Soltanto in un paese così ricco e così tecnicizzato come l'Italia
ci può essere così tanta ignoranza
(Giovanna Marini)
...ERA UN CANTO POPOLARE, ALLEGRO, STRARIPANTE...
Due giorni di ritiro, come la nazionale, sulle colline toscane a cantare con Giovanna Marini alla casa del popolo.
A cenare due primi, affettati&formaggi, vinsanto e cantucci.
A cenare due primi, affettati&formaggi, vinsanto e cantucci.
E canti popolari, con Giovanna Marini a capotavola che lancia la gara di stornelli.
E noi che ci vergognamo, e ripieghiamo su un tranquillizzante Addio Lugano Bella, ma insomma.
Due giorni che la musicoterapia non è una stronzata e il lunedi parte facile.
Due giorni, che cantare come i contadini è un'arte, per nulla rivoluzionaria ma estremamente concreta. Un'arte con le radici, dalla quale noi cittadini siamo esclusi per voce, per storia, per modulazione. Ed è proprio per questo che è bello cantare, stonando e scornandosi con i modi, con le variazioni. Fare per due giorni qualcosa che non si è capaci di fare.
Eravamo cinquanta, in questa stanza della casa del popolo, e tutti ci sentivamo un po' cantanti. E prendevamo la terza, l'ottava, financo la quarta che è difficilissima.
Ma la nostra cultura non soltanto non è l'unica, non soltanto non è la migliore, ma soprattutto ha più buchi del groviera.
Così dopo due giorni, quando ci siamo alzati tutti in piedi per un meraviglioso canto delle confraternite siciliane - che funziona soltanto se si sa ascoltare gli altri, se si sente dagli altri quando è il momento di cambiare, di attaccare, di respirare - noi, cinquanta cittadini, il canto delle confraternite non siamo stati capaci di cantarlo.
Perchè il karaoke ha ammazzato il canto collettivo, perchè forse sappiamo ancora essere un punto di riferimento per gli altri, ma non siamo più capaci di capire come gli altri possano essere un punto di riferimento per noi.
Abbiamo provato a cantare come una confraternita, e non ci siamo riusciti neanche un po'.
Perchè, insieme ai nomi delle mele e al ciclo delle stagioni, abbiamo lasciato da qualche parte in campagna anche la capacità di ascolto degli altri.
Due giorni che la musicoterapia non è una stronzata e il lunedi parte facile.
Due giorni, che cantare come i contadini è un'arte, per nulla rivoluzionaria ma estremamente concreta. Un'arte con le radici, dalla quale noi cittadini siamo esclusi per voce, per storia, per modulazione. Ed è proprio per questo che è bello cantare, stonando e scornandosi con i modi, con le variazioni. Fare per due giorni qualcosa che non si è capaci di fare.
Eravamo cinquanta, in questa stanza della casa del popolo, e tutti ci sentivamo un po' cantanti. E prendevamo la terza, l'ottava, financo la quarta che è difficilissima.
Ma la nostra cultura non soltanto non è l'unica, non soltanto non è la migliore, ma soprattutto ha più buchi del groviera.
Così dopo due giorni, quando ci siamo alzati tutti in piedi per un meraviglioso canto delle confraternite siciliane - che funziona soltanto se si sa ascoltare gli altri, se si sente dagli altri quando è il momento di cambiare, di attaccare, di respirare - noi, cinquanta cittadini, il canto delle confraternite non siamo stati capaci di cantarlo.
Perchè il karaoke ha ammazzato il canto collettivo, perchè forse sappiamo ancora essere un punto di riferimento per gli altri, ma non siamo più capaci di capire come gli altri possano essere un punto di riferimento per noi.
Abbiamo provato a cantare come una confraternita, e non ci siamo riusciti neanche un po'.
Perchè, insieme ai nomi delle mele e al ciclo delle stagioni, abbiamo lasciato da qualche parte in campagna anche la capacità di ascolto degli altri.
2 commenti:
ehi, ma chi ti ha scoperchiato il pozzo delle riflessioni profonderrime? chè qualcuno di noi lo sapeva che c'erano, da qualche parte, ma eri che tu sembravi non saperlo... :-)
partescherzichescherzinonsonopoitanto, bella cosa e bel post, ma ormai mi ripeto.
boh, sarà il mal di denti...:O)
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