mercoledì, maggio 28, 2008

CRIMINAL MINDS

Domani, l'ufficio più bello del mondo si trasferisce alla Fiera del populismo didattico.
Mille e mille e mille stand, poca coerenza, tanto casino, un milione di bambini arroganti e mamme frignanti.
Siamo molto contente di partecipare.

Però.
Però c'è una cosa bellissima. Abbiamo dei vicini di stand meravigliosi: l'esercito italiano.
L'esercito italiano: punto di riferimento mondiale per la didattica.

I nostri vicini hanno uno spazio di un milione di metri cubi e questo perchè? Perchè portano i pony per far fare il giro ai bambini.
I pony. In un posto chiuso. Grande, ma chiuso. Che a questo punto sarà pieno di bambini arroganti, mamme frignanti e puzza di merda di cavallo.

Ma noi sappiamo trovare il lato luce delle cose buie e ieri abbiamo avuto un'idea criminale. Che è questa.
In pausa pranzo ci vestiremo da Indiana Jones, Soldato Ryan e Rambo.
Supereremo le barriere che ci separano dalle stalle dell'esercito italiano con agilità da marines.
Distrarremo un sottufficiale imitando perfettamente il verso del cuculo e, con maestria da Farc, rapiremo un pony.
Aggireremo abilmente gli stand che ostacoleranno la nostra fuga e ci barricheremo nei bagni.
Con una polaroid faremo una foto al pony con la prima pagina di Repubblica tra gli zoccoli.
E poi allegheremo questa lettera:
ABBIAMO RAPITO IL VOSTRO PONY. SE LO VOLETE INDIETRO, SANO E CRUDO, RITIRATEVI DALL'AFGHANISTAN!

martedì, maggio 27, 2008



A PROPOSITO DI ALEMANNO CHE VUOLE INTITOLARE UNA STRADA AD ALMIRANTE...




Maledetta l`ora, il giorno, il secondo
in cui du` merdaioli ti misero al mondo.
Maledetta l`ora , il giorno e l`annata
che la tu` mamma ti dette la su` prima poppata.


Maledetta l`ora buia, ancor più la notte cupa
che un finocchio ti convinse ad esser figlio della Lupa.

Se dovessi maledirti non saprei come finirla,
maledetto sia quel giorno che ti fecero Balilla.

Maledetta l`ora e tutto il calendario
in cui mille finocchi ti fecero a segretario.
Maledetta la persona, e che stesse sempre male,
che ti parlò la prima volta della Destra Nazionale.

S`aprisse la porta, senza che tu te ne sia accorto,
ed entrassero le mogli d`ogni partigiano morto.

T`aprissero la bocca e da Maggio a Carnevale
ti facesser ber le cose cantando l`Internazionale.
Poi arrivasser Terracini, Pajetta, Natta, Ingrao
e ti cacassero sugli occhi mentre cantan Bella ciao.
Alla fine vanno via, finalmente sei contento,
ma ti piscia addosso Lama mentre canta Fischia il vento.
Ti venisse un colpo, ti venisse un accidente,
gli uomini son tutti uguali, ma te tu sei differente.

Ti scoppiasse la vescica, tuum,
ti scoppiassero i coglioni, tutuum,
ti scoppiassero in un mese trentatre rivoluzioni.
Ti venisse la febbre, ti venisse un ascesso,
ti scoppiassero in culo tutte le bombe che tu hai messo.

Ti chiavassero la moglie tutti i morti delle guerre

e ti nascesse un figliolo che assomiglia a Berlinguerre.



("Almirante", Roberto Benigni)

lunedì, maggio 26, 2008


TUTTO QUELLO CHE AVRESTE VOLUTO SAPERE DA UN'ECOGRAFIA E NON AVETE MAI OSATO CHIEDERE


Scendo dal treno e mi esplode l'estate in faccia.
Ho ancora la bavetta ai lati della bocca per essermi addormentata sul treno all'altezza di Tortona. Ed essermi svegliata giusto in tempo per non finire a LaSpezia. Ho le scarpe dell'inverno e la maglia di cotone pesante. Perchè nel resto del mondo oggi era ancora autunno.

Volevo rientrare nella vita quotidiana morbidamente, dopo un lunghissimo week end in cui sono stata la spalla dei lavori altrui: la voce di un maialino di peluche a Bologna, prima, un'improbabile guida ambientale, dopo. Un bouquet di esperienze al limite del surreale che in questo momento mi rendono la vita frizzante.

Invece il treno in ritardo, lo zaino da appoggiare e i vestiti dell'estate da scovare nei cassetti reconditi. Con pessimi risultati, per altro: sembro una banana ad una festa zigana.
E poi una corsa su autobus affollati verso la Clinica del Barrio Alto, in ritardo.


Tutto questo per scoprire, a 26 anni, che tutto il mio sovrappeso - milkshake americani nel '95 a parte - è dovuto ad un metabolismo intricato, legato a doppio filo con un apparato riproduttivo che avrebbe potto essere premiato nei Sabati Fascisti per essere in grado di mettere al mondo 35 figli in 40 anni.

Adesso, lo scopro.
Io a farmi mille problemi, tutta l'adolescenza persa dietro a questo culo pesante che non si ricompattava neanche a finocchi e carotine.
Per poi scoprire oggi, sudata e accaldata, che anche questa è dopotutto una questione di istinto materno. Che ho un corpo che parla ben più di quanto avessi mai pensato.


E così, al ritorno dalla Clinica del Barrio Alto, ho comprato il primo paio di pantaloni bianchi della mia vita.
Sempre neri, i miei pantaloni fino ad oggi. Marroni, al massimo, o verde militare.
Verde militare quando mi andava di osare.
Ma adesso li ho comprati, che è estate e soprattutto chissenefrega.
Si vede che era l'ora di lasciare i miei 16 anni sul bancone, insieme all'assegno per l'ecografia.

mercoledì, maggio 21, 2008

Programma di oggi: qualche riga di controinformazione.


Dicono gli elettori e gli elettrici del Pd che finalmente abbiamo una situazione europea.
Con una coalizione che governa e una che appoggia le riforme del governo e fa opposizione dove ne veda la necessità.
Dicono gli elettori e gli elettrici del Pd Questa si che finalmente è una democrazia occidentale, con il rispetto reciproco tra le due fazioni, con due coalizioni che dialogano, con una logica costruttiva e non distruttiva.

Dicono invece gli europei e le democrazie occidentali Ma che cazzo state facendo in Italia?
Gli europei, quelli a cui finalmente dovremmo assomigliare, mettono all'ordine del giorno al Parlamento l'emergenza razzismo in Italia.
Gli spagnoli dicono Siete fuori di testa? I francesi dicono Hey?!? I tedeschi puntano alla presidenza del Parlamento Europeo e quindi non dicono molto, ma lo pensano. Ve la ricordate la faccia di Schultz quando Berlusconi gli diede del kapò? E' lui, il prossimo Presidente del Parlamento Europeo. Non parla, ma cosa pensi è ben noto.
Però, su qualche cosa avete in effetti ragione: ci sono delle democrazie occidentali che non ci stanno criticando... la Russia di Putin, la Polonia del Presidente Kaczynski. E non so come si pongano nei nostri confronti campioni di democrazia come la Sierra Leone e la Cambogia.

Elettori ed elettrici del Pd, io mi chiedo Ma alle Primarie vi hanno ritirato il cervello, con la tessera elettorale?
Io vi ricordo, mica troppo tempo fa, quando votavate Ds, e me lo ricordo il vostro cervello.
Un cervello pensante, seppur moderato, un cervello autonomo seppur di partito, un cervello critico seppur massimalista.
E adesso...e adesso...e adesso sembrate elettori dell'udc con la pashmina.

Io oggi vi propongo una rivoluzione. Una di quelle senza morti, come sarebbe piaciuto a Turati: una rivoluzione Copernicana.
Provate a smettere di pensare che tutto il mondo giri intorno a voi, e guardatevi intorno: c'è un mondo intorno al loft.
E l'avete perso di vista.


martedì, maggio 20, 2008

CASTIGHI DIETRO LA LAVAGNA


Risucchiati nuovamente dall'autunno, ci muoviamo a tentoni nelle giornate di maggio.

Non sapere quali scarpe mettersi non è poi un dilemma così femminile, se i piedi un giorno bollono e l'altro ammuffiscono.
Accendere o no il riscaldamento, il copripiumone umido di umori di pioggia, la voglia di minestrone.
E le caselle della quotidianità che si complicano invernalmente invece di risolversi con uno scatto di primavera.

Perchè a me l'inverno piace, e sto soffrendo molto meno di voi per questo ritorno a febbraio, ma è pur vero che l'autunno - anche a maggio - è la stagione delle cose complicate, degli incastri difficili, delle elucubrazioni mentali.
E se la complessità e le difficoltà ben si sopportano grazie all'energia accumulata nell'estate e ai mercoledi al cinema, a maggio, devo ammetterlo, non si hanno più le scorte per sopportare un altro autunno.
Non è questione di piedi bagnati, è che mancano gli antidoti all'umidità.

Lo vedo dai miei capelli morti, dalla latitanza dalla vita sociale, dalle tristezze che mi colgono e dalle fitte d'ansia che gli altri anni, in primavera, svolazzavano di fiore in fiore e si dimenticavano della loro incessante violenza.
E invece sono qui, le mie ansie, in questo maggio autunnale, che mettono a repentaglio le mie amicizie ma che, innaspettatamente, rinforzano un amore che i broker davano 100 a 1.
Che io davo 1000 a 1. Che lui non ci scommetteva neanche.
E invece funziona, mentre il cielo ci cade sulla testa.

Due anni fa, quando maggio era maggio e c'erano ancora le mezze stagioni, la mia vita era uno schifo.
Lo so che non sembrava, a voi da fuori. So anche che non me ne accorgevo neanche io, da dentro.
Ma anche la peperonata sembra piccante finchè non provi il wasabi.
Adesso che mi sto impreziosendo la vita, qualche casino lo faccio ancora. Molti, ne faccio.
Ma per fortuna le amiche mi tirano per le orecchie, mi mettono dietro la lavagna e non mi lasciano scappare via nel turbine dei miei nuovi incasellamenti.
E' successo a novembre e di nuovo adesso, a maggio. Sempre in autunno, quindi, quando non si ha voglia di stare soli, quando l'amicizia è ancora più importante.
Sono una donna fortunata: nell'anno della mia distrazione l'autunno sta durando abbastanza da mettere tutte le cose a posto prima che arrivi l'estate a solidificarle nella loro imperfezione.

domenica, maggio 18, 2008


DIAOLOGO RIVELATORE. PER AMOR DI CRONACA


Treno. Io due fermate. Gli altri, molte. Io al ritorno da un week end felice. Gli altri al ritorno dal papa. Io su un sedile. Tre donne, Lucia, Letizia e Maria cinquant'anni di media, su un altro. Io, il Manifesto. Loro bandierine, fiori bianchi e cappellino con visiera. Io, apparentemente, normale. Loro, apparentemente, anche.

Lucia: E io gliel'ho detto, gliel'ho detto di timbrare i biglietti ma lei, niente...se non c'ero io...

Letizia: Ah, è colpa mia adesso?

Lucia: Si, è colpa tua, è colpa tua. E' sempre colpa tua.

Maria: Non litigate, dai...

Lucia: io litigo perchè poi finisce che ha sempre ragione lei. E invece no, no che non ha ragione lei!

Letizia: Ma cosa dici, che poi alla fine te la danno sempre tutti vinta!

Lucia: Ah si? E io che l'altra volta ti ho chiesto scusa? Te la sei dimenticata quella volta?

Maria: Dai ragazze, che attirate l'attenzione. Adesso ci mettiamo qui e ci guardiamo le foto del papa!

Letizia: Io con quella non guardo niente!

Lucia: Io con te neanche. Anzi, scendo!

Letizia: Tanto non hai ragione. Di timbrare i biglietti te l'ho detto che eravamo ancora dal papa

Lucia: si vede che non ti ho sentito

Letizia: bella scusa...

Maria: state rovinando una giornata così bella...abbiamo anche fatto la Comunione...

Letizia: E' lei che la sta rovinando

Lucia: No, sei tu. Sei tu! Sei sempre tu!

Maria: Ma no, ma no...dai, datevi un bacino e fate la pace.

Letizia: No!

Lucia: No!

Maria: Forza...

(...) Smack (...)

Letizia: ecco, vedi, vedi come fa?! Io di baci gliene stavo dando tre e lei uno solo! Lo fa apposta, lo fa.

Maria: Dai, Lucia, dacci gli altri tre baci così siete a posto...

ed è qui che sono scesa dal treno.
E so già che state pensando Che stronza la Nessie che se la prende con gli handicappati.
Signori, vi giuro, erano normalmente abili, per usare un termine politically correct.
Ed è per Maria, Letizia e Lucia che abbiamo abbattuto gli alberi in piazza della vittoria.
Perchè loro potessero vedere meglio il papa.
E io potessi disperarmi ancora un pochino di più, un pochino di più, un pochino di più, di più, di più...




ERRATA CORRIGE


Quasi mi bocciano, in prima media, perchè geografia proprio non la studiavo.
In seconda media non mi quasi bocciano, ma geografia non la studiavo neanche lì.
Odiavo la prof. E le cartine mute.
In terza media mi sono messa a studiarla, ma ormai era un po' tardi. Non ho mai recuperato.
Però adesso sto con un geografo...magari mi passa qualcosa per osmosi.

Tutto questo per dire che era il Re di Danimarca, quello della stella gialla. La Svezia c'entrava solo perchè ci vado in vacanza. Minestrone di neuroni.
Ho sbagliato.
Mi copro il capo di cenere.
Mea culpa, per restare in tema con la giornata.
Però, Sub, non è un po' facile trincerarsi dietro l'enciclopedismo, invece di capire il messaggio?

(si, si, è una frase perfida. Ma, per dio, ero sullo stesso treno dei papisti. Sono incattivita!)

giovedì, maggio 15, 2008

IO NON SONO RAZZISTA PERO'...
C'è stato un giorno in cui mi sono accorta che la sinistra era razzista.
Era un seggio elettorale vuoto, di quei corridoi senza storia che sono le scuole durante i referendum.
Forse era il referendum costituzionale, quello in cui abbiamo vinto.
Tre scrutinatrici, tutte donne, tutte di sinistra. Io e il Presidente E. lo scopriamo entro il sabato pomeriggio se dovremo passare i successivi due giorni con dei fascisti.
Per ora non ci è mai successo.
Stronzi tanti, ma di sinistra.


In quella scuola dai corridoi vuoti avevamo una scrutinatrice cinquantenne.
Vestita da professoressa, anche se credo lavorasse all'enel. O alle poste. Qualcosa così.
Preoccupatissima, veramente preoccupatissima per l'eventuale ritorno di berlusconi.
Un'elettrice del PD prima del PD. PD ante literram.
Era quando al governo c'eravamo noi. Vi ricordate?

Il 30% dei votanti, un sacco di tempo per parlare.
Ed è così che, verso sera, la professoressa delle poste dice: “Io non sono razzista, eh, ma gli zingari li odio”.
Con naturalezza. Come se fosse normale.
Io e il Presidente E. con i capelli dritti, i respiri profondi per non saltarle alla gola subito e finire sulle prime pagine dei giornali “Presidente e segretaria azzannano alla giugulare scrutinatrice imbecille”.
Così le parliamo.
Il Presidente E. più calma, io più incazzata. Al solito.
E le diciamo Ma perchè? Cosa ti hanno fatto?
Mi hanno rubato la borsa. Tre volte. Per questo li odio. Non li posso vedere. Li vorrei vedere sbattere tutti fuori. Io non sono razzista, eh. Ma loro sono fatti così. Rubano e non si lavano. Li odio.

Mi ricordo tutta una litigata in cui le dicevo Hanno fatto così anche con gli ebrei!
Non ti permettere, sai?!? Mi stai dando della nazista?
Si, lo sto facendo!
Non ti permettere!
Ma come puoi pensare che un portafoglio valga di più del rispetto verso un popolo?!
Lo dici perché non l'hanno rubato a te!

E via così...

Poi abbiamo scrutinato.
I conti tornavano.
E non ne abbiamo parlato più.
Perchè non c'era niente da dire. Perchè non c'era modo di farla ragionare.
Io non sono razzista però.

E adesso i pogrom. Finchè non ci scapperà il morto.
Pogrom in difesa del portafoglio, dell'argenteria nella villetta.

Io vorrei un Re di Svezia, in Italia.
Che il giorno in cui i nazisti hanno provato ad applicare le leggi razziali anche nel suo paese è uscito di casa con la stella gialla cucita al cappotto.
E il giorno dopo tutti gli svedesi avevano una stella gialla cucita al cappotto.
La Svezia è l'unico paese dove le leggi razziali non hanno funzionato.

Vorrei un Re di Svezia.
O un milione di liste di Schindler.
60 milioni di Irena Sendler.
Non vorrei dover vedere passare nessun treno piombato, anche se fossero autobus, aerei dell'alitalia, camionette della polizia. Neanche se invece di uno sterminio fosse un rimpatrio.
Rimpatrio dove? E con quale diritto?
Vorrei un Re di Svezia col cappotto.
Vorrei che evitassimo di stare zitti finchè non ci scappa il morto.

mercoledì, maggio 14, 2008

ANNUNCIAZIO' ANNUNCIAZIO'


Sfidando il destino solitamente avverso
e il rosso in banca.
(Il profondo rosso in banca)
Senza sapere se possiamo permettercelo
nè che tempo farà
se ancora ci sopporteremo
e se farà freddo.
Con un margine di bagaglio inesistente
(che la ryanair praticamente la paghi a chili)
in ogni caso
io e Stakanov
stanotte
abbiamo comprato i biglietti per un intero agosto
in Svezia.










martedì, maggio 13, 2008


Siccome nessuno reagisce, il Piccolo si avvicina a me e Stojilkovicz.
"È vero, zio Stojil, ho visto una fata che ha trasformato un tizio in fiore."
"Meglio così che il contrario," risponde Stojil senza togliere gli occhi dalla scacchiera.
"Perché?"
"Perché il giorno in cui le fate trasformeranno i fiori in tizi, la campagna diventerà infrequentabile."

(Daniel Pennac. La fata carabina)


APPUNTAMENTO A BELLEVILLE

Nove e mezza del mattino, Genova.
Io e Stakanov ci stiamo baciando il bacio della buona settimana.
Io, appuntamento al lavoro tre minuti prima e cinquecento metri dopo. Lui, tre ore dopo, duecento chilometri di distanza.
A metà del bacio della buona settimana, una vecchietta inferocita ci spinge via, con un braccio armato di sacchetto della spesa e la forza di un metalmeccanico incazzato.
Poi scappa via, borbottando fra sè forse di immoralità, forse di occupazione di spazio pubblico, forse di passate glorie e contemporanee solitudini.

Le ultime briciole di romanticismo spazzate via come le foglie d'ottobre.
Ma ci è andata bene.
Se vivevo a Belleville, forse io e Stakanov saremmo stati trasformati in due fiori da un'anziana Fata Carabina armata di moralismo.

venerdì, maggio 09, 2008

SVIZZERA. CHE BELLA VITA


mercoledì, maggio 07, 2008

POLPETTE DI PSICHE

Le istruzioni per l'uso di me, avrei forse dovuto dartele subito.
Se solo le avessi avute, intendo.
Ma immagino che tu mi abbia trovata nell'angolo occasioni, senza brugole, senza sacchettino delle viti, senza istruzioni.
C'è che a questo punto ti tocca imparare piano piano, Stakanov, e un sacco di volte sbagli gli incastri e non funziona più niente.
Traballo, barcollo, avanza un pezzo, cigola la psiche, esplode il nervoso, si rompe l'asse portante della mia sopravvivenza mentale.
Così ti tocca svitare tutto, pezzo a pezzo, e riprovarci di nuovo.
E risbagli.
Ma non è mica colpa tua, sai?
Cioè, anche: noi sei il migliore degli ingegneri. Ma io non mi sarei fatta portare via da nessun ingegnere, Stakanov, e tu questo lo sai bene. Lo sai perfettamente che adoro i tuoi errori.
Ma soprattutto impazzisco per la tua immancabile fiducia nell'ennesimo tentativo di incastro.

La mia psiche di truciolato è stata creata da un sadico architetto d'interni svedese. C'è la sua foto sorridente da qualche parte, credo. Immagino si chiami  Olaf. O Wolfung.
Ma una volta ricomposta.
Ah, un volta ricomposta, mi hanno detto che la mia psiche diventerà la più accogliente delle piscine di palline.
Ma è anche per quello che è difficile costruirmi: sono perfettamente tonda.
Difficile trovare gli incastri.






"...Io dico che alla NASA lavorano meno che in questo ufficio!"

(qualcuno che oggi si sente come me, nello stesso corridoio)

martedì, maggio 06, 2008


OGGI, 6 MAGGIO 1922

Tutti stupiti a dire Ma come, la comunità ebraica di Roma ha votato compatta Alemanno?
Ma come, ma come?
Io dico che gli ebrei, categoria di cui faccio parte per un evidente cinquanta per cento, possono essere famosi per l'ironia, e la diversità, e la musica e l'intelligenza e i premi nobel. Ma bisognerebbe ricordarseli anche per un'altra caratteristica fondante: la miopia.

Perchè gli ebrei italiani, nel ventennio, erano fascisti. Mica tutti, eh. Gli ebrei borghesi. Così come tutti gli altri borghesi d'italia, per altro.
Poi, ops, ecco le leggi razziali. E la comunità ebraica che dice Ma come? Tempo di chiederselo, ed ecco il diluvio dello sterminio, la palude dell'olocausto che non guarda in faccia nessuno, fascista o non fascista.

Gli ebrei che sono rimasti, quelli che si sono salvati, alcune cose le hanno conservate, altre le hanno perse. Tra quelle che hanno perso, c'è lo lo yiddish, una volta fondato israele, perchè lingua d'esilio, lingua contaminata. Lingua da ospiti e non da cittadini.
Hanno guadagnato la terra promessa, hanno perso un'identità poliedrica, la forza della diversità.
Alla fine dei conti, hanno perso e hanno guadagnato.

Tra le cose che hanno perso non c'è la miopia.
E adesso che, ebrei e non ebrei, siamo tutti quanti borghesi, loro, gli ebrei di roma, sono tornati al fascismo.
Quello del '22, mica quello del '38.
Ma tutto torna, perchè, in effetti, siamo nel '22.
Mica abbiamo le leggi razziali, mica abbiamo veramente una dittatura.
Abbiamo la paura dell'insicurezza (leggi biennio rosso)
Abbiamo il crollo economico (leggi svalutazione)
Abbiamo la disoccupazione (leggi disoccupazione)
Abbiamo una borghesia forte (eccome)
Abbiamo gli squadrsti (cani sciolti, così come erano cani sciolti gli squadristi del '22)
Abbiamo una sinistra inesistente e spaccata.
Abbiamo paura.
E' il '22.

E loro, gli ebrei borghesi, sono tornati ad essere fascisti.
Si fanno coccolare da Fini, si fanno difendere da Alemanno, sono convinti che sarà la loro ricchezza a salvarli dalle conseguenze del fascismo.
Io, che sono ebrea per un pezzo, non mi stupisco.
Ma mi stupisco dello stupore altrui.
Il revisionismo storico è una marea che colpisce tutti, la memoria non è conservata nel ghetto di Roma come non lo è da nessuna parte, in Italia.
Si sono semplicemente dimenticati anche loro, di nuovo.
E, come noi miopi che da lontano vediamo sfocato, gli ebrei di Roma cercano di mettere a fuoco Alemanno alle Fosse Ardeatine e vedono la loro sopravvivenza.
Forse questa volta hanno ragione, forse il loro voto li mette veramente al riparo, diversamente da come avvenne nel ventennio.

Ma non credo che sia molto importante, in ogni caso.
Perchè c'è qualcosa che sicuramente non stanno vedendo, dal punto d'osservazione del ghetto ebraico.
Ed è che il razzismo, il fascismo, lo sterminio di un popolo, l'omicidio del diverso non è meno razzismo, non è meno fascismo, nè meno sterminio, nè meno omicidio nè meno Shoah, anche se non capita a loro.

SHOCK
Sto subendo uno shock climatico.
Venerdi quasi morivo nella neve come gli alpini in russia, e oggi mi bollono i piedi.
Ho uno stufato con patate nelle scarpe.
Sogno il freddo delle camerate svizzere di cui, a dire il vero, mi sono lamentata ogni giorno, mentre ero lì. Ma neanche troppo. C'era chi si lamentava di più, ecco.
Comunque adesso che il mio sangue ha raggiunto la temperatura di ebollizione e il mio sudore inizia a fare capolino, malefico, come ogni fottutissima estate, io rimpiango le orecchie gelate.
E il naso freddo. E anche la morte certa sui monti.
Meglio un crepaccio di una maglietta puzzolente. Perchè oggi questa città bolle del suo stesso sole, il mare ha il colore del brodo e i turisti sorridono dell'improvvisa estate.
Io no.
Io sono dovuta andare in autobus ad un liceo in cima ai monti a sostituire una di quelle persone che pensano che, assenti loro, il mondo si fermi.
Così la supplente l'ho dovuta fare io, io e la mia etica lavorativa, io e il mio Ostinato Rigore, che siamo partiti in piena pausa pranzo, abbandonando una torta di prosciutto che ci ha atteso, solitaria nella stagnola, fino alle tre.
Adesso che abbiamo mangiato tutti e tre - io, l'etica e l'ostinato rigore - finalmente mi raffreddo, come un'iguana all'ombra, camminando scalza sul pavimento dell'ufficio.
Di là si svolge una riunione con il presidente.
Ma io e i miei calzini scoloriti giriamo per i corridoi, dimentichi delle apparenze, forti della nostra diversità.

lunedì, maggio 05, 2008


RITORNI TRAUMATICI

Vi racconto come l'ho saputo, del ragazzo di Verona massacrato dai pit bull fascisti.
Ero tutta abbronzata di montagna, sembravo heidi.
Avevo visto tre macchine in cinque giorni.
Avevo camminato in montagna, e quasi muoio. Ma questa è un'altra storia. Quasi muoio davvero, eh, mica per dire. Ma è un'altra storia comunque.
Ero stata la vicina di casa di due bambine meravigliose e della loro sabbiera all'aria aperta.
Avevo costruito mandala sui prati e iguane di creta.
Avevo liberato il quinto chakra.
Avevo raccontato storie e ascoltato racconti intorno al fuoco.
Ero piena di idee, di soddisfazioni,di ossigeno.
Ero ghandiana dentro, ero martinlutherkingiana fuori.
Ero una donna zen.
Ma ho fatto l'errore di affondare nella sedia di stakanov e incuriosirmi davanti a repubblikit.
E così l'ho scoperto, solo ieri.
Non ne sapevo niente e ho dovuto ricostruire.
Ero in ritardo sulla notizia. Ma in anticipo con le analisi.
Perchè mercoledi avevo visto il mio Partigiano di riferimento, che mi aveva raccontato: "sai, io per due volte sono scappato in svizzera: nel '43 e nel '44. E per due volte gli svizzeri mi hanno curato, mi hanno riscaldato, mi hanno dato da mangiare. Mi davano un etto di cioccolata ogni sabato. Ma io per due volte ho passato il confine e sono tornato a combattere per liberare questo paese dal fascismo...Ma se mi avessero detto che sarebbe finita così, Nessie, io sinceramente, mi sarei tenuto l'etto di cioccolata".

Nel mio piccolo, anch'io.