivono a me.
Ma io, scusatemi, non ho proprio niente da dire.

E se invece sono messaggi da secondo fine, della serie caffè, chiacchere, collezione di farfalle e finiamo a letto, a maggior ragione no grazie.

Cari ex fidanzati, ho già i miei bei casini con il presente. E altri mica da ridere con il passato recente. Vi sembra che sia il momento della collezione di farfalle?
Mi sto aggiustando la vita, e mi piacerebbe sapere che lo state facendo anche voi.
Perchè con qualcuno più che creare un rapporto abbiamo veramente corso la gara delle insicurezze.
Ma questo era difficile dirvelo in 160 caratteri, e allora ve lo dico qui.

Cari ex fidanzati, voi non lo sapete e forse non ve lo aspettavate, quindi è giusto essere chiari.
Lanessie Scrooge è un anno che ha deciso di smettere di sentirsi Tiny Tim con la polio ad una gamba e la sfiga all'altra.
Lanessie si sta costruendo piano piano dei luminosi natali futuri.
Ha già ottenuto un piacevole natale presente.
E, soprattutto, non ha nessuna intenzione di ricadere nei fantasmi dei natali passati.

SORPRESA!

Ieri il papa.
Oggi mastella.

...Fu così che l'Italia si svegliò un mercoledi, scese dal letto, e guardandosi nello specchio del bagno si riscoprì meravigliosamente anticlericale.

martedì, gennaio 15, 2008

MEGLIO FISICI CHE CATTOLICI



CROLLANO LE CERTEZZE PIU' DEI MURI

Tre certezze nella vita, avevo.
Primo che non capirò mai le regole del rugby.
Secondo che non sarò mai il cigno bianco del lago dei cigni.
Terzo che non soffro di mal di denti.

Altre cose si, le soffro. E mi mangio le unghie. E tendo ad ingrassare sui fianchi. Persino le calorie delle unghie mi vanno a finire sui fianchi.
Quindi non è che non le ho, le mie sfighe.
Ma quella no, la mancanza di sofferenza dentale era motivo di vanto e rilassatezza.

Persino nella mia adolescenza autolesionista, quando cercavo gratificazioni nei bignè, quando lo zucchero si scavava tunnel di collegamento tra i molari di due fazioni opposte, io non soffrivo.
Mi ero fatta l'idea che i miei nervi si fossero suicidati ad un certo punto e che tutto fosse finito.

Poi, ieri.
Minestrone col riso, eh, mica torrone e mele caramellate.
Una fitta ininterrotta per ore a quel dente in basso, non l'ultimo quello prima.
Eolo, credo si chiami. O Mammolo.

A questo punto le possibilità sono due.
Primo: all'interno del dente stanno scavando il tunnel del San Gottardo, e per farlo hanno usato un'atomica e il tnt di Buggs Bunny, e anche i prodotti diserbanti di Bhopal, e i miei nervi si sono risvegliati, sono usciti dalle loro tombe e adesso devo ucciderli con un paletto nel cuore.
Ma se questo è quello che sta succedendo, il mio dentista è quantomeno miope, altrimenti stupido.
Perchè mi ha controllato il mese scorso e ha detto Tutto a posto.
E il tunnel del San Gottardo è una questione lenta, seppur inesorabile.

Oppure.
La seconda ipotesi è che non sia una carie, ma la crescita del dente del giudizio che smuove tutti i miei nervi morti.
A questo punto sarebbe anche l'ora.
In ventisei anni non si sono mai fatti vedere.
Ho i denti del giudizio con la sindrome di Peter Pan.

Io spero che sia questa seconda ipotesi.
Perchè sarebbe un buon segnale per il 2008, intanto.
Poi, metti che sarei la prima a cui i denti del giudizio cambiano in meglio quelli già esistenti.
Magari poi sorrido dritto.


E poi, forse, se divento adulta e giudiziosa, è la volta che capisco le regole del rugby.
Il cigno bianco, invece, quello mai.







lunedì, gennaio 14, 2008

L'ASSASSINO E' IL MAGGIORDOMO

Mi è arrivata una lettera perentoria.
Devo presentarmi all'ufficio Nuclei Investigativi giovedi mattina.
Lo so che è per il cambio di residenza, ma voi non ditemelo: oggi ho voglia di sentirmi Miss Marple.

venerdì, gennaio 11, 2008

...E GLI OCCHI GUARDAVANO COSE MAI VISTE...


Mi ha chiamato.

Sto benissimo e sono così contento di aver ricevuto una tua lettera. E' una delle lettere più belle di tutta la mia vita, ha detto.
E tu come stai?, ha aggiunto
Insomma...
Perchè insomma?
Tante cose.
E la nuova casa, sempre con il fidanzato?
Non c'è nessun fidanzato, Partigiano di Riferimento.
Ah, vivi sola?
Con un'amica.
Non sarai mica passata all'altra sponda.
No - dico ridendo - è per dividere i costi dell'indipendenza.
E l'amore? - chiede il mio Partigiano di Riferimento
...
...
Sai, dice lui, una volta ho scritto un libro con una professoressa di italiano delle superiori. Una bella donna, single.
Perchè non ti sei mai sposata, le ho chiesto.
Perchè aspettavo il mio Dante Alighieri, mi ha detto, e non l'ho trovato.

Nessie, oggettivamente non ce n'è di Danti Alighieri in giro - mi ha detto il mio Partigiano di Riferimento - ma non è per questo che ti può permettere di rinunciare alla tua felicità.
...
...

...E poi disse al vecchio con voce sognante, mi piaccion le fiabe, raccontane altre....
SENZA NEPPURE UN TITOLO...



Evidentemente, non è poi così difficile dirmi di no...


mercoledì, gennaio 09, 2008



ED ECCO COM'E' ANDATA, A LONDRA.

Ci sono stati dei momenti in cui volevo strappare il biglietto dell'aereo e non tornare piu'.
Raggomilotarmi a Londra come un verme solitario e trovare il modo di entrare gratis nei teatri, entrare ancora una volta alla Tate Gallery, una passeggiata nel parco, un'annusata all'aria di neve e al fish and chips.
Ungermi le dita ancora una volta negli orridi sandwich, scoprire di nuovo il gelato libanese, che sembra torrone morbido e freddo.
Allungare all'infinito le notti lunghe di sussurri.

Poi dei momenti, il primo minuto del 2008 ad esempio, in cui Londra mi sembrava la succursale di Latina e volevo scappare.
Immaginatevi Latina il venerdi sera con un bus di turisti inglesi capitato li' per caso ed avrete il capodanno londinese.
Non mi sono molto divertita, a capodanno.
Secondo me dovevo fare come tutti gli altri e strafarmi di funghetti allucinogeni.
Ma se poi mi prendeva male, mi trovavo a Latina con un bus di turisti inglesi capitato li' per caso, e io che piango su un marciapiede.
Non me la sono rischiata.
Un po' di noia sovraffollata, ma niente sert.

In tutto questo, poi, l'Ulivo Palestinese.
Sono arrivata ad una conclusione.
Mi ci è voluto un po' di tempo perchè non posso negare che quell'uomo diventi più bello ogni volta che lo vedo. E la bellezza, dannazione, è un altissimo ostacolo tra il pensiero e la razionalità.
Ma alla fine ce l'ho fatta, e ho capito.
Che non eravamo da soli.
C'ero io.
C'era lui.
Poi c'era il suo egocentrismo.
E la sua autoreferenzialità.
E il suo narcisismo.
E' finita che ci si stava un po' stretti, lì in una camera di un Residence Universitario.

Così non è che sia andata male, che abbiamo litigato, che ci siamo insultati o tirati i piatti. Non sono tornata indietro tirando su col naso e strascicando i piedi.
Semplicemente sono tornata indietro come fosse la cosa più naturale del mondo.
Come quando vai a trovare un amico e poi mica ti piazzi sul suo divano un mese, o una vita.
Stai bene, stai anche benissimo ma poi torni.
Ecco, sono tornata.
Non come l'ultima volta che se n'è andato lui e un pezzo me l'ha portato via.
Questa volta ho raccolto tutti gli Horcrux.

E poi la cosa bellissima è che sono riuscita a trasformare il ritorno in una piccola partenza.
Che è una cosa difficile da farsi... ci vuole un pizzico di follia e di attesa, per ottenere queste piccole magie di inizio anno.

martedì, gennaio 08, 2008


CARO PARTIGIANO DI RIFERIMENTO...

Scusate se non parlo di Harry Potter.
Ho cancellato cinque o sei post senza pubblicarli. Forse devo ancora elaborare il lutto.


All'ultima seduta dell'anno con la pissipissibaucologa avevo detto di volere un 2008 con poche cose, ma belle. Non sei miliardi di cose impazzite come mosche nella bottiglia della mia vita incasinata.
E invece è il nono giorno dell'anno e ho già fatto più cose che una casalinga di Liverpool in 25 anni di matrimonio.
Così ieri sera, mentre aspettavo la fine della lavatrice delle vacanze, mi sono seduta, mi sono fatta un the e ho scritto al mio Partigiano di riferimento.
Mi sembrava che fosse un buon modo per non farmi sempre scappare tutto di mano, una volta che le cose finiscono. Avevo bisogno di riallacciare con pezzettini di passato.

E' più di un anno che non ci sentiamo, e chissà come sta, il mio Partigiano di Riferimento.
La penultima volta eravamo passati dal Lei al Tu, con una certa difficoltà da parte mia, perchè è come entrare in confidenza con la storia. Ci vuole del tempo.
Ed infatti io, l'ultima volta che ci siamo parlati, confondevo i pronomi, e lo sentivo sorridere da dietro il suo leggero balbettio.
Il mio Partigiano di Riferimento è un vecchio signore magro che abita a Milano e se ne lamenta con classe, che mi offre l'amaro di rabarbaro quando riusciamo a vederci e che mi riempie di complimenti galanti.
Ha fatto la storia d'Italia, ha costruito le barricate e si è fatto sei mesi di campo di concentramento per comunisti in Svizzera dopo che si è ritirato dalla Val d'Ossola. Ma soprattutto ha inventato un nuovo modo di pensare e vivere la scuola e l'insegnamento.
E' lo spirito santo della mia trinità pedagogica.


E' un anno che non ci sentiamo, forse due da quando ci siamo visti l'ultima volta.
Era rimasto che dovevo fare l'esame di dottorato. E pensava che abitassi con il mio fidanzato. Non so bene quale. Era un'idea che si era fatto lui, che io vivessi con un fidanzato, e non so perchè non l'ho mai smentita. Forse perchè trovavo così tenero che un novantenne potesse augurarti la felicità nella convivenza, che non me la sono mai sentita di dirgli Non c'è nessun fidanzato.
Ieri gli ho scritto che non ha funzionato, la strada del dottorato di ricerca, ma che ho trovato il mio fiore del partigiano e sono così contenta.
Gli ho scritto anche che spero di riuscire ad andare presto a trovarlo a Milano per berci insieme uno Spitz, come lo chiama lui.
Gli ho scritto che spero che stiano bene, lui e sua moglie che l'ultima volta stava combattendo una dolorosissima artrosi. E che mi dispiace tanto non essermi più fatta sentire.

Oggi spedisco la lettera, e spero che stia bene veramente, il mio Partigiano di Riferimento.
Perchè un anno, a novantanni, è come per i cani. Conta sette.

domenica, gennaio 06, 2008



IL PRIMO PENSIERO PESSIMISTA DELL'ANNO.

Prendo la navetta per l'aeroporto del ritorno alle 3 di notte da Victoria Station. Tre italiani cercano di salire senza biglietto
All'immortaccitua, non c'ho più una lira non c'ho, lo voi capì che devo stare all'aeroporto per tornà a Roma e nun c'ho più una lira, a'autista dimmerda.
Sorry Sir, you need a ticket. I've been in Italy, but here it's london, it's different. You need a ticket. E chiude le portiere.
Mentre si scusa con gli altri passeggeri per il ritardo, i romani tempestano di pugni la porta dell'autobus. L'autista chiama la polizia.
Alla fine i romani pagano. C'avevano la lira. E una di loro si chiamava Cassiopea. Tanto per.

Arrivo a Bergamo.
Poi alla Stazione Centrale di Milano, dove faccio colazione.
In coda con me per lo scontrino ci sono tre rumeni. Pagano setteeuroecinquanta per tre caffè e tre brioche piccole.
Bevono il caffè, mangiano la brioche e se ne vanno.
Il barista tira su con schifo le tazzine dal bancone e dice Col lanciafiamme bisognerebbe ammazzarli questi schifosi.

Mi siedo per terra ad aspettare il treno perchè, come già sapevo, a Milano sono sparite le panchine e la sala d'attesa sembra una rosticceria alla vigilia di natale.
Arrivano due poliziotti Signorina non può sedersi per terra. E' proibito.
Scusi, e dove posso aspettare?
Se vuole fuori c'è un mcdonald's.

Il treno parte con venticinque minuti di ritardo. Trenitalia si scusa per il disagio, si è rotto il locomotore.
Arriva il controllore. La gente gli urla in faccia Bastardi, vi dovrebbero licenziare tutti.
Lui passa dritto, occhi bassi.
La gente parla di tasse e rivolte.


E' un esperimento scientifico.
Provate a disabituarvi all'italianità, per qualche giorno.
Una volta tornati, avrete la netta impressione che questo paese ci stia esplodendo sotto il culo.