11 GIUGNO 1997 - 12 GIUGNO 2007
Dieci anni cambiano un sacco di cose. Quasi tutto cambiano. A volte anche in meglio, al di là dello stereotipo.
Cambiano la taglia, il colore dei capelli, il gusto nel vestirsi, le parole che usi.
Quell'occhio alla vita da adulto, il bere il caffè la mattina, la porta di casa.
Le cose di cui parli, la musica che ascolti, i libri che scegli.
Gli amici, cambiano, e i progetti che ormai sono la contemporaneità.
Cambiano i dolori e la capacità di restare svegli. Il saper cucinare, i mezzi di trasporto.
Le rughine intorno agli occhi, i capelli bianchi, le smagliature.
La capacità di riderci sopra, il modo in cui sorridi.
Ma in dieci anni c'è anche tutto quello che rimane uguale.
Il modo in cui si dorme, il respiro, il lato del letto, il profumo e lo sguardo.
Il disegno delle mani, il non detto.
Il modo di dire buonanotte e quello strascicato di dire buongiorno.
La battuta che capiamo solo noi.
Quel modo di guardarti, quell'aspettarti, quel raccontarti.
In dieci anni le cose cambiano, e l'occhio razionale sa che ne sono cambiate troppe per fare finta di niente.
Troppa play station, troppa distanza.
Non sono più gli anni novanta, e non c'è da esserne troppo tristi. Va bene così. Il futuro, attualmente, è un ulivo palestinese.
Ma scoprire nel cuscino alla tua destra che dieci anni non riescono a scalfire le cose importanti, quelle a cui tieni veramente, è una sorpresa che fa miracoli contro le rughe.
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