CARO PARTIGIANO DI RIFERIMENTO...
Scusate se non parlo di Harry Potter.
Ho cancellato cinque o sei post senza pubblicarli. Forse devo ancora elaborare il lutto.
All'ultima seduta dell'anno con la pissipissibaucologa avevo detto di volere un 2008 con poche cose, ma belle. Non sei miliardi di cose impazzite come mosche nella bottiglia della mia vita incasinata.
E invece è il nono giorno dell'anno e ho già fatto più cose che una casalinga di Liverpool in 25 anni di matrimonio.
Così ieri sera, mentre aspettavo la fine della lavatrice delle vacanze, mi sono seduta, mi sono fatta un the e ho scritto al mio Partigiano di riferimento.
Mi sembrava che fosse un buon modo per non farmi sempre scappare tutto di mano, una volta che le cose finiscono. Avevo bisogno di riallacciare con pezzettini di passato.
E' più di un anno che non ci sentiamo, e chissà come sta, il mio Partigiano di Riferimento.
La penultima volta eravamo passati dal Lei al Tu, con una certa difficoltà da parte mia, perchè è come entrare in confidenza con la storia. Ci vuole del tempo.
Ed infatti io, l'ultima volta che ci siamo parlati, confondevo i pronomi, e lo sentivo sorridere da dietro il suo leggero balbettio.
Il mio Partigiano di Riferimento è un vecchio signore magro che abita a Milano e se ne lamenta con classe, che mi offre l'amaro di rabarbaro quando riusciamo a vederci e che mi riempie di complimenti galanti.
Ha fatto la storia d'Italia, ha costruito le barricate e si è fatto sei mesi di campo di concentramento per comunisti in Svizzera dopo che si è ritirato dalla Val d'Ossola. Ma soprattutto ha inventato un nuovo modo di pensare e vivere la scuola e l'insegnamento.
E' lo spirito santo della mia trinità pedagogica.
E' un anno che non ci sentiamo, forse due da quando ci siamo visti l'ultima volta.
Era rimasto che dovevo fare l'esame di dottorato. E pensava che abitassi con il mio fidanzato. Non so bene quale. Era un'idea che si era fatto lui, che io vivessi con un fidanzato, e non so perchè non l'ho mai smentita. Forse perchè trovavo così tenero che un novantenne potesse augurarti la felicità nella convivenza, che non me la sono mai sentita di dirgli Non c'è nessun fidanzato.
Ieri gli ho scritto che non ha funzionato, la strada del dottorato di ricerca, ma che ho trovato il mio fiore del partigiano e sono così contenta.
Gli ho scritto anche che spero di riuscire ad andare presto a trovarlo a Milano per berci insieme uno Spitz, come lo chiama lui.
Gli ho scritto che spero che stiano bene, lui e sua moglie che l'ultima volta stava combattendo una dolorosissima artrosi. E che mi dispiace tanto non essermi più fatta sentire.
Oggi spedisco la lettera, e spero che stia bene veramente, il mio Partigiano di Riferimento.
Perchè un anno, a novantanni, è come per i cani. Conta sette.
3 commenti:
ci facciamo tutti il tifo, per il tuo partigiano così carino, anche telefonicamente.
Dio benedica il Partigiano, e anche la Nessie quando fa questi post. E per chi non crede in Dio, come me del resto :D, boh va bene qualsiasi altro augurio ;P
(ah, ps: ottimo proposito per il 2008, sia la lettera sia le poche ma buone)
@talpa: mamma mia, a volte mi spaventa il tuo sostegno :O)
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