martedì, aprile 29, 2008

DI NUOVO IN SVIZZERA
Io e Stakanov giochiamo di ruolo, questo lungo week end.
Facciamo che eravamo degli esuli italiani...

lunedì, aprile 28, 2008

IL MARCIO SU ROMA

Io vorrei che stasera un romano, passando attraverso una bandiera con la croce celtica e un carosello di taxi fascisti,  andasse da Ciccio Veltroni e gli dicesse Adesso basta.
Vorrei che questo romano, o magari una romana, con un'incazzatura all'Anna Magnani, camminando nella Roma di quasi maggio, passasse davanti al Circo Massimo, attraversasse la strada, arrivasse nel palazzo del Pd, prendesse l'ascensore fino al loft e aprendo la porta, con la massima calma dicesse: "Ciccio Veltroni, vaffanculo. Hai fatto la peggiore manovra politica possibile. Sei un perdente. Sei un tedesco a Stalingrado, Napoleone a Waterloo, un marines a Saigon.
Ti eri fatto i tuoi conti, sbagliati. Hai pensato che avresti recuperato i voti dei cattolici, e non l'hai fatto. Hai pensato che avresti recuperato in veneto, manco per ridere. Che ti avrebbero votato i padroni e gli operai, ma i padroni non sono cretini, e gli operai forse si. C'ho il dubbio.
Ciccio Veltroni, eri stato eletto a Roma al primo turno, hai  deciso che volevi diventare qualcosa di più dell'uomo delle videocassette dell'Unità, che volevi essere il messia del partito democratico, così hai candidato Rutelli che è odiato da tutti, ma proprio tutti, che nessuno lo sopporta. Bravo scemo. Chi è il tuo consulente? Il General Cadorna?
Ciccio Veltroni, hai gareggiato con la destra romana per vedere chi era più fascista e, inevitabilmente, hanno vinto loro. Che sono fascisti veri, mica come te che sei un pentito. Sei un cretino, Ciccio Veltroni: se si vuole battere Michael Jordan, non lo si sfida a pallacanestro, ma a scacchi".

Io immagino che il mio romano, con la canottiera bianca e l'incazzatura di Anna Magnani non parlerebbe poi tanto, una volta arrivato al loft. Forse si incanterebbe anche qualche secondo davanti alla vista di Roma dall'alto, che da Torpignattara non capita spesso. Ma poi rientrerebbe nel ruolo e direbbe semplicemente: "Ci hai provato, ci hai cacciato nella merda, hai sbagliato tutto, Ciccio Veltroni. ...ma facciamo pure che non l'hai fatto apposta. Ti concediamo la buona fede, perchè siamo dei buoni, siamo dei sentimentali. E siamo depressi, per altro. 
Ma ora scendi dal loft, che lo occupiamo noi. Ci apriamo un asilo nido. O una casa popolare. A noi sembra una bella idea, per ripartire da zero, per ripartire da dove pensavamo di avere chiuso, nel '43. 
E, per favore, Ciccio Veltroni, uscendo passa dalle scale, che l'ascensore serve a noi. Stiamo portando su le provviste per il lungo inverno dei prossimi cinque anni. Arrivederci. Or vuàr".



MILLE E MILLE MINUTI DI VITA

C'è che alcuni week end durano un mese.
Iniziano di giovedi sera e finiscono a tarda notte della domenica. E se ti metti a contare ogni secondo, ogni minuto di vita, la somma totale fa giusto giusto un mese. Perchè Einstein su qualcosa sbagliava: a volte sono le cose belle a durare più a lungo.

In un mese, poi, si trova il tempo di fare tutto, assolutamente tutto quello che ti viene in mente: che sia una Festa d'Aprile a suonare la chitarra sui monti, una cena romantica sulla spiaggia, un pomeriggio d'amore, le lacrime dello stress, le coccole tra sorelle, un caffè in autogrill a notte fonda, il primo rafting sul fiume, la sorpresa di un amico, un film che si blocca sul computer, il gusto della metafora, il giro delle mille città, tre regioni diverse, due boschi, una cena in cooperativa, il treno di notte, la macchina di giorno, lo stropicciamento del tempo, un kebab padano, i progetti di partenza, quelli di permanenza, il sole in costume affondata in un prato, il Manifesto letto in due, i piani per conquistare il mondo.

E poi in un mese le cose cambiano.
Si accetta quello che faceva paura, ci si capisce, ci si chiarisce, anche senza bisogno di parlare.
Un mese liofilizzato, condensato e ristretto, esploso in un lungo week end una volta immerso in acqua di fiume

giovedì, aprile 24, 2008


"...e dopo la Liberazione, io finalmente ho potuto lasciare la fabbrica, dove mi davano un piatto di minestra che portavo a casa camminando per due chilometri per dividerlo con mia madre. E a maggio ho potuto finalmente andare a scuola.
E a scuola i nostri professori ci parlavano, e io scoprivo che la Luna era un satellite. A me mica nessuno mai mi aveva detto che la Luna era un satellite. E mi ricordo che un mattino di giugno del 1945, con il sole che filtrava dalle finestre della nostra aula piena di ex partigiani e figli di partigiani che ascoltavano incantati le lezioni, io mi sono detta Se questo è lo studio, io non lo lascio mai più..."

(Enrica F., partigiana di Varese, intervista del novembre 2004)



BUON 25 APRILE, DI LIBERAZIONE, DI LOTTA, DI PENSIERO, DI FESTA.




mercoledì, aprile 23, 2008

Servono i portieri e gli attaccanti. Io sono un terzino di resistenza


Vi consiglio di leggerlo tutto.
Se potessi ordinarvelo, invece di consigliarvelo solamente, lo farei.
Ma se siete pigri, un pezzettino ve lo copio.


"...Oggi in Italia esiste un popolo. Non ha nome, io lo chiamerei “Il Popolo degli Alberi”.
Sono tante tribu’ composte da circuiti amicali molto saldi, tante piccole tribu’ che sono poi collegate per tante strade tra loro. Le vedi nelle situazioni di emergenza. SERVE UN MEDICO! Oppure: IL TALE E’ STATO ARRESTATO INGIUSTAMENTE. E vedi sbucare fuori tante persone, a fare un lavoro come se fosse stato prestabilito.
(...)
Nessuno e’ solo se fa parte della tribu’ dei clan degli alberi. Nessuno viene lasciato solo in nessuna delle tribu’ del popolo degli alberi. E questo, voi del popolo dei lustrini e delle ballerine col tassametro, non potete averlo. Non e’ previsto dagli spot.
(...) La domanda alla fine e’: quanti amici ho? Per quante persone darei la vita? Quanti la darebbero per me? Se tutti e due i numeri sono alti allora ragioni come me, vivi come me, sei del mio popolo.Che tu lo sappia o no. E hai tanti amici.
E chi ha tanti amici non e’ mai uno che fa promesse che non mantiene e non e’ capace di portare a termine un lavoro.
Il mio popolo ha sofferto molto, vive da sempre nei territori di frontiera. Molti sembravano fratelli e ci hanno traditi. E quando sei aperto e sensibile il tradimento fa molto piu’ male.
E’ cosi’ che siamo diventati selettivi (...)".

(Jacopo Fo)

martedì, aprile 22, 2008



h. 19.22
UFFICIO, ANCORA
QUESTO VERBALE NON FINISCE PIU'

lunedì, aprile 21, 2008

DILEMMA MORALE 2



Sto per andare via da questo ufficio, che oggi stranamente mi pesa.
Tell me why i dont like monday...

Ma uso gli ultimi cinque minuti per rispondere a tutti in una volta sola, sulla Diatriba Morale. Devo decidere entro domani, sui settantacinque euro.
E, ve lo dico, se decido di tenermeli mi sentirò in colpa. Perchè lo so che Paolino, Fede e Manuela hanno le loro ragione. Buone. Ottime.

Ma poi penso anche ad una frase che mi ha detto Stakanov, ieri in macchina, che è una frase di Theodore Roosevelt, mica Lenin.
Teddy diceva "La democrazia sono due lupi e un agnello che decidono cosa c'è per cena".


Ecco, se decido di ridare i soldi alla prof, io sarò un correttissimo, democraticissimo agnello.
Come sempre, che gli agnelli li facciamo sempre noi, e ce ne vantiamo fino all'ora di cena.
Se invece me li tengo, i settantacinque euro, secondo me sono sempre un agnello, ma un agnello vagamente scorretto che va a Mantova a vedere i fiori di Loto.


Penso che l'importante sia soltanto non diventare lupo.
Forse è di questo che possiamo continuare a vantarci.



ALL'ALBA, NELL'HINTERLAND MILANESE
(... Si fa quel che si può...)





Lui: Buon viaggio di ritorno

Io: è stato un week end bellissimo, sai?

Lui: Lo so. C'ero anch'io.

sabato, aprile 19, 2008

DILEMMA MORALE



Nel pieno di un temporale biblico, di corsa verso un cinema, peraltro mediocre con un giorg clunei sempre troppo sporco di fango, trovo per terra un portafoglio.
Un portafoglio che è un primo premio alle olimpiadi degli imbecilli, perchè dentro c'è: la carta d'identità il bancomat la visa i numeri di telefono gli indirizzi il numero di conto corrente i buoni pasto il codice fiscale un santino Gesù pietà e settantacinque euro.

Miss Marple, qui presente, ha ricavato le seguenti informazioni: la proprietaria del portafoglio biblico è una professoressa, cattolica, con una brutta faccia, con amiche dai nomi orribili, un marito comunale e soprattutto con 35.000 € sul conto in banca.

La questione ora è questa.
Io e il Signor Stakanov, con 75 € ci regaliamo una giornata sul Mincio in canoa appena fioriscono i fiori di loto e i cuccioli di airone iniziano a svolacchiare, e Mantova sorge da dietro l'ansa del fiume nel pomeriggio di fine maggio.

Una brutta prof con un santino Gesù pietà e 35.000€ sul conto potrà mai spendere 75 € in modo più ammirevole, romantico, formativo ed estetico?

Se qualcuno di voi pensa di si, io le metto nella busta anonima anche i soldi.
Altrimenti gioco il fil rouge della supponenza, e me li tengo.

giovedì, aprile 17, 2008

ESCO DAL MIO AUTISMO ( E HO MOLTA PAURA)




Vi dico quello che penso, sulla Resistenza.
E non aspettatevi un post sbrodoloso, una minestra di analisi politiche, una striscia di liquirizia analitica, un'autostrada programmatica.
Ve lo dico in dieci righe, 60 secondi di politica attiva.


Non è vero che la maggioranza degli italiani è di destra. Tolta la Legge Truffa e sommati i voti di quelli che non sono andati a votare, continuiamo a essere la maggioranza. 30 milioni più uno.
Ma per poco. Perchè le nuove generazioni sono a destra. Sempre più a destra. Drammaticamente a destra.
Abbiamo pochissimo tempo.
Sarò autoreferenziale, ma la Resistenza, adesso, è anche o soprattutto, formazione.
Educazione antifascista permanente.
In tutti i modi possibili. Con tutte le culture possibili. Con i luoghi d'incontro. Con le alternative. Resistenza sociale. Diritto alla piazza. All'espressione. Alle differenze.
O seminiamo qualcosa che può crescere anche senza di noi, o falliamo in partenza.

La terra è in prestito, dicevano gli indiani d'america.
Anche l'antifascismo.


AUTISMO PARLAMENTARE
Oddio, Sandro Bondi Ministro della Pubblica Istruzione.
Oddio, Sandro Bondi Ministro della Pubblica Istruzione.
Oddio, Sandro Bondi Ministro della Pubblica Istruzione.
Oddio, Sandro Bondi Ministro della Pubblica Istruzione.
Oddio, Sandro Bondi Ministro della Pubblica Istruzione.
Oddio, Sandro Bondi Ministro della Pubblica Istruzione.
Oddio, Sandro Bondi Ministro della Pubblica Istruzione.
Oddio, Sandro Bondi Ministro della Pubblica Istruzione.
Oddio, Sandro Bondi Ministro della Pubblica Istruzione.
Oddio, Sandro Bondi Ministro della Pubblica Istruzione.
Oddio, Sandro Bondi Ministro della Pubblica Istruzione.
Oddio, Sandro Bondi Ministro della Pubblica Istruzione.
Oddio, Sandro Bondi Ministro della Pubblica Istruzione.
Oddio, Sandro Bondi Ministro della Pubblica Istruzione.
Oddio, Sandro Bondi Ministro della Pubblica Istruzione.
Oddio, Sandro Bondi Ministro della Pubblica Istruzione.
Oddio, Sandro Bondi Ministro della Pubblica Istruzione.
Oddio, Sandro Bondi Ministro della Pubblica Istruzione.

mercoledì, aprile 16, 2008


THE DAY AFTER

Le percentuali. I musi lunghi. L’ironia per non crederci. Le analisi. Le recriminazioni. Le lacrime al telefono degli amici. La spagna la spagna la spagna. Io lo dicevo che andava così. Io invece ci speravo veramente. Se lo sapevo votavo Sinistra Critica. Se lo sapevo non buttavo via il mio voto al Pd. Se lo sapevo…
Un tappeto di umanità depressa. Che paese di merda. Che popolo di stronzi. Stronzi e razzisti. Si devono dimettere, ecco cosa devono fare. Tutti. Bossi che sbava in diretta. La spagna la spagna la spagna.
Gli occhi aperti la mattina: è tutto vero? Si tesoro, è tutto vero. Allora abbracciami più forte.
Fini prossimo presidente della Camera. Siamo tutti extraparlamentari. Tremonti in televisione che dice che gli mancheranno i comunisti in parlamento. La spagna la spagna la spagna.
Il manifesto esaurito in edicola. L’edicolante che dice Non me l’aspettavo. La lavatrice bianca da stendere. La locandina del Secolo che parla del Doria, come se niente fosse. Come scorre la vita, il giorno dopo una catastrofe? Esattamente come il giorno prima, apparentemente.
Gli amici svizzeri che dicono Ma cosa è successo? Una nuova categoria da inaugurare sul blog: Achtung, extraparlamentari!
La pioggia battente sulle nostre idee arrugginite di rivoluzione. Di resistenza. Che fare? E adesso? Come si organizza la resistenza in un paese con 5 milioni di leghisti? 5 milioni. Le zucchine in padella, per pranzo. La spagna la spagna la spagna.
I messaggini, depressioni in 160 caratteri. Oddio, hai visto i risultati? Sto andando ad ubriacarmi. Partiamo. Andiamocene. Aiuto. La spagna la spagna la spagna.
I momenti di depressione. I momenti in cui non ci pensi più. E poi ci ripensi. Mia moglie che scopre che i fascisti esistono, tornando a casa. Perché a Genova uno non se ne accorge. E poi fa più male.
I piani per conquistare il mondo che si atrofizzano in piccole utopie di sopravvivenza. Compriamo un etto di menta piperita e proviamo l’infuso con le bucce d’arancia? Il 25 aprile che magari è l’ultimo. Gli amici gay che dicono Se avremo bisogno di una copertura ci sposate? Ferrara ministro della Sanità. Il ritorno della riforma Moratti. La riscrittura dei libri di testo. Avrò ancora un lavoro?
Chi dice Ci sbatteranno fuori dall’euro. L’argentina dietro l’angolo. La paura, palpabile. Cercare di capire come abbiamo fatto a restare soli. Bersani che racconta barzellette in tv mentre noi vogliamo soltanto morire sul divano.
La spagna la spagna la spagna. Cinque anni. Che sono i cinque anni più importanti della mia vita.
Quelli che ancora adesso non hanno capito come funzionava la legge elettorale.
Uno yogurth coi lamponi. Il rossetto anche se è giorno.
Questo pugno nello stomaco. Questo lutto da elaborare. Questo paese da capire cosa farne. Questo capire cosa farne di noi. Come, fare.
Il workshop di teatro. Montiamo la scena della piazza. Siete pronti?.
Mangiare il pandoro col latte, a mezzanotte. Domani si lavora.
Come scorre la vita, il giorno dopo una catastrofe?
Esattamente come il giorno prima.
Apparentemente.

martedì, aprile 15, 2008

ELEZIONI, IL GIORNO DOPO.



venerdì, aprile 11, 2008

ELEZIONI




                                                       

giovedì, aprile 10, 2008


HAPPY END

L'amica E mi incita lungamente ad una lunga risposta sul lungo problema della politica di lunga durata in questo lungo, demoralizzante paese.

Ma oggi è spuntato il mio primo dente del giudizio.
Vorrà pur dire qualcosa.
Ho deciso di interpretarlo così, il dente: che oggi mi dimentico della politica e vi racconto una storia dolce.
E' una forma di giudizio responsabile.

Ve lo ricordate Vito?
Vito la scimmia.
Vito la scimmia abbandonata sulla panchina del Porto Antico
Vito la scimmia abbandonata sulla panchina del Porto Antico e adottato dall'Ufficio dell'Istinto Materno.
Lui.

Questo era l'inizio della storia.
E questa è la fine.

Vito ha trovato una nuova famiglia.
Stasera parte. Ha fatto valigie e tutto.
L'ha adottato una bimba che ieri ha sonnecchiato sui cuscini del nostro angolo morbido, dopo un pranzo collettivo.
Nell'altra sala, la mamma aspettava una soluzione alla sua fuga.
Era scappata il giorno prima da Milano, da un marito violento.
Adesso mamma e bimba, che faranno 26 anni in due, sono ospiti, e poi troveranno una soluzione.
Ma stasera, nel frattempo, arriva Vito.
Che ne ha passate anche lui, povera scimmia.
Coccole reciproche, ci piace definirle.

Schifoso buonismo, direte voi.
Tranquilli, me lo dico anche da sola.
Mi vergogno un po' di questo post melenso.
Come siamo buone, Oh! come siamo buone.
E dolci
E materne
Cazzovolete, siamo così.
33% portuali, 33% materne, 33% don chisciotte.
E un margine di necessaria imprevedibilità.

mercoledì, aprile 09, 2008

SE PROPRIO DOBBIAMO STARE ATTENTI AI SIGNIFICATI DELLE COSE...


Non negherò di aver vissuto male parecchie elezioni.
Di averci messo su il cuore un milione di volte.
Saltellavo per la stanza anche quando hanno eletto Marini al Senato. Questo per dire come sia facile trascinarmi emotivamente anche con la più sordida politica parlamentare.
Ma questa volta.
Mi stanno venendo i capelli bianchi, il mal di stomaco, l'ulcera e la peste bubbonica.
E' una paura fisica, come Will Coyote quando gli manca il terreno sotto i piedi e dice "Oh-Oh".
Come quando supero i tir in autostrada.
Come nei sogni in cui precipiti, precipiti, precipiti...


Ho parlato con il mio Partigiano di Riferimento, giovedi scorso. 82 anni di lucidità.
Ci sente, ci vede, mangia primo, secondo, contorno, dolce e vino, a pranzo.
E pesa come me a 8 anni.
Cammina un po' lento, perchè è caduto dal marciapiede. Ma giusto un po'.


Il mio partigiano di riferimento mica era un estremista, da adulto.
Votava PCI, quelli del '68 non gli piacevano mica tanto, perchè non avevano voglia di studiare.
Faceva il Preside a Sanremo, non il metalmeccanico al Lingotto.
E' stato uno di quelli che il giorno dopo l'attentato a Togliatti è andato a convincere il suo Commissario Politico a scendere dal tetto e metter giù il fucile.
Un rosa pallido, diremmo noi.


Gli ho chiesto Che fai tu, lo voti, il PD?
Sei impazzita? - mi ha risposto - c'è una sola persona che ha messo i padroni e i lavoratori sullo stesso piano, prima di Veltroni. Si chiamava Benito Mussolini.


Chiuso.

martedì, aprile 08, 2008

MUCCHE, CIOCCOLATO E OROLOGI A CUCU'


No, non sono stata mangiata dai tassi.
A dir la verità ho camminato nei boschi meno di quelle volte che sono stata trascinata a raccogliere le castagne. Le due volte che sono stata trascinata a raccogliere le castagne. Annoiandomi.
Invece questa volta no.
Sarà che i boschi erano la cornice, e il quadro erano la didattica, la pedagogia e l'ecologia.
Sarà che gli svizzeri sono matti.
Matti proprio.
Gli svizzeri sfuggono allo stereotipo più di un topo da una trappola arrugginita.
Scordatevi i bancari, i broker, i manager.
Gli svizzeri sono gli shnorer dell'europa, i matti del villaggio.
Sono gli zii dandy, i biancaneve dell'occidente.


Gli svizzeri applaudono ancora a cena, perchè i sindacati delle officine hanno ottenuto la contrattazione, dopo mesi di sciopero.
Giù-le mani-dal-le-offi-ci-ne
Giù-le mani-dal-le-offi-ci-ne


Gli svizzeri sono il fanciullino di Pascoli. Senza Pascoli.

Gli svizzeri normali, intendo.
Quelli che aprono gli asili nei boschi, che difendono il territorio, che si aprono alle idee, alle discussioni. Che non conoscono il copyright.
Che voi ci crediate o no, in Svizzera il liberismo selvaggio non è ancora arrivato, e la precarietà è un concetto quasi sconosciuto.

Possono permetterselo, direte voi. Con l'oro degli ebrei.
Ah, certo.
Ma la comunità ebraica di Manhattan, con lo stesso oro sostiene la campagna elettorale di Hilary Clinton.


Io non lo so cosa pensavano i miei bisnonni dei loro risparmi rubati dai nazisti, (ben pochi, per altro, coerentemente con la tradizione familiare).
Ma mi piace pensare questo.
Che, tra un finanziamento alla ricerca pedagogica e una convention democratica, i miei bisnonni avrebbero preferito investire nel primo.

lunedì, aprile 07, 2008

PPA - PICCOLO POST AUTOREFERENZIALE

Com'è andata in Svizzera?
Bello!
Belisimo!
Cacchio!

mercoledì, aprile 02, 2008

SEMPRE L'IGNORANZA FA PAURA...


Oggi in realtà è venerdi.
Finisco di lavorare alle cinque e vado a casa a fare le valigie.
Mi trasformo in Nessie Elfo del Bosco, e domani sera sono in Svizzera ad un corso di didattica ambientale
Dove probabilmente morirò.

Mi faranno segnare i sentieri sulla corteccia, bere l'acqua dalla borraccia, camminare tra i rovi, gettare briciole per ricordarmi la strada, camminare in salita, accendere un fuoco, uccidere un cinghiale a mani nude per sfamarmi.
E' molto probabile che morirò.

Gli altri saranno tutti svizzeri, svizzeri crucchi, svizzeri abituati alla montagna, al bosco, alle intemperie, alle vipere e ai draghi volanti che sicuramente si nascondono tra i rami.
E quando non sono svizzeri, lo conosco. E so per certo che è abituato alla montagna, al bosco, alle intemperie, alle vipere e ai draghi volanti.
Io no.
E' sicuro che morirò.

Ma oggi non mi preoccupo, perchè per adesso è ancora venerdi.
E mi è successa una cosa incredibile.
Ho avuto a che fare con l'ufficio comunicazione di Roma.
E mi sono scritta con la referente.
La referente è Silvia Baraldini.
Quella Silvia Baraldini.
Quella che la cantavamo ai concerti di Guccini, che avevamo la maglietta con scritto "Sempre l'ignoranza fa paura ed il silenzio è uguale a morte".
Che siamo andati alle fiaccolate, per lei, e abbiamo firmato le petizioni. Migliaia, di petizioni.
La Silvia Baraldini che abbiamo festeggiato quando Diliberto ha ottenuto la sua scarcerazione.
Silvia Baraldini io avevo le sue foto sul diario.
Silvia Baraldini sta alla mia generazione come Ho Chi Min a quella del '68.
E io lavoro con lei, in qualche modo.

Se non vi è mai capitato di provare un'emozione politica, sappiate che è questo.
E' la stesso tipo di emozione di quando sali sulla collina dietro al Circo Massimo, a Roma, e vedi bandiere rosse a perdita d'occhio. O di quando ti incontri con i pullman delle altre regioni in un autogrill toscano alle otto del mattino. O ancora quando senti raccontare un partigiano.
E' un tipo di emozione diversa, l'emozione politca. E oggi io ne sono completamente immersa.
Dovete provarla, per capirmi. Io non ve la riesco a spiegare.

E la conclusione di questo post bipolare è questa
Che. a questo punto, se il prossimo week end io dovessi morire nei boschi sbranata da un tasso, mi sentirei completamente imbecille.

martedì, aprile 01, 2008



SALVATEMPO

Sembra che gli astrologi dicano che questo è l'anno degli scorpioni.
L'anno in cui le cose vanno a posto, l'anno delle soddisfazioni, delle cose attese e mai trovate, della tranquillità. L'anno dei Finalmente e dei Era l'ora. E anche del Me lo meritavo, perchè ci sono cose dove è anche giusto glorificarsi un po', insomma.

Io all'astrologia non ci credo, ma quando è a mio favore si.


In effetti è così. Vivo di soddisfazioni, ultimamente. E' tutto così bello, così pieno di vita, questo incasellarsi nei posti gusti. Sembro mago merlino quando fa le valigie danzando per la stanza con la bacchetta magica.
Saranno tre mesi che non litigo con nessuno.
E' il mio record personale. Medaglia d'oro alle olimpiadi dell'ansia.
Sono felice, ecco.
E anche un po' sognante, che non guasta. Tutta piena di sabbia di sogno.


Però. Ci sono i però anche nell'astrologia.
C'è che tutto non ci sta. E sto facendo delle scelte. Non solo di tempo, ma soprattutto scelte di testa. Sto impedendomi di schiacciare nei miei cassetti centinaia di cose da fare, per non vedere esplodere l'armadio.

Mi sto tenendo dei tempi morti, perchè non voglio arrivare al punto che mi vedo con gli amici quando ho un buco in agenda.
Amici, la prima volta che guardo l'agenda per dirvi quando ci possiamo prendere un aperitivo, uccidetemi.


Mi sto tenendo dei tempi morti per metterci dentro delle cose all'ultimo.
Come dopodomani, che vado a Milano a pranzare con il mio partigiano di riferimento. Io e lui al suo tavolo del self service, dove i camerieri lo salutano per nome. Mi verrà a prendere sul binario, il mio partigiano di riferimento. E sarà un pranzo bellissimo. Ma un pranzo che posso concedermi, decidendolo all'ultimo, soltanto perchè scappo dall'idea di un incastro quotidiano costante.


E per scappare da questo incastro quotidiano, devo rinunciare a qualcosa.
Alcune cose piccole, momentanee. Un aperitivo in meno, le cose delle donne con meno frequenza, un cinema che muoio addormentata prima che inizi.
Ma soprattutto il teatro.


La Gloriosa Compagnia Teatrale compie quattro anni, a maggio.
Io non la sto soffocando con un cuscino, non la sto abbandonando sulla ruota del convento. Ma la sto lasciando un po' da sola.
Mi rodo di sensi di colpa, per questo, e mia moglie è lì che un pochino mi guarda male, quando mollo, quando non ce la faccio.
Faccio fatica, a non farcela.

Perchè mi dispiace, perchè non sarei quello che sono, senza quattro anni di Gloriosa Compagnia.
E' stato il primo passo verso il mio equilibrio.
Non sarei tutta circondata dalle meravigliose persone che mi circondano, senza la Gloriosa Compagnia Teatrale: mia moglie, l'attricebionda, il fotografo più bravo del mondo...
E altri li avrei persi, magari, perchè non c'è cosa più bella che seppellire le radici di un'amicizia in una passione comune.


Ma adesso è il momento per me.
E' la mia partita a poker per non finire a fare la maestra frustrata tutta la vita.
E' il mio rilancio per vedere se mi va di stare bene con la persona con cui sto bene: è il momento per me, anche per il pezzettino che è con lui.
Una storia, per quanto strana, per quanto in bilico, non vive di ritagli di tempo.
Se è sepolta dalle agende, una storia muore di soffocamento.


Io spero che tutte le mie meravigliose persone lo capiscano, che ho bisogno di questo tempo, di questa lontananza dalla Gloriosa Compagnia Teatrale.
Che ho fatto delle scelte, anche se mi pesano, anche se mi dispiacciono.
E che capiscano che sono scelte di adesso, ma mica di sempre.
Gramsci29 non è che l'abbandono. Diciamo che la dò in affido.









...AVECCENE, DI CERVELLI COSI'...


"...Tu sai però che larghe fasce del popolo di sinistra pensano: devo aiutare Veltroni altrimenti vince Berlusconi. E Veltroni è chiaramente un «moderato». Dunque: evitare il peggio. Come rispondi?Penso che se si affloscia il soggetto di classe, il soggetto proletario, non c'è Walter Veltroni che tenga. Sbiadisce la grande questione per cui nel secolo milioni di lavoratori sono scesi in politica: la liberazione del lavoro. E almeno sino a questo tardo momento della mia lunga vita non rinunzio a questa grande speranza. Non sopporto l'ipocrisia di versare lacrime sugli operai assassinati della Thyssen e poi di non ingaggiare lotta contro i loro assassini. Quei caduti non possono essere dimenticati nel momento in cui il popolo italiano è chiamato a esprimere con il voto sua volontà politica: e a indicare i membri delle future assemblee parlamentari: quindi a eleggere poteri decisivi nella vita del nostro paese..."



(Pietro Ingrao, sul Manif di ieri)