mercoledì, luglio 18, 2007
IL MIO SANTO PROTETTORE
Ci sono quelli che il loro santo protettore è Padre Pio.
Vorrei dire però che questi Adoratori di Sangiovannirotondo dimostrano soprattutto poca competenza in quella che è la regola base dei pubblici concorsi: fai sempre domanda nel luogo dove nessuno voglia mettere piede.
Secondo la stessa semplice legge, affidarsi ad un padre pio oberato dal lavoro risulta poco funzionale: si rischia di aspettare un paio di mesi anche solo per un ambo su tutte le ruote.
Meglio affidarsi a misconosciuti santi: San Camillo, per dire, o Santa Anacleta. O san Babila.
Io, personalmente, mi rimetto a San Giuseppe Garibaldi.
Intanto perchè un santo protettore in camicia rossa fa pandant con me stessa.
E poi è un bell'ometto, senza buchi nelle mani o corone di spine, quei santi alla Quentin Tarantino.
San Giuseppe Garibaldi mi ha salvato tre volte, seppur si ostini a non regalarmi mai neppure il numero vincente della lotteria di quartiere.
La prima volta, a dire il vero, mi ha salvato Anita.
Affascinata, con fascino da adolescente, da questa donna che cavalcava incinta al nono mese tra l'italia da unire, avevo una fotocopia di un suo quadro attaccato con la coccoina sul diario di terza media.
La fotocopia si staccò davanti agli occhi esterrefatti del mio professore di arte, che mi regalò un ottimo in pagella a discapito della mia globale incapacità grafica.
Piccolo minuscolo miracolo, s'intende, utile neanche a rendere beata la famiglia Garibaldi. Ma conosco gente a cui accendono ceri per molto meno.
Dieci anni dopo - un periodo di latitanza preoccupante in cui credo abbia provato a non far cadere il muro di berlino consigliando Cossutta sul da farsi - San Giuseppe Garibaldi mi ha salvato all'esame di dottorato.
Uno scritto sui collegamenti tra la spedizione dei mille e la lotta partigiana mi ha proiettato nell'olimpo dei pretendenti alla borsa.
Poi, insomma, forse gli altri avevano anche le immaginine di qualche San Camillo Benso Conte di Cavour o San Generale Cadorna - qualcuno cioè di molto ammanicato ma poco richiesto - e hanno passato anche l'orale sotto lo sguardo protettore e conciliante dei loro Santi Dirigenti.
Il mio santo, lo devo ammettere, a volte si distrae. Ma è per questo che ci intendiamo alla perfezione.
Adesso San Giuseppe Garibaldi mi ha strizzato l'occhio per farmi ottenere un laboratorio museale con i bambini della materna, per tutto l'anno prossimo.
Che, sinceramente, mi viene meglio della lotteria di quartiere.
Perchè un santo sa quando è il momento di farsi vivo, di picchiettarti sulla spalla e dirti: sono qui e farò una cosa, una cosa sola, per te, ma sarà la cosa di cui hai assolutamente bisogno.
Quindi, San Giuseppe Garibaldi, io accendo qui sul mio blog un cero a imperitura memoria della salvaguardia della mia psiche, dell'allontanamento della mia depressione, del raggiungimento di uno scopo, di cinquanta euro ogni prenotazione delle scuole materne alla mostra su di te.
E proclamo: GIUSEPPE GARIBALDI, SANTO SUBITO!
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2 commenti:
ma era proprio esattamente quello che cercavi.
e l'hai trovato pure a genova!
o devi trasferirti in chesoio in tibet?
ehm, la questione è che pagano a cottimo...un po' Fronte del porto, c'hai presente...?Non è che ci vivo, diciamo che forse ci faccio una spesa settimanale. In ogni caso meglio del tibet, sicuramente! :O) Grazie del sostegno!
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